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McTominay non è il giocatore che ci immaginavamo
11 ott 2024
11 ott 2024
Antonio Conte è stato uno dei pochi a intuire le sue inattese qualità offensive.
(copertina)
IMAGO / Insidefoto
(copertina) IMAGO / Insidefoto
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Prima di arrivare in Italia, Scott McTominay non aveva moltissimi estimatori, almeno non nei posti che contavano (quindi non vale il telecronista di Sky Sport, Nicola Roggero, di sicuro il più grande fan del centrocampista scozzese nel nostro Paese). Di sicuro non li aveva nella nuova dirigenza sportiva formata dal gruppo Ineos che, nemmeno troppo gentilmente, lo ha spinto fuori dal club per fare spazio a Manuel Ugarte. O in Erik ten Hag, che non gli ha mai proposto un rinnovo di contratto (che era in scadenza nel 2025) e, anzi, già nell’estate del 2023 aveva cercato di venderlo al West Ham insieme a Maguire.

A McTominay, a Manchester, tutti hanno sempre riconosciuto l’appartenenza al club ma quasi nessuno le qualità in campo. Nella stagione 2020/21, quella in cui ha giocato di più in carriera nonché una delle migliori della storia recente dello United, lo scozzese era diventato metà della cosiddetta "McFred", la coppia di centrocampo che formava – come potrete intuire – con il brasiliano Fred, e che i tifosi hanno prima sofferto e poi cominciato progressivamente a detestare.

La McFred non è mai stata una coppia particolarmente gradevole da vedere, bisogna però capire quanto effettivamente per loro limiti. McTominay forse - stiamo scoprendo da queste prime settimane al Napoli - era un centrocampista più offensivo di quello che si credeva, mentre Fred aveva fatto egregiamente il vertice basso di centrocampo in una squadra molto incentrata sul possesso come lo Shakhtar Donetsk di Fonseca. In ogni caso, allo United, entrambi avevano delle evidenti difficoltà nel far uscire bene il pallone dalla difesa e di fatto erano spesso ridotti a prendere palla dai centrali e portarla su a fatica finché qualcuno, solitamente Bruno Fernandes, non veniva incontro a prendersela. Al tempo stesso, però, la McFred è comunque stata la linea di centrocampo più efficiente in non possesso dello United dopo Ferguson, forse con l'unica eccezione della trentina di partite della stagione 2022/23 in cui Casemiro è stato a disposizione e al meglio.

La McFred ha contribuito a consolidare l’immagine di McTominay come giocatore aggressivo, intenso e attento senza palla ma tremendamente in difficoltà in possesso e su questa immagine è stato molto facile incollare la narrazione del giocatore scozzese tutta grinta e poco altro, passando anche sopra al fatto che lui è nato e cresciuto in Inghilterra. In alcune illustrazioni con cui la Serie A ha presentato il suo acquisto al Napoli, per dire, McTominay era raffigurato come una specie di via di mezzo tra un cyborg e un capo guerriero. Non il tipo di immagine che assocereste a un centrocampista raffinato, insomma.

Su questa narrazione d'altra parte hanno insistito molto anche alcuni allenatori dello United. Ole Gunnar Solskjaer, che poi è quello che lo ha fatto giocare di più, per esempio aveva detto che: «Scott ha il DNA del Manchester United ed è un peccato vederlo andare via. È un professionista esemplare, di grande carattere e vuole sempre imparare e migliorare». Non troppo diversamente si è espresso anche Rio Ferdinand.

Dall'utilizzo che ne ha fatto Conte in queste prime settimane a Napoli (ci arriviamo), ma anche già dalla sua ultima stagione, però, si poteva intuire che per la verità questa immagine a McTominay stava stretta.

Il McTominay incursore

Il momento che ha cambiato la carriera di McTominay, stando a quanto raccontato in un’intervista al Guardian, è stato una conversazione con il CT della Scozia, Steve Clarke, nella primavera del 2023, quando era stato accantonato da ten Hag nello United. McTominay racconta di aver sofferto il fatto di non giocare regolarmente e bene, e sottolinea come quella conversazione gli abbia permesso di recuperare la leggerezza nel giocare a calcio.

Steve Clarke ha avuto un ruolo chiave anche nell’evoluzione tattica di McTominay. Qualche giorno dopo questa conversazione, infatti, lo scozzese ha segnato prima una doppietta da subentrante contro Cipro (tagliando in area da lontanissimo per prendere la sponda di Dykes, controllando col ginocchio e calciando di sinistro in scivolata) e poi un’altra contro la Spagna. È proprio in quest’ultima partita che Clarke ha cominciato a impiegarlo più avanzato in campo.

Quelle due doppiette devono aver cambiato qualcosa perché da allora Clarke ha impiegato sistematicamente McTominay come centravanti-ombra della Nazionale, mettendolo accanto a un centravanti molto associativo come Dykes o Che Adams, lasciandogli la libertà di riempire l’area in fase di possesso. Questa intuizione ha fruttato altri tre gol allo scozzese, permettendogli di chiudere le qualificazioni con 7 gol in 8 partite, meno solo di Kane, Lukaku, Mbappé e Cristiano Ronaldo.

A quel punto è bastato poco prima che ten Hag decidesse di provare a replicare nello United l’intuizione del suo collega. In una partita contro il Brentford, circa un anno fa, l'allenatore olandese lo inserisce nel finale di partita con la squadra sotto 1-0 e, nei dieci minuti di partita che ha a disposizione, McTominay tocca 5 palloni e segna tre gol, uno di questi tolto dal VAR per un fuorigioco di Martial.

Da quella partita il lavoro di ten Hag su McTominay è andato rifinendosi. Pur partendo spesso nella coppia di centrocampisti, il centrocampista scozzese ha cominciato a operare in zone più avanzate, lasciando spesso Amrabat o Casemiro come unico costruttore e mettendosi in linea con Bruno Fernandes alle spalle di Hojlund. A livello statistico, questo avanzamento ha portato McTominay a raddoppiare il suo volume di tiri rispetto alla stagione 2021/22 (1.81 contro i 0.95 per 90’, secondo i dati StatsBomb) nonostante il numero di passaggi su azione sia diminuito molto (passando da 42.44 a 25.75 per 90 minuti) così come quello delle conduzioni (da 37.10 per 90 minuti a 22.26). Insomma: l’obiettivo di ten Hag è stato quello di dargli meno responsabilità con il pallone e, quantitativamente, questo ha portato McTominay a chiudere la stagione con 10 gol in tutte le competizioni. Un dato straordinario se si rapporta alla totalità della sua carriera, in cui aveva segnato complessivamente 15 gol in 151 partite di Premier League.

Nello spazio di sei mesi, quelli passati tra la conversazione con Clarke e la partita con il Brentford, McTominay ha cambiato totalmente la sua struttura di gioco, passando da essere un centrocampista difensivo aggressivo a essere un incursore di grande pericolosità. E la velocità con cui lo ha fatto potrebbe far pensare che sia stato semplicemente incompreso fino a quel momento.

Una nuova evoluzione

Ciò che è certo è che, al suo arrivo a Napoli, McTominay era già un giocatore diverso da quello che gran parte delle persone si immaginava, e forse Antonio Conte era uno dei pochi ad averlo capito.

Contro la Juventus, alla sua prima da titolare, lo scozzese è partito, in fase di non possesso, come mezzala sinistra di un 4-3-3 ma in fase di possesso era il primo ad alzarsi ed andare al fianco di Lukaku, creando un 4-2-2-2 in cui Kvaratskhelia e Politano stringevano dentro il campo. In questo contesto, a McTominay veniva chiesto di occupare l’area in modo più sistematico rispetto al passato, creando una coppia con Lukaku i cui primi automatismi sembrano ricadere perfettamente nel solco ideologico di quelle avute da Conte in passato.

Il suo primo gol in Serie A, a inizio ottobre contro il Como, ne è un esempio perfetto: McTominay prende infatti lo spazio tra Dossena e van der Brempt e, quando Lukaku viene incontro e riceve da Di Lorenzo sul centrodestra, attacca subito l’area, permettendo al belga di servirlo sulla corsa in due tocchi. A quel punto, il suo primo controllo non è pulitissimo, tanto che la palla sembra anche rimbalzargli sulla gamba sinistra, ma questo non gli impedisce di concludere il movimento e incrociare con il destro.

In molti dei gol segnati a Manchester – come il suo primo contro il Chelsea a inizio dicembre o sempre il primo contro il Brentford a ottobre – McTominay aveva mostrato una reattività non banale dentro l’area, visualizzando bene i movimenti necessari per costruirsi i tiri e trovando soluzioni magari approssimative ma comunque efficaci.

Molti di questi gol, però, nascevano da un inserimento in area in un secondo momento, rimanendo appostato al limite ed eventualmente raccogliendo cut back o tiri respinti dagli avversari. McTominay insomma partiva dalla cosiddetta seconda linea e aveva sistematicamente giocatori davanti a sé, principalmente Rashford, Bruno Fernandes e Hojlund. Quello che stiamo vedendo nel Napoli, invece, è un movimento cercato sin dal principio: McTominay non è più un incursore che arriva in area, ma quasi un attaccante che in area ci arriva subito.

C'è da dire che il suo impiego da centravanti ombra non è del tutto un inedito. Nella finale di FA Cup dello scorso maggio, la sua ultima da titolare allo United, McTominay aveva ricoperto effettivamente il ruolo di punta del 4-2-4 con cui erano disposti in campo i "Red Devils", ma con delle premesse molto diverse, tanto che l’altra punta era Bruno Fernandes. Usandolo come centravanti, ten Hag aveva puntato a guadagnare un giocatore solido in non possesso senza fare totalmente a meno di qualcuno che potesse tenere su qualche lancio lungo e muoversi bene dentro l’area. Insomma, rimaneva un utilizzo difensivo di un giocatore avanzato.

Per questa ragione, e per il fatto che non esistono squadre al mondo che dominano il possesso come il City, Bruno Fernandes e McTominay avevano passato gran parte della partita a schermare Rodri e Kovacic invece che occupare l’area. Anzi, nelle poche occasioni in cui lo United è riuscito a recuperare palla, spesso in zone molto arretrate, a entrambi veniva chiesto piuttosto di muoversi incontro per favorire le corse in verticale di Rashford e Garnacho.

Conte, invece, ha ragionato partendo da premesse diverse. Lo ha spiegato nella sua analisi anche Fabio Barcellona: Conte ha probabilmente pensato a far alzare McTominay in fase di possesso per non lasciare Lukaku in inferiorità numerica contro i difensori bianconeri e al tempo stesso impegnarli abbastanza da creare spazi occupabili da Kvaratskhelia e Politano, più stretti alle loro spalle. Anche nelle partite successive, contro Monza e appunto Como, Conte ha mantenuto questo approccio e, per quanto il campione di partite sia piccolo, viene facile ipotizzare che questa scelta sia dettata proprio dal preciso intento di rendere McTominay un’effettiva spalla di Lukaku.

Un ambiente più sereno

Ovviamente siamo ancora agli inizi, ma la sensazione è che McTominay sia più a suo agio, non solo in questo nuovo abito tattico che sembra stargli alla perfezione, ma più in generale in Serie A e nel Napoli, almeno rispetto a quanto non lo fosse in Premier League e nel Manchester United. D'altra parte, chi è che sta davvero bene allo United adesso? Di certo non è la prima volta che vediamo considerati inadatti a Manchester immergersi velocemente in Serie A affermandosi immediatamente come giocatore di livello. Pensate a Mkhitaryan, Lukaku, Darmian o Smalling. McTominay, però, forse è il primo che arriva in una fase di ascesa della sua carriera (ha ancora 27 anni), e questo di per sé lo rende diversi da questi altri esempi.

McTominay, poi, ha uno spessore atletico che in Serie A può essere davvero devastante. Già nella partita contro la Juventus ha fatto vedere in un paio di occasioni delle conduzioni in cui il suo stesso enorme fisico – in teoria 1.93 per 88kg – gli ha offerto un vantaggio che in Premier League era meno evidente sugli avversari, permettendogli di nascondere i suoi limiti nel primo controllo. E possiamo solo immaginare cosa potrebbe fare il resto della stagione.

McT 1

Qui, per esempio, si stacca da Kalulu e viene incontro, trascinandosi dietro Locatelli senza troppa fatica.

Antonio Conte, dal canto suo, sembra stia lavorando con l’intento preciso di nascondere i suoi difetti e a esaltare i suoi pregi. Ovviamente è presto per dire se i suoi accorgimenti potranno funzionare per tutto il resto della stagione, se le difese della Serie A piano piano riusciranno a capire come arginarlo.

La carriera di McTominay, però, ci parla di un giocatore molto costante. E se Conte continuerà a dargli fiducia e a costruirgli un contesto funzionale intorno è difficile pensare che questa stagione non possa regalargli molte soddisfazioni.

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