
Non tutte le partite di calcio decretano un vincente e uno sconfitto. Se non stiamo parlando di scontri a eliminazione diretta l'idea del pareggio è codificata e inserita nei regolamenti ufficiali. È un'idea che a fasi alterne la storia ha provato a mettere in crisi, senza mai riuscirci fino in fondo. Un'eccezione però c'è stata. Questa storia delle partite senza vincitori né vinti non andava giù agli USA degli anni ‘90, che per il loro soccer hanno scelto un finale totalmente diverso.
Come funzionano gli shootout
Nel 1996, per la neonata Major League Soccer vennero stabilite delle regole tenendo in considerazione l’obiettivo spettacolo. Per questo, invece di un punto a testa per ogni squadra, dei soliti tempi supplementari o dei banali rigori, per le partite che terminavano in parità si scelse di adottare il sistema degli shootout, passati poi alla storia come “rigori all’americana”.
Il metodo in questione è stato preso in prestito dall’hockey su ghiaccio e trapiantato su un campo di calcio che, dopo qualche anno, ha deciso di rigettarlo mandando all’aria tutta l’operazione. Nel frattempo, però, gli shootout hanno lasciato il loro bizzarro segno nella storia del soccer americano e non solo.
Le regole sono piuttosto semplici: un giocatore, partendo da 35 yard (32 metri dalla porta), sfida in un 1 vs 1 il portiere avversario provando a far gol in 5 secondi al massimo. I tocchi sono illimitati, il portiere può avanzare a piacimento verso il suo sfidante e, una volta intercettato il tiro, se questo non finisce in porta il tentativo è da considerarsi fallito, proprio come nei rigori. Nessun’altra possibilità dopo la respinta, nessuna seconda chance.
Altra regola simpatica, giusto per aggiungere un altro tocco strambo ad una pratica già stramba di per sé: se il portiere commette fallo durante uno shootout, viene assegnato un rigore vero e proprio. Un esempio concreto a questo punto può tornare utile: nel video di seguito, in una sfida tra Earthquakes e Metrostars del 1997, durante uno shootout il portiere Salzwedel stende il suo avversario e l’arbitro indica il dischetto. A quel punto ci prova anche Roberto Donadoni, allora stella della squadra di New York. Risultato: simulazione e shootout sbagliato, per l’incredulità di Tony Meola (che poco dopo segnerà, invece).
Dove e quando sono stati utilizzati
Lo scopo della loro introduzione nella MLS americana (e, ancora prima, nella NASL degli anni ‘70 e ‘80) era semplice: bisognava dare una conclusione alla partita, e quella degli shootout era la più spettacolare possibile. Se in un rigore secco, infatti, viene esaltata la freddezza, i nella loro versione "americana" c’è l’esaltazione totale dell’1 vs 1 e di tutti i suoi lati più imprevedibili e divertenti. Se ne vedono di tutti i colori, da pallonetti meravigliosi a tentativi goffi respinti senza problemi dai portieri. Tutto questo divertimento doveva piacere un sacco ai massimi esponenti della Major Legue Soccer, che continuarono ad adottare il sistema degli shootout fino al termine della stagione 1999, quando finalmente il calcio americano si adattò al resto del mondo introducendo la possibilità di concludere un match in parità.
Anche in Italia, nel nostro piccolo, abbiamo avuto l’opportunità di osservare da vicino gli shootout, di valutarli con cura per poi accantonarli per sempre, dopo qualche risata e alcuni tentativi memorabili. Il rapporto tra il calcio italiano e i rigori all’americana è nato, è cresciuto e si è esaurito d’estate, come una di quelle storie d’amore sbocciate sulla riva del mare e terminate a settembre.
Gli shootout nel nostro paese sono stati utilizzati in occasione del Trofeo Birra Moretti, la cui ultima edizione risale ormai al 2008. Su YouTube è stato possibile reperire il video “completo” relativo al triangolare andato in scena al San Nicola di Bari il 3 agosto del 2004 tra Palermo, Juventus ed Inter. Nei minuti finali del video è presente proprio la sfida finale tra bianconeri e rosanero, conclusasi con i rigori all’americana.
Quei minuti possono essere considerati un manifesto degli shootout e della loro follia: il primo viene calciato da Ferri, che muove qualche passo e poi spara il pallone alle stelle; il secondo vede come protagonista Baiocco, che riesce nell’impresa di far ripetere lo shootout una seconda volta (sbagliando di nuovo), con Piccinini che azzarda addirittura un “forse a Baiocco non hanno spiegato le regole”; e poi ancora altri errori, altri gol, altre rincorse, fino ad arrivare alla conclusione spettacolare con Miccoli protagonista, in una climax ascendente di bellezza.
Per un Baiocco che fallisce, comunque, c’è uno Zenga che viene esaltato dalla versione yankee dei calci di rigore. E questo perché, negli shootout, il coefficiente di difficoltà per chi deve segnare si alza inevitabilmente: non è più un tiro secco, fermo, una scelta dell’angolo dove indirizzare il pallone; no, la sfida si trasforma, si apre in campo aperto e vengono esaltate altre doti, su tutte la tecnica e la rapidità di esecuzione. Per questo motivo i rigori all’americana sono perfetti per calciatori abituati a superare un portiere in uscita (vedi alla voce “Fabrizio Miccoli”), mentre diventano parecchio scomodi per altri tipo di rigoristi.
L’affaire Van Basten
Qualche tempo fa Marco Van Basten conquistò le principali pagine di quotidiani e siti internet con alcune dichiarazioni visionarie. L’ex attaccante del Milan propose una sorta di rivoluzione del mondo del calcio giocato che si basava sulla distruzione di alcuni assunti fondamentali del gioco (l’abolizione del fuorigioco, ad esempio). Tra queste ipotesi c’era anche l’introduzione degli shootout in caso di pareggio. Secondo l’olandese, infatti, questo sistema sarebbe «più spettacolare per i tifosi e più interessante per i giocatori: nei rigori tutto succede in un secondo, mentre negli shootout ci sono molte possibilità, dribblare, tirare, aspettare la reazione del portiere...».
Anche Blatter in passato pensò alla modifica dei calci di rigore, e nel corso degli anni si sono susseguite diverse idee sulla loro trasformazione. Ad oggi, comunque, tutto è rimasto uguale, con la forma classica dei rigori che è ancora lì al suo posto. Al momento non è possibile dire se e come cambierà il calcio nel prossimo futuro: le regole sono in continua evoluzione, fino a qualche anno fa sarebbe stato impossibile pensare alla VAR come qualcosa di concreto, invece oggi eccoci qui a discutere sulla sua applicazione. E allora chissà, potrebbero tornare di moda anche gli shootout, un giorno non troppo lontano, e chissà come cambierebbero il nostro calcio.