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Sfuggente come l'acqua, la croqueta di Andres Iniesta
08 ago 2025
Il gesto tecnico più iconico dell'icona spagnola.
(articolo)
8 min
(copertina)
Illustrazione di Livia Albanese
(copertina) Illustrazione di Livia Albanese
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Questo articolo esce insieme alla prima puntata della nuova stagione di Icone, podcast di Daniele V. Morrone ed Emiliano Battazzi, dedicato ai calciatori fondamentali della storia del calcio. Si guarda su YouTube, si ascolta su tutte le piattaforme.

Le crocchette sono conosciute in gran parte del mondo e quasi tutte le cucine ne hanno una variante. Il nome viene dal francese croquette, nella cucina giapponese si chiamano korokke, in quella tedesca kroketten. In Spagna rappresentano il comfort food fatto in casa per eccellenza e una tapa imprescindibile. Il dizionario della RAE definisce quelle spagnole come una “porzione di impasto, solitamente rotonda o ovale, preparata con un trito legato con besciamella, impanata con uova e pangrattato e fritta in abbondante olio”, e il modo giusto per prepararle è con le mani, leggermente inumidite, così da dargli la forma passando l’impasto tra un palmo e un altro velocemente. Un gesto semplice che si tramanda da generazioni, che viene anche riassunto a voce con un “tac, tac”.Lo stesso suono che fa il pallone quando passa velocemente tra un piede e un altro di Andrés Iniesta, come fossero i palmi delle sue mani. Il dribbling prende quel nome: croqueta.

È uno dei gesti più iconici del calcio del XXI secolo. Iniesta si trova di fronte ad almeno un difensore e lo supera giocando la palla da un piede all'altro, da un lato all'altro, spostando il peso del corpo seguendo lo slalom.

Questa tecnica si è rivelata particolarmente efficace quando gli avversari cercavano di raddoppiare la marcatura su di lui: è il modo perfetto per superare due giocatori contemporaneamente, quasi passandogli in mezzo: «il destro che fa rimbalzare la palla sul sinistro in modo da disegnare fulmineamente un angolo di novanta gradi, producendo una specie di accelerazione temporale, il difensore che sembra rimanere indietro di un istante rispetto al fluire dell’azione» ha scritto Gianni Montieri, autore del libro Andrés Iniesta, Come una Danza.

Il soprannome di Iniesta, l’illusionista, evoca la sua capacità di far sparire il pallone da una parte e farlo apparire dall’altra. Con un gesto all’apparenza semplice Iniesta ottiene il massimo dell’efficacia. È l’immagine perfetta del suo calcio, inafferrabile come l’acqua.

Ci sono su YouTube varie compilation dedicate per intero alla croqueta di Iniesta. Un gesto che basta a racchiudere tutta l’esperienza estetica di vederlo giocare. La croqueta ha assunto la massima notorietà nel periodo di apogeo blaugrana con Guardiola, tanto da finire in una pubblicità-tutorial della Nike in Spagna in cui lo stesso Iniesta spiega come eseguirla al meglio.

Come gesto tecnico la croqueta nasce con il calcio: è un movimento semplice da immaginare ed efficace per saltare l’uomo. Ma ci sono dei giocatori che hanno impresso il gesto nella memoria collettiva. Emilio Butragueño, detto “El Buitre”, è stato uno dei pionieri della croqueta, segnandoci anche uno dei suoi gol più ricordati, contro il Cádiz nella stagione 1986/87.

L'attuale direttore delle relazioni istituzionali del Real Madrid aveva allora 23 anni ed era considerato il calciatore spagnolo più forte in attività. Controllando la palla all'interno dell'area vicino alla linea di fondo, supera lanciandosi verso la porta con una prima croqueta il primo avversario e in uno spazio ristretto con un’altra croqueta il secondo e con una terza il portiere. A quel punto può segnare a porta vuota un gol che fa parte dell'antologia madridista.

Ma è dall’altra parte che pochi anni dopo c’è il giocatore che ha impresso questo dribbling nella mente del giovane Iniesta: il genio danese Michael Laudrup, una delle stelle del Barcellona di Cruyff allenatore. È l’idolo di Iniesta bambino. Il suo stile elegantissimo è dato dal modo compatto con cui la esegue, sembra sciare sull’erba con gli avversari trasformati in paletti del suo slalom. Questo è l’immaginario attorno a cui cerca di modellare il proprio gioco Iniesta.

Laudrup utilizza in modo ripetuto la croqueta per saltare l’uomo: fa parte del suo repertorio. Il danese la rende per la prima volta un gesto puntuale, non un picco di creatività estemporaneo.«Mi è venuta in modo naturale, perché dribblando ho pensato che come nel biliardo posso spingere il pallone dalla mia destra alla sinistra e poi quando il pallone ritorna a destra lo spingo in avanti, così immediatamente sono in movimento palla al piede. Quindi uso la croqueta per superare l’avversario e allo stesso tempo muovermi in avanti». Ha detto Michael Laudrup, che citando proprio Iniesta come chi ha replicato il gesto in modo impeccabile ha aggiunto: «anche giocatori che non sono veloci, se la eseguono velocemente sembrano andare più veloci e credo che Iniesta sia l’esempio perfetto, anche perché è uno che pensa velocemente».

«A volte, quando ti vedevo giocare Andrés, pensavo che non avresti avuto via d'uscita, soffocato com'eri dai difensori e a volte dalla linea laterale o da quella di fondo. Ma riuscivi sempre a scappare. Avevi come un ultimo asso nella manica» scrive Michael Laudrup per celebrare il suo pupillo in una lettera aperta su El Periodico il giorno dopo l’annuncio del suo definitivo ritiro, a ottobre del 2024: «Non solo scappavi, come ben sai, ma allo stesso tempo partivi. Non è solo un dribbling che ti porta da un posto all'altro. Con la croqueta usi l'altra gamba per andare in avanti. Non solo elimini il tuo avversario diretto, ma te ne vai». Laudrup ci ricorda poi che anche se pare un gesto semplice non lo è affatto perché c’è la questione del tempismo, del sapere quando è il momento giusto per eseguirlo.

La palla non si toglie a Iniesta. Puoi provarci, allunghi la gamba, ma poi lui ti salta e scatta in avanti. Siete in due, e all’improvviso lo vedete ricomparire davanti a voi, l’illusionista, col campo ancor più libero in avanti. Il raddoppio è un vantaggio per lui, non per voi. Se il dribbling a ruotare su se stesso di Xavi, la cosiddetta Pelopina, è altrettanto esplicativo nel suo carattere di protezione pura del pallone, la proiezione offensiva della croqueta, il portare in avanti automatico del pallone, è un gesto che rimarca la natura del calcio di Iniesta. Richiama il detto giapponese che dà origine al jujitsu in cui "Il morbido vince il duro". La forza della quale si necessita proviene anche dal proprio avversario: la sua irruenza è una leva. Il pallone rimane in possesso, è suo, ma allo stesso tempo viene trasmesso in avanti. Nella Spagna e nel Barcellona Iniesta aiutava a mantenere il possesso, ma aveva anche il guizzo creativo per creare una situazione pericolosa. La capacità di Iniesta di gestire il tempo e lo spazio, e di controllarli, attraverso una gestione naturale ma al tempo stesso soprannaturale del pallone, lo ha reso il giocatore perfetto per la rivoluzione posizionale di Guardiola e del calcio di possesso puro della Spagna di Del Bosque. «Iniesta è sempre riuscito ad aiutare la squadra perché la sua idea di calcio richiama la facilità, come un grande decodificatore: dare significato a parole calcistiche incomprensibili, restituire ordine al caos del campo, facendo apparire soluzioni non immaginate neppure dagli altri». Scrive Emiliano Battazzi. Lo stesso Del Bosque è riuscito a trovare il paragone più azzeccato per descrivere l’immagine che restituisce Iniesta: «È come quando Federer gioca a tennis, a malapena suda». Iniesta sembra sempre giocare muovendosi silenzioso, apparendo e scomparendo per il campo. La croqueta è la sua arma definitiva.

Ha segnato diversi gol decisivi, ma quello che esibisce meglio il suo calcio ha una croqueta al suo interno.

Ottobre 2008, la Spagna campione d’Europa deve guadagnarsi la qualificazione al Mondiale sudafricano. Il girone non è facilissimo, ci sono anche Belgio, Turchia e Bosnia, ed è iniziata la nuova gestione tecnica, quella di Del Bosque. Si gioca Belgio-Spagna, e i padroni di casa vanno in vantaggio dopo pochi minuti. Poi al 36’, la magia. Cesc Fàbregas intercetta un passaggio all’indietro di Fellaini, siamo sulla trequarti. Tocca il pallone 5-6 volte, camminando: è una classica pausa, Fàbregas sta aspettando qualcosa. Quel qualcosa è un inserimento profondo da sinistra di Iniesta, che arriva: Cesc effettua il passaggio mentre Iniesta corre dritto verso l’area, superando la rincorsa del terzino. Quando arriva sul pallone, ha il centrale del Belgio che gli va contro in scivolata: Iniesta di esterno fa un controllo a seguire, per aggiustarsi leggermente il pallone e mandare fuori tempo il difensore. Poi è da solo davanti al portiere, in posizione molto defilata: fuori dall’area piccola, tutto a sinistra. Con una finta di corpo fa sdraiare il portiere, ma si deve inventare qualcosa per superarlo: e allora eccola lì la croqueta, destro-sinistro per dribblare il portiere. A quel punto è sulla linea di fondo, con un difensore belga che si sta lanciando in scivolata sulla riga. Iniesta controlla ancora il pallone e poi tira, alzandolo, per evitare il difensore. C’è proprio Emilio Butragueño come seconda voce alla tv spagnola e quando parte il replay non riesce a contenersi: «Ma è una cosa incredibile quella che ha fatto Iniesta, è una cosa da Maradona, da Cruyff», che detto da una leggenda del Real Madrid vale di più. Il gol verrà soprannominato la “madre de todas las croquetas”.

Tra i giocatori iconici è pieno di gesti specifici con cui vengono ricordati e la croqueta non è un gesto sofisticato come può essere la Cruyff turn, né possiede i tratti futuristici del doppio passo di Ronaldo il Fenomeno. È un gesto più dolce, più semplice, e per questo forse più diffuso: i giocatori più tecnici suoi contemporanei nella Liga come Leo Messi, Karim Benzema e Santi Cazorla e quelli più giovani come Isco, Pedri e Lamine Yamal l'hanno adottata con continuità. Il successo della croqueta è a tutti gli effetti una sua eredità.

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Sfuggente come l'acqua, la croqueta di Andres Iniesta