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Il talento nascosto di Lautaro Martínez
25 gen 2024
Il gioco spalle alla porta dell’argentino è uno spettacolo a parte.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / Buzzi
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Rispetto alle ultime squadre capaci di lasciare un segno sul calcio italiano, l’Inter di Simone Inzaghi non sembra avere un protagonista assoluto, capace di spiccare su tutti gli altri. Il Napoli lo scorso anno aveva un impianto di gioco arioso e consolidato, ma le qualità atletiche di Osimhen erano fondamentali per elevare su un altro piano il gioco di Spalletti. Due anni fa il Milan era una squadra affiatata, con tante certezze, ma la cavalcata scudetto non ci sarebbe mai stata senza Leão. Che dire poi dell’Inter di Conte, in cui Lukaku sembrava in grado di spostare le montagne.

L’Inter di Inzaghi da questo punto di vista sembra fare eccezione. È piena di individualità di altissimo livello, tutte, a loro modo, indispensabili, certo. Eppure non c’è il singolo che debba sobbarcarsi la maggior parte della produzione offensiva: da una parte un punto di forza dei nerazzurri, a livello collettivo una delle squadre migliori d’Europa, dall'altra un limite, nelle partite più sporche e difficili in cui un attaccante d'élite può sempre fare la differenza. Questa lunga premessa è entrata in crisi in questa stagione, dal momento cioè in cui trova sulla sua strada il grande 2023/24 di Lautaro Martínez: in Serie A l’argentino ha realizzato 18 reti in 18 presenze e sta vivendo il periodo migliore della sua carriera. Al momento è di gran lunga il miglior giocatore del campionato, dato su cui forse nell'estate del 2023 non tutti avrebbero scommesso.

Penso che possiamo essere tutti d'accordo nell'ammettere che a questa grandezza Lautaro ci sia arrivato con un lavoro durato anni. Prima di questa stagione avremmo detto che il suo talento non risiedeva principalmente nei gol. L’argentino è sempre stato un attaccante incline a partecipare alla manovra e tutti i suoi allenatori, negli anni, si sono appoggiati al suo istinto per il palleggio. Anche da questo punto di vista, però, mai il “Toro” aveva dimostrato la padronanza della stagione in corso.

Lautaro è la perfetta sineddoche dell’Inter di quest’anno. Un singolo di grande talento, certo, ma la cui qualità si moltiplica a dismisura nelle relazioni con i compagni, che Simone Inzaghi è stato bravissimo a tessere. C’è una situazione, in particolare, dove ormai l’argentino esprime la maestria dei fuoriclasse più grandi, ed è il gioco spalle alla porta. Siamo soliti associare questo fondamentale agli attaccanti di grande stazza, che piantano i piedi, si appoggiano al marcatore e fanno salire la squadra: Lukaku negli anni con Conte ne è stato un esempio eccellente; Dzeko, sempre per rimanere in tema di centravanti passati dall’Inter, ha rinnovato questa scuola, con una visione di gioco praticamente da numero 10.

Nonostante non sia di certo una punta di peso, Lautaro ha dimostrato di saper giocare con naturalezza spalle alla porta già dal suo primo anno in Italia con Spalletti. Conte, poi, si era avvalso di questa qualità per le sue classiche giocate sulle punte, sia nelle combinazioni con Lukaku che negli appoggi ai centrocampisti: un modo rapido e mnemonico di giocare spalle alla porta, fatto soprattutto di scarichi di prima, senza troppe variazioni sul tema.

Il gioco spalle alla porta di Lautaro si è rivelata una delle risorse più preziose per l’Inter anche con Inzaghi. L’interpretazione dell’argentino, però, non era mai stata tanto varia come nell’ultima stagione e mezza. L’incredibile media realizzativa non ha fatto che impreziosire ulteriormente un talento che forse senza i gol sarebbe poco discusso. La furbizia e la sensibilità con cui il capitano dell’Inter interpreta il gioco di spalle certe volte si trasforma in uno spettacolo a parte all’interno della partita.

Lautaro nel sistema di Inzaghi

Le qualità e il rendimento di un giocatore, però, non possono mai scindersi dal contesto in cui si muove. E quindi, per discutere del gioco spalle alla porta di Lautaro, non si può non partite dal sistema di Inzaghi.

L’Inter è una squadra estremamente completa col pallone: è letale in transizione ma sa come attaccare difese schierate; può costruire sul corto ma non si fa problemi ad andare lungo sulle punte. Come con Conte, gran parte del gioco dei nerazzurri passa dai piedi degli attaccanti. Il modo in cui Inzaghi utilizza i suoi due riferimenti offensivi, però, non potrebbe essere più diverso. Mentre un principio chiave del calcio di Conte è che le punte si avvicinino per relazionarsi tra di loro, con Inzaghi si muovono per associarsi innanzitutto col resto della squadra, se necessario allontanandosi, con Thuram più propenso ad aprirsi in fascia.

L’idea alla base del gioco di Inzaghi è quella di avere una squadra estremamente fluida, in cui, chi riceve, possa farlo quasi sempre in movimento, smarcandosi in avanti alle spalle dell’avversario: ricevere in maniera dinamica rende lo sviluppo dell’azione più agevole rispetto ad una ricezione statica. Per ogni giocatore che riceve frontalmente, però, spesso ce n’è uno che gioca di spalle per attivare quella ricezione. Lautaro si occupa proprio di questo.

Di solito le ricezioni spalle alla porta sono spinose, perché il difensore può permettersi di diventare più aggressivo - di conseguenza tempo e spazio si comprimono. Inzaghi, però, mette Lautaro nelle condizioni di affrontare con tranquillità quella parte del gioco. Quando l’Inter cerca Lautaro di spalle e gli avversari fanno densità al centro, le mezzali o gli esterni sono già vicini per dargli lo scarico. Il più delle volte, però, i nerazzurri attraverso la costruzione bassa cercano di allungare gli avversari, aprendo lo spazio tra le linee. Così, quando Lautaro riceve la verticalizzazione la squadra avversaria è scollata, c’è un buco al centro e l’argentino ha più spazio per controllare con l’uomo dietro e agire di conseguenza.

I primi a beneficiare del gioco spalle alla porta del numero dieci sono le mezzali, Mkhitaryan e Barella. Se i due interni di centrocampo di ritrovano spesso a occupare la trequarti offensiva in corsa è merito sia del gioco di Inzaghi sia della precisione di Lautaro negli appoggi: sono i suoi scarichi spalle alla porta a consentire a Mkhitaryan e Barella di attaccare frontalmente.

Abbiamo detto di come l’Inter raggiunga Lautaro costruendo dalla difesa, spesso con delle verticalizzazioni. Non è il solo modo in cui la squadra può attivare il suo gioco spalle alla porta. Una situazione ricorrente della fase di possesso dell’Inter sono i fendenti rasoterra, quasi orizzontali, che dalla fascia arrivano verso le punte che si staccano sulla trequarti. Sono dei passaggi che l’Inter usa per tornare improvvisamente dall’esterno verso il centro e attivare le combinazioni sul limite dell’area. Lautaro conosce alla perfezione il tempismo di questa giocata: si sfila dalla difesa venendo incontro e, con la palla che arriva dalla fascia, si orienta per coprirla da un eventuale tackle e appoggiare subito alla mezzala che accorre da dietro. Se si accorge di poter fregare il difensore, delle volte evita di intervenire e lascia sfilare la palla con un velo, una mossa inaspettata che attiva una combinazione rapida sulla trequarti.

Aver amalgamato una punta tanto intelligente e pulita nel gioco di spalle con due mezzali tecniche, di gamba e precise a ritmi alti come Mikhitaryan e Barella ha portato l’Inter totalmente su un altro livello, perché quando Lautaro innesca le loro corse le difese difficilmente trovano contromisure: anche se non nasce un’occasione diretta, gli avversari sono costretti a schiacciarsi a ridosso della porta e l’Inter, con la sua fisicità e attaccando con tanti uomini, trova comunque il modo di colpire.

Le doti innate di Lautaro

Lautaro, insomma, è abilissimo ad esaltare i compagni. Il suo gioco spalle alla porta non è solo funzionale alla squadra, e si vede che c'è un gusto da parte suo ad affrontare questo tipo di situazione. È proprio di spalle, anzi, che molte volte Lautaro si esibisce in giocate che fanno sembrare semplicemente più ingenui i suoi marcatori, come sanno bene i difensori centrali del Milan che, a turno, hanno avuto la sfortuna di doverlo controllare.

La prestazione nella semifinale di ritorno contro il Milan della scorsa Champions è stata una delle più grandi lezioni di gioco spalle alla porta degli ultimi tempi.

Di spalle Lautaro è sempre in controllo, sa cosa succede dove non arriva il suo sguardo. Da buon argentino, il capitano dell’Inter è abituato a giocare sull’inganno e sa che non c’è situazione in cui sia più facile buggerare i difensori delle volte in cui si trova a ricevere di spalle. Quando un attaccante non è rivolto verso la porta, gli avversari si sentono più sicuri e diventano più aggressivi negli interventi: Lautaro sa che, ricevendo di spalle, probabilmente saranno loro a fare la prima mossa.

Succede spesso durante le sue partite: Lautaro controlla di spalle col difensore dietro, aspetta pazientemente che arrivi il centrocampista in raddoppio e proprio in quel momento, quando l’aggressività diventa massima e gli avversari non si preoccupano dello spazio circostante forti della superiorità numerica, sguscia via in mezzo a loro, grazie alla precisione con cui cambia direzione in spazi stretti. Gli avversari si trovano colti di sorpresa e Lautaro ha eliminato due uomini dalla fase difensiva.

La calma con cui affronta quel tipo di situazione sembra quasi far rallentare il pallone e gli avversari. Si nota soprattutto quando gli arrivano passaggi a mezz’aria, di solito più scomodi da controllare. Lautaro, però, ha sempre uno strumento per ammortizzarli. È precisissimo negli stop di petto, ma tante volte gli piace prodursi in palleggi mentre tiene a bada il difensore che gli sta addosso.

Con tutte queste qualità, spalle alla porta Lautaro può sia fornire un appoggio per dare continuità al gioco, sia imprimergli l’accelerata decisiva per ribaltare il campo: spezzando un raddoppio, con una sponda per le mezzali, con un’apertura per gli esterni. Se proprio non ci sono soluzioni, poi, è furbo abbastanza da evidenziare i contatti e sgraffignare una punizione a favore: una piccola arte di cui gli argentini sono maestri.

Lautaro in questi mesi ci sta mostrando il massimo del proprio potenziale e non è un caso se l’Inter, contemporaneamente, sembra vivere uno stato di grazia. Adesso però arriva la fase più difficile della stagione, e Simone Inzaghi non può fallire il suo terzo appuntamento consecutivo con lo scudetto. La Juventus in campionato non demorde e in Champions League non si può mai davvero dire di essere favoriti sull’Atlético Madrid. I fuoriclasse vengono definiti da quei momenti in cui riescono a capitalizzare i picchi della propria carriera. Dopo una prima parte di stagione spaziale, vedremo se la miglior versione di Lautaro riuscirà ad issarsi fino a questo livello.

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