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I migliori gol di marzo 2022
28 mar 2022
28 mar 2022
Quasi tutti gol pesanti.
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Forse non è il momento migliore per parlare della Serie A, che dopo l'eliminazione della Nazionale ci sembra lontanissima, ma lo show deve andare avanti e andrà avanti in ogni caso, e quindi proprio adesso è giusto ricordare adesso che lo show a marzo è stato di alto livello. Alcuni scontri nella parte alta della classifica che hanno cambiato gli equilibri, come la vittoria corsara del Milan a Napoli o quella più netta della Roma nel Derby, ma soprattutto tanti bei gol. Tra chi non ce l'ha fatta a rientrare in questa lista ma avrebbe potuto esserci: il numero di puro illusionismo di Traoré a Salerno, ma anche il tiro a giro teso come una corda di violino di Molina contro la Roma. Per il resto quella che trovate qui sotto è tutta la bellezza che è riuscita a regalarci il nostro campionato nel mese che sta per finire. Come consolazione alla fine non è poi così male.

Felipe Anderson contro il Cagliari

Questo sembra uno di quei gol degli anni ‘70 in cui i giocatori brasiliani più tecnici sembravano dribblare avversari impacciati solo con lo sguardo. Con un paio di finte da fermi li muovevano come marionette, passavano in mezzo ai loro corpi, e Felipe Anderson - coi capelli afro lasciati nature, lo sguardo pensoso - ha l’aria in effetti del calciatore anni ‘70. Con la maglietta gialla di lanetta e lo stemma gigante sul petto. Felipe Anderson riceve fronte alla porta da solo, e in teoria avrebbe potuto mettersela sul destro e tirare velocemente; invece se la prende comoda, pare aspettare il rientro del difensore per poterlo sfidare. A quel punto ne ha due davanti, ma è la situazione in cui due difensori fanno più danni di uno solo. Felipe Anderson sterza col sinistro con un tocco improvviso. Ha di nuovo tutto lo specchio davanti, e il fatto che temporeggi ancora toglie la terra sotto ai piedi di Andrea Carboni. Tutta la pericolosità dell’azione di basa sull’idea controintuitiva che Felipe Anderson dovrebbe calciare e non calcia, continua a prendersela comoda. Infine calcia incrociando il tiro, sempre velocemente. In tutta l’azione c’è una piccola sproporzione, fra la calma lenta di Felipe Anderson e la rapidità con cui sterza e prende decisioni.




Rey Manaj contro il Cagliari

A marzo i gol iniziano a pesare, ad avere cioè un valore assoluto più alto, da tenere in considerazione anche in classifiche teoricamente estetiche come questa. Spezia e Cagliari si affrontavano in un primo vero scontro salvezza, con in palio tre punti che avrebbero dato alla vincente un po’ di respiro in vista dei mesi caldi della stagione. Se il Cagliari era la squadra col momentum migliore, lo Spezia stava giocando meglio ed era passata in vantaggio con un gol di Erlic. Ma sappiamo come queste partite possono girare all’improvviso, punire chi non le chiude. Manaj era in campo da appena pochi minuti quando quel pallone gli è quasi sbattuto addosso, frutto di un rimpallo rabbioso sulla fascia, un cross dovuto a una spazzata, già questo basterebbe. Manaj è uno di quei talenti più raccontati che visti, di cui da giovane se ne parlava gran bene quando fu comprato dall’Inter, ma che poi davvero non ci ha fatto vedere quasi nulla: la miglior stagione della sua carriera era stata la scorsa, con il Barcellona B in Segunda, strano no? Eppure passa da un gesto il suo riscatto, il giustificare la sua presenza lì, in campo per lo Spezia. La furbizia di un gioco di prestigio, un tacco giocato alle spalle dopo il controllo per sbertucciare il lavoro difensivo di Goldaniga e Altare, e poi il sinistro a incrociare, sotto le gambe dei due per rendere il messaggio ancor più chiaro.




Ismael Bennacer contro il Cagliari

Sempre per quella cosa che i gol, da marzo, si pesano, Ismael Bennacer in carriera, fin qui, di gol ne ha segnati pochissimi. Non è quel tipo di centrocampista, a cui chiediamo di essere incisivo in zona gol per essere completo. È raro anche solo vedere Bennacer provare a calciare, puntare la porta in maniera personale, eppure eccoci qui, a scrivere di un suo gol molto bello, segnato con una voleè improvvisa, un gesto che non sembra appartenergli, anche solo per struttura fisica, un gol da centravanti, da seconda punta. La sponda di Giroud è intelligente, ma imperfetta, Bennacer, che aveva capito le intenzioni del compagno andando a occupare quella zona sopra la punta dell’area, un po’ spostato a destra, si ritrova a doversi coordinare nello spazio di un battito di ciglia, con un difensore attaccato addosso. Colpisce al volo, di interno collo, in maniera più furba che potente. Il pallone viaggia verso l’angolo della porta, Cragno neanche ci prova e il Milan è leggermente più vicino a quella che sarebbe un’impresa.




Matteo Cancellieri contro l’Empoli

Matteo Cancellieri è un classe 2002 che l’anno scorso ha fatto le fiamme in Primavera. Un po’ Zaniolo, un po’ Chiesa, a inizio stagione Di Francesco sembrava averci puntato, concedendogli diversi minuti anche se in posizioni di campo più difensive, per sfruttarne una vitalità evidente. Con l’arrivo di Tudor è quasi sparito dai radar, il Verona ha trovato il suo gioco, costruito la squadra in maniera efficiente. Ora però, complice un calo evidente di alcuni giocatori, Cancellieri può ritagliarsi il suo spazio, farci vedere cosa sa fare. Contro l’Empoli è entrato al 60’ e dodici minuti dopo ha segnato questo gol, un sinistro tirato con la fionda, guidato con il telecomando: il primo gol della sua vita in Serie A. Dal replay si capisce quanto questo tipo di conclusione gli appartenga, un tiro che va un po’ contro la fisica, scagliato mentre sta correndo verso il centro, la schiena gobba e una postura difficile anche solo da immaginare. Calcia con una parte strana del piede, il pallone viaggia pulito come un treno sui binari. Non possiamo dirlo con certezza, ma la sensazione è che questo sia il primo di tanti gol simili, magari non tutti così belli, per Cancellieri.




Lorenzo Pellegrini contro la Lazio

C’è stato un lungo momento dell’esperienza in prima squadra di Pellegrini a Roma in cui la sua presenza in campo veniva giudicata in base alla sua incapacità di segnare su punizione diretta. Oggi che il numero 7 è riuscito finalmente a guadagnarsi i gradi da capitano grazie alla crescita esponenziale avuta in questa stagione, il rapporto sembra essersi rovesciato: più Pellegrini convince il pubblico romanista di essere in grado di essere un buon capitano, più la qualità delle sue punizioni aumenta. E così si è passati dalla punizione sopra la barriera all’ultimo minuto a Cagliari (simile a questa, ma più vicina all'area e quindi più dolce, per permettere al pallone di abbassarsi in tempo), a quella del momentaneo 3-0 contro la Juventus (dall’altro lato del campo, ma da distanza simile) fino a questo capolavoro segnato in quella che è finora la migliore partita stagionale della Roma di Mourinho. Ci sono tanti elementi che rendono questa punizione la più bella tra le tre segnate: la distanza dalla porta ovviamente, ma anche l’angolo di tiro strettissimo dovuto a una posizione di tiro molto decentrata e infine il punto perfetto del sette in cui il numero sette della Roma (scusate) è riuscito a mettere il pallone. Pellegrini ha una tecnica di calcio strana: non arrota la palla con l’interno, ma la colpisce in maniera secca quasi con la punta per darle quelle traiettorie ubriache possibili solo con i palloni leggeri a cui ormai ci siamo abituati. Con l’inquadratura da dietro si noterà quanto Pellegrini debba allargare l’anca per colpire il pallone in questo modo, mirando molto al lato del palo e confidando che l’effetto lo faccia rientrare in porta all’ultimo momento. Dopo il Derby, questa punizione è stata paragonata da molti tifosi romanisti a quella che Francesco Totti segnò contro l’Inter nel 2004. Anche se in realtà le differenze tra le due punizioni sono molte, questo pensa dica tutto di quanto è cambiato il rapporto tra Pellegrini e il suo pubblico negli ultimi tempi.




Daniele Verde contro il Sassuolo

Alcuni gol si pesano, altri sono solo belli anche se inutili come questo (lo Spezia perderà 4-1), anzi meglio ci aiutano a fare un po’ luce sulle grandi stagioni di calciatori minori. Daniele Verde, una carriera strana che ha visto vestire anche le maglie di Valladolid e Aek Atene, uno di quei trequartisti/ali che il nostro calcio produce ma che sembrano sempre inadatti per la Serie A e che invece si sta dimostrando perfettamente adatto al nostro campionato, forse il singolo giocatore più importante della sua squadra. Questo gol spiega bene il talento di Verde, un talento creativo che sembrava essere caduto in disuso in un calcio sempre più fisico e che invece ha lottato ed è rimasto vivo e prezioso. Verde ha raggiunto quel tipo di maturità che gli consente di non sparire dalle partite, fare gol giocate del genere, gol segnati da fermo grazie solo alla sensibilità del suo sinistro, ma anche molto altro. Se questo gol fosse stato una rosa del deserto, forse non sarebbe valsa la pena metterlo in questa classifica, ma è la ciliegina sulla torta di una grande stagione, di un talento che avevamo perso e che ora invece abbiamo ritrovato.




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