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È la sera del 12 novembre quando i tre volte campioni d’Italia in carica dell’Olimpia Milano toccano uno dei punti più bassi degli ultimi anni. Una sconfitta al supplementare sul campo del fanalino di coda di Euroleague - l’ALBA - nonostante un vantaggio che più volte ha toccato la doppia cifra e una lista di assenze, tra le fila dei tedeschi, tale da costringere il coach di Berlino a una rotazione ridottissima, con solo sette giocatori oltre i 10’ di gioco. Con la doppia vittoria sulla Virtus Bologna e sul Real Madrid nelle giornate precedenti un ricordo quasi sbiadito, quella sera il record di Milano in Europa (3-6) lasciava presagire un’altra stagione in cui la squadra di Messina avrebbe dovuto guardare all’Italia per trovare soddisfazioni e vittorie.
In un mese e mezzo, però, molto è cambiato. L’Olimpia ha ribaltato le sue prospettive continentali con un elettrizzante striscia di sei vittorie consecutive - tra cui i successi esterni sui difficili campi di Partizan, Fenerbahce e Barcellona - che l’hanno rimessa in pienissima corsa per i Playoff, mentre in Italia balla sul filo della mancata qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia, nonostante la bella vittoria pre-natalizia contro Trapani. Comunque vada l’ultimo appuntamento del 2024 (domenica 29 sul campo di Treviso, peraltro diretta concorrente per un posto nella kermesse che si terrà a metà febbraio a Torino) Milano è certa di chiudere l’anno solare con più vittorie in Eurolega che in Italia.
Un dato impensabile in estate e anche soltanto a fine ottobre, che però non è necessariamente spiegabile con una crisi della squadra guidata per la sesta stagione di fila - dato che rende la sua come la panchina più longeva tanto in Serie A quanto in Eurolega - da Ettore Messina. Più che una Milano in difficoltà (specialmente guardando ai risultati europei) è interessante osservare quanto i primi mesi della LBA 2024/25 siano stati colmi di storie degne di nota, tanto da lasciare immaginare che dopo quattro anni di finali tra Olimpia Milano e Virtus Bologna l’atto conclusivo del prossimo giugno possa vedere qualche novità.
LE BATTISTRADA E CHI LE HA BATTUTE (ENTRAMBE)
La prima squadra in ordine di tempo ad assicurarsi il pass per le Final Eight di Coppa Italia è anche colei che ha stupito tutti iniziando la stagione con un esaltante record di 10 vittorie e 0 sconfitte. Se già nella scorsa annata l’Aquila Trento si è riassestata nei piani nobili del nostro campionato dopo un periodo di transizione, il 2024/25 della squadra di Paolo Galbiati è stato finora eccellente. Un avvio del genere non si era visto nemmeno nelle annate dell’era Buscaglia, quelle della squadra capace di centrare la Semifinale di Eurocup e due Finali Scudetto consecutive.
Dopo essere cambiata molto in estate - con le uniche conferme rappresentate dallo storico capitan Forray e dall’emergente play britannico Quinn Ellis - i bianconeri hanno costruito una squadra dalle ampie rotazioni (in 10 vantano almeno 5 punti di media a partita e 12’ d’impiego) che si è finora contraddistinta per una pallacanestro moderna ed elettrizzante. Trento è a oggi la migliore in Serie A per percentuale da 3 punti (42% su 27.7 tentativi di media a gara) oltre a potere vantare il miglior net rating della lega - 10.4, unica in doppia cifra - grazie al terzo miglior attacco e alla quarta miglior difesa (dati di Hack-a-Stat).
In copertina c’è sicuramente il rendimento del duo di esterni formato da Lamb e Ford (entrambi tra i primi 7 della classifica marcatori), ma in un roster giovane e in evoluzione sono in tanti a potersi prendere la squadra sulle spalle. Nei primi tre mesi di stagione la squadra di Galbiati è riuscita a confermarsi settimanalmente ad alti livelli in Italia, con l’apice di alcune vittorie di spessore - su tutte il +34 di inizio novembre contro Milano - il tutto dovendo far fronte anche alle tante partite giocate in Eurocup (solo Olimpia e Virtus hanno accumulato più partite dell’Aquila in questi mesi) dove qualche finale in volata perso complica la situazione in chiave passaggio del turno.
A giocare soltanto il campionato è l’unica inseguitrice della Trento capolista, la Germani Brescia dell’esordiente coach Peppe Poeta. Rispetto alla sopracitata Aquila i lombardi in estate hanno cambiato di meno, ripartendo da un trio di conferme importanti come quello formato da Bilan, Burnell e Della Valle e aggiungendo giocatori importanti e già passati per il campionato italiano come l’ex Capo d’Orlando Ivanovic, Chris Dowe, già visto in LBA con Sassari e Tortona e Demetre Rivers, lo scorso anno a Scafati. Tutto questo ha anche facilitato il passaggio di Poeta da assistente - dopo le due stagioni nello staff di Messina a Milano e le esperienze con la Nazionale - a capo allenatore, con la squadra che non ha risentito dell’addio ad Alessandro Magro dopo tre anni contraddistinti da uno storico trionfo in Coppa Italia e da due terzi posti in campionato.
Brescia vanta oggi il miglior attacco del campionato (122.0 di Offensive Rating, quasi 9 punti sopra la media di lega) e il miglior centro, Bilan, punto di riferimento della LBA sin dal suo arrivo nel nostro paese nel 2019. Ad oggi la truppa di Poeta ha perso soltanto due partite: una, di misura, sul campo di Milano e una in casa contro l’unica squadra che a oggi può rivendicare di avere superato sia la Germani che la Dolomiti Energia Trentino. La “neopromossa terribile”, la squadra che sta bruciando le tappe a velocità siderale e che fa parlare costantemente di sé soprattutto per la figura del suo presidente, la personalità più polarizzante arrivata nel mondo dello sport italiano da diversi anni a questa parte.
Non sono passati neanche 18 mesi da quando Valerio Antonini, imprenditore romano nel settore dei cereali, ha rilevato il titolo della Stella Azzurra Roma trasferendolo a Trapani e creando gli Shark, con l’obiettivo di generare una polisportiva capace di includere anche la squadra di calcio. Dopo un 2023-24 contraddistinto da una doppia promozione - dalla D alla C nel calcio, dalla A2 alla A1 nel basket - è sul parquet che l’era Antonini sta incontrando le maggiori soddisfazioni. Dopo aver dominato lo scorso campionato cadetto, i siciliani granata hanno risposto decisamente presente anche nella massima serie, con le sopracitate vittorie su Trento e Brescia che rappresentano sicuramente il momento più alto di un roster dalle grandi ambizioni, guidato da un coach già capace di vincere lo Scudetto con due squadre diverse: Jasmin Repesa.
Non deve sorprendere vedere Trapani completare, sempre con Trento e Brescia, il podio dei migliori attacchi del campionato, ma va anche detto come l’eccellente avvio stagionale sia frutto anche di una squadra ripartita dalle certezze della scorsa A2 (gli stranieri Horton e Notae, oltre ad Amar Alibegovic determinante aggiunta a campionato in corso) integrando il tutto con elementi che finora si stanno distinguendo per il loro rendimento come il play Robinson (subito rinnovato fino al 2026), l’ex NBA Langston Galloway - reduce da un’estate da sparring partner di Team USA - e l’azzurro John Petrucelli, proveniente proprio da Brescia. Trapani ha grandi ambizioni e l’aspettativa è che il mercato possa riservare ancora delle sorprese, oltre alle aggiunte a stagione in corso di Eboua e Brown per far fronte ad alcuni infortuni: più volte Antonini ha alluso alla possibilità di un grande colpo di mercato, e su internet girano nomi tanto suggestivi quanto non confermati.
TRA DOPPIO IMPEGNO E VENTO DELL'EST
Appaiata a Trapani al terzo posto in classifica - e pronta a sfidarla in Sicilia nell’ultimo turno del 2024 - c’è l’Unahotels Reggio Emilia, reduce da sei vittorie consecutive in campionato e protagonista anche in Europa nella Basketball Champions League. I reggiani possono finora vantare quella che è, testa e spalle sulle altre, la migliore difesa del campionato (100.9 di defensive rating con la seconda, Venezia, che segue a oltre 104) oltre a essere la migliore a rimbalzo del campionato. Un dato su cui incide anche l’eccellente rendimento sinora tenuto da Mouhamed Faye, prodotto delle giovanili biancorosse e possibile protagonista del prossimo Draft NBA. Il centro classe 2005, senegalese d’origine ma italiano di formazione cestistica, sta rispondendo presente alle responsabilità maggiori richieste da coach Priftis, sfiorando la doppia doppia di media (9.7 punti e 9 rimbalzi con il 64.2% da 2). Nel reparto divide i minuti con il francese ex Sassari Gombauld e con l’ultimissima aggiunta dei reggiani, l’ex NBA Kenneth Faried.
Dopo stagioni tra Messico e Portorico l’esplosivo giocatore ammirato soprattutto con i Denver Nuggets (e al Mondiale 2014 con Team USA) ha scelto l’Italia e l’Emilia per la seconda esperienza in campo europeo, dopo la breve parentesi nel 2021 con il CSKA Mosca. Il punto di riferimento della squadra reggiana è però Cassius Winston, prodotto di Michigan State che dopo qualche scampolo di NBA con i Washington Wizards e due annate europee dalle fortune alterne (Bayern Monaco e Tofaş Bursa) si sta ritagliando un ruolo di primissimo piano nel nostro campionato. Meno noto al grande pubblico europeo, ma ugualmente degno di nota e di elogi per il rendimento sinora tenuto, è il duo che sta guidando un’altra squadra che sta affrontando il doppio impegno con l’Europa come la Bertram Tortona, ovvero la coppia formata da Christian Vital e Tommy Kuhse.
Arrivati in Piemonte rispettivamente dal Legia Varsavia e dal Rasta Vechta, Vital e Kuhse sono i volti nuovi di una squadra che per il resto ha tanta continuità (o vecchie conoscenze) del campionato italiano nella prima stagione “intera” condotta in panchina da Walter De Raffaele. In Champions League Tortona ha brillato, mancando solo nei possessi finali dello scontro diretto con Manresa la possibilità di vincere il girone e accedere direttamente alle Top 16; in Italia invece è arrivata qualche difficoltà in più - tanto che il record attualmente è un migliorabile 7-5 - ma le vittorie ottenute sui campi di Trapani e Milano stanno lì a testimoniare quanto la Bertram possa rivelarsi scheggia impazzita quando i possessi inizieranno a contare di più come peso specifico, a partire dalle Final Eight di Coppa Italia.
A completare quello che ad oggi sarebbe il mosaico delle partecipanti alla kermesse di Torino, insieme alle cinque sopracitate e alle due nostre portacolori in Eurolega, sarebbe un’altra neopromossa come la Pallacanestro Trieste. I giuliani sono una squadra dalla forte impronta internazionale, a partire dalla proprietà americana e dal duo USA con GM (l’ex Varese Arcieri) e coach (Jamion Christian, volato in Europa dopo una decina di anni in Division I NCAA), già protagonista nella scorsa A2. Nel costruire il roster di questa stagione, Trieste ha puntato su una caratteristica abbastanza comune ad altre squadre già citate come la continuità: tante conferme rispetto alla scorsa annata - a partire dal nucleo degli italiani - aggiungendo “vecchie” conoscenze varesine di Arcieri come Markel Brown e Colbey Ross. Da sottolineare anche il pieno coinvolgimento dell’ex NBA Denzel Valentine, che dopo qualche comparsata lo scorso anno a Milano ha pienamente trovato la sua dimensione in riva all’Adriatico.
Prima inseguitrice in ottica Final Eight è la Nutribullet Treviso, che dopo una salvezza di rincorsa - a causa di una partenza 0-9 - nella scorsa stagione ha vissuto un inizio di annata decisamente meno turbolento nel 2024-25. Anche i trevigiani hanno puntato su diverse conferme, con pochi innesti (ma di spessore) e fiducia rinnovata ai protagonisti capaci di mantenere la categoria a partire da Osvaldas Olisevicius, credibilissimo candidato MVP della prima parte di stagione regolare e capace di formare una grande coppia di realizzatori con Ky Bowman in regia (rispettivamente hanno il 48.2% e il 47% da 3 punti).
Qualche speranza di Coppa Italia la mantiene anche il Banco di Sardegna Sassari (due vittorie dall’ottavo posto con tre giornate da disputarsi) mentre sono abbastanza fuori dai giochi tra le altre Venezia, dove stando ai rumors traballa da tempo la panchina di coach Spahija - anche se la società ha smentito - e la squadra che detiene il trofeo della Coppa Italia, cioé Napoli. I partenopei hanno vissuto un inizio da incubo, con 11 sconfitte consecutive che hanno portato a una rivoluzione nel roster e in panchina, con gli esoneri di coach Milicic e del DS Llompart.
MA MILANO E VIRTUS?
In questo panorama fatto di elementi diversi e intriganti, tra novità e conferme, si staglia la presenza delle due squadre che da almeno un lustro rappresentano il principale punto di riferimento di quest’era della pallacanestro italiana. Milano e Bologna hanno giocato le ultime quattro Finali per il titolo, non soltanto perché sono le squadre con il migliore budget - l’Olimpia lo è da ben più di cinque anni, ma questo non si è sempre tradotto in garanzia di risultati - ma perché nel corso delle stagioni italiane i loro organici si sono rivelati sempre troppo profondi e inattaccabili, per fisicità, intensità e varietà di talento, al momento del redde rationem primaverile. È fuor di dubbio, però, che Olimpia e Virtus stanno vivendo momenti particolari della loro storia recente, e per quanto restano ancora favorite assolute per contendersi il tricolore a giugno ci sono degli elementi che possono fare pensare ad almeno una novità o, quantomeno, a una lotta reale nei Playoff con serie meno a senso unico.
Alla sesta stagione con Ettore Messina in panchina, Milano ha fortemente rinnovato squadra e gerarchie, con alcuni addii pesanti - a cominciare dall’ormai ex capitano, Nicolò Melli, e dal ritiro di Kyle Hines - e la volontà di costruire un roster e un sistema di gioco più moderno, dalla maggiore propensione offensiva. Caratteristiche che si sono viste soprattutto dopo l’arrivo a stagione in corso di Niccolò Mannion, giunto (non senza intrighi di mercato) da Varese dove era capitano e finora apparso, pur tra alti e bassi, decisamente più pronto per le responsabilità di alto livello rispetto alle precedenti esperienze a livello Eurolega con Baskonia e Virtus Bologna. Tanto di Milano ruota attorno al talento di due dei migliori giocatori del panorama europeo quali Shields e Mirotic, con un’amalgama da definire meglio. Da rivalutare quanto possa essere pesante a livello italiano - che incida in campo europeo è fuor di dubbio, nonostante la quadra delle sei vittorie consecutive sia arrivata anche senza di lui - l’infortunio di Josh Nebo, pezzo pregiato dell’estate biancorossa oltre che quel “centrone” tanto agognato negli ultimi anni dai tifosi milanesi.
Decisamente più turbolento, per quanto migliore in campionato, l’inizio di stagione della Virtus Bologna, una delle quattro squadre - le altre sono Napoli, Scafati e Pistoia, già alla terza panchina - ad aver cambiato allenatore in questi mesi. Il tramonto dell’era Banchi ha portato all’arrivo, per la prima volta in Italia, di un “santone” del basket europeo come Dusko Ivanovic e sulle tante novità estive a livello di roster finora il giudizio è per lo più sospeso. Se in Eurolega la situazione è abbastanza compromessa (al momento in cui scrivo Bologna è a cinque vittorie di distanza dal 10° posto, l’ultimo valido per l’accesso al Play-in), in Italia la Virtus è in scia alle prime almeno in chiave fattore campo Playoff. Le difficoltà palesate dal roster bianconero in Europa non è detto possano emergere anche in campionato, dove il logorio fisico dei veterani del roster potrebbe avere meno impatto. È già accaduto nelle scorse stagioni che la Virtus - come Milano - abbia trovato in LBA una quadra con l’arrivo della primavera, e sia per Bologna che per l’Olimpia un primo test in questo senso arriverà già a febbraio con la Coppa Italia. Ma questi mesi ci hanno mostrato come il gruppo delle inseguitrici sia, con ogni probabilità, affamato come mai negli ultimi anni e che nessun risultato può essere dato per scontato.