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8 curiosità della settima giornata
08 ott 2019
Fatti strani da rivendervi in fila alla posta.
(articolo)
8 min
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E siamo già arrivati alla settima giornata, la Juventus è già tornata in testa alla classifica e l'Italia si gode i suoi ultimi scampoli d'estate procedendo al trotto verso un'altra pausa per le Nazionali che dovrebbe portarci a Euro 2020 con tre partite d'anticipo (sarebbe record). Una giornata in cui la classe media italiana ha ceduto il passo alla grande scuola argentina, che ha mandato in gol quattro giocatori diversi (contro i tre italiani) e ha dettato legge nel partidazo di San Siro. Tre gol argentini nella stessa partita in Serie A non si verificavano dallo scorso 3 marzo:Udinese-Bologna 2-1, in rete De Paul, Palacio e Pussetto. Y vamos que vamos, con il resto dei Fatti Strani di giornata.

Lo strano caso di Davide Biraschi

Allacciate le cinture, perché questo è un fatto strano dei più inquietanti. Entrato dalla panchina per sostituire l'infortunato Criscito, a inizio ripresa Davide Biraschi ha rimediato la sua seconda espulsione in Serie A per il fallo di mano con cui ha impedito a Leao di presentarsi solo davanti al portiere. Ma la prima espulsione, ve la ricordate? In Sampdoria-Genoa dello scorso 14 aprile.

Guardate attentamente. Lo stadio è lo stesso, l'area di rigore è la stessa, persino l'allenatore avversario (Marco Giampaolo) è lo stesso. E il fallo di mano è identico: nel derby è Defrel che tenta di aggirarlo con un pallonetto. E udite udite, è quasi lo stesso minuto: al 51' in Sampdoria-Genoa, al 53' in Genoa-Milan. Cosa porta Davide Biraschi – 25 anni, nato a Roma – a commettere per la seconda volta letteralmente lo stesso errore in meno di sei mesi e a contraddire in maniera così spettacolare quel proverbio, “sbagliando s'impara”, che ci insegnano fin dalle elementari? Biraschi, se mai dovessi leggerci e volessi risponderci, avresti tutta la nostra attenzione.




Carletto, la bestia granata

A Napoli non hanno troppi motivi per sorridere: a onta di un parco attaccanti sulla carta lussureggiante, contro Cagliari, Brescia, Genk e Torino questi hanno segnato solo un gol in 360 minuti. Ma è ancora in piedi uno dei capisaldi statistici della vita di Carlo Ancelotti, che in quattordici precedenti da allenatore contro il Torino non ha mai perso. C'è di più: la parentesi più brillante della sua carriera – gli otto anni al Milan ricolmi di coppe e soddisfazioni – prese il via proprio da una sconfitta a Torino che causò l'esonero del suo predecessore Fatih Terim, condannato da un gol di Ferrante e da un rigore al 90' incautamente affidato a Pippo Inzaghi, e fallito così.

Invece Ancelotti prosegue nel suo percorso netto: 14 partite contro i granata, otto vittorie e sei pareggi. Solo Fabio Capello ha fatto meglio, con le sue venti partite da imbattuto (11 vittorie, nove pareggi). Aggiungiamo che Carletto è legato al Comunale di Torino, oggi ribattezzato Stadio Grande Torino, anche da un episodio importante vissuto da calciatore: il 13 marzo 1988, un'ora dopo essersi schiantato di testa su un cartellone pubblicitario rimediando due punti di sutura, segnò proprio di testa il gol di un importantissimo 1-1 che tenne il primo Milan di Arrigo Sacchi in scia del Napoli, prima di sorpassarlo qualche settimana dopo e avviare l'epopea berlusconiana a cui poi Ancelotti ha dato un grande contributo anche da tecnico.




Jump-aolo

E dunque la panchina del Milan ha vissuto giorni migliori, per usare un garbato eufemismo. Mai un allenatore rossonero è saltato dopo appena sette giornate e Giampaolo potrebbe essere il primo. Il record finora appartiene proprio al cambio Terim-Ancelotti del 2001, arrivato alla decima giornata. Nella storia del girone unico Giampaolo diventerebbe il secondo allenatore del Milan esonerato dopo una vittoria. Sarebbe così l'erede di Adolfo Baloncieri, mandato via nell'autunno del 1936 dall'insoddisfatto presidente Emilio Colombo nonostante un 2-0 al Novara. Ma i regolamenti dell'epoca erano più permissivi, così Baloncieri riuscì ad accasarsi altrove già pochi giorni dopo, e proprio al Novara che aveva battuto la settimana prima! Invece, tornando all'epoca della tv a colori, a Milano una sorte simile era toccata nel 1998 a Gigi Simoni, a cui Massimo Moratti aveva negato il sospirato panetùn nonostante ben due vittorie consecutive, una delle quali in Champions League contro il Real Madrid.

L'ultima all'Inter di Gigi Simoni fu una vittoria per 2-1 in rimonta contro la Salernitana. In campo per la Salernitana il predecessore di Giampaolo, Rino Gattuso; in panchina con il numero 32 l'attaccante Federico Giampaolo, suo fratello.




Buio pesto

Tempi duri anche a Genova, dove le due squadre della città sono ultima e penultima: non accadeva dall'anno di disgrazia 1974, quando a fine campionato il Genoa si piazzò sedicesimo su sedici e la Sampdoria quindicesima: e per qualche giornata le due cugine erano riuscite anche a fare peggio di adesso, giacendo a braccetto sul fondo classifica alla simbolica quota di 17 punti (5 maggio 1974). Non vogliamo far borbottare ulteriormente gli amabili genovesi, perciò ci limiteremo a ricordare che l'annata peggiore di una città con due squadre di alto livello rimane sicuramente il funesto 2006-2007 che passarono a Verona: Chievo retrocesso in B all'ultima giornata, Hellas retrocesso in C1 dopo il play-out con lo Spezia.




Lanterna rossa

Il bollente Genoa-Milan di sabato sera si è distinto anche per la prima volta in cui è stato sventolato il cartellino rosso non solo a due giocatori in campo (Biraschi e Calabria), ma anche ad altrettanti componenti della panchina, Saponara (Genoa) e Castillejo (Milan). Una partita con quattro espulsi non capitava dal 18 novembre 2012,Bologna-Palermo 3-0, quando l'arbitro Valeri fece finire anzitempo in doccia Taider (Bologna), Ujkani, Barreto e Labrin (Palermo). Per un ecumenico 2+2 invece bisogna tornare indietro addirittura di oltre quindici anni, al 2 maggio 2004, per un torrido scontro salvezza tra Siena e Brescia finito 0-1 per le rondinelle. L'arbitro Farina cacciò nell'ordine Juarez (Siena), Matuzalem (Brescia), Brighi (Brescia) e D'Aversa (Siena), macchie rosse in una distinta piuttosto bizzarra in cui comparivano anche Roberto Baggio e Tore Andre Flo - ma questa è un'altra storia. Per trovare due rigori parati dal portiere del Milan in due giornate consecutive, invece, marcia indietro fino all'ottobre 1998, quando fu Sebastiano Rossi a chiudere le porte dell'ascensore prima a Muzzi (Cagliari) e poi a Francesco Totti.




Bergamo alta

L'Atalanta scuote i lunghi capelli biondi, alza la testa e si scopre felice di stare lassù, a soli tre punti dal primo posto ora occupato dalla Juventus. Visto che le tre precedenti stagioni di Gasperini erano sempre iniziate con il freno a mano, da quanti anni non le capitava? Troviamo un -3 alla settima giornata anche nel 2006 e nel 2008, ma allora i bergamaschi erano semplici comparse di una marmellatona tra quarto e quinto posto che si sarebbe velocemente decomposta nelle giornate successive. Il paragone più coerente è dunque quello con la stagione 2000-2001, quando una squadra di ragazzini terribili allenati da Giovanni Vavassori – con Doni, Donati, Zauri, Rossini, i fratelli Zenoni e altri enfant prodige che non avevano mai assaggiato la categoria – si ritrovò seconda da sola all'ottava giornata, a -3 dalla Roma di Capello che avrebbe vinto lo scudetto. Poi quell'Atalanta calò bruscamente nel girone di ritorno, finendo fuori anche dalla zona UEFA: un rischio che a occhio non dovrebbe correre la banda del Gasp, già navigata agli oceani tempestosi dell'alta classifica.

Anche quella volta la partita che aveva proiettato la Dea in alto era stata un'Atalanta-Lecce, finita 1-0 con gol del vecchio Ganz.




Finalmente El Trenza

Pensateci: avete vent'anni e fate il tifo per una squadra di media classifica come il Bologna, che raramente vi darà preoccupazioni di retrocedere, ma neanche troppe occasioni di sognare. I vostri genitori vi hanno raccontato le gesta di Baggio, Signori e Di Vaio e anche voi volete provare l'ebbrezza di esultare per i gol di un grande campione sul viale del tramonto. Un giorno la vostra società prende PALACIO – perfetto! Comprate la maglia del Trenza e fate speranzosi l'abbonamento al Dall'Ara. Ebbene: solo l'altro ieri, dopo 32 partite di campionato, Rodrigo Palacio ha segnato il suo primo gol in casa con la maglia rossoblù (che peraltro era verde – sarà quello il motivo?).

La circostanza rasenta la cattiveria e la premeditazione se pensiamo che nel frattempo Palacio ha segnato ben otto gol in trasferta! Non è facile scoprire se altri attaccanti si sono fatti attendere più a lungo con una sola squadra, ma registriamo nel frattempo gli zero gol in 25 partite casalinghe di Samuele Longo a Cagliari - dove però erano stati zero anche i gol in trasferta (il che fa di Longo il centravanti con più presenze in serie A senza mai segnare).

Cercavamo tracce dell'esperienza cagliaritana di Samuele Longo e ci siamo imbattuti in questo disimpegno di Gonzalo Rodriguez.




Fathers & sons

Chiudiamo con un'euro-pillola: martedì a Genk Ancelotti ha potuto rendersi conto del tempo che passa salutando il numero 10 avversario Ianis Hagi, figlio del grande Gheorghe che nel 1997 frequentava con il Galatasaray lo stesso girone del Parma allenato da Carletto.

È il primo allenatore di Champions ad affrontare prima un giocatore e poi, tanti anni dopo, anche suo figlio? No, perché anche sir Alex Ferguson aveva giocato due volte contro il Barcellona del portiere Carles Busquets nella Champions League 1994-1995, prima di incontrare il pargolo Sergio in ben due finali (2009 e 2011).


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