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I migliori gol di ottobre 2020
04 nov 2020
È stato un mese carico di bellezza.
(articolo)
9 min
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È stato un mese pieno di gol. Questa abbondanza, per alcuni, è dovuta all’assenza di pubblico. Il rumore dei tifosi segnala il pericolo, tiene alta l’attenzione, favorendo quindi il lavoro dei difensori. Ma i gol non sono stati solo tanti, spesso sono stati anche belli, qualcuno incredibile, come se il silenzio favorisse anche la creatività degli attacchi. Abbiamo scelto di inserire anche le reti segnate nell’ultima giornata, giocata a cavallo tra ottobre e novembre, per darvi i gol non solo più belli, ma anche più freschi.

Verre contro la Fiorentina

Si dice che il controllo del pallone sia la cosa più importante su un campo da calcio, dopotutto chi ben comincia è a metà dell’opera. Verre qui comincia benissimo: segue il lungo lancio di Audero oltre la difesa della Fiorentina e lo controlla come meglio non si può. Dal vivo sembra controllare con il piede destro, quello più interno, ma dal replay si capisce invece come Verre controlla invece di sinistro, con la punta, alzando il piede all’ultimo. Ritardando il movimento per lo stop, non è facile dire quanto volutamente, Verre attrae Dragowski fuori dalla porta, apparecchiando la seconda parte dell’azione. Il suo controllo infatti non è solo delizioso, ma lascia cadere il pallone appena davanti a lui, mentre il portiere della Fiorentina si trova nella terra di nessuno. A quel punto, dopo un controllo così, Verre non può far altro che concludere in crescendo: con la suola aggiusta impercettibile il rimbalzo e con il destro disegna un pallonetto delizioso.


Lammers contro il Cagliari

Lammers è arrivato in estate da un campionato più o meno sconosciuto, in una squadra in grande crescita che in attacco può contare su ben due talenti - diversi ma entrambi eccezionali -come Zapata e Muriel. Il suo arrivo sembrava quasi eccessivo, cosa se ne sarebbe fatto Gasperini di un altro attaccante? Il futuro di Lammers è ancora lì, in divenire. In attesa di capire le sue potenzialità, Lammers ha segnato due gol in meno di 120 minuti giocati. Il primo, al Cagliari, dopo aver scherzato l’avversario con la suola. Lammers è lungo e leggero come una canna di bambù, si muove sincopato, il doppio passo che anticipa la giocata non è sinuoso come i migliori, ma l’uso che fa delle gambe è perfetto: se l’allunga a sinistra per dare un esca al difensore davanti a lui, poi sterza all’improvviso e con la suola cambia direzione, lasciando Lykogiannis sulle gambe come un pugile suonato.


Carles Pérez contro il Benevento

Più di quattro anni fa, scrivendo di Halilovic, Daniele Morrone aveva comparato Messi a una scuola pittorica e i giocatori che stavano provando ad imitarlo come una corrente artistica, quella dei “messisti”. Ecco, dopo mesi di anonimato, con questo gol al Benevento, Carles Perez finalmente si è rivelato come un nuovo capostipite di questa corrente, addirittura in maniera esplicita dato che dopo la partita ha ribadito anche ai microfoni l’ispirazione al numero 10 del Barcellona. La domanda, rivedendo i suoi dribbling a rientrare con l’esterno sinistro, non è però tanto se riuscirà ad avvicinarsi all’originale, che poi è il sogno segreto di ogni manierista, quanto se Carles Perez riuscirà davvero a maturare in un giocatore utile al progetto tattico di Fonseca. Di sicuro non lo sapremo presto, vista l’importanza che nel frattempo hanno assunto Pedro e Mkhitaryan sulla trequarti della Roma. Per adesso non possiamo far altro che ammirare questo splendido tentativo di imitazione, con la consapevolezza che anche Vasari ha la sua dignità d’artista pur non essendo Raffaello.


Damsgaard contro la Lazio

Damsgaard è stata una delle grandi rivelazioni di questo inizio di stagione. La sua tecnica in conduzione, il modo elusivo in cui usa il corpo sono già diventati un fattore di una squadra ordinata ma a volte piatta come la Sampdoria. Questo gol è stato il suo biglietto da visita, quello che ha chiuso la partita contro la Lazio. In 22 minuti ha realizzato 3 dribbling, tirato due volte verso la porta e segnato un gol. Dopo quella partita Ranieri lo ha schierato titolare nelle successive due. Irrompe nell’azione con grande leggerezza, scava un po’ il pallone che gli rimane alto, e allora lo calcia in modo strano, alzando la gamba e riuscendo a tenerlo comunque dentro lo specchio della porta. Appena appena.


Luis Alberto contro il Bologna

Contro il Bologna, la Lazio ha vissuto il solito primo tempo difficile di questo inizio di stagione. Ai rossoblù è stato annullato un gol di Svanberg nel primo tempo e sono andati vicini al vantaggio anche con Palacio. Poi Luis Alberto ha rotto la partita con questa percussione centrale, che è l’ideale prosecuzione della sua prestazione tecnicamente dominante contro il Borussia Dortmund in Champions League. È bello, in questo gol, il contrasto tra la dolcezza del dribbling sul difensore del Bologna, mandato a vuoto sul rientro, e la violenza del suo tiro. Luis Alberto è un calciatore preciso, che anche quando conclude cerca angoli e traiettorie. In questo caso ha cercato solo di bucare le mani del portiere.


Djuricic contro il Torino

Djuricic è uno dei giocatori che ha iniziato meglio questo campionato ed era anche ora. Il suo talento si è mostrato precocissimo, in Olanda, dove lo chiamavano il “Cruijff dei Balcani”, un soprannome che da quelle parti non usano con leggerezza, per poi perdersi tra prestiti e stagioni poco convincenti. L’approdo alla corte di De Zerbi - già a Benevento - sembra averlo rivitalizzato e ogni giorno che passa è più vicino al giocatore che potevamo immaginarci. Già a settembre era entrato nei gol più belli e con ancora più stile si è ripetuto a ottobre, accompagnando in rete con la suola un pallone che gli sbuca davanti dopo la deviazione di un difensore, in mezzo alla nebbia. Una rete che denota una grazia unica, viene da dire quasi à la Cruijff, ma forse è solo la nebbia che richiama elementi di calcio olandese a Sassuolo.


Chiriches contro il Torino

Vlad Chiriches è una presenza rara ma costante della Serie A, come una stagione che si presenta una volta sola ma tutti gli anni. Il centrale romeno non è più titolare ormai da diverso tempo, eppure una manciata di volte l’anno ce lo ritroviamo in TV - in questa stagione rasato, con la maglietta neroverde del Sassuolo. L’abilità nella costruzione bassa, la sensibilità tecnica, la lentezza quando deve rincorrere l’uomo in spazi aperti - pensiamo ormai di sapere tutto di lui, come il fatto che a un certo punto, a ottobre inoltrato, arriveranno le castagne. Eppure, contro il Torino, Chiriches, forse per la prima volta, ha fatto qualcosa che non ci aspettavamo. Nella nebbia di Reggio Emilia si è alzato fino alla trequarti, si è aperto la luce del tiro con il primo controllo di destro, e poi ha calciato ad incrociare mettendo la palla esattamente sotto al sette alla destra di Sirigu, schiaffeggiando la rete in maniera secca e violenta. Questo gol sarebbe stato bello anche se fosse stato segnato da qualsiasi altro calciatore, eppure vedere Chiriches esultare in quella maniera così piena, così soddisfatta, ci regala una sfumatura diversa. Qualcosa che assomiglia a un regalo inaspettato.


Gervinho contro l’Inter

Una sottocategoria dei “gol belli” è quella dei “gol belli che ricordano altri gol belli”. Questo di Gervinho - ironia della sorte possibile acquisto last minute dell’Inter nello scorso mercato estivo - ricorda quello di Batistuta con la maglia della Roma contro il Parma, che a sua volta ricordava quello di Dzeko, sempre con la maglia della Roma, contro il Chelsea (e a noi ha ricordato anche un piatto al volo di Alan Shearer). Gervinho segna con la prima palla toccata nel secondo tempo, con un movimento furbo tanto quanto era ingenuo il posizionamento dei tre centrali difensivi interisti (tra Hakimi e de Vrij c’è davvero troppo spazio, sembra che l’olandese, schierato terzo di difesa a destra stesse pensando ancora come un centrale, che però era Ranocchia a più o meno un metro da lui) e grazie a una grandissima palla di Hernani. E che bello quando giocatori che consideriamo “normali” fanno qualcosa di così limpido ed efficace che ci invita a mettere in discussione tutto il nostro sistema classificatorio (anche il modo in cui Kucka ripulisce la palla dopo il contrasto con Lautaro è davvero pregevole). Questo gol ci lascia anche con una domanda che, se non è tra quelle fondamentali per il campionato in generale, è sicuramente importante per il Parma stesso e per le fortune di Liverani: stiamo per assistere a un’altra grande stagione di Gervinho? In particolare viene da chiedersi, dopo che anche il secondo gol è venuto con un movimento bruciante tra i centrali e una finalizzazione da centravanti classico, novecentesco, se Gervinho non potrà trasformarsi in una punta “da profondità”, concentrando i propri sforzi nel tempismo dei movimenti e nella precisione tecnica negli ultimi metri di campo. Che poi sarebbe stato proprio quello che serviva all’Inter di Conte come cambio dei due titolari. Ma questa è un’altra storia.


Ibrahimovic contro l’Udinese

Quand’è che dovremo smettere di stupirci delle cose che fa Ibrahimovic su un campo da calcio? Quando avrà 40 anni? 42? 50? Lo svedese è un giocatore curioso, unico in una maniera difficile da definire. Se doveste imbattervi in questo gol con le facce e le maglie oscurate quanti dubbi avreste sul marcatore? Chi oltre Ibra può segnare questo gol, una rete in cui ancora una volta ha piegato il gioco del calcio alla sua volontà di taekwondoka? È strano anche da descrivere: il pallone si impenna in un’area piena di giocatori dell’Udinese e il centravanti del Milan ci arriva prima di tutti saltando sul posto e colpendo in rovesciata, ma piano, il giusto per ingannare Musso che, diciamolo, era già ingannato dall’idea stessa di un 39enne andato a contendere una palla lassù. Eppure a vederlo fatto da Ibrahimovic sembra un gol quasi normale, “normale amministrazione” si dice per uno dei giocatori meno normali del calcio contemporaneo.


Barak contro il Benevento

Barak ha preso l’occasione di Verona al volo, con grande dispiacere e un po’ di fastidio dei tifosi e dirigenti dell’Udinese, con cui da un certo punto in poi - prima del prestito al Lecce dello scorso anno - non si è più trovato. Dispiacere e fastidio che non possono che essere saliti alle stelle dopo la doppietta al Benevento, con due inserimenti in area e due finalizzazioni tecnicamente impeccabili. Il primo gol, con un tiro di interno sinistro dopo essere tagliato sul primo palo, sarebbe bastato probabilmente già a far alzare qualche sopracciglio friuliano, ma il secondo deve aver fatto strappare i capelli. L’esterno sinistro - con il corpo inclinato sul terreno come una moto, per tenere bassa la palla - successivo al controllo di destro, che finisce sul secondo palo a giro, è uno di quei gol che rende da solo l’idea di un talento più grande della norma, che conferma quanto di buono visto nei primi mesi in Italia. Barak non è solo un giocatore “fico” - un metro novanta, con la coda bionda che gli dà un’aria vagamente Game of Thrones, e soprattutto i calzettoni bassi - ma anche un centrocampista con caratteristiche preziose in un campionato a cui ai centrocampisti, anche quelli offensivi, è richiesto di fare tutto con e senza palla. Barak al meglio è dominante fisicamente e tecnicamente, rapido con i piedi e forte in area di rigore. È presto per dire se sarà la stagione del ritorno di Barak ad alti livelli, la doppietta con il Benevento e soprattutto il secondo gol lasciano ben sperare.




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