Chi in più: Salvatore Sirigu, Adrian Semper, Caleb Ekuban, Stefano Sabelli, Aleksander Buksa, Zinho Vanheusden, Hernani, Johan Vasquez.
Chi in meno: Eldor Shomurodov, Kevin Strootman, Miha Zajc, Marko Pjaca, Davide Zappacosta, Gianluca Scamacca, Luca Pellegrini, Lukas Lerager, Cristian Zapata.
Una statistica interessante della scorsa stagione: Dopo la disastrosa prima parte di stagione con Rolando Maran, Davide Ballardini ha puntato in primo luogo sulla difesa per raddrizzare la rotta della nave e riportarla nell’agognato porto della salvezza. Con lui in panchina, il Genoa è diventato una della squadre più reattive e solide del campionato: quella che ha tirato meno (9 a partita), che ha effettuato più spazzate (19.7 a partita) e più intercetti (13.7) di tutto il campionato.
Il grande santuario di Ise, uno dei più importanti luoghi di culto dello scintoismo in Giappone, viene completamente smantellato e ricostruito identico ogni 20 anni. Teoricamente è stato costruito tra la fine del settimo secolo e l’inizio dell’ottavo, ma in mezzo ci sono state 62 ricostruzioni, l’ultima nel 2013. È il motivo per cui guardando le foto sembra quasi artificiale, artefatto, anche se in realtà è molto più vicino all’originale di quanto il Colosseo attuale lo sia a quello di duemila anni fa. Se ho iniziato questa guida parlandovi del grande santuario di Ise è perché è un’ottima metafora del Genoa, dove tutto cambia per non cambiare niente, ma letteralmente. Come ogni estate si è parlato della cessione del club da parte di Enrico Preziosi, come ogni estate l’allenatore scelto comincia con il ragionevole dubbio se finirà o meno la stagione (anche se, almeno inizialmente, non potrà essere sostituito da Davide Ballardini), come ogni estate la squadra è stata quasi del tutto smantellata per essere ricostruita. Quest’ultimo è l’aspetto che più avvicina il Genoa al grande santuario di Ise. Il “Grifone” ha venduto o perso circa sette undicesimi della formazione titolare della scorsa stagione eppure proprio per questo non è mai sembrato così vicino all’idea platonica del Genoa di Preziosi. Una squadra che è definita più dal suo stesso mutamento che dai pochi totem sopravvissuti, che siano Domenico Criscito, Goran Pandev o lo stesso Davide Ballardini.
Quest’ultimo non subentra a stagione in corso per la prima volta dopo tre anni, quando, forte della preparazione estiva, portò il Genoa a vincere quattro delle prime otto partite in campionato venendo ricompensato con un incomprensibile esonero dopo un’apparentemente innocua sconfitta casalinga con il Parma. Difficile capire, insomma, se i tifosi genoani debbano davvero augurarsi che le cose inizino meglio dello scorso anno, quando il “Grifone” delle prime otto partite ne vinse appena una, contro il Crotone all’esordio stagionale. Dopo quelle prime sette, di partite senza vittorie ne arrivarono altre cinque (3 sconfitte e 2 pareggi) che segnarono la fine definitiva della sfortunata esperienza di Maran sulla panchina rossoblù e il ritorno di Davide Ballardini alla squadra a cui è più legato.
Dal suo arrivo, il Genoa è immediatamente migliorato nella cosa che più conta, i risultati. La salvezza, arrivata in maniera incredibilmente tranquilla per come si era messa la prima parte di stagione (alla terzultima giornata di campionato con la vittoria in casa del Bologna per 0-2), si è però basata su miracoli meno visibili del tabellino finale. Una tenuta difensiva che per un momento è stata tra le migliori del campionato, il grande gennaio in cui Mattia Destro è sembrato tornare ai fasti realizzativi di Siena, l’eterna rinascita dell’aura carismatica di Pandev, la crescita nel finale di stagione di Shomurodov. Quanti di questi di piccoli miracoli si riproporranno nella prossima stagione e per quanto tempo?
Gli highlights dell'amichevole con il Mainz, finita 3-2 per la squadra tedesca.
Nel pre-campionato Ballardini è sembrato voler allontanarsi dall’identità iper-reattiva dello scorso anno. Al di là del modulo, che al netto degli esperimenti con il 4-3-1-2 a rombo dovrebbe rimanere il 3-5-2, sia nelle amichevoli che nelle prime uscite ufficiali “il Grifone” è sembrato più intenzionato a controllare il possesso nella metà campo avversaria e soprattutto più libero nell’attaccare l’area avversaria in maniera posizionale e con più di due uomini. Ovviamente dipenderà molto anche dall’avversario, ma Ballardini sembra fidarsi dell’ottima qualità tecnica che ha nel blocco centrale basso dove grazie a Vanheusden, Criscito, Badelj, Rovella e Hernani (arrivato in estate dal Parma) può ambire a controllare il possesso senza troppi errori. Con la squadra nella metà campo avversaria, Ballardini sembra aver lavorato molto sugli inserimenti da dietro delle mezzali con i tagli interno-esterno delle due punte a disordinare la difesa avversaria.
Con un baricentro più alto e una propensione alla difesa in avanti più spiccata, però, il Genoa ha anche dimostrato immediatamente anche i limiti dei suoi difensori e la difficoltà di giocare in questo modo. Contro il Perugia, nel primo turno di Coppa Italia, la squadra di Ballardini nel primo tempo è sembrata molto in difficoltà a difendere sia lo spazio tra le linee che la profondità e ha subito due gol nei primi dieci minuti di gioco. Giocatori legnosi come Biraschi e Criscito, tirati fuori dalla comfort zone del blocco basso, sono andati in tilt di fronte all’inaspettata brillantezza tecnica del Perugia, costringendo Ballardini a mettere tutti gli uomini di esperienza nel secondo tempo per provare a recuperare il risultato (riuscendoci solo nel finale di partita con un grande gol di Kallon). Ballardini se la rischierà anche in campionato, consapevole che l’ultima volta fu anche il numero di gol subiti a portarlo all’esonero nonostante i risultati?
A questo proposito, bisogna sottolineare che il reparto che è cambiato di più è proprio la difesa. Dall’Inter è arrivato in prestito Zinho Vanheusden, giovane difensore belga già da qualche anno in rampa di lancio che viene da una buona stagione allo Standard Liegi. Vanheusden nonostante la giovane età dovrebbe occupare il posto che l’anno scorso era occupato da Radovanovic, con cui condivide una certa lentezza quando c’è da coprire molto campo alle spalle. Il centrale belga dà il meglio di sé quando la sua squadra è in possesso, con una buona sensibilità tecnica e visione di gioco sia quando c’è da associarsi nel corto con i centrocampisti sia quando c’è da lanciare esternamente o in profondità. Discorso simile può essere fatto per Johan Vasquez, giovane centrale messicano arrivato dai Pumas, che però al contrario di Vanheusden almeno inizialmente non dovrebbe partire titolare.
Anche sugli esterni il Genoa è cambiato molto. A destra a “sostituire” Paolo Ghiglione (ancora in rosa, ma decisamente poco amato da Ballardini) è arrivato Stefano Sabelli, che sembra poter ricoprire il ruolo da titolare con grande solidità tecnica e atletica, mentre a sinistra la situazione è ancora da definire. Nelle prime uscite è stato provato il giovane Andrea Cambiaso, proveniente dalle giovanili e l’anno scorso in prestito all’Empoli, ma è probabile che negli ultimi giorni di mercato arrivi un giocatore decisamente più pronto. In rosa è già presente Lennart Czyborra, per cui però si può fare lo stesso discorso di Ghiglione, mentre il ritorno di Zappacosta sembra ormai sfumato. Vedremo.
Il resto delle novità sono invece quasi tutte in attacco, dove l’età di Destro e Pandev, e la cessione di Shomurodov lasceranno molto spazio ai nuovi innesti arrivati dal mercato. Il più pronto è Caleb Ekuban, centravanti cresciuto tra Mantova e Chievo ma che da qualche anno ormai era lontano dall’Italia. Arrivato dal Trabzonspor, Ekuban è un attaccante completo che dà il meglio quando punta la porta da lontano. Il centravanti italiano ha un’ottima tecnica in progressione e il baricentro basso, cosa che gli permette di essere velocissimo sui primi passi. Diverso, invece, il profilo di Yayah Kallon. Cresciuto nelle giovanili del Genoa, Kallon è molto meno dinamico con il pallone ma sa proteggere bene la palla tra le linee e ha un’ottima tecnica di calcio e nello stretto. Ancora diverso il profilo di Aleksander Buksa, addirittura diciottenne, arrivato dal Wisla Cracovia. Della stirpe dei centravanti alti e tecnici, Buksa sa calciare bene con entrambi i piedi e sembra avere un talento non banale in fase di finalizzazione. In Polonia, però, ha giocato quasi solo nel campionato giovanile, e quindi è difficile dire quali siano realmente le sue prospettive a un livello così diverso.
Giocatore chiave
Tra i tanti cambiamenti del Genoa in questa sessione di mercato c’è stato anche quello del portiere. Perin è andato a fare il secondo di Szczesny alla Juventus e il Genoa è rimasta a Torino per trovare il sostituto, cioè Salvatore Sirigu. Il problema è che il portiere è stata una delle chiavi della ritrovata solidità difensiva della squadra di Ballardini, quella in Serie A con la migliore differenza tra post-shot Expected Goals (gli Expected Goals “adattati” ai portieri) e gol effettivamente subiti secondo i dati di StatsBomb (+3.1: praticamente il Genoa ha subito tre gol in meno di quanto era lecito attendersi a seguito della pericolosità delle occasioni subite). Il Genoa ha finito il campionato addirittura sopra al Milan, che aveva Donnarumma, e l’incognita ancora più grande per Ballardini è che se si scorre la classifica si può notare come il Torino sia invece ultimo, con una terrificante differenza tra post-shot Expected Goals e gol subiti di -16.6. Quella di Sirigu è stata solo un’annata sfortunata oppure il Genoa farebbe bene a preoccuparsi? Dalla risposta a questa domanda passeranno molte delle fortune del “Grifone” quest’anno.
Giocatore da prendere al Fantacalcio
Quanto credete in Mattia Destro? Al di là di come la pensiate, sappiate che in molti, dopo la surreale stagione appena passata (11 gol, cifra raggiunta l’ultima volta nella stagione 2016/17), ci punteranno almeno tanto quanto voi. Per una scommessa dal miglior coefficiente prezzo/rischio forse meglio andare su Hernani, che l’anno scorso in una squadra disastrata ha segnato ben 7 gol e nella prima uscita stagionale ha già insidiato Criscito per battere le punizioni. Con un Genoa che quest’anno si prospetta più frizzante nell’ultimo quarto di campo forse vale la pena anche piazzare una scommessa a 1 tra i due attaccanti giovani a disposizione di Ballardini. Vi lascio la scelta tra la street cred di Yayah Kallon e l’esuberanza di Aleksander Buksa.
Miglior scenario possibile
Il campionato si apre subito con il colpo di scena: 0-3 contro la nuova Inter di Simone Inzaghi nella Scala del calcio. Ballardini viene esaltato dai media nazionali, Maurizio Pistocchi twitta “Che vi avevo detto” con l’emoji degli occhiali da sole, persino la BBC lo intervista. Poi, però, la realtà: il Genoa perde le tre partite di fila e Preziosi a mezza bocca apre all’esonero nel caso ce ne fosse una quarta. Da quel momento, però, la stagione del Genoa si stabilizza verso l’alto: il “Grifone” gioca un calcio piacevole, la difesa tiene grazie anche ad alcuni miracoli di Sirigu, e la squadra viaggia a una media punti da Champions League. A gennaio è incredibilmente quinto. Preziosi, per ringraziare il suo allenatore, cede il solo Kallon, arrivato a quota 12 gol, al Milan per 35 milioni di euro. Senza il suo attaccante rivelazione, la stagione del Genoa diventa immediatamente più grigia: arrivano i pareggi noiosi in casa e alcune sconfitte dolorose in trasferta. Il primo maggio, a quattro giornate dalla fine, il “Grifone” perde per 2-0 il derby con la Samp. Preziosi non si tiene più ed esonera Ballardini. Sulla panchina torna Maran che con tre vittoria di fila a sorpresa nelle ultime tre giornate porta il Genoa a un miracoloso settimo posto: è qualificazione in Conference League.
Peggior scenario possibile
Il campionato si apre con una scialba sconfitta per 1-0 contro l’Inter di Simone Inzaghi. Il Genoa prova a tenere il possesso contro i campioni d’Italia, fa girare il pallone ma poi è stata bucata troppo facilmente in transizione. Il copione si ripete identico la giornata successiva contro il Napoli. La squadra di Ballardini fa grande fatica a trovare il gol e in difesa è troppo fragile. Dopo 7 giornate i punti sono appena 5. All’ottava giornata arriva la debacle totale contro il Sassuolo: 0-5 con doppia papera di Sirigu. Preziosi non si tiene più ed esonera Ballardini. Sulla panchina torna Maran ma le cose non migliorano. A gennaio il Genoa è terzultimo e la società, per invertire la rotta, decide di cambiare cinque undicesimi della formazione titolare. Arrivano Perotti, Alario, Maksimovic e Gaston Ramirez per dare più esperienza a una rosa che sembra troppo acerba. Maran però non riesce a gestire la pressione e va in burnout. Al suo posto viene richiamato Ballardini, che però viene esonerato di nuovo dopo due sconfitte di fila. Nel caos totale della stagione del Genoa, Preziosi richiama addirittura Beppe Iachini. Il finale di stagione è comunque una via crucis di sofferenza e pareggi. La salvezza arriva solo all’ultima giornata col Bologna, con 1-1 che accontenta tutti e tiene entrambe le squadre in Serie A.