Novembre potrebbe essere eletto il mese dei gol a giro: sono stati tantissimi, più o meno spettacolari. Forse andrebbe fatta una riflessione sulla bellezza di questi gol, che sempre più spesso compaiono sui campi da calcio: un gol che si può ripetere con regolarità è sempre spettacolare? Non è però questo il posto e il momento per chiederselo: in questo pezzo si rivedono bei gol, a giro o meno. Per quelli a giro abbiamo scelto quello simil colpo di biliardo di Luis Alberto, quello nostalgico di Saponara, quello futuristico di Afena-Gyan, quello di Scamacca che ha lasciato pietrificato Maignan (e comunque, ogni gol del centravanti del Sassuolo, a oggi, sembra avere un grado di bellezza piuttosto alto, vedasi gol al Napoli). È stato un mese pieno di gol, in cui centravanti come Zapata e Vlahovic hanno confermato il loro stato di forma con gol bellissimi a Juventus il primo e Milan il secondo, gol che però non hanno trovato spazio in questa classifica, un posto l’ha trovato invece Beto, centravanti nuovo e strano che stiamo scoprendo partita dopo partita.
In attesa di vedere cosa ci porterà l’ultimo mese dell’anno, ecco i gol più belli di novembre con la sforbiciata di Keita Balde che svetta - in senso metaforico e letterale - su tutti.
Luis Alberto vs Salernitana
Come ha scritto qualcuno sulla chat Whatsapp di Ultimo Uomo, questo gol di Luis Alberto è più “sexy” che bello. I gol dello spagnolo hanno quasi sempre una sfumatura un po’ maliziosa e irriverente, dopotutto è l’unico calciatore che - una volta su due - prova a segnare da calcio d’angolo. Qui però forse è esagerata. Scomponiamo il gol nelle sue parti:
- Luis Alberto si sbraccia per chiedere il pallone a Felipe Anderson come se fosse solo su un’isola con la porta della Salernitana (che effettivamente era quasi tutta da un’altra parte);
- ricevuto il lancio, stoppa il pallone col petto e poi si ferma, guardando con aria di sfida Gyomber davanti a lui;
- calcia a giro di piatto facendo passare il pallone sotto le gambe dell’avversario e poi colpendo il palo interno, come in una traccia disegnata con Autocad;
- dopo il tiro fa forse la cosa più insolente: inclina leggermente la testa verso destra per controllare la traiettoria del tiro, come stesse spiando dal buco della serratura.
Gianluca Scamacca vs Milan
Gianluca Scamacca ha passato gli ultimi mesi a prendere le distanze dai fatti di cronaca che coinvolgono il padre e il nonno, con cui dice di aver tagliato i legami da tempo. Il legame, se c’è, è del tutto metaforico: la sola violenza davvero riconducibile a Gianluca Scamacca è quella del suo talento calcistico. Il modo in cui calcia la palla come dovesse bucare un muro immaginario che lo separa dalla rete, la forza fisica con cui, dall’alto del suo metro e novantasei, intimorisce i difensori avversari che, nel caso del gol contro il Napoli che avrebbe potuto benissimo finire in questa selezione, non riescono a impedirgli di girarsi nel cuore dell’area di rigore e di calciare in porta come se volesse romperla.
Scamacca è diventato titolare da poco, da metà ottobre, e Dionisi ha spostato Raspadori sulla sinistra pur di fargli spazio. Deve migliorare nel gioco spalle alla porta - smarcamenti, sponde, rifiniture - ma quello emerso nell’ultimo mese è il talento di un centravanti devastante e creativo, imprevedibile e inarrestabile. Capace di segnare tre gol in altrettante partite di campionato, mettendo in crisi le difese delle due squadre in cima alla classifica (tra cui, quella del Napoli, una delle migliori in Europa fino a poco tempo fa). Il gol al Milan che abbiamo scelto (l’unico davvero suo, ma l’autogol di Kjaer è comunque causato da una sua conclusione fortissima) è reso ancora più bello dal fatto che Scamacca calcia di interno collo, quasi di piatto, per piazzare la palla. E ne è uscita una conclusione di una violenza e precisione straordinaria: sarebbe entrata anche se avesse calciato meno forte, sarebbe entrata anche se avesse calciato meno angolato.
Di Scamacca si parla da moltissimi anni, da quando ha lasciato le giovanili della Roma per l’Olanda, da quando poi lo voleva Juventus, e a volte ci dimentichiamo che ha solo 22 anni. Sì d’accordo aveva tutto lo spazio che poteva desiderare per prendere la mira e calciare, ma questo è il gol di cui ci ricorderemo se Scamacca continuerà a segnare e distruggere tutto quello trova davanti a sé sulla trequarti, il primo vero momento in cui le aspettative coltivate in questi anni su di lui non sono sembrate campate in aria. Ok Gianluca, hai la nostra attenzione.
Riccardo Saponara vs Milan
Riccardo Saponara messo su una certa mattonella del campo, da fermo, senza pressione di nessun avversario: solo la richiesta di trovare il modo per calciare un pallone dentro la porta. Riccardo Saponara, a queste condizioni, è uno dei migliori calciatori in Europa. Magari non tra i migliori cinque, neanche tra i migliori dieci, ma andando più giù è solo questione di gusti. Saponara appesantito, senza capelli e la barba folta da persona che sta bene coi dolcevita. Forse dovrebbero permettergli di giocare direttamente indossando dei dolcevita morbidi come il suo piede destro. Anche questa versione tarda e consumata di Riccardo Saponara è capace di fare questi gol. Per quanto ancora ne sarebbe capace? A 70 anni Saponara sarà ancora in grado di far passare la palla sopra le mani del portiere curvando la palla con l’interno del piede? Qual è la parte del talento di un calciatore più resistente al tempo? C’è una parte del talento intoccabile dalla ruggine dei giorni che passano?
Afena-Gyan vs Genoa
La presenza in campo di Afena-Gyan sembrava più dovuta alle tecniche mentali di Mourinho che non al valore del giocatore. Dopo la brutta sconfitta contro il Bodo/Glimt, l’allenatore portoghese aveva accusato alcune delle sue riserve di non essere all’altezza, sostituendole tra i convocati con dei ragazzi della Primavera. Afena aveva avuto fiducia così, all’improvviso, senza le luci della ribalta addosso. È un 2003, il che vuol dire che ha appena 18 anni, ma in campo contro il Genoa - in una partita che la Roma stava controllando, ma in cui aveva difficoltà a creare occasioni pulite - non si è visto. La prima rete è arrivata con un tiro di prima, anticipando il movimento del portiere, quei gol non bellissimi, ma che segnano sempre gli attaccanti con l'istinto vero per il gol. Il secondo è stato quasi un'epifania. Afena si avventa su un pallone sporcato dalla difesa del Genoa, partendo dall’esterno sinistro, con un tocco anticipa l’intervento in scivolata dell’avversario e con il secondo calcia. Come ha fatto a vedere che Sirigu era fuori posizione se stava guardando l’avversario? Certe cose gli attaccanti le sentono. Afena avrebbe potuto continuare la sua corsa, avvicinarsi alla porta, l’idea di tirare subito non è immediata con tutto quello spazio davanti. Forse è incoscienza, se avesse colpito male la partita sarebbe rimasta aperta e lui fatto la figura del “fenomeno” (in senso romano, non positivo), ma Afena calcia benissimo e il pallone si infila all’incrocio. È un tiro a giro, ma calcia praticamente di collo, non di interno. Il pallone parte velocissimo, taglia la pioggia di Marassi come un lampo: un gol eccezionale per presentarsi al mondo del calcio.
Keita Balde vs Sassuolo
Dopo la partita, che comunque il Cagliari non era riuscito a vincere, non migliorando una classifica che giorno dopo giorno appare più disperata, Keita Balde aveva comunicato tutta la sua gioia sui social. Ha trattato questo gol come un traguardo storico, come la nascita di un figlio o una promozione importante: “Un gol in rovesciata è il sogno di ogni bambino che inizia a giocare a calcio. Sognare non costa nulla ed è importantissimo” ha scritto, ricordando a tutti come nelle nostre camerette immaginavamo gol così nella nostra vita, gol che sembrano disegnati più che eseguiti. È tutta l’azione a sembrare uscita dalla mente di un bambino, c’è pure la nebbia dei ricordi sfuocati. Nandez salta con un sombrero un avversario sulla fascia, ma si allunga il pallone col secondo tocco di ginocchio ed è costretto a inventarsi un cross che è più una spazzata, un campanile. Il pallone scende a filo su Balde, che ha davanti ben quattro difensori del Sassuolo. Che può fare in questa circostanza? Balde pianta il sinistro, slancia il destro in aria e si lancia per colpire, più che in rovesciata, con una sforbiciata particolarmente verticale, colpendo di mezzo collo per tenerla bassa. Il pallone non può far altro che sbattere sulla traversa e entrare in rete.
Nel suo messaggio, Balde ha continuato così: “Realizzare i sogni costa sacrificio e impegno, ma è una delle cose più belle della vita. Sognate sempre, sognate in grande!”.
Dries Mertens vs Lazio
La doppietta di Mertens con la Lazio ci ha riempito di speranza, in quanto semplici appassionati di calcio italiani, e deve aver riempito di speranza anche i tifosi del Napoli, che mentre Mertens pattinava al limite dell’area facendo cadere Acerbi e Patric stavano ancora digerendo l’infortunio di Osimhen, forse il giocatore più importante nella prima parte di stagione napoletana. Proprio Dries Mertens che, mentre si parla del rinnovo di Insigne, sta arrivando anche lui a scadenza, con un’età alla quale è lecito chiedersi se continuerà a giocare a calcio per vivere o se preferirà vivere e basta. Non sembra pronto a lasciare, però, a giudicare dai 4 gol in 3 partite (neanche intere) di campionato giocate continuità. Anzi Mertens potrebbe rivelarsi un’arma tattica decisiva per il Napoli, con le sue qualità, così diverse da quelle di Osimhen, quasi opposte, potrebbe tornare utile al di là dell'indisponibilità del nigeriano. Contro squadre chiuse, che non lasciano spazi in profondità, nessuno si intrufola bene quanto Mertens tra le linee o tra il centrale e il terzino avversario. E pochissimi hanno la sua qualità quando si arriva a venti metri dalla porta, quei tiri «che sembrano dei calci di punizione senza barriera», scrivevamo nell’articolo a lui dedicato, successivo alla doppietta con la Lazio. Il secondo alla Lazio - una «specie di cross, pallonetto, arcobaleno, tiro a canestro» - somiglia ad altri gol di Mertens, che somigliano ad altri gol di Maradona, e più della sensibilità necessaria stupisce la comprensione dello spazio che lo circonda, la capacità di sapere dove si trova il portiere senza neanche guardarlo mentre calcia. Per giocatori come Mertens si deve mettere da parte la partigianeria: finché è in grado di esprimersi a questi livelli non possiamo che augurargli di continuare a giocare. E di continuare a segnare.
Alvaro Morata vs Salernitana
Prima di questo gol, Morata non segnava in campionato dal 19 settembre. Contro l’Atalanta da un suo errore era nata l’azione del gol di Zapata che aveva deciso la partita. Quando era stato sostituito, il pubblico lo aveva fischiato. Gli era già successo con il Chelsea e con la Spagna, e aveva raccontato di non aver vissuto bene le critiche. In una squadra che fa una fatica pazzesca ad attaccare, Morata sembra il più in difficoltà. Allegri gli chiede di giocare spalle alla porta, lontano dall’area avversaria, ma non è certo la sua migliore qualità. Contro la Salernitana lo spagnolo è entrato a metà del secondo tempo, in quella che solo apparentemente era una partita semplice. Ranieri aveva da poco colpito un palo interno e in generale la squadra di Colantuono avevano alzato il proprio baricentro.
Il cross di Bernardeschi gli arriva sporcato da Zortea, Morata è stretto tra i due centrali avversari, si è schiacciato anche troppo verso la porta di Belec e sembra quasi in trappola. Favorito dalla deviazione il pallone gli arriva basso tra i piedi, è quasi un impiccio. Morata è girato di lato rispetto alla porta e deve trovare un modo creativo per farci qualcosa con quel pallone. Quello che fa non è neanche un tiro, a voler essere precisi. Morata lo accompagna con la punta esterna dello scarpino per farlo scorrere sotto le gambe del portiere. Più che un gol e un tunnel fatto sulla linea di porta e che c’è di più bello dei tunnel?
Junior Messias vs Sassuolo
Ok la storia del fattorino che finisce in Serie A, in una delle squadre più vincenti di sempre, che gioca e segna in Champions League. Ma vogliamo parlare anche del talento calcistico di Junior Messias. Della sensibilità spaziale, geometrica, oltre che tecnica, che ha il suo gioco? Nella sua prima partita da titolare con la maglia del Milan in campionato ha segnato due gol bellissimi con due conclusioni precisissime. Se il secondo gol è una finalizzazione fredda come la lama di un bisturi, il primo, quello che abbiamo scelto, è un colpo di genio da attaccante vero. Per scavalcare il portiere con un pallonetto di testa bisogna “sentire” che c’è lo spazio per mettere una palla lenta che gli passi sopra le mani, e poi bisogna eseguire quel gesto tecnico controintuitivo senza paura di fallirlo e finire col passargli comodamente la palla. È un gol che non vediamo spesso in Serie A, o in Champions League, o in qualsiasi altro campionato di alto livello, dove le conclusioni sono quasi sempre di forza, dove il portiere non viene superato in astuzia, o con la creatività, ma con la potenza e la velocità. È un gol che segna solo chi gioca a calcio, seppur tra i professionisti, perché ama giocare a calcio e divertirsi come se fosse (ancora, nel suo caso) tra i dilettanti. È un gol che parla senza retorica dell’influenza del calcio di strada sul Messias che gioca in Serie A, che racconta meglio di cento post sentimentali su Facebook della lunga strada che lo ha portato in Serie A, e del carattere giocoso che gli ha permesso di fare una scalata del genere senza mai sentirsi inadeguato o fuori posto.
Beto vs Lazio
Beto è caduto sulla Serie A come un fulmine a ciel sereno. Quando l’Udinese lo ha acquistato era parso subito uno di quei nomi che passano come rapide meteore sui nostri campi. Le gambe lunghe e il fisico legnoso lo avevano reso subito un oggetto misterioso: davvero l’Udinese voleva risolvere i suoi atavici problemi offensivi con un centravanti della bassa manovalanza portoghese (a 23 anni il suo score diceva 13 reti in 46 partite nella Liga Portugal con la maglia della Portimonense).
E invece Beto si è preso il suo posto. In una squadra che fa dell’essere grosso e veloce buona parte del proprio credo, il portoghese è la ciliegina sulla torta. Nel 4-4 contro la Lazio ha fatto impazzire tutta la difesa, primo fra tutti Patric, che rispetto a Beto sembrava fare un altro sport. Questo gol però mette in luce qualità del centravanti che forse neanche i suoi più grandi ammiratori potevano aspettarsi. La Lazio è un po’ scoperta, ma Beto - 196 centimetri per 89 chili, secondo internet - parte dalla sua trequarti per arrivare davanti a Reina. Con i primi passi brucia Acerbi, che avrebbe almeno un metro di vantaggio ma finisce per non provarci neanche, ma deve contenere anche la corsa di Lazzari, che fino a prova contraria è uno dei calciatori più veloci del nostro campionato. Beto però sembra quasi avere un'aerodinamica diversa: non l’avrebbero recuperato neanche se la porta fosse stata 200 metri più avanti. Una volta arrivato a destinazione l’attaccante è anche fino: salta Reina e poi è abile nello stringere il tiro e trovare l’angolo che Lazzari, alla disperata, non è riuscito a coprire.