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La Serie A è ancora il campionato delle difese?
14 feb 2023
Le statistiche ci dicono qualcosa del modo in cui si difende in Italia.
(articolo)
11 min
(copertina)
Alberto Gandolfo / IMAGO
(copertina) Alberto Gandolfo / IMAGO
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Quasi tutte le statistiche presenti nel pezzo sono fornite da Statsbomb. IQ Soccer è lo strumento essenziale per gli analisti, i giornalisti e gli scommettitori professionisti di tutto il mondo.

Che cosa significa difendere bene? È una domanda più complicata di quanto possa sembrare. Ci si può difendere in così tanti modi diversi che si potrebbe dire che il numero dei sistemi difensivi è quasi uguale al numero degli allenatori.

Alcuni tecnici preferiscono avere il controllo del gioco e del campo per potersi difendere con il pallone; altri sono ben felici di lasciare il pallone agli avversari per chiudere gli spazi nella propria metà campo. Questi sono ovviamente soltanto gli estremi di uno spettro costellato da un’infinità di grigi. Quello che dobbiamo dire subito, a costo di suonare banali, è che non esiste a priori un modo migliore di difendere. Le potenzialità difensive di una squadra sono legate a doppio filo non solo al sistema tattico che si adotta ma anche all’organico di cui dispone e alle capacità degli avversari. Grazie alle statistiche avanzate è possibile però valutare l’efficacia dei singoli sistemi difensivi, senza per forza giungere per induzione a una conclusione universale.

Gli appassionati di calcio italiano rivendicano spesso con fierezza la cura maniacale dedicata alla fase difensiva, battendosi in argomentazioni per sostenere come il campionato italiano sia il più preparato in questo aspetto e quindi il più difficile per i giocatori offensivi. A volte si usano espressioni generali, come "È un calcio più tattico", per significare sempre quello, ovvero che si difende meglio. Quante volte avete sentito parlare di Messi e Ronaldo con persone che sostenevano che in Serie A non avrebbero fatto più di 20 gol?

Se questo autocompiacimento si fondava su basi solide negli anni migliori del nostro calcio, oggi le cose potrebbero essere cambiate. L’Italia fa ancora scuola dal punto di vista difensivo?

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Un’analisi di SportingPedia del mese scorso, dedicata alle peggiori prestazioni difensive delle squadre dei Top 5 campionati europei aveva evidenziato in negativo alcune squadre di Serie A. La Salernitana, per esempio, era al decimo posto tra le squadre che concedono più gol per 90 minuti (1.91), seguita poco dopo dalla Cremonese (1,81). Il Sassuolo era la peggiore squadra in assoluto per quanto riguarda il rapporto tra tiri in porta subiti e gol concessi (subisce un gol ogni 2.1 tiri in porta). Nella classifica c'è anche la Fiorentina di Italiano al decimo posto (1 gol subito ogni 2.6 tiri in porta). Leggermente più positivo il discorso relativo alla percentuale di clean sheet per partita: nessuna squadra italiana tra le peggiori dieci. Allargando l’orizzonte, però, Hellas e Sampdoria, ad oggi, hanno mantenuto la porta inviolata solo 3 volte, il Bologna 2.

Siamo partiti da questi spunti per un'analisi più specifica e approfondita, per capire come si difende in Serie A. È necessario però fare alcune premesse. I dati difensivi possono essere influenzati da tanti fattori: l’approccio tattico dell’allenatore, la qualità degli avversari, alcune assenze importanti (il Milan con Maignan ne sa qualcosa), o più in generale le tendenze tattiche dei singoli campionati. Grazie alle statistiche avanzate fornite da Statsbomb tramite IQ Soccer è possibile approfondire meglio la questione. Nota bene: i dati sono aggiornati al 10 febbraio e non tengono quindi conto dell'ultimo weekend di calcio europeo.

Distruggere il gioco avversario

Partiamo dal semplice numero di gol. Soltanto in Liga (1.17 gol) si segna meno che in Serie A (1.26) per 90 minuti. La Premier League è tutto sommato vicina con 1.30, in Ligue 1 il dato arriva a 1.39, mentre in Bundesliga si realizzano addirittura 1.59 reti a partita.

Prendendo in esame gli Expected Goals la classifica non cambia ma si accorcia notevolmente: se la differenza tra Bundesliga e Liga era di 0.42 per i gol fatti, per gli xG si riduce a 0.16, forse indice di una minore capacità dei tiratori di Serie A e Liga nel concludere a rete. Andando più nello specifico, prendendo in considerazione le singole squadre, non sorprende vedere il Napoli, con il suo calcio fluido ed estremamente curato nella fase offensiva, al nono posto della top 10 tra le squadre che producono più xG per 90 minuti (1.6), ma è l’unica rappresentante del nostro calcio in una classifica dominata da Barcellona, Bayern Monaco e Paris Saint-Germain che ne producono ben 2 a partita.

Radicalmente diverso il discorso relativo agli xGA, che vede Napoli (0.73), Roma (0.73) e Inter (0.74) rispettivamente al terzo, quarto e quinto posto. La squadra di Spalletti però si rivela essere l’unica in grado di rispettare le attese, subendo 0.71 gol a partita e piazzandosi al quarto posto della classifica delle migliori difese dei top 5 campionati europei. Rispetto alla graduatoria relativi agli xG concessi scendono Roma e Inter (13° e 33°), ma salgono Lazio e Juventus (9° e 10), che concedono molti meno gol di quanto previsto. Anche in questo caso domina il Barcellona di Xavi, che subisce soltanto 0.35 gol a partita, e completano il podio le sorprendenti Newcastle e Lens. Se capovolgiamo la classifica per analizzare i numeri delle squadre che difendono in maniera meno efficace secondo gli xG, notiamo che la Serie A con tre squadre è, insieme alla Ligue 1, il campionato più rappresentato; nello specifico si tratta di Cremonese (4°, 1.62 a partita), Spezia (6°, 1.57 a partita) e la già menzionata Salernitana (8°, 1.47 a partita).

Certo, minor numero di gol o di Expected Goals a partita non indica necessariamente un più alto livello delle difese. In fondo si potrebbe fare l’ipotesi opposta e dire che il dato dipende dal basso livello degli attacchi. Bisogna andare quindi ulteriormente a fondo con i dati. Dal momento che le grandi difese non si limitano soltanto a concedere complessivamente pochi xG, ma cercano anche di concederne di basso valore, potrebbe essere utile prendere in considerazione il dato relativo agli xG per tiro. Da questo punto di vista, però, le differenze tra i singoli campionati sono infinitesimali. I gap aumentano guardando alla distanza media dei tiri subiti: la Liga rimane al primo posto in questa classifica (17.15m), seguono Serie A (16.67), Bundesliga (16.38), Ligue 1 (16.33) e Premier League (15.99). Un dato positivo per il campionato italiano, perché tiri dalla lunga distanza comportano una minore possibilità di riuscita, anche se fortemente influenzato dalle singole prestazioni difensive di Roma e Juventus, rispettivamente al secondo e al terzo posto in Europa per questa particolare classifica.

Si difende come si attacca

I numeri analizzati finora sembrano evidenziare un livello più alto delle difese in Liga e in Serie A, ma è anche possibile che questi dati siano influenzati dal modo di difendere delle squadre. Il calcio di oggi si muove verso ritmi frenetici, difese alte, pressing offensivo e gegenpressing una volta persa la palla. La ricerca di queste condizioni aumenta il numero degli errori, allunga i reparti e rende l’arte della difesa generalmente più complicata e più diffusa nell’interezza del campo piuttosto che solo nella propria metà. I dati relativi alle pressioni nella metà campo offensiva e alle riaggressioni, in questo senso, ci forniscono un'interpretazione interessante di quanto stiamo dicendo. La classifica dei numeri sulle pressioni effettuate nella metà campo offensiva è la seguente: Bundesliga (60.78), Ligue 1 (60.77), Premier League (60.43), La Liga (58.01), Serie A (55.54).

Classifica pressoché identica anche per quanto riguarda le riaggressioni una volta persa palla, con la Ligue 1 (20.21) che supera la Bundesliga (19.16), mentre la Serie A (17.75) rimane con margine all’ultimo posto. Si intuisce che gli ottimi numeri del campionato italiano (così come del campionato spagnolo) in merito a gol subiti, xG concessi e distanza media dei tiri subiti hanno molto a che vedere con uno stile difensivo più conservativo e meno propenso al rischio.

Questo, è chiaro, non è per forza un fatto negativo: come detto all’inizio ci sono tanti modi per difendersi più o meno adatti in base alle proprie possibilità; tuttavia varrebbe la pena aprire un’ulteriore discussione su quanto la poca abitudine a certi ritmi e a certi stili possa diventare un problema nelle competizioni europee.

Bisognerebbe guardare a come uno stile difensivo conservativo influenza la fase offensiva. Dividere il lavoro delle squadre nell’arco dei 90 minuti in fase offensiva e fase difensiva può essere comodo, ed è intuitivo rispetto a quello che vediamo nelle partite. In realtà, però, attacco e difesa sono un microcosmo unico e fluido: il modo di attaccare condiziona il modo di difendere e il modo di difendere condiziona il modo di attaccare. È su queste premesse che vanno analizzati quindi alcuni numeri offensivi dei rispettivi campionati, per capire se gli ottimi dati difensivi visti all’inizio siano effettivamente corroborati da una prospettiva olistica, che prende in considerazione anche le qualità, lo stile e le tendenze dei singoli calciatori di ogni campionato.

Una prima indicazione utile può essere quella fornita dai dribbling: la Serie A è ultima – piuttosto nettamente – per dribbling tentati (ed è un problema tattico non da poco). Se le squadre avversarie non hanno dribblatori particolarmente pericolosi i vantaggi di un approccio più chiuso e conservativo aumentano enormemente. Del resto la Serie A è il campionato in cui si tira di più dopo un contropiede, 1.11 conclusioni, contro le 1.02 di Bundesliga e Premier al secondo posto. In generale i dati di squadra relativi alle transizioni sono quelli che meglio ci aiutano a comprendere l’inscindibilità tra fase difensiva e offensiva o viceversa.

I dati sulle pressioni testimoniano una certa mancanza di intensità e di volontà nell’andare a prendere gli avversari nella loro metà campo in Serie A, eppure i numeri sui tiri in seguito a una riconquista alta del pallone non sono quelli che ci aspetteremmo: parliamo di 2.63 conclusioni a partita, alla pari con la Premier League ma più di Liga e Bundesliga, anche se va sottolineato che il dato altissimo del Milan di Pioli altera notevolmente la media generale. La media alta della Serie A per questo dato, nonostante si tenda a non pressare alto e a non riaggredire una volta persa palla, fa pensare che la poca abitudine a giocare contro squadre con questo stile renda al momento molto efficace un approccio aggressivo in non possesso. Il grafico qua sotto che indica una buon grado di correlazione tra gli xG su azione e i tiri da riconquista alta.

Insomma: nonostante in Italia si pressi poco, gli approcci più aggressivi sembrano pagare in termini offensivi. E questa può essere anche una delle spiegazioni delle difficoltà delle squadre italiane negli scorsi anni in Europa: la nostra disabitudine a fronteggiarli, rende i sistemi di pressing avversari molto redditizi.

In aggiunta, per valutare la qualità offensiva dei giocatori si può prendere in considerazione il dato sui Post-Shot Expected Goals, cioè gli Expected Goals "ricalibrati" dal punto di vista del portiere. In media un portiere di Serie A affronta 1.01 PSxG a partita, contro l’1.19 dei portieri di Bundesliga e Ligue 1, e lo 1.08 di quelli della Premier League. Questo significa che i tiratori del campionato italiano in questa stagione sono molto meno pericolosi rispetto a quelli degli altri campionati (Liga esclusa). Nonostante questo, i portieri parano meno tiri di quanto dovrebbero: la media dei Goals Saved Above Average è di -0.03.

Da questi numeri sembrerebbe che le buone performance difensive che si vedono in Serie A siano aiutate quindi anche da prestazioni offensive sotto la media europea. Questi numeri, però, avrebbero bisogno di un ulteriore raffinamento, per esempio esaminando il dato mediano invece che il dato medio, così da limitare il peso degli outlier, o prendendo in considerazione solo i momenti delle partite in cui le squadre sono in parità, o ancora analizzando i numeri partita per partita se non addirittura tiro per tiro. Non avendo a disposizione ancora questi dati non possiamo far altro che prendere questi numeri più che altro come indicazioni.

Paragonare campionati diversi, con filosofie diverse, giocatori diversi e storie calcistiche diverse è un’impresa ardua, per cui è meglio accogliere con scetticismo qualsiasi giudizio che cerchi di dimostrare con faciloneria come il campionato X sia meglio del campionato Y su un aspetto qualsiasi del gioco.

Tornando però alla domanda che pone questo pezzo: possiamo quindi dire che l’Italia sia ancora maestra della fase difensiva? Be', dipende da cosa intendiamo per fase difensiva. Se consideriamo la fase difensiva come gli strumenti con cui distruggere il gioco avversario, e cioè tutte quelle strategie che limitano occasioni e gol per l'altra squadra, allora le squadre italiane continuano ad avere ottimi numeri. Se invece consideriamo la parte più "costruttiva" della fase difensiva, e cioè quell'insieme di strategie senza la palla che aiutano ad attaccare meglio, il nostro calcio sembra essere rimasto indietro rispetto all'evoluzione europea. È anche per questo che i nostri attacchi sono meno efficaci.

Esistono chiaramente delle eccezioni, basti pensare all’approccio intenso e verticale con cui il Milan ha vinto lo scudetto nella scorsa stagione, ma in generale sembra che l'approccio conservativo sia ancora egemonico in Serie A, con effetti diretti sia sulle fasi difensive che su quelle offensive.

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