La pessima prestazione contro il Chelsea rendeva ancora più importante per la Juventus la sfida con l’Atalanta. In ballo non c’erano infatti solo i tre punti, preziosi tra due squadre che ambiscono almeno a un posto in Champions League ma anche la necessità per Allegri e i suoi di dare delle risposte a un momento di crisi che i quattro gol di Stanford Bridge avevano acuito come uno spillo bollente su una ferita.
In campo, per invertire la rotta, Allegri è ripartito dalla formazione vittoriosa contro la Lazio dopo l’infortunio di Danilo, con la sola eccezione della presenza di Dybala al posto di Kulusevski. L’argentino ha interpretato il ruolo in maniera più flessibile fin dal primo minuto, sporcando il 4-3-3 juventino, specie in fase di non possesso palla, disponendosi più frequentemente al fianco di Morata. Di fatto la Juve ha quindi difeso quasi sempre con il 4-4-2, mentre, in fase d’attacco, se Chiesa è rimasto sempre piuttosto largo, Dybala ha occupato il mezzo spazio di centrodestra.
La pass map della Juventus nel primo tempo. Si nota come Dybala abbia giocato più stretto di Chiesa e come McKennie abbia compensato coi suoi movimenti le tracce di Dybala. In fase di non possesso la Juve si è invece spesso disposta con un 4-4-2 con Dybala più avanzato.
In risposta, gli accoppiamenti di Gasperini con il 4-3-3 della Juventus sono stati piuttosto naturali: Pessina nella zona di Locatelli, Freuler su Rabiot, De Roon sul centro sinistra a provare a contenere gli inserimenti di McKennie e i tre difensori sulle tre punte bianconere. L’unico duello tattico è stata la marcatura di Zapata: Allegri ha cercato di mettere sulle sue tracce de Ligt, spostando Bonucci sul centro sinistra nella zona solitamente meno battuta dall’attaccante colombiano, ma Gasperini aveva intenzioni opposte, chiedendo al suo centravanti di spostarsi. Per buona parte del match Bonucci e Zapata hanno cambiato la propria zona di gioco, scappando e inseguendosi reciprocamente.
Come Allegri ha provato ad attaccare contro il pressing dell’Atalanta
L’Atalanta ha fatto la partita a cui siamo abituati, aggressiva in fase difensiva, provando a infastidire da subito la costruzione bassa della Juventus col suo pressing. In risposta Allegri ha provato a sfruttare a suo vantaggio il sistema difensivo dell’Atalanta, cercando di dilatare le distanze tra gli uomini di Gasperini, per attaccare gli spazi creati dai movimenti delle punte. Per farlo i bianconeri hanno provato a muovere velocemente il pallone appoggiandosi in verticale appena possibile su Morata o su Dybala, che venivano incontro. In questo modo sono nate le migliori occasioni per la Juventus, grazie soprattutto all’abilità di McKennie nel leggere gli spazi e nell’inserirsi.
L’occasione in cui Chiesa si è fatto respingere la conclusione da un recupero disperato – e tremendamente efficace – di Toloi è nata proprio così: Locatelli è andato rapidamente in verticale da Morata che, spalle alla porta, è riuscito a servire alla perfezione l’inserimento di McKennie. L’aggressività di Demiral sul centravanti bianconero ha aperto un varco enorme alle spalle della difesa dell’Atalanta e McKennie è stato preciso nel raggiungere la corsa in profondità di Chiesa con un lancio passato sopra la testa di Toloi.
Un altro esempio chiaro è arrivato al sessantesimo. L’azione è partita da una rimessa dal fondo, con Szczȩsny che ha aperto verso Cuadrado. Sfuggendo al pressing avversario il colombiano ha cercato velocemente il passaggio rasoterra per Dybala, seguito in marcatura da Demiral. Dybala ha servito di prima Bonucci, smarcatosi davanti la linea offensiva dell’Atalanta, che a sua volta, sempre di prima, ha giocato un magnifico filtrante per la corsa di McKennie alle spalle della difesa di Gasperini. Anche in questa circostanza è servito un recupero affannoso – ma decisivo – di un difensore dell’Atalanta per non concedere una conclusione pericolosa.
In generale si può dire che la strategia offensiva della Juventus ha funzionato nella zona destra dell’attacco, dove McKennie si è dimostrato sempre puntuale, preciso ed energico nell’attaccare gli spazi creati dai compagni, specialmente da Paulo Dybala. Al contrario è stata molto meno efficiente sull’altro lato, dove Chiesa nel primo tempo è rimasto troppo ancorato alla linea laterale - forse con l’obiettivo tattico di dilatare ulteriormente le distanze tra il suo marcatore Toloi e il centrale Demiral – e Rabiot non ha mai trovato i tempi corretti per inserimenti profondi.
Se la strategia verticale per sfuggire al pressing avversario in effetti ha creato i presupposti per diverse azioni pericolose, al tempo stesso è però costata ai bianconeri anche il gol che ha deciso la partita. Una rapida combinazione sulla sinistra ha trovato Morata appena oltre la metà campo; il centravanti spagnolo ha però sbagliato tecnicamente il passaggio per Dybala, finendo per servire Djimsiti, che è stato intelligente e rapido nel servire subito in verticale Zapata, approfittando del rischioso posizionamento della Juventus in fase d’attacco, con Bonucci indisponibile alla marcatura preventiva di Zapata perché smarcatosi ancora una volta in avanti per agevolare la circolazione del pallone. Poi l’attaccante colombiano è stato lucido e freddo nel fulminare l’uscita di Szczȩsny, tirando di piatto – molto forte – sotto la traversa.
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Alex Sandro è in possesso di palla. Locatelli si abbassa per fornire una soluzione di passaggio, Bonucci si apre e sale per uscire dalla zona d’ombra di Zapata. Locatelli riceve il passaggio di Alex Sandro e di prima serva Chiesa che, a sua volta, sempre di prima, serve Morata, seguito da Demiral. Morata prova a trovare Dybala, ma il suo passaggio è intercettato da Djimsiti che è molto abile, di prima intenzione, a servire Zapata, con Bonucci ancora fuori posizione.
L’infortunio di Chiesa, costretto a rimanere negli spogliatoi nell’intervallo per un problema muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra che lo terrà fermo fino all’inizio del 2022, non ha spinto Allegri a rivedere la sua strategia, ma ne è venuta fuori una scelta interessante. Il tecnico bianconero ha inserito Bernardeschi al centro, spostando Dybala in posizione di centravanti, con Morata più a sinistra. L’argentino è stato abile nel ripulire i palloni che gli arrivavano addosso, attirando spesso fuori posizione Demiral e riuscendo più spesso dello spagnolo a far valere la sua tecnica nel primo controllo e nei passaggi. Nei minuti finali, anche a causa dell’ingresso di Kean per l’infortunio di McKennie, la Juventus è passata a una sorta di 4-2-3-1, con Rabiot e Locatelli come interni di centrocampo che ha finito per peggiorare la fase offensiva, senza più un riferimento preciso e con poca lucidità nell'approfittare di un naturale abbassamento dell'Atalanta. L'unico brivido è stata una punizione di Dybala che ha pizzicato la parte alta della traversa. Ma è stata una giocata da fermo, per l'appunto.
È bastato poco all’Atalanta per vincere e la Juve ha fatto troppo poco per non perdere
La partita si è sviluppata su temi tattici piuttosto semplici. Se la Juventus ha provato con costanza a superare il pressing e ad attaccare in maniera verticale, l’Atalanta ha giocato la solita fase di non possesso aggressiva che, sebbene non sia stata particolarmente brillante, ha generato 33 palle recuperate nella metà campo avversaria, tra cui quella che ha regalato il gol della vittoria di Duvan Zapata (18 quelle della Juve). Dopo De Roon, è stato Demiral il giocatore a recuperare più palloni (5) nella metà campo avversaria, un dato che racconta molto della partita del difensore turco e, in controluce, dell’insistenza con cui la Juventus abbia sollecitato in zone basse del campo il proprio centravanti per aprire il centro della difesa avversaria. Demiral ha giocato l’enormità di 24 duelli difensivi (vincendone 15), subendo anche 5 falli - secondo nella sua squadra solo a Zapata.
Con la palla l’Atalanta non è riuscita a creare grossi pericoli, ma dopo il gol segnato a metà primo tempo è bastata una fase difensiva sufficientemente solida per limitare le occasioni da gol della Juventus, proteggere la porta di Musso e portare a casa la vittoria.
1,2 xG per la Juventus, 0.5 per l’Atalanta. 2 tiri nello specchio per i bianconeri, solo uno per i nerazzurri. Una partita avara di occasioni da rete
Proprio la partita non eccezionale dell’Atalanta è l’ennesimo campanello di allarme per la Juventus. I bianconeri hanno perso una partita in cui agli avversari è bastato trovare l’occasione giusta, su un errore altrui, per poi gestire il vantaggio. Per 90 minuti la squadra di Allegri ha attaccato allo stesso modo, senza tentare altre soluzioni per far male agli avversari. Ad esempio ha rinunciato a ogni tentativo di abbassare la struttura difensiva dell’Atalanta per costringerli a difendersi nella propria area di rigore. Così facendo la Juventus si è trovata a dover giocare una partita su un campo lunghissimo, iniziando i propri attacchi da lontano e coinvolgendo i giocatori offensivi sempre molto distanti dalla porta avversaria. Nel primo tempo, quando impegnato da centravanti, Alvaro Morata ha toccato nella propria metà campo ben 17 dei suoi 23 palloni. Un tipo di partita che non è nelle corde del centravanti spagnolo che infatti, pur al netto di qualche buona giocata di sponda, si è reso protagonista dell’errore che ha portato al gol di Zapata.
Se, insomma, l’idea offensiva della Juventus era giusta in linea di principio, insisterci in maniera esclusiva ha impedito ai bianconeri di costruire un gioco più congeniale alle loro qualità. Ne è uscita fuori una partita più favorevole alle caratteristiche dell’Atalanta, giocata a alto ritmo su un campo grande, e che infatti la squadra di Gasperini è riuscita a portare a casa anche senza mostrare la brillantezza di altre prestigiose vittorie.
Se il calcio che vuole giocare Allegri è semplice, quello chiesto contro l’Atalanta è stato invece piuttosto complicato, almeno nelle giocate che vengono richieste ai suoi interpreti, Morata per primo. La differenza tra l'efficienza della singola occasione trasformata da Zapata e i diversi errori commessi dai bianconeri quando una buona occasione sembrava essere vicina a concretizzarsi sono il rischio a cui ci si espone giocando questo calcio. Per sostenerlo la Juventus dovrebbe migliorare ulteriormente la qualità del suo gioco, ma è possibile? Al momento sembra molto lontana da quello che i tifosi sperano e magari la rosa sembra non avere le risorse che Allegri sta cercando. Gli infortuni di Chiesa e McKennie, i due giocatori con maggiore energia e dinamismo a disposizione, sono poi un ulteriore colpo alle ambizioni bianconere in questa difficile stagione. Dopo la partita Allegri ha ripetuto che «bisogna trovare il modo di uscire dalla tempesta, non bisogna combatterla». Sta a lui trovarlo, certo, ma dovrà sbrigarsi perché anche le navi migliori quando prendono troppa acqua finiscono per affondare.