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Parte forte “Cheers for the team” e subito piombiamo dentro i film americani in cui i ragazzi vengono chiamati 'campione', si esce in skate dopo aver bevuto il latte dal cartone. Il montaggio è adrenalinico. Vediamo muscoli che guizzano, braccia unte, mullet, bandiere con aquile testebianche, pub con scritte al neon della birra “Coors”, ragazze con bikini a vita alta e i capelli cotonati, baffi grossi come pennelli da imbianchino.
Invece siamo in Italia, la scritta “raitre” con la sua austerità informatica, la voce pastosa di Bruno Pizzul ad avvolgerti le orecchie e a fari sentire a casa a dormire tra due guanciali di pastasciutta. Ci sono sponsor Vimar, Wurth, Wampum Jeans, Ristora. Tutta la media impresa del lombardo-veneto, tutta la moda aspirazionale di quella metà degli anni ‘90 in piena luna di miele col berlusconismo culturale. La definizione è così sgranata che Parma e Inter sono bianche e nere. Il servizio parte troppo forte e prende in controtempo persino il sapiente Pizzul, che chiede alla regia di tornare indietro. Si riavvolge il nastro dell’azione: Roberto Carlos con la numero 6 sul prato del Tardini taglia un cross in area con l’esterno-collo del piede come si sciabola una boccia di champagne: in modo dolce ma sicuro. Su quel cross arriva Fontolan. Ripeto: cross di Roberto Carlos e colpo di testa di Davide Fontolan da Garbagnate milanese, che del Parma è un ex. Ci ha giocato ormai quasi dieci anni prima, quando sulla divisa c’era la pomposa pubblicità di un prosciutto dal logo di una corona. Fontolan tira, Bucci para in due tempi.
Fontolan, soprannominato “FontolinoFontolan”, una testa calda, non si direbbe. All’Inter litigò con Hodgson, al Bologna con Marocchi, al Cagliari con tutti. Deluso, lasciò il calcio. «A Cagliari mi mancarono di rispetto, piantai lì, lasciai anche dei soldi. Andai a Montecarlo e mi chiamò subito Spinelli. ' Venga a Livorno, la passo a prendere lì' . Ho sempre fatto fatica a dire di no alle persone, così staccai la scheda del telefono, la ruppi e ne presi un'altra. Mai più sentito». Questa cosa l’ha raccontata in un’intervista a Repubblica intitolata “Pianeta Fontolan”. Dice molte cose interessanti. Dice che a Signori l’hanno incastrato, visto che non sapeva giocare nemmeno a briscola, e poi ripete soprattutto un concetto in tutte le salse, e cioè che il calcio gli fa schifo. Ha preferito fare il vino, o comprare cavalli, poi gli hanno fatto schifo pure quelli. Dice che i ragazzi di oggi vanno troppo dietro alle donne, alla fama, ai soldi. L’alternativa è fare come lui, e cioè sposarsi a 22 anni «Ma poi i casini li ho combinati uguale». Quindi insomma, non c’è scampo. A Bologna comprò una Lamborghini, come la prese il compagno Ulivieri? «Che se la tenevo non mi avrebbe più fatto giocare. La diedi via dopo 5 giorni. E una volta scommisi con Signori che sarei arrivato alla partita scendendo a centrocampo in deltaplano. ' Se lo fai, mi disse Cinquini, ti do 60 milioni di multa'. Non lo feci».
Quel giorno Fontolan fa coppia d’attacco con Ganz e non incidono molto, finché Dell’Anno non lancia il centravanti friulano con un sinistro piuttosto visionario. Ganz stoppa, più o meno, e non ci pensa nemmeno a tirare. Aspetta soltanto che qualcuno gli arrivi dietro a fargli fallo. A cascarci è Benarrivo (protagonista, come saprete, della leggenda secondo cui andava a letto con la moglie di Taffarel). Sarebbe rigore, forse, però arriva Roberto Carlos a segnare, di destro addirittura. Carlos batte punizioni, calci d’angolo e in generale è il giocatore più cercato della squadra. Guardando questa partita si fatica a credere che l’Inter lo abbia mandato via con la mezza etichetta di bidone dopo una sola stagione. È solo la seconda giornata di campionato e Roberto Carlos aveva segnato anche nella prima, all'esordio. Si è spento col tempo, diciamo.
Il Parma arriva messo male a quella partita. In difesa mancano Minotti, Couto e Cannavaro e Nevio Scala aveva litigato con Asprilla - «Poteva vincere una partita da solo, oppure esasperarti semplicemente ignorando le tue istruzioni». Ora, sotto di un gol, le cose sembrano mettersi male. Però il fatto che sia l’Inter ci fa dimenticare forse che stiamo parlando di una squadra conciata in modo osceno in quel periodo.
Nevio Scala a fine primo tempo passa al 3-4-3 aggiungendo un attaccante, Melli, e gioca il suo gioco diretto e verticale, con forte spinta sulle catene laterali. Zola è lontanissimo dalla porta di Pagliuca, veramente lontanissimo. Davanti a lui ci sono molti esseri umani. Tira un treno che prende un tunnel ad alta velocità e finisce all’angolino. Quei tiri che dalla panoramica schiacciata del campo non si capisce come siano riusciti a entrare.
Tre minuti dopo il gol di Zola arriva il 2-1 definitivo del Parma che da solo merita i soldi del vostro abbonamento a l’Ultimo Uomo. L’apertura di sinistro di Hristo Stoichkov è semplicemente irreale, nell’accezione di "fuori da questa realtà". Non dovrebbe essere possibile schiaffeggiare la palla con con quella precisione tecnica, con quella forza, con quella perfetta calibratura sulla corsa di Dino Baggio, che anticipa Seno e segna.
Scoppia la rissa per un brutto intervento di Dino Baggio. L’Inter butta dentro Benny Carbone che spizza un pallone che arriva a Roberto Carlos, che sbaglia davanti a Bucci. Poco dopo però Roberto Carlos tira una punizione di quelle che hanno turbato i ragazzini giapponesi negli anni ’90. Una di quelle punizioni in cui Roberto Carlos trasformava la sua gamba in una specie di manganello meccanico. La frustata vola dritta sul palo. Alzate il volume delle cuffie e ascoltate la musica del pallone sul palo. La versione "palo" della celebre punizione contro la Francia, quindi per alcuni versi ancora più soddisfacente.
Il Parma ha anche l’occasione del 3-1 ma Melli prende un altro palo. Paul Ince è nervoso e spacca la caviglia di Brambilla con un intervento di violenza esagerata. Cosa commenta Pizzul di questa partita? Che «le due formazioni stanno raggiungendo già una buona condizione fisico-atletica». Si evoca spesso una certa nostalgia verso questo tipo di commento calcistico compassato, ma in quest’epoca iper-satura potremmo ancora davvero permetterci un tale ermetismo?