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Le migliori maglie della Serie A 2019/20
29 ago 2019
Quale squadra ha la maglia più bella della nuova stagione?
(articolo)
16 min
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Lo scorso weekend è iniziata la Serie A e il primo cambiamento apparente, ancora prima dei nuovi arrivi in sede di calciomercato, è rappresentato dall'effetto che fanno in TV o allo stadio le maglie che indossano. Tutte le squadre hanno presentato le nuove tre (in alcuni casi quattro) maglie per la stagione appena iniziata: di seguito trovate le migliori per squadra, classificate da quelle che ci piacciono di più a quelle che non possiamo vedere. Buona lettura.

1. Milan, prima maglia

Con il Milan Puma ha deciso di tornare alle origini origini. La nuova maglia sembra infatti, precisa spiccicata, l’iconica maglia indossata dai pionieristici fondatori della società rossonera negli anni ‘10 del ventesimo secolo. Certo non si tratta più di una camicia e non c’è più la coppola in tinta, tuttavia lo spessore e la consistenza delle righe sembra esattamente la stessa.

Il risultato è davvero bello, come il rosso e il nero in righe strette sanno essere, perché Puma ha ben pensato di non mettere praticamente altre forme, ad eccezione di un castissimo colletto nero. La maglia è quindi tutta righe, lo stemma sul cuore a sinistra, il logo Puma in bianco a destra e lo sponsor, Fly Emirates, che con il suo bianco e il suo essere “cucito” e non una toppa sta davvero bene sulla maglia, dandogli un tocco da copertina dei White Stripes.

Benino anche la seconda maglia, dove domina il bianco con scritte rosse, meno bene la terza che sembra il risultato di un ecodoppler, ma insomma: non si può avere tutto dalla vita.


2. Inter, seconda maglia

FourFourTwo ha inserito questa seconda maglia dell’Inter tra quelle da avere a tutti i costi in questa stagione. Non so qual è la vostra idea sui colori fluorescenti che vanno di moda di questi tempi, come se il gusto di FIFA si fosse diffuso nella realtà come un virus. Se però non siete quel tipo di persona (reazionaria) che si fa disturbare da questi colori, beh, questa maglia è magnifica. Anche perché pur essendo appariscente è una tonalità tenue ed elegante. Veste benissimo anche se preferibilmente su corpi giovani e in salute. Se siete un tifoso dell’Inter di mezza età fuori forma scordatevela (guardate però quanto sta bene a Lautaro).

Il dettaglio forse migliore è il colletto che richiama i colori dello stemma, ed è di grande eleganza. L’unico problema è che il Real Madrid ne ha fatta una quasi uguale, inflazionandone in qualche modo il valore. La bellezza di questa seconda maglia riesce a farci dimenticare il goffo tentativo creativo sulla prima, dove le strisce intorno allo sponsor si storcono in diagonale in un effetto ottico da mal di testa. Va però segnalato il recupero dei colori degli anni 90. Dallo stadio l’effetto è davvero bello. Stupenda anche la terza maglia, non ancora presentata ma che ha lo stesso stile retrò della terza della Roma. Il nero e il giallo la rendono però ancora più elegante per essere indossata tutti i giorni. Una delle poche maglie buone anche per sposarsi.


3. Roma, terza maglia

Foto via Footy Headlines

Non c’è, tra il roster delle nuove casacche della Serie A 2019/20, una maglia più elegante della terza della Roma. Mentre le prime due maglie del club giallorosso presentano un trionfo di fulmini, in un’esaltazione della modernità e della giovinezza della squadra, la Nike si è riservata la possibilità di poter guardare al passato solo sulla terza, che sarà contemporaneamente quella meno indossata dalla squadra e quella più indossata dagli hipster in città.

La maglia richiama esplicitamente quella indossata dalla Roma nel 1992, in una singola partita di Coppa delle Coppe contro il Monaco (quarti di finale di ritorno, Roma eliminata per 1-0 dopo lo 0-0 dell’andata), anche se quella era stata disegnata da Adidas. Il richiamo agli anni ‘90 è chiaro anche dall’utilizzo eccezionale del vecchio logo della Nike (adottato per la prima volta nel 1985) e dal colletto a polo. Ovviamente, però, non mancano le differenze: tolti gli inserti giallorossi sulle spalle, la Nike ha optato per un blu più scuro, che in filigrana fa intravedere una trama composta da lupetti di Gratton e acronimi ASR incorniciati da cerchi. Una cura per la rifinitura che rende questa maglia quasi sprecata per il calcetto e perfetta invece per un locale di birre artigianali.


4. Sampdoria, prima maglia

Il giudizio su questa maglia della Samp dipende dal valore che date alla tradizione. Perché la maglia, da quel punto di vista, è perfetta fin nei più minuti particolari. Rispetto anche alla scorsa stagione, sono bellissimi i dettagli a righine delle maniche e del colletto. Il miglior modo per fare una maglia della Sampdoria è fare una maglia della Sampdoria più precisa possibile, e questa quindi è un’ottima operazione. Lo sponsor è brutto ma messo in quella posizione limita i danni. La prima maglia della Samp, insomma, rimane fra le più iconiche del calcio.

Bisogna però avere il coraggio di guardare il male negli occhi, diceva Thomas Bernhard, quindi dobbiamo per forza parlare della seconda maglia della Sampdoria, che probabilmente vincerebbe a mani basse il contest della peggiore maglia della Serie A. Presentata con un uomo che saltava in preda a una crisi respiratoria, ha attirato tantissimi commenti negativi. Del resto non è chiaro cosa volessero fare, se non una maglia progettata appositamente per mortificare le forme del corpo umano. Molto meglio la terza maglia, anche se lo stacco di gradazioni fra i blu è abbastanza disturbante per gli occhi.


5. Lazio, seconda maglia

Macron riesce sempre a fare un buon lavoro con la seconda maglia della Lazio, giocando con colori semplici ma dal sicuro impatto quali il bianco, l’azzurro, il blu e il nero. Quella di quest’anno rompe con la tradizione, o almeno con l’idea che abbiamo di maglia della Lazio, inserendo una fascia verticale sulla parte sinistra della maglia a righe una celeste ed una blu. Le due tonalità stanno molto bene vicine, su sfondo bianco, impreziosite dallo stemma (severo, ma sempre elegante) collocato sulla parte alta della maglia, esattamente al centro tra il blu e l’azzurro.

Curiosi, ma non fastidiosi, gli intarsi azzurri all’altezza delle ascelle e a chiusura delle maniche, sobrio il quasi invisibile colletto a V, qualche dubbio sullo stemma di vincitori della Coppa Italia piazzato precisamente al centro della maglia appena sotto il colletto nel punto più visibile possibile, come a voler ricordare a tutti in ogni momento il trofeo conquistato. Però, dopotutto, non è questo il senso di conquistare un trofeo?


6. Cagliari, seconda maglia

La seconda maglia del Cagliari, bianca con delle strette linee orizzontali blu e rosse appena accennate, sembra rimandare all’elettricità e alla fisicità del centrocampo di Maran, che quest’anno con Nainggolan, Nandez e Rog sembra poter mettere in fiamme i campi della Serie A. Le linee rossoblù sembrano infatti il più classico tratto fumettistico del movimento veloce, il segno del vento creato dalla corsa, il vuoto che idealmente devono lasciarsi alle spalle le transizioni veloci della squadra sarda. Un’idea che risalta ancora di più sul bianco candido di fondo.

Nonostante sia perfetta per i centrocampisti-manga della squadra di Maran, poi, la seconda maglia del Cagliari non perde in eleganza, con gli inserti rossoblù su maniche e collo a fare onore ai colori sociali e gli sponsor che si integrano quasi del tutto in maniera naturale. Insomma, un buon compromesso tra tradizione e innovazione che dà finalmente un tocco di modernità alla casacca del Cagliari, che vede invariata la propria maglia home da non si sa quanti anni ormai.


7. Fiorentina, prima maglia

Le Coq Sportif sta facendo un grande lavoro sulla maglia della Fiorentina, rinnovando i dettagli di una maglia sempre molto votata alla tradizione e che a uno sguardo superficiale può sembrare sempre uguale. Le novità di quest’anno sono una fascia superiore di un viola leggermente più scuro, come se la testa e le spalle dei giocatori fossero sempre in ombra, e l’impercettibile inserto viola scuro, rosso e bianco sul fianco sinistro (e dietro al colletto) che richiama i colori sociali della squadra toscana ma anche il logo del brand e ovviamente la bandiera francese. Un cambiamento più incisivo di quanto non sembri a un primo sguardo, che fa perdere alla maglia della Fiorentina quella patina di eleganza aristocratica che l’ha caratterizzata negli ultimi anni, avvicinandola a qualcosa di più prettamente sportivo.

La prima maglia della Fiorentina sembra più aderente al busto rispetto agli scorsi anni, e con la fascia scura superiore la fa assomigliare a una specie di cotta di maglia viola, donandole un’aura medievale che è ancora più chiara nelle quattro seconde maglie, ancora una volta dedicate ai quattro quartieri storici di Firenze e indossate per la presentazione dai quattro capitani del calcio storico fiorentino. In questo senso, il video di presentazione della prima maglia, girato di fronte a Manatthan e sotto un cielo plumbeo, ha creato uno strano contrasto tra passato e futuro, che poi è lo stesso che sembra vivere la squadra di Montella al momento.


8. Lecce, prima maglia

Righe strette>Righe larghe: su questo, credo, possiamo essere tutti d’accordo. Queste del Lecce, in ogni caso, hanno la larghezza perfetta. Una larghezza leggermente superiore a quella del Milan che credo sia il grado ottimale e non migliorabile di larghezza delle righe. Il fatto che partano leggermente più in basso è un tocco di eleganza impercettibile che più lo guardi e più funziona. Se invece vi state chiedendo cosa sia quella specie di ‘M’ in alto a sinistra è lo sponsor tecnico, che è però il Lecce stesso, che si auto-produce le maglie che vengono realizzate in Cina ma che «valorizzano l’artigiananato locale», secondo il presidente. Se non cogliete alcuni nessi logici è un problema tutto vostro.


9. Parma, prima maglia

Il Parma storicamente ha sempre indossato maglie belle, piene di blu, giallo, di strisce orizzontali, lacci al colletto e grandi quadrati per i numeri. Lo sponsor Errea negli ultimi anni si è invece sempre attenuto ad una tradizione quasi medievale, ligio al motto per cui “less is more”. La maglia 2019/20 è quindi molto minimale, pulita ed elegante. Riprende lo scudo crociato, simbolo del Parma, sovrapponendo una croce nera ad uno sfondo bianco.

Anche i dettagli rimandano semplicità ed eleganza: le maniche hanno un giro di nero alla fine, il colletto è a V, lo scudetto del Parma a sinistra ci sta molto bene. Questa maglia ha un solo problema, che poi è il problema del capitalismo: lo sponsor Cetilar (una crema per dolori articolari e muscolari) distrugge tutta la poesia, si staglia gigante in zona petto facendo a cazzotti con la tradizione (avremmo potuto accettare la stessa invasione solo dallo sponsor Parmalat). Tuttavia sappiamo come sia una necessità economica per una società risorta dalle ceneri pochi anni fa, per cui chiudiamo un occhio.

Se invece siete amanti degli animali mitologici (o dei Pokemon) e delle maglie molto coatte, la terza del Parma è la vostra maglia: sfondo nero, pixel blu e gialli che uniti formano un’Araba Fenice di grande effetto.


10. Torino, terza maglia

Dopo 10 anni con Robe di Kappa, il Torino è passato a Joma anche se a guardare le prime due maglie non si direbbe. La rottura con il passato più evidente si vede invece nella terza maglia, dove la casa di abbigliamento sportivo spagnola ha lavorato più che altro sull’abbinamento dei colori affiancando il blu elettrico al granata in maniera sorprendentemente positiva. Non è una maglia perfetta - l’effetto concentrico puntinato sulle spalle non è il massimo, così come l’eccessiva presenza di sponsor - ma è comunque un passo avanti per una squadra che nonostante gli splendidi colori sociali negli ultimi anni era risultata esteticamente anonima. Speriamo di vederla in campo più spesso di quanto non si veda di solito una terza maglia.


11. Juventus, terza maglia

Adidas avrà i suoi piani per la Juventus, ma questi piani sono davvero poco chiari. Se la prima maglia senza strisce è stata indicata come un salto nel futuro, la ricostruzione di un’identità senza strisce (stand together, be the stripes è il claim), la seconda e la terza maglia sono variazioni di uno stesso progetto con scelte di colori piuttosto randomiche: la seconda è bianca con richiami rossi, mentre la terza è Unity Blue con richiami argento.

Una scelta nel taglio della maglia innovativo, ma un po’ scarno nella versione in bianco. Meglio ne esce la versione blu e argento, a metà tra la rifrazione del mare nell’Oceano (la maglia è realizzata in materiale interamente riciclato) e un personaggio di Fornite. Lo sfondo camouflage infatti rende la maglia quasi più adatta ad un videogioco dai colori sgargianti che non ad essere indossata nei vostri calcetti del giovedì. Adidas però è in missione e forse tra vent’anni questa maglia verrà considerata di vero culto.


12. Genoa, seconda maglia

Ormai quando si deve decidere la maglia del Genoa non c’è neanche bisogno di sforzarsi: prima mezza rossa, mezza blu, seconda bianca con strisce rosse e blu più o meno invasive. Dopotutto nel nostro calcio il Genoa Cricket and Football Club è tradizione, ed è giusto che Kappa, tornata a vestire il Genoa dopo molti anni, resista alla tentazione di “guardare al futuro”, “innovare”, “rompere gli schemi”.

Le maglie del Genoa anche quest’anno conservano quindi un fascino antico, pur non mirando all’eccezionale. In particolare la seconda, tutta bianca con le due strisce con i colori sociali sul petto, al centro dei quali campeggia lo stemma col grifone. Il bello di questa maglia è la pulizia del tutto: la Kappa, solitamente invasiva con il suo logo, si è riservata uno spazio in alto a destra e - per fortuna - in un posto quasi invisibile sulle spalle. Anche lo sponsor, che spesso è decisivo nel rendere belle o brutte queste maglie, è molto minimale, una scritta in stampatello blu semplice ed elegante, per un nome che sembra quasi una delle città invisibili di Calvino (è un’azienda farmaceutica, ma vabbè).

L’unico dubbio è perché la terza maglia è comunque bianca come la seconda (in questo caso con una croce rossa al centro). Si può fare? È legale?


13. Udinese, seconda maglia

La seconda maglia dell’Udinese non è particolarmente rispettosa della tradizione del club friulano (ma, d’altra parte, quale seconda maglia lo è?) ma rappresenta comunque un esperimento estetico riuscito ed esteticamente appagante, anche se non così innovativo. Arancione a dominare, inserti blue navy, colletto alla coreana, righe strette tono su tono: scelte semplici ma piuttosto eleganti, ancora di più nel contrasto con le foto di presentazione da carcerati di Lasagna, Teodorczyk, De Maio e Pussetto. Peccato per il contrasto bianco-blu dei due sponsor sul petto, che inconsciamente ci farà associare tutte le facce dei giocatori di Tudor alla parola “DACIA”.


14. Atalanta, prima maglia

Una maglia già storica: quella che l’Atalanta indosserà per affrontare la prima stagione in Champions League della sua storia (anche se probabilmente verrà fatta una versione ad hoc per le partite in Europa). Forse per questo Joma, lo sponsor tecnico, ha pensato di guardare al passato, stringendo le righe per dare un effetto vintage, che tuttavia l’Atalanta non ha mai avuto, come dimostra la scelta di lasciare i fianchi tutti blu, che spezza la sincronia.

Se le righe strette hanno sempre il loro fascino, così come alcuni dettagli della maglia (il colletto a polo con rib elastico e chiusura a scomparsa e il tessuto a trame opache e lucide), non possiamo non storcere il naso davanti all’eccesso (in tutti i sensi) degli sponsor: ben 3, uno più invasivo dell’altro. In alto a destra il calzaturificio U-Power, con un leone rosso tra la u e la p; al centro - veramente troppo grosso - Radici Group, per chiudere in bellezza con la gigantesca scritta GEWISS in arancione sul fondoschiena.


15. SPAL, prima maglia

La SPAL replica in sostanza la maglia dello scorso anno, togliendo però il colletto. Scelta conservativa ma che paga, visto che le società come la SPAL dovrebbero puntare sempre a mantenere il proprio statuto storico e generalmente retrò. Le sperimentazioni sulle altre maglie sono lì a ricordarcelo. Forse è ora che facciate questo investimento sulla 27 di Felipe.


16. Bologna, seconda maglia

Macron fa maglie il più possibile rispettose della tradizione. L’effetto è sempre rassicurante, ma anche arido a volte. Bisogna avere un’attenzione davvero molecolare per distinguere le maglie del Bologna delle ultime annate, le cui differenze sono quasi sempre concentrate sul colletto, unica valvola di sfogo dei creativi di Macron. Anche la seconda maglia di quest’anno è scrupolosamente rispettosa della tradizione e riprende quella della stagione 1963/64, un decennio in cui eravamo entrati in fissa con le maglie con le bande diagonali.

Macron aveva realizzato la stessa identica maglia nella stagione 2013/14, e anche un paio d’anni fa, con la differenza che le bande erano composte dai nomi delle leggende del Bologna. Un classico esempio di bella idea che diventa terribile una volta realizzata. Questa maglia ha, se non altro, i pregi della tradizione: è semplice ed elegante.


17. Verona, prima maglia

Io non dico che bisognava fare miracoli per l’ennesimo ritorno in Serie A del Verona, però se il claim scelto dal Verona per il lancio della maglia è “Tutta un’altra storia”, non è un po’ poco presentarsi con quella che sembra una maglia di allenamento che trovi a pochi euro da Decathlon?

Per carità: Macron si è impegnata a realizzare una divisa sobria, visibile anche al buio grazie al giallo sparato del colletto e del bordino delle maniche. Però l’alternanza di due simili, ma differenti, versioni di blu per riempire delle improbabili strisce rende la prima maglia del Verona una versione un po’ sciatta di una maglia tutta blu. Perché non azzardare con una maglia a strisce verticali blu e gialle?


18. Brescia, prima maglia

La maglia del Brescia è fra le più iconiche del calcio italiano. Magari non sapete che la ‘V’ che ne squarcia il fronte non è esistita da sempre ed è stata inserita solo nel 1927 per permettere alla squadra di giocare sul campo della Voluntas. Poi la ‘V’ è scomparsa e ricomparsa negli anni, fino a diventare irrinunciabile da un certo punto in poi. La ‘V’ migliore, in una maglia del Brescia, è una ‘V’ grande e decisa che arriva fino all’ombelico dei giocatori. Guardate questa foto di Baggio e Pirlo, per capirci. Questa, invece, è una ‘V’ timida, rattrappita sul petto delle “Rondinelle”. Una ‘V’ che - speriamo non sia! - grida “Serie B”.


19. Napoli, tutte e tre

Non è possibile parlare di una sola maglia del Napoli per restituirne tutta l’immensa bruttezza. Perché una maglia brutta scappa a tutti, ma farne tre brutte, ogni anno, nasconde un’operazione estetica che forse non riusciamo ad afferrare.

Il rischio, quando si parla di maglie del Napoli, è che finiamo per assuefarci alla bruttezza. Ci tengo quindi a dire che la maglia di quest’anno riesce ad essere più brutta delle precedenti. Il tocco di genio, la provocazione, rispetto allo scorso anno sono gli inserti bianchi sulle spalle e sui fianchi.

Se quelli sulle spalle richiamano i paramenti sacri che a Roma trovate in vendita a Via della Pigna, quelli sui fianchi sfidano la legge del corpo umano per cui degli inserti sui fianchi non riescono mai ad essere belli. Il resto lo fa la quantità di sponsor appiccicati, con il violentissimo campo rosso di Lete.

Il dettaglio macabro però era i numeri neri dietro la maglia, che apparecchia un assortimento di colori ingestibile all’occhio umano. Alla fine sono tornati sui propri passi mettendo i numeri bianchi. Grazie. Gli inserti funzionano un po’ meglio sulla seconda maglia, se non altro perché il bianco di base si abbina con più dolcezza al resto. Sulla terza invece l’effetto è da bancarella, col camouflage che si spezza senza motivo sulle maniche e sulle spalle, creando un effetto che dà il mal di testa.


20. Sassuolo, prima maglia

Come fare bene una maglia neroverde di una squadra che non ha ancora capito se ha le strisce o non ce l’ha? La Kappa prende questa via di mezzo francamente bruttina. Sulla seconda maglia prova una versione abortita della maglia del Celtic, con delle finte strisce orizzontale che si interrompono sui fianchi (ma perché?). Effetto replicato sulla terza maglia con blu scuro su blu meno scuro.


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