
I tifosi di quattro squadre in Europa si giocano la finale della Champions League, tutti gli altri guardano. Mentre guardano, però, cosa tifano? È impossibile essere completamente agnostici di fronte a una partita di calcio. Non si può tifare per una bella partita, come dice qualcuno, perché anche di fronte a una bella partita tenderemo ad avere una simpatia, anche solo vaga o leggera, verso una delle due squadre.
Da cosa dipende questa simpatia?
Da molti fattori, chiaramente, che hanno a che fare col vostro carattere, la vostra identità, la vostra visione del mondo. Hanno a che fare con ciò che voi proiettate sul calcio e sugli esseri umani che lo giocano. Siete tra quelli che amano il gioco tecnico e brillante, oppure vi piacciono le squadre fisiche e dal grande temperamento? Tifate i club per il loro fascino atavico, oppure prendete le parti della squadra sfavorita come riflesso incondizionato? Oppure cercate una proiezione politica in una squadra (in quel caso in bocca al lupo)?
Questa è una guida al tifo per le semifinali di Champions League, almeno se non siete tifosi di una delle quattro squadre ancora in gara. Come funziona questa guida? Ho diviso il fascino di un club - o meglio: la sua tifabilità - in categorie. Le ho scelte io, e dunque sono per forza soggettive. Sono categorie che rispecchiano ciò che io cerco in una squadra di calcio e non hanno pretesa di universalità, ci mancherebbe. I giudizi che esprimono sono altrettanto arbitrari e rispondono al mio gusto, ma proverò ad argomentarli in modo onesto e sensato. Per ogni categoria assegnerò un punteggio a ciascuna squadra, motivandolo; e infine tirerò un bilancio per indicarvi - insomma - quale squadra dovreste tifare.
È un gioco, e lo mettiamo in piedi anche per farvi discutere e litigare. È un pezzo che del resto nasce anche da un litigio interno alla redazione di Ultimo Uomo, su quale delle quattro squadre - Arsenal, Barcellona, PSG, Inter - vale la pena tifare in questa Champions League.
STILE DI GIOCO
Barcellona: 8
Inter: 8
PSG: 9
Arsenal: 5
L’estetica di uno stile di gioco è una categoria supremamente arbitraria: nessuno lo sa meglio di noi italiani.
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