Piazzamento lo scorso campionato: 12°
Chi in più: Buta, Ebosele, Masina, Ebosse, Bijol, Lovric
Chi in meno: Molina, Stryger Larsen, Pussetto, Pablo Marì
Una statistica interessante della scorsa stagione: L’Udinese ha totalizzato 47 punti, record dalla stagione 2012/13, quando la squadra si qualificò ai preliminari di Europa League.
Quando il 7 dicembre l’Udinese ha esonerato Luca Gotti e scelto Cioffi al suo posto era difficile capire ragioni e ambizioni. In quel momento l’Udinese aveva messo insieme 16 punti in 16 partite ed era a sei punti dalla zona retrocessione. L’anno prima aveva chiuso con 40 punti in 38 partite e sette punti dalla zona retrocessione. I miglioramenti erano invisibili, tanto quanto i peggioramenti. Senza Rodrigo De Paul, il miglior giocatore dell’anno precedente, in fondo era lecito aspettarsi un rendimento più grigio, soprattutto all’inizio, invece l’Udinese è rimasta stabile e galleggiante, nel bene e nel male: pura classe media del nostro campionato. Una squadra che ristagna, che non sogna più qualificazioni europee come dieci anni fa, ma che ha smesso di rischiare di retrocedere come cinque anni fa.
Per i Pozzo evidentemente non era abbastanza. Dieci giorni prima, in occasione di un’intervista per i suoi 80 anni, il presidente aveva detto di voler andare in Europa, prima o poi: «Mi piacerebbe che fosse Gotti ad accompagnarci in Europa, lo stimo e noi cerchiamo sempre di aiutare i nostri allenatori». Una decina di giorni dopo il tecnico è stato esonerato, e al suo posto è stato promosso il suo vice, Gabriele Cioffi, che quindi ha seguito il percorso di Gotti, che era a sua volta vice di Tudor. Tecnicamente, il vice dell’ex vice. Davvero difficile capirci qualcosa.
Cioffi si è seduto in panchina sostituendo i dolcevita neri di Gotti con delle maglie attillate bianche, sempre dolcevita. La squadra si è schierata col perenne, immutabile, 3-5-2 ma in effetti qualcosa si è mosso. L’Udinese di Gotti era una classica squadra italiana: difesa a tre, identità flessibile e una certa ossessione per la fase difensiva. L’Udinese di Gotti subiva poco, nella stagione 2020/21 era l’ottava squadra a concedere meno xG in Italia, e nel momento in cui è stato esonerato il tecnico era la decima miglior difesa del campionato. La squadra aveva un’identità non entusiasmante, ma affidabile, capace di competere con tutti grazie a un livello atletico sopra la media, ma senza grandi picchi.
Con Cioffi l’Udinese ha esasperato il gioco sulle catene laterali: senza grande qualità nella fascia centrale del campo, il tecnico ha trovato il modo per esaltare il talento dei suoi due esterni, Destiny Udogie e Nahuel Molina. Due esterni perfetti per il 3-5-2, con caratteristiche speculari: più palleggiatore e tecnico Molina, più potente in progressione Udogie. I due venivano armati dalla spiccata visione di gioco di Gerard Deulofeu. L’idea era semplice: attirare il pressing avversario e cercare di giocargli alle spalle nel modo più diretto possibile, sfruttando la tecnica e le letture di Deulofeu, le progressioni senza palla di Udogie e la potenza in campo aperto di Beto.
È interessante una dichiarazione di Cioffi a riguardo, che sembra rispecchiare in effetti l’ultima parte di stagione dell’Udinese. Per una squadra di metà classifica senza troppe ambizioni, in fondo, la posizione finale della classifica è meno importante del come ci si è arrivati: «Se parliamo di principi, io ai miei chiedo soprattutto una cosa: che chi ci guarda gioisca. Mi piace un calcio propositivo, aggressivo, guidato da una logica che è la mia. Si va in campo non solo per gli obiettivi, ma soprattutto per lasciare il segno».
Effettivamente l’Udinese, nel finale di stagione, è riuscita a lasciare un segno sulla Serie A. La squadra ha iniziato a segnare tanto, a giocare spensierata, con una brillantezza strana da vedere nell’Udinese, che eravamo abituati a conoscere come una squadra quadrata e senza fronzoli. Ricordiamo lo 0-4 esterno contro la Fiorentina, il 5-1 all’Empoli, il crudele 4-0 finale a una tremebonda Salernitana. Partite in cui la squadra bianconera si è dimostrata cinica e spettacolare nell’approfittare degli spazi lasciati dagli avversari.
Forse il picco della scorsa stagione, con l’Udinese che sembra cucita per approfittare dello scarso equilibrio della squadra di Italiano.
La squadra si è piazzata su un apparentemente anonimo dodicesimo posto, ma comunque due posizione sopra l’anno prima, e con 7 punti in più. Ma è soprattutto il modo in cui ci è arrivata a lasciare una sottile sensazione di entusiasmo e futuro che ultimamente era difficile da respirare a Udine. La perdita di De Paul, uno dei migliori centrocampisti del campionato, da brutto incubo si è trasformata nell’occasione per la crescita dei giovani più promettenti in rosa - Udogie e Molina - e del giocatore che l’anno prima aveva più deluso le aspettative, Gerard Deulofeu. Il catalano ha giocato una stagione maestosa e sorprendente. Nato come esterno offensivo tutti cross e dribbling, plasmato nel suo stile diretto dall’esperienza nel calcio inglese, è sbocciato come un numero dieci capace di influenzare la manovra della squadra in modo profondo e capillare. Durante l’anno ha mostrato letture di gioco sofisticate, un piede destro capace più o meno di tutto, e un’inedita capacità di rendere funzionali dribbling che un tempo erano puramente barocchi. Deulofeu ha esercitato sull’Udinese un potere magnetico che ha finito per esaltare tutti intorno. Non è stata solo la parte tangibile del suo gioco, ma anche il carisma con cui si è caricato la squadra sulle spalle, evidentemente responsabilizzato dall’addio di De Paul. L’Udinese con Cioffi è diventata una squadra più discontinua nel rendimento difensivo, che tendeva spesso ad allungarsi, ma più brillante e fluida in attacco, che ha abusato meno dello strumento del lancio lungo.
L’estate ha pensato subito di placare gli entusiasmi. Pochi giorni dopo la fine della stagione Gabriele Cioffi ha annunciato l’addio, per motivi rimasti oscuri. C’è chi parla di differenza di vedute sul mercato, chi di un mancato accordo sulla durata del contratto. Il tecnico avrebbe voluto un biennale, mentre la società offriva solo un anno, nella cristallizzazione della precarietà che sembra la cifra stilistica dell’Udinese. Cioffi è finito ad all’allenare l’Hellas, e di certo non si può dire sia stato un gran salto di carriera per lui. La società ha fatto una scelta coraggiosa prendendo Andrea Sottil, tecnico che proviene da una tortuosa gavetta nelle serie inferiori. Da segnalare soprattutto una promozione dalla C alla B ottenuta col Livorno in mezzo a curve gaussiane di esoneri e riassunzioni (due e due nel giro di un mese). Lo scorso anno è stato uno degli allenatori rivelazione della Serie B, guidando un Ascoli a tratti spettacolare. La sua squadra a gennaio ha venduto il trequartista Sabiri, e nonostante questo è stata la squadra di B a totalizzare più punti nel girone di ritorno (36, uno più del Monza). Non è ancora chiaro però quale rosa avrà a disposizione nella sua prima stagione nel massimo campionato.
Fra i gioielli di casa finora l’unico a essere venduto al momento è stato Nahuel Molina, evidentemente troppo grande per l’Udinese, ceduto all’Atlético per 12 milioni più il cartellino di Nehuen Perez. Ovviamente anche altri sono ambiti sul mercato. Per Udogie si parla di Lazio, Inter e Juventus mentre Deulofeu fino a pochi giorni fa sembrava praticamente del Napoli.
La cessione di Deulofeu lascerebbe un vuoto incolmabile nell’Udinese. Stiamo parlando di un giocatore da 13 gol e 5 assist, sesto per passaggi chiave in Serie A, fra i migliori per passaggi e corse progressive. Un giocatore, quindi, che produce molto vicino alla porta, ma che è anche fondamentale per dare pausa, creatività e armonia a una squadra che altrimenti sarebbe un tantino monolitica, per caratteristiche.
Sottil all’Ascoli giocava col classico 4-3-1-2 della Serie B, col trequartista, le due punte vicine e tanta densità centrale. Nel pre-campionato con l’Udinese però è già tornato al 3-5-2, che aveva già praticato a Livorno e che in Friuli è vangelo da Guidolin in avanti. Il tecnico sembra già perfettamente calato nel ruolo, e si sono intravisti già i marchi di fabbrica di questi anni: baricentro medio, pressing medio-basso, enfatizzazione del gioco sulle catene laterali. Le squadre di Sottil in passato hanno pagato la loro ambizione in pressing, non trovando sempre le giuste distanze. Un problema che aveva anche l’Udinese di Cioffi, che non concedeva tante occasioni ma sempre molto pericolose. Era la seconda squadra in Serie A per xG per tiro concesso (quindi una squadra che tendeva a concedere tiri semplici agli avversari). Sarà interessante vedere come Sottil organizzerà il baricentro del pressing, se continuerà a usare un baricentro più prudente e spingerà di più sulla riaggressione a costo di mettere a repentaglio le distanze fra i reparti.
Un brutto gol subito nel pre-campionato contro il Bayer Leverkusen. La squadra tiene delle linee molto passive, Nestorovski chiama la marcatura di Demirbay, ma nessuno scala e il numero 10 può lanciare a palla scoperta dietro una difesa mal messa.
La linea difensiva è stata rivoluzionata. È importante il ritorno di Nehuen Perez, che nel finale della scorsa stagione ha trovato sempre più spazio, soprattutto grazie alle sue caratteristiche. La sua aggressività e reattività sono preziose in una difesa altrimenti un po’ compassata. Serviva anche un centrale mancino e non dovrebbe essere Adam Masina, che in quella posizione è stato provato nel pre-campionato (sembrava l’anticamera della cessione di Udogie, ma auspicabilmente sarà la sua riserva). È arrivato dall’Angers Enzo Ebosse, terzino sinistro riadattato a braccetto sinistro della difesa a tre. Non è lento e ha un’interessante predisposizione per i filtranti taglialinee. Ora la difesa sembra persino sovraffollata, visto che vicino agli esperti Nuytinck e Becao ci saranno anche i giovani Filip Benkovic e Jaka Bijol, entrambi possenti e dai buoni piedi. Bijol, a 23 anni, ha già più di 30 presenze con la Nazionale slovena (oltre a 9 presenze tra Champions ed Europa League) e promette di prendersi un posto da titolare.
A destra, al posto di Molina, l’Udinese sembra voler puntare forte su Soppy, che lo scorso anno ha giocato poco ma dando più o meno sempre segnali d’onnipotenza. Ha meno controllo di un esterno raffinato come Molina ma promette una stagione di grandi corse palla al piede, uno contro uno e fasce destre infiammate. Nel pre-campionato ha mostrato qualche problemino a difendere lo spazio alle proprie spalle, ma anche discese alla Carlos Alberto.
Un gol che, tra le altre cose, potrebbe farvi venire la brutta idea di comprare Nestorovski al Fantacalcio.
Sulla stessa fascia è arrivato anche Festy Ebosele, che arriva dalla Championship con grandi doti atletiche, nel perfetto stile esterno dell’Udinese. A centrocampo invece, per qualche ragione, l’Udinese sembra poter vendere Walace, cercato dal Flamengo. Un mediano dallo stile essenziale e davvero senza fronzoli, ma dalle ottime letture difensive. Si parla di Dario Saric come suo sostituto, centrocampista bosniaco che Sottil ha allenato ad Ascoli. Mezzala sinistra dovrebbe giocare Makengo, apparso in grande crescita nella scorsa stagione e irrinunciabile per il suo dinamismo che compensa un lato del campo in cui i friulani tendono a sbilanciarsi in avanti. A destra invece dovrebbe tornare importante Roberto Pereyra, lo scorso anno fermato da diversi problemi fisici. Un giocatore che comincia a essere in là con l’età, ma un giocatore unico per la sua capacità di alzarsi sulla trequarti e offrire rifiniture di alto livello.
L’Udinese vista lo scorso anno non giocava un 3-5-2 classico della tradizione italiana, con un gioco molto diretto sulle punte. Si appoggiava invece molto alle combinazioni veloci dei suoi giocatori più tecnici. Questo anche a causa della scarsa propensione degli attaccanti in rosa nel gioco spalle alla porta. Beto ha giocato una stagione in bilico tra il divino e il grottesco, mostrando tutti i lati oscuri e luminosi del suo gioco: un impatto atletico devastante quando il campo si apre, ma anche un gioco coi piedi a tratti rocambolesco. Dovrebbe essere lui il titolare, ma dovrà toccare meno palloni possibili, rimanendo un puro spauracchio della profondità per le difese. Al suo posto, o accanto a lui, ci saranno il sottovalutato Isaac Success, Nestorovski e forse qualcun altro, visto che l’Udinese sembra stia cercando di prendere l’eterna promessa Eddie Salcedo.
Oltre a quelli già citati, come ogni anno ci sono altri giovani da tenere d’occhio. Uno di questi è Sandi Lovric, mediano/mezzala sloveno che viene da una grande stagione col Lugano (campione di coppa di Svizzera). È un ex promessa del calcio mitteleuropeo, dice di ispirarsi a Modric, è stato paragonato a Marchisio, ha un bel piede, batte calci d’angolo e punizioni indirette, e si esalta soprattutto nei cambi di gioco. Per i più romantici c’è anche il numero dieci mancino Simone Pafundi, nato nel 2006 (!!!) ha esordito nel finale della scorsa stagione. Possiede un piede delicatissimo e video su YouTube intitolati “Ecco perché i grandi club vogliono comprare Simone Pafundi”. Conoscendo la prudenza del nostro calcio, però, sembra davvero troppo presto per lui.
Il più atteso resta però quello che attendevamo anche la scorsa stagione, ovvero Lazar Samardzic. Lo scorso anno è partito titolare solo una volta, ha messo insieme meno di 500 minuti ma ha segnato un gol che ci ha fatto sussultare. Lo spazio per lui sembra chiuso anche quest’anno, eppure sembra un giocatore speciale, quando tocca la palla sembra farlo in modo diverso dagli altri, quindi sarebbe sciocco non sperarci.
Il controllo di suola prima del tiro sembra un suo vezzo.
Buona parte della stagione dell’Udinese sembra passare dal calciomercato d’agosto. Se Deulofeu dovesse restare con le giuste motivazioni, e Sottil mantenesse le buone premesse, la squadra ha tutto per giocare un’altra stagione brillante da nobile della classe media. L’Udinese dovrà puntare a elevarsi presto dalle zone più pericolose della classifica, per giocare spensierata e aprire la sua scintillante vetrine di giovani.
Miglior scenario possibile: Deulofeu resta e mantiene un rendimento all’altezza della scorsa stagione. Beto trova una strana convergenza ai piedi e a gennaio è già in doppia cifra. Soppy vola sulla fascia mentre i giovani prendono il comando della difesa. L’Udinese chiude al decimo posto e nell’estate 2023 realizza la cifra mostruosa di 80 milioni di plusvalenze.
Peggior scenario possibile: Senza Deulofeu l’Udinese diventa troppo prevedibile in attacco e aumenta le proprie incertezze difensive. Sottil le prova tutte, a un certo punto commette la blasfemia di mettere la difesa a 4, ma la squadra va in tilt e galleggia tutto l’anno appena sopra la zona retrocessione.
Giocatore chiave: Gerard Deulofeu è il giocatore che trasforma l’Udinese da una squadra a due marce in una a cinque marce. Grazie alla sua tecnica e alle sue letture tutto trova un senso, i giocatori accanto giocano meglio.
Giocatore da prendere al Fantacalcio: Deulofeu e Beto rischiano di costare troppo in rapporto a quanto sembrano promettere. Una scommessa da continuare a fare, invece, potrebbe essere quella di Destiny Udogie. È un esterno tecnico e associativo, ma che sembra spiccare davvero per le corse profonde in area di rigore, e per un istinto alla finalizzazione non banale. Lo scorso anno ha segnato molto e Sottil pare voler continuare a enfatizzare il gioco sulle catene laterali. Perché non dovrebbe confermarsi? Visto il ruolo, sia per il sistema mantra che per il classico è una scommessa che vale la pena fare.