Dever Orgill ha la fronte spaziosa e la falcata potente. Sbirciando molto distrattamente qualche spezzone di partita si potrebbe scambiarlo per Drogba. Sulla schiena porta il 5, un numero insolito per un attaccante, come insolita è la sua parabola calcistica. Nato a Port Antonio, in Giamaica, si trasferisce giovanissimo a Vancouver. In Canada non riesce a imporsi, anche per colpa di un infortunio al ginocchio, così decide di tornare in patria, al St. George’s SC. Qualche anno dopo, un vecchio amico conosciuto nell’esperienza ai Whitecaps gli parla dell’IFK Mariehamn, un club finlandese dove giocano due suoi connazionali. Dever prende l’aereo e si presenta per un provino: le sue qualità vengono apprezzate e riesce a strappare un ingaggio a pochi giorni dall’inizio del campionato. Quattro anni e 48 gol dopo, Dever Orgill è campione di Finlandia, con una squadra che fino al 2003 giocava in Kakkonen, la terza divisione locale.
La Nazionale delle Aland
Quello dell’IFK Mariehamn è l’ennesimo miracolo della stagione dei miracoli, che ha nel Leicester la sua epitome. Come la squadra di Ranieri, l’IFK adotta uno stile di gioco molto diretto, basato su una difesa solida (la migliore del campionato con 25 gol subiti in 33 partite) e un attacco (40 reti, il 5° del torneo) che vive di ripartenze e recupero alto della palla per cogliere di sorpresa l’avversario. Concetti inscritti nel DNA del club da parecchi anni, ma portati a compimento dalla coppia di allenatori che siede in panchina da questa stagione (leggasi: da inizio 2016, visto che il campionato finlandese si gioca da aprile a ottobre). Fino a qualche mese fa la squadra era in mano a Pekka Lyyski, un’istituzione della zona, in grado di portare la squadra dalla terza alla prima serie nazionale (due promozioni consecutive nel biennio 2003-2004) e alla vittoria del primo storico trofeo, la Coppa di Finlandia, conquistata nel settembre 2015 ai danni dell’Inter Turku.
Un video molto epico.
Dopo dodici anni alla guida della stessa squadra Lyyski – un po’ il Ferguson finlandese, per fedeltà e longevità – ha pensato che fosse giunta l’ora di farsi da parte. In eredità ha lasciato una squadra con un’identità tattica chiara e un figlio, Jani, che continua a guidare la linea difensiva del club con la fascia da capitano al braccio.
Al posto di Lyyski la dirigenza dell’IFK ha scelto una coppia di allenatori che rappresenta l’anima del club. Peter Lundberg, svedese, e Kari Virtanen, finlandese, racchiudono nelle rispettive nazionalità l’essenza delle Åland, arcipelago di oltre 6.500 isole e isolotti all’imbocco del Golfo di Botnia, a metà strada tra Helsinki e Stoccolma. Pur facendo parte politicamente della Finlandia, le isole sono a maggioranza linguistica svedese (oltre il 90%), che è anche la lingua ufficiale del luogo. La regione, demilitarizzata fin dal 1856 a seguito della Guerra di Crimea, gode di uno statuto speciale che gli garantisce una certa indipendenza dal governo finlandese. All’inizio del ‘900 c’erano forti spinte secessioniste, per un ritorno alla Svezia, ma nel corso del tempo la sovranità finlandese è stata percepita con sempre più benevolenza. Le Åland hanno una propria bandiera nazionale (che unisce i temi di quella finlandese e svedese), una propria forza di polizia e un parlamento autonomo, il Lagtinget, con sede a Mariehamn, capitale e unico centro di una certa rilevanza (poco più di 10.000 abitanti) delle isole. Dal 1984 le poste locali emettono francobolli in proprio e, una volta conquistato il titolo, non hanno perso tempo.
La lontananza dal resto del Paese rappresenta per l’IFK una questione di non poco conto. Ogni volta che la squadra deve giocare lontano dalla piccola Wiklöf Holding Arena (4.000 posti, mal contati), giocatori, allenatori e dirigenti sono costretti a sobbarcarsi trasferte lunghissime, da effettuarsi prima in battello e poi in autobus. Noleggiare un aereo, infatti, peserebbe troppo sul bilancio della società. Per raggiungere Helsinki sono necessarie dieci ore di navigazione, per la più prossima Turku ne bastano (…) cinque e mezza. Il fatto che le isole abbiano una popolazione molto ridotta, per giunta di lingua svedese, allontana la maggior parte degli sponsor e l’IFK è costretto a vivere della passione della propria gente (ecco i grandi festeggiamenti per il titolo) che, con orgoglio, considera la squadra una sorta di nazionale delle Åland.
Come è stato possibile
Nonostante in squadra ci siano un po’ di figli delle isole, a cominciare dal co-tecnico Lundberg e dal capitano Lyyski, per competere ad alto livello il club si è dovuto affidare a diversi giocatori d’importazione, sia dal continente (Finlandia) che dall’estero. Il miglior talento passato da Mariehamn negli ultimi anni è un trequartista corpulento il cui cognome ricorda quello di un più noto attaccante della nazionale: dopo 120 presenze e 37 gol con la maglia dell’IFK e un’infelice parentesi al Bursaspor, Petteri Forsell ora guida la classifica dei cannonieri della seconda divisione polacca. Una carriera mai decollata, cui si aggiunge la beffa di aver visto gli ex compagni trionfare proprio nell’anno del suo addio.
In attacco, accanto a Orgill, gioca Aleksei Kangaskolkka: nato in Russia, a Vyborg, è cresciuto in Finlandia ed è alla sua seconda esperienza a Mariehamn. A centrocampo ci sono due keniani, il mediano Clement e l’esterno Ekhalie, aiutati dallo statunitense Brian Span e dal brasiliano Diego Assis, il giocatore più tecnico della squadra. Proprio lui ha segnato il gol che ha, di fatto, consegnato il titolo al Mariehamn. Alla vigilia dell’ultima giornata, infatti, l’IFK aveva un solo punto di vantaggio sull’HJK Helsinki e due sui campioni in carica dell’SJK Seinäjoki, con lo scontro diretto tra quest’ultime ancora da giocare. Mentre il pubblico sugli spalti della Wiklöf Holding Arena era in trepidante attesa di notizie dalla capitale (la gara tra HJK e SJK si chiuderà sullo 0-0), il gol di Assis ha scacciato i fantasmi di una possibile rimonta delle avversarie, regalando alle Åland il sogno di disputare la Champions League.
La grafica di IlvesTv sbaglia il nome del marcatore e pure il minuto del gol.
Anche una leggenda come Jari Litmanen ha voluto omaggiare la squadra delle Åland, ancor prima che andasse in scena l’ultimo turno, paragonando la squadra guidata da Lundberg e Virtanen al Leicester di Ranieri. Superare lo scoglio dei preliminari non sarà facile per una realtà come l’IFK, che nei due precedenti in Europa League è sempre uscita al primo turno (nel 2013-14 con gli azeri dell’Inter Baku e quest’anno con i norvegesi dell’Odd) senza vincere una sola partita. Anche perché da qui al prossimo luglio molte cose – e molti giocatori – potrebbero cambiare. Quel che è certo, è che i dirigenti del Mariehamn sarebbero ben felici di pagare la trasferta in aereo ai propri giocatori se questo dovesse significare raggiungere mete come Londra o Madrid.