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Scommesse perse in partenza?
20 set 2017
Cerci, Poli, Cataldi, Sirigu, Bertolacci: giocatori sui cui abbiamo quasi perso le speranze.
(articolo)
9 min
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La nuova stagione è appena cominciata e già l’aria si riempie di giudizi. Ma prima delle classifiche, dei gol fatti e di quelli aspettati, dei tonfi e delle risalite, prima di tutto ciò che finirà per allietare o distruggere i prossimi mesi delle nostre vite, è ancora tempo di tesi, di ipotesi. Ad agosto un giocatore scarso può essere ancora una “scommessa”, uno finito una possibile ”rinascita”. Sono ancora i giorni, insomma, in cui ci convinciamo che finché c’è un contratto in Serie A, c’è vita.

Negli ultimi anni il nostro campionato - anche a causa delle scarse capacità economiche - si è riempito sempre più di storie di riscatto, giocatori che sembravano in piena discesa improvvisamente lucidati dai campi spelacchiati di provincia. Ognuno di noi ha un taccuino con dentro sfilze di nomi su cui siamo pronti a scommettere la casa, nonostante arrivino da stagioni poco convincenti. Il mio, per esempio, è Gil Dias.

Eppure, per quanto doloroso possa apparire, esiste una ristretta cerchia di giocatori a cui - semplicemente - non chiediamo più niente. Professionisti ancora giovani che magari resistono, con la grinta e col talento, ma che non hanno nessuna illusione da offrire, nessun riscatto da cercare. Sono giocatori depressi, deprimenti per molti, fantasmi del campionato che si nascondo dentro rose sempre più profonde e che cercano di sopravvivere cibandosi della fiducia che alcuni direttori sportivi sono ancora disposti ad accordare loro. Sono quei calciatori che hanno deluso le aspettative talmente tanto da averci costretto a dimenticarci di loro, a smettere di prestargli attenzione e accettarli semplicemente per quello che sono. Scommesse già perse che nessuno ha fatto.

Alessio Cerci

Possibilità di riscatto: 0%

Su cosa scommettere: Record di palle perse in Serie A

La scelta di Alessio Cerci è liscia, scontata, evidente come il cerchietto che gli teneva su i suoi lunghi capelli di stoppa. Ora quei capelli sono stati sostituiti da un taglio più convenzionale, come a dire: si cambia vita, si mette la testa a posto. Ma che vita vuole cambiare uno che la scorsa stagione ha giocato in totale 43 minuti? La strada di Cerci è lastricata di tiri sbilenchi, e sembra scritta da quando ha calciato quello scellerato rigore sulle mani protese del portiere della Fiorentina, togliendo la qualificazione europea al Toro.

Non voglio però parlare dei motivi per cui odiamo Cerci, ce ne sono molti e tutti validissimi, neanche del tonfo di Madrid, così evidente da celebrarsi benissimo da sé. È che Alessio Cerci rappresenta in pienezza l’emblema di chi ha bucato tutte le occasioni avute nonostante il talento, di chi ha distrutto tutti i castelli che gli hanno costruito intorno per permettergli di rientrare su quel dannato sinistro. A partire dai sedici anni, quando tutti lo chiamavano il “Thierry Henry di Valmontone” (soprannome fallimentare, se ce n’è uno che non lo è) e pensavano potesse essere lui il futuro della Roma. È così lontano dall’essere una scommessa che lui stesso si è presentato a Verona dicendo: «Non mi sento una scommessa».

Cerci è il disperato tentativo del Verona di aggiungere un po’ di talento e creatività ad una rosa che sembra senza speranza. Gli hanno dato pure la 10, un numero che ormai in Serie A certifica più una gloria passata che un’aspettativa futura. Pecchia inizierà a odiarlo molto presto, proverà a sostituirlo con un Valoti a caso, finché non si renderà conto che, se non ti aspetti nulla da Cerci, non è poi così male.

Andrea Poli

Possibilità di riscatto: 2%

Su cosa scommettere: Intervista passivo-aggressiva prima di Bologna - Milan

Andrea Poli è arrivato in estate al Bologna dal Milan a costo zero. A ventisette anni, nel pieno della sua maturità, nessuno ha pensato che valesse la pena investire un euro su di lui.

Neanche Poli stesso sembra così convinto di investire sulla sua persona.

Le aspettative che aveva generato dopo un paio di buone stagioni alla Sampdoria sono calate di anno in anno, fino a raggiungere il livello attuale, che è quello deprimente da cui viene il Bologna dell’anno scorso.

L’ultimo periodo al Milan è stato drammatico, all’interno di un contesto abbastanza drammatico di suo. Poli non è stato in grado di ritagliarsi uno spazio in una squadra senza grande talento, o dimostrare in qualche modo di essere un giocatore su cui vale la pena puntare. Ha fallito ad affermarsi come titolare, ha fallito nel proporsi come un rincalzo affidabile, ha fallito anche quando Montella lo ha provato in altre posizioni del campo. L’unica cosa in cui è riuscito è stato accostarsi a Montolivo e Bonera come giocatore-meme.

Dopotutto Bologna sembra il posto adatto per Poli, che infatti ha iniziato la stagione con buone prestazioni: non spiccando in niente ma facendo abbastanza bene diverse cose.

Poli - uno dei migliori contro l’Inter - ha iniziato col piglio di chi non vuole limitarsi a tirare a campare. Tutto sommato, la sua permanenza in campo dipenderà molto dall’ampiezza dei suoi polmoni e lui non è certo uno che risparmia sull’impegno. Si guadagnerà ogni domenica il suo posto col lavoro, come tutta l’onesta massa di calciatori senza nessun particolare talento di cui fa parte.

L’errore, più che altro, è stato il nostro: e cioè vederci in Poli qualcos’altro, non etichettarlo subito come calciatore medio-buono. Oggi possiamo finalmente lasciarlo in pace e concentrarci sulle cose della vita che valgono le nostre aspettative, tipo Bryan Cristante che è atteso alla stagione che deciderà se farà anche lui la fine di un Poli qualunque.

Salvatore Sirigu

Possibilità di riscatto: 5%

Su cosa scommettere: Errore nel derby

Salvatore Sirigu si è spento con la velocità di un fiammifero esposto al maestrale. Dopo aver impressionato con il Palermo, sbucando quasi dal nulla, il passaggio al rampante Paris Saint-Germain sembrava poter sancire il definitivo salto di qualità per il portiere sardo, il modo migliore per crescere allontanandosi allo stesso tempo della pesante ombra di Buffon. E all’inizio le cose andavano anche parecchio bene. Sirigu era uno dei titolari del PSG di Blanc, in grado di essere considerato uno dei migliori giocatori della Ligue 1 2012/13.

Toccato il punto più alto, Sirigu ha rovinosamente iniziato a cadere. Dopo alcune prestazioni non all’altezza e qualche dichiarazione sopra le righe, ha perso il posto da titolare, complice soprattutto l’arrivo di Trapp. Una situazione che Sirigu non ha saputo gestire, finendo in un vortice di rancore e panchine.

Nell’ultima stagione, fuggito da Parigi, Sirigu ha cercato il riscatto a Siviglia, ma le cose non sono andate come sperava: da riserva di Trapp è diventato riserva di Sergio Rico, senza neanche una Torre Eiffel da ammirare. Il finale tragicomico della scorsa stagione è stato il passaggio all’Osasuna, dove ha subito 54 gol in 20 partite, senza mostrare particolari guizzi.

In una recente intervista, il portiere ha raccontato le difficoltà incontrate negli ultimi due anni, tali da sembrare egli stesso ad aver perso la voglia di scommettere sul proprio talento: «Avevo perso il desiderio di giocare, di allenarmi, di vivere il calcio». Il suo arrivo da svincolato al Torino potrebbe restituirgli almeno la serenità, che negli ultimi mesi aveva sostituito con la paranoia: «Tornato dalle ferie capii che volevano sbattermi fuori, non ho mai potuto giocarmela alla pari, non sono mai stato preso in considerazione».

Sotto la Mole, dopo la altalenante stagione di Hart, si accontentano di un portiere affidabile. Le aspettative sono così basse, insomma, che è improbabile che i tifosi del Toro si possano lamentare. Neanche male se ci pensate.

Danilo Cataldi

Possibilità di riscatto: 9%

Su cosa scommettere: Gol contro la Lazio

È difficile definire una scommessa persa in partenza Cataldi, uno che a 23 anni ha già 61 presenze in Serie A. Quello che stona, più che altro, è la velocità con cui è passato dall’essersi quasi preso il centrocampo della Lazio al giocarsi il posto con Del Pinto e Viola al Benevento. Gli enigmi che lascia aperti sono ancora troppi, i passi in avanti compiuti ancora troppo pochi, se rapportati a quelli indietro.

In una neopromossa Cataldi potrà trovare forse un ambiente ideale, ma difficilmente la tipologia di gioco che gli permetterebbe di fare il salto di qualità che potevamo aspettarci quando faceva sfracelli nella Primavera della Lazio. La carriera di Cataldi sta per arrivare ad un punto morto e lui non sembra poter fare granché.

I primi a non scommettere su di lui sono stati proprio i dirigenti della Lazio: dopo la partenza di Biglia si poteva pensare a Cataldi come ad un sostituto, se non per il ruolo di titolare quanto meno alle spalle di Lucas Leiva. Invece si è preferito darlo subito in prestito al Benevento affidando quel ruolo a Di Gennaro, che a 29 anni ha meno presenze di lui in Serie A.

Cataldi, da romano e laziale, avrebbe tutte le carte in regola per diventare anche la bandiera di una squadra - una città - per cui l’appartenenza è molto importante (l’ultimo grande giocatore laziale è stato Alessandro Nesta). Eppure non è riuscito a tenersi stretti neanche i suoi tifosi, colpevole di aver esultato ad un gol del nemico Pandev contro la Lazio mentre era in prestito al Genoa. Un’esultanza figlia del momento - il Genoa poteva vedere lo spettro della B da molto vicino - ma che non gli è bastato ad evitarsi un rimbrotto da parte dei laziali, che gli hanno scritto una lettera per dirgli che per lui, nella Lazio, “non c’è più posto”.

Affidereste il vostro centrocampo ad uno che fa le parole crociate cercando le soluzioni su internet?

Se neanche i tifosi laziali vogliono provare a scommettere su Danilo Cataldi, perché dovremmo farlo noi?

Andrea Bertolacci

Possibilità di riscatto: 10%

Su cosa scommettere: Infortunio muscolare alla 10a giornata

E se questo destino sconsolato fosse una prerogativa dei centrocampisti italiani? Per ogni De Rossi e Marchisio, la Serie A si riempie di Bertolacci. Centrocampisti che ad un certo punto della propria carriera sembrano in grado di fare tutto, ma che ben presto finiamo per scoprire che non lo sanno fare abbastanza bene.

Da acquisto importante per il rilancio del Milan tutto italiano, nel giro di qualche infortunio muscolare, Bertolacci è diventato un appestato di cui liberarsi senza perderci troppo. Ri-parcheggiato al Genoa, i rossoneri sperano che l’aria di mare possa giovargli e renderlo un giocatore per cui qualcuno voglia spendere abbastanza soldi da non renderlo una minusvalenza troppo dolorosa.

Non possiamo parlare dei suoi due anni al Milan senza parlare dei troppi infortuni che l’hanno tenuto fermo, ma è anche vero che fin dal primo giorno a Milanello Bertolacci è sembrato la brutta copia di quello di Genoa: poco incisivo come mezzala, inadeguato in altre posizioni del campo. Non è ancora chiaro quale sia precisamente il suo ruolo, se esiste una posizione in cui il suo fallimento possa essere evitato, un sistema di gioco che gli calzi almeno un po’.

Un’immagine che rappresenta bene gli ultimi due anni di Bertolacci.

A Genoa, almeno, avrà una concorrenza meno agguerrita, visto che il terzo centrocampista centrale è Cofie. In un centrocampo a due con Veloso, Juric gli chiederà di mettere ordine, fare il minimo necessario per dare solidità a una squadra che sta cercando, dopo anni di montagne russe, di passare una stagione tranquilla.

Non è un compito troppo difficile per Bertolacci, uno che doveva essere il prototipo del nuovo centrocampista italiano - duttile, bravo a far tutto - e che invece è finito a dover fare poche cose, sperando di non farle troppo male da dover tornare al Milan.

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