Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Inter e Juventus hanno pensato troppo a difendersi
25 ott 2021
Due squadre che devono lavorare molto per trovare la forma migliore.
(articolo)
11 min
Dark mode
(ON)

Se non fosse bastata la tradizione che ha assegnato a Inter-Juventus il titolo di “derby d’Italia”, la significativa distanza dalle due capoliste Napoli e Milan aveva reso fondamentale la partita di San Siro. La squadra di Simone Inzaghi arrivava dalla brutta sconfitta della scorsa settimana in casa della Lazio, mentre quella di Allegri veniva da una striscia di quattro vittorie consecutive per 1-0 tra campionato e Champions League, quasi una rappresentazione plastica della volontà del suo allenatore di cominciare la sua seconda avventura sulla panchina bianconera focalizzando inizialmente i suoi sforzi sulla fase difensiva.

L’unico ballottaggio aperto per Simone Inzaghi era quello nella posizione di mezzala sinistra del suo 3-5-2, risolto in favore di Hakan Çalhanoğlu. Le scelte di Allegri per la formazione titolare, invece, definivano chiaramente il suo progetto tattico, con l’esclusione di De Ligt, Chiesa e Bentancur, seduti in panchina assieme ad Arthur e al rientrante Dybala. Il tecnico bianconero ha optato cioè per un 3-5-2 piuttosto rigido nelle due fasi di gioco, con Kulusevski posizionato alle spalle di Morata per provare a legare il gioco in fase di possesso e, soprattutto, marcare a uomo Marcelo Brozovic in fase difensiva.

Ed è proprio la fase difensiva delle due squadre ad aver definito il contesto tattico del match. Partendo da schieramenti simili e pur condividendo l’idea di portare la prima pressione alla costruzione avversaria ad altezze simili – appena oltre la metà campo – Inter e Juventus hanno adottato strategie di pressing abbastanza diverse per sporcare l’impostazione di gioco avversaria.

I bianconeri, come detto, hanno impiegato Kulusevski in marcatura fissa su Brozovic, lasciando Morata più avanti, nella zona di competenza di De Vrij, e il resto della squadra disposta compatta alle spalle dei due attaccanti, con la linea dei tre centrocampisti e quella più arretata dei cinque difensori.

Il 3-5-1-1 difensivo della Juventus con Kulusevski su Brozovic.

Lo schieramento bianconero lasciava libertà ai due difensori laterali nerazzurri, tuttavia Allegri doveva aver individuato nelle conduzioni e nei passaggi filtranti di Bastoni, o nei suoi cambi di campo e, più in generale, nella fascia sinistra dell’Inter, la principale fonte di pericolo per la difesa bianconera. Per questo motivo ha assegnato alla trasmissione orizzontale del pallone verso il difensore mancino nerazzurro la funzione di trigger del pressing della sua squadra, con la mezzala destra, McKennie, pronta ad alzarsi velocemente in pressione su Bastoni e provare a costringerlo a tornare indietro.

La palla viaggia da De Vrij a Bastoni. È il segnale che McKennie aspetta per alzarsi in maniera decisa in pressing su Bastoni.

Sull’altra fascia invece la mezzala sinistra, Bernardeschi fino all’infortunio, è rimasto legato al mediano, Locatelli, accettando le conduzioni di Skriniar, probabilmente ritenuto meno pericoloso di Bastoni in fase di costruzione della manovra.

Sulla parte sinistra del campo Bernardeschi non si alza in maniera aggressiva su Skriniar e rimane accanto a Locatelli controllando lo spazio.

Anche Simone Inzaghi ha differenziato la sua strategia di pressione sui due difensori juventini al fianco di Bonucci, lasciando maggiore libertà di manovra a Chiellini, ritenuto probabilmente meno abile di Danilo nel muovere il pallone. A differenza della Juventus, però, l’Inter non ha scelto di marcare il mediano avversario con una delle due punte, ma ha adottato un controllo dello spazio davanti alla difesa bianconera che avrebbe dovuto indirizzare il pallone verso la zona sinistra della difesa bianconera.

Con Chiellini in possesso di palla la linea di passaggio diretta e centrale verso le punte era oscurata dall’uscita in pressione di Barella, che lasciava al numero 3 bianconero solo lo scarico esterno verso Alex Sandro. A questo punto, con l’aiuto della linea laterale, l’Inter soffocava la manovra juventina e provava a riconquistare palla esternamente.

Le linee di passaggio più frequenti della Juventus sono state quella da Bonucci a Chiellini (28 passaggi), seguita da quella da Danilo e Bonucci (23 passaggi) e descrivono bene la direzione dell’impostazione del gioco bianconero, forzata dalla strategia di pressione di Inzaghi. Chiellini ha poi avuto come destinatario privilegiato dei suoi passaggi Alex Sandro (16 passaggi) a dimostrazione delle difficoltà avute nel trovare una soluzione filtrante.

Lautaro Martinez e Dzeko controllano lo spazio davanti a Danilo e Bonucci, schermando Locatelli e lasciando lo scarico verso Chiellini. Poi si alza Barella, che copre il centro del campo concedendo il passaggio laterale verso Alex Sandro. In mezzo, Lautaro ha ruotato venendo in marcatura su Locatelli e anticipandolo quando Alex Sandro prova a servirlo.

Le strategie di non possesso delle due squadre hanno prevalso su quelle offensive, sporcando a sufficienza il gioco d’attacco che non è mai riuscito ad avere una fluidità e una brillantezza sufficiente a muovere e disordinare i due schieramenti difensivi. Sia Inter che Juventus hanno mostrato un gioco offensivo piuttosto rigido e hanno usato pochissime variazioni della propria disposizione in fase d’attacco che potessero eludere le strategie di pressione avversarie.

Ad esempio, la costruzione a 4 o le conduzioni dei difensori centrali, pur nel bagaglio tattico delle due squadre, sono state usate solo marginalmente, a favore di una disposizione a 3 abbastanza statica e a una circolazione del pallone piuttosto conservativa. Circa un passaggio su 7 dell’Inter è stato un passaggio lungo e non è bastato il buon lavoro di protezione palla di Dzeko e creare una fase d’attacco davvero convincente.

Dall’altro lato del campo Chiellini è stato costretto a ben 13 passaggi lunghi che, in più della metà delle occasioni, non hanno raggiunto un compagno.

E forse non è un caso se il gol del vantaggio nerazzurro sia giunto, più che per meriti dell’attacco nerazzurro, in una fase di squilibrio difensivo dei bianconeri - in un momento della partita, cioè, in cui la Juventus giocava in dieci uomini per l’infortunio di Bernardeschi - e sia nato proprio da un tiro dalla zona che avrebbe dovuto essere difesa da Kulusevski, che aveva però sostituito il proprio compagno nella posizione di mezzala sinistra.

La Juventus in 10 uomini difende con il 3-5-1 con Kulusevski nella posizone di Bernardeschi. La palla viaggia da Bastoni e Darmian che la ritrasmette in mezzo per Çalhanoğlu, libero di calciare.

L’ingresso in campo di Bentancur, impiegato come mezzala sinistra, ha ulteriormente peggiorato la qualità dell’attacco juventino, privando i bianconeri dei movimenti interno-esterno di Bernardeschi che avevano disegnato una linea di passaggio per Chiellini e che, al contempo, aiutavano a creare spazi interni per giungere direttamente sulle punte bianconere.

In compenso la Juve ha aumentato la pressione su Skriniar – non è chiaro se per le caratteristiche intrinseche di Bentancur o per la situazione di punteggio diventata sfavorevole – riuscendo a recuperare in posizione avanzata qualche pallone da fasi di pressing puntuale e ben portate. I palloni recuperati in break e le occasioni generate da calcio piazzato hanno costituito le uniche fonti di situazioni pericolose per la Juventus che, per il resto, nel primo tempo ha faticato a liberare al tiro i propri giocatori su azione manovrata.

Le mosse a partita in corso

Dopo il negativo inserimento di Bentancur nella posizione di mezzala sinistra, la prima vera mossa di Allegri è stata quella di invertire le posizioni di McKennie e dello stesso Bentancur, spostando lo statunitense sul centro sinistra a inizio del secondo tempo e riportando l’uruguaiano nella consueta posizione sul centro destra.

La mossa ha avuto effetti positivi sulla circolazione del pallone della Juventus, mettendo a proprio agio Bentancur, mentre McKennie, che già la scorsa stagione aveva più volte occupato la posizione di mezzala sinistra, si è mosso in maniera molto più efficace supportando meglio Chiellini in fase di risalita del pallone. Nel secondo tempo, Chiellini ha trovato un passaggio davanti a sé per McKennie per ben 7 volte, mentre nel primo non era mai riuscito a servire Bentancur.

A rendere più agevole la risalita del pallone per la Juventus è stato anche il più prudente atteggiamento dell’Inter che, invertendo ad inizio ripresa le posizioni di Çalhanoğlu e Barella, ha abbassato la pressione su Chiellini preferendo aspettare ancora più compatta nella propria metà campo. L’ingresso di Gagliardini per il centrocampista turco ha accentuato ulteriormente l’atteggiamento attendista dell’Inter.

Poi, dopo 20 minuti dall’inizio del secondo tempo, Allegri ha inserito Dybala e Chiesa per Kulusevski e Cuadrado, mantenendo invariato un modulo di gioco che, visto l’andamento tattico del match, non richiedeva più a Chiesa grosso impegno difensivo al fianco destro di Danilo.

Ed è stato soprattutto l’ingresso di Dybala a migliorare notevolmente la circolazione palla dei bianconeri, sia per la qualità dei suoi movimenti senza palla che per quella delle sue giocate. A differenza di Kulusevski, che si è mosso principalmente alle spalle del centrocampo nerazzurro e in profondità, compensando i movimenti di Morata, Dybala ha alternato ricezioni tra le linee e movimenti verso il pallone o, come di consueto, verso la zona del centro-destra, forzando i compagni a spostarsi e ad abbandonare le proprie posizioni per equilibrare i suoi movimenti.

Nella prima immagine Dybala si apre a destra e Bentancur va ad occupare la zona tra le linee. Nella seconda occupa assieme alle mezzali la zona alle spalle del centrocampo avversario, riceve il laser pass di Bonucci e dialoga con qualità con McKennie.

La presenza in campo di Dybala oltre all’ovvio contributo di qualità tecnica – 16 passaggi su 18 riusciti -, ha eliminato parte della rigidità posizionale della squadra, rendendo più fluido il gioco e muovendo, finalmente, i difensori avversari. L’argentino ha assunto subito il ruolo di fulcro della manovra offensiva, ricevendo spesso il pallone e ordinando, con le sue ricezioni, lo schieramento offensivo della squadra.

Inzaghi ha risposto togliendo Perisic (ammonito) che il baricentro basso della squadra costringeva a difendere spesso in isolamento su Chiesa: Dumfries è andato sulla fascia destra con Darmian sul lato opposto, in marcatura appunto su Chiesa. Inzaghi ha anche provato, invano, a dare energia alle ripartenze con Alexis Sanchez al posto di un grigio Luataro Martinez.

Nonostante gli evidenti miglioramenti seguiti all’ingresso di Dybala, la produzione offensiva della Juventus è comunque rimasta insufficiente e Allegri a 10 minuti dalla fine ha ancora una volta mutato l’assetto della squadra passando a una sorta di 3-4-3 con Chiesa sull’esterno, Arthur in mezzo con Bentancur, e Dybala e Kaio Jorge alle spalle di Morata.

Come in occasione del gol dell’Inter, però, è servito un episodio alla Juventus (un rigore assegnato dal Var) per potere raggiungere il pareggio, proprio quando gli uomini di Inzaghi stavano ormai assaporando il gusto della vittoria.

Solo 0.7 xG (e quasi interamente attribuibili al tiro del gol di Dzeko), 2 tiri nello specchio e 10 tiri totali per l’Inter.

Ancora una volta, dopo la partita contro la Lazio, l’Inter non riesce a capitalizzare il vantaggio, e una situazione di apparente vantaggio tattico in campo. I difetti mostrati la settimana scorsa sembrano, sinistramente, simili a quelli emersi contro la Juventus: in entrambi i casi la produzione offensiva dell’Inter è stata insufficiente. Contro la Lazio aveva più volte sbagliato in zona di rifinitura, non concretizzando varie situazioni di superiorità numerica e posizionale sulla trequarti campo avversaria, contro la Juventus invece gli uomini di Inzaghi hanno avuto grosse difficoltà a penetrare il blocco difensivo avversario.

Il passaggio dal rigido sistema offensivo di Conte, con le due punte sempre vicine e pronte a riempire l’area e a preparare, impegnando i centrali avversari, gli inserimenti delle mezzali, a un sistema più aperto, con gli attaccanti liberi di svariare e maggiori responsabilità creative ai singoli giocatori, deve ancora essere pienamente assimilato dalla squadra nerazzurra. Inoltre, come contro la Lazio, una volta in situazione di vantaggio l’Inter è stata troppo passiva, abbracciando una circolazione del pallone prudente e abbassando progressivamente il baricentro della propria difesa, regalando campo alla Juventus, non troppo a suo agio nella risalita del campo.

Dall’altro lato del campo, ancora una volta, la solida prova difensiva della Juventus è stata accompagnata da una fase offensiva poco fluida e incapace di disordinare lo schieramento difensivo avversario. La sfida per Allegri è chiara ed è quella di coniugare la ritrovata efficienza difensiva con la presenza in campo dei suoi giocatori di maggiore qualità. La chiave, potrebbe essere, provare ad alzare il baricentro della squadra, difendere più avanti e utilizzare il possesso anche per togliere chance offensive agli avversari.

Il “derby d’Italia” ci ha detto che Inzaghi e Allegri devono ancora lavorare molto sulle proprie squadre se vogliono annullare la distanza che attualmente le separa da Napoli e Milan e competere, come legittimamente sperano, per la vittoria del campionato di serie A.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura