Quando sento qualcuno dire che «l’America non è New York o Los Angeles, ma tutto quello che sta in mezzo», penso sempre a una partita NBA. Perché se tutto quello che succede mentre il cronometro scorre è New York o Los Angeles, il resto, quello che sta in mezzo, è l’America: le arene come giganteschi mall da buttare giù e ricostruire; i fast food ogni 10 metri; la macchina che spara le t-shirt; le cheerleader coi collant trasparenti; i ditoni; il coro de-fense; il pubblico che impazzisce per i tacos gratis se l’avversario sbaglia i liberi. Non voglio fare sociologia spicciola o offendere qualcuno, non so niente di quel paese che non sappiate anche voi, è che il paragone mi sembra così evidente: lo spettacolo più bello del mondo in mezzo a una fiera di paese.
Per qualche motivo che onestamente non ho mai capito davvero, questo brulicare mediocre intorno alla NBA è diventato anche un modello a cui aspirare per il resto dello sport: lo stadio come asettico luogo di consumo (non-luogo direi se fossimo ancora nei primi anni 2000 e Marc Augé non fosse diventato démodé). Quante più forme d’intrattenimento possibili all’interno di un’esperienza che è già intrattenimento, come se non dovessi avere tregua, come se non fosse già abbastanza quello che sta accadendo: ovvero i migliori giocatori di basket sulla terra che giocano a pallacanestro. Personalmente la trovo un’esperienza riprovevole, ma c’è una piccola parte che mi ha sempre affascinato, non tanto nella sua essenza, quanto nell’umanità che la anima: lo spettacolo dell’intervallo.
L’halftime show di una normale partita NBA - non pensate a quello del Super Bowl, che fa storia a parte - può essere qualsiasi cosa, ma sarà sempre una baracconata. Possono esserci acrobazie, giocoleria, arti e mestieri, animali o bambini, può essere coinvolto il pubblico o meno: non è importante il contenuto, l’effetto è sempre quello che i tedeschi chiamano chissà come e che si può sintetizzare in italiano con un: che cosa diavolo sto guardando?
Esiste una geografia sterminata di questi spettacoli, un teatro dell’assurdo involontario e malinconico, un bignami di cosa non si fa pur di intrattenere metà arena annoiata mentre aspetta l’altra metà che è andata a prendere da mangiare. È un universo parallelo, familiare qui da noi solo a chi ha passato le sue notti a seguire la NBA. Per questa comunità insonne lo spettacolo dell’intervallo somiglia piuttosto a un lungo incubo a occhi aperti: le prossime righe sono dedicate a loro.
Ps.: Gli spettacoli sono centinaia, forse migliaia. Ho lasciato fuori tutto ciò che era esibizione canora, cheerleader e mascotte (che meriterebbero uno spazio a parte, qui un esempio di loro esibizione); quasi tutti gli equilibristi; molti cani; e quelli che si infilano dentro dei cerchi giganti o che usano gli hula-hoop. Questi per pura antipatia personale.
Red Panda
Seguo la NBA più o meno da vent’anni e credo di aver visto più volte Red Panda esibirsi che gli Orlando Magic giocare. Al secolo Rong Niu, Red Panda è la Michael Jordan degli spettacoli dell’intervallo, il Bill Russell del monociclo, il Pete Maravich delle ciotole volanti. Come potete leggere nella sua pagina Wikipedia, Red Panda viene da una famiglia di acrobati taiwanesi, acrobati da quattro generazioni ci tengono a specificare.
Il suo spettacolo è sempre lo stesso, o almeno sembra sempre lo stesso, eppure ogni volta è impossibile trattenere lo stupore, nascondere la paura che qualcosa vada storto. Red Panda è su questo monociclo lunghissimo al centro del campo e qualcuno gli lancia una ciotola. Lei la prende al volo e se la mette in bilico sulla testa. Poi gliene lanciano un’altra, la poggia sul piede e da lì la lancia per farla ricadere esattamente dentro l’altra ciotola. Poi le ciotole diventano due insieme, tre insieme e così via, in un incremento di difficoltà esponenziale. Quante ciotole può tenere in testa un essere umano mentre viaggia sul suo monociclo gigante? Se vi siete mai fatti questa domanda, beh la risposta è: tante.
Guardarla all’opera per me è sempre affascinante: cosa si prova a essere così dannatamente bravi nel fare una cosa così drammaticamente inutile?
Il suo primo spettacolo in un intervallo NBA è stato il Giorno del Ringraziamento del 1993 in una partita dei Los Angeles Clippers. Se seguite un po’ la NBA, che siano stati proprio i Clippers a tenerla a battesimo non vi stupirà. Da quel momento non si è più guardata indietro: Red Panda lavora non solo con la NBA, ma va forte anche nel college basket e in generale per ogni evento in cui il pubblico deve essere intrattenuto tra un tempo e un altro (qui sul ghiaccio dell'hockey).
Nel 2018 le hanno rubato il monociclo all’aeroporto di San Francisco ed è diventato un piccolo caso. Chi era stato? Ma soprattutto: come si ruba un affare del genere? Il suo agente disse che «è come se suo figlio fosse stato rapito. Lo aveva da trent’anni». Col suo monociclo di ricambio non riusciva ad avere lo stesso feeling con le ciotole. Da qualche parte su Internet c’è scritto che glielo hanno ricomprato i Golden State Warriors, ma prendere questa informazione col beneficio del dubbio (con tutta quella luxury tax da pagare…).
In un’intervista ha detto che guadagna tra i 2.5 e i 3 mila dollari a esibizione, più le spese di viaggio, e magari vi interessa saperlo: per i vostri 40 anni sarebbe perfetta. L’unico appunto che mi sento di farle è alla musica da ristorante cinese da 4.1 su Tripadvisor che le fa da sottofondo allo spettacolo. Qualche vecchia canzone di Battiato al suo posto (sto pensando a Voglio vederti danzare) ci starebbe divinamente.
Simon Sez
Alcune cose sono esattamente come sembrano: qui lo spettacolo consiste in un gruppo più o meno numeroso di tifosi che gioca a Simone dice, quel gioco per bambini che onestamente non mi va di spiegarvi, ma tanto avete capito. Il vero spettacolo però non è il gioco in sé ma il suo conduttore, Steve Max, uno che sul suo sito (www.stevemax.com) si definisce Professional Simon Sez (Says) Caller.
Ora, io non credo di potervi restituire il tipo di fastidio che provo per questo tipo di intrattenimento da villaggio turistico, ma devo ammettere che Steve è davvero un professionista. Dategli 50 persone venute per il pick and roll tra Luka Doncic e Dwight Powell e lui ti tiene 10-15 minuti col fiato sospeso. Ti farà ridere, ma anche riflettere. Farà sembrare qualcuno stupido e, se non sei tu quel qualcuno, è comunque un buon modo di passare il tempo. Di solito questo tipo di personaggi hanno qualche scheletro nell’armadio o comunque odiano la propria vita. Steve però sembra un puro, uno veramente felice di intrattenere ogni singolo essere umano sulla Terra. In questo interessante articolo del New York Times sulla vita degli intrattenitori dell’intervallo NBA ai tempi della pandemia, Steve Max ha detto che il suo sogno era di battere il record mondiale per il gruppo più numeroso di persone che giocano a Simon Says contemporaneamente: «Penso che sia il momento perfetto per farlo: quando le persone torneranno insieme».
Christian e Scooby
Rispetto per Christian, anche lui un acrobata di talento, che quando ha capito che non avrebbe mai potuto pareggiare da solo lo spettacolo di Red Panda ha pensato bene di infilarci un cane. Personalmente preferisco i gatti, ma capisco sia più facile convincere un cane a rendersi ridicolo davanti a 20.000 persone. Lo spettacolo di per sé è dimenticabile ma - odio ripetermi - c’è un cane. Si chiama Scooby ed è in grado di camminare sopra a due palle da basket passando da una all’altra, di schiacciare con una palla di spugna, di stare in equilibrio sul suo padrone mentre fa le sue acrobazie. Quanto siamo distanti, nella scala dell’evoluzione dei cani, dal momento in cui Scooby potrà esibirsi da solo senza Christian? Spero poco.
Ho una teoria per cui, a un certo punto, Scooby sia stato sostituito da un altro cane neanche così somigliante, ma non credo sia davvero importante scoprire la verità.
Frisbee dog show
Qui c’è poco da dire: i cani sembrano nati per prendere al volo dei frisbee, tanto vale farglielo fare davanti a più persone possibili (anno in cui saranno “uomini che giocano a basket” a essere lo spettacolo dell’intervallo di una gara tra cani che prendono frisbee? 2100? Prima?). In ogni caso il vostro cane non ne sarebbe in grado, perciò ammirate.
Baby crawl Race
La corsa gattonata tra poppanti è l’ultima novità degli spettacoli dell’intervallo in NBA, o almeno quella più di successo. Forse il prodotto non tirava più come prima e qualcuno (ma la domanda è: chi?) avrà pensato che poteva essere un buon modo per lucrare qualche like sulla pelle di questi poveri bambini (non è poi il motivo per cui si fanno figli oggi?). O forse è perché i bambini non hanno coscienza di classe e non chiedono di essere pagati. Per quanto mi riguarda, comunque, siamo ai livelli della Strage degli innocenti di Erode.
C’è questo pensiero che nessuno vuole mai esprimere ad alta voce per cui i figli degli altri interessano solo agli altri (onestamente non so se è vero: non faccio parte né dell’una né dell’altra categoria) e, se fosse vero, durante queste “corse” viene sbattuto in faccia a 20.000 persone.
Nelle arene NBA sembra però piacere questo tipo di intrattenimento. In ogni caso anche qui vale la regola del “sarebbe meglio con un animale”. Immaginate se al posto dei bambini, lo spettacolo fosse una corsa di rane, o di lumache, tartarughe, armadilli, addirittura pesci (ancora meglio sarebbe animali vs bambini, ma capisco il perché non sia possibile).
Bob l'aggiustatutto
Chi è lui? Come ha scelto di fare questa vita? È diventato prima un circense e poi un appaltatore edile o il contrario? Purtroppo non sono riuscito a trovare informazioni utili a districarmi nella sua vita. La sua esistenza, in ogni caso, apre uno squarcio su tutti i possibili halftime show che possono organizzare le squadre NBA. Dopotutto immaginate 1.230 partite da riempire più i playoff: una letteratura combinatoria di tutti i saltimbanco, addestratori, intrattenitori possibili. Cosa possiamo aspettarci in futuro? Un cane pizzaiolo? Una pizza che abbaia? Un medico/acrobata? È tutto possibile, anche per voi ovviamente: se avete un talento o sognate di intrattenere una folla, la NBA è il posto per voi e non - come ci hanno sempre raccontato - un élite di super-atleti che sanno giocare divinamente a basket.
Spyros Bros
Praticamente quello che vedevo tutti i giorni durante le pause tra le lezioni alla mia università tra il 2007 e il 2009, ma nel 2023 e al Chase Center di San Francisco (costo medio di un biglietto: 495 dollari).
The Amazing Sladek
Se non vuoi perdere tempo a istruire un cane, le sedie sono sempre una soluzione. Pensateci: qualsiasi cosa fatta con una sedia è meglio (scrivere una lettera, aspettare l’autobus, guardare uno spettacolo all’intervallo). The Amazing Sladek, che in realtà si chiama Gary, si definisce, credo non a torto, il più vecchio acrobata d’America. Dovrebbe avere tra i 64 e i 66 anni e il suo spettacolo si basa totalmente sulla capacità delle sue sedie di mantenersi una sopra l’altra. Con abbastanza senso scenico lui la chiama: La sua torre delle sedie che sfida la morte. È ancora vivo.
Il grande spettacolo dei tiri da centrocampo
La forma più conosciuta di intrattenimento tra un quarto e l’altro (non necessariamente all’intervallo) è però quella di prendere un tifoso a caso e dirgli: metti questo tiro da centrocampo (o simili) e cambierò per sempre la tua vita con un assegno sproporzionatamente grande e remunerativo. Qui trovate una lunga serie di tiri vincenti, se vi piacciono le storie a lieto fine; di seguito invece alcuni dei miei preferiti.
One fan, One shot, One million dollar: ragazzo di 16 anni deve mettere una semplicissima tripla per vincere un milione di dollari, fallirà miseramente.
Tifoso segna da centrocampo, arriva LeBron: il tifoso peggio vestito della storia segna da centrocampo con lo skyhook e vince 75.000 dollari. Subito dopo ad abbracciarlo arriva lanciato come un tir LeBron James. Il fatto che il tifoso non si sia rotto nulla nell’impatto è più improbabile del suo canestro.
Tifoso sbaglia tiro da centrocampo e si rompe il tendine d’achille: Antony aveva un sogno: segnare il suo tiro e portare a casa 55.000 dollari. Finirà invece a dover camminare con le stampelle per sei mesi, a spendere migliaia di dollari per la riabilitazione e rovinare irrimediabilmente il suo matrimonio.
43 su 50 tirando da centrocampo, al contrario: Rocky, la mascotte dei Denver Nuggets, ha questo trick che tira da centrocampo, spalle a canestro, e segna praticamente sempre. Perché non sia nel roster al posto di Michael Porter Jr. è semplicemente inspiegabile. Possono almeno metterlo sotto contratto per i finali di partita in cui serve una tripla per vincere o pareggiare, entrando tipo kicker della NFL?
Tifoso vince un milione di dollari, Michael Jordan è costretto ad abbracciarlo: una storia agrodolce di riscatto sociale e dell’odio di Jordan per le altre persone.
Bonus mascotte dei Sacramento Kings che pattina + Federico Buffa
Tra le cose che sanno fare le mascotte, c’è anche quella di pattinare. Perché pattinare su un immacolato parquet NBA, questa è una questione interessante, come fa notare anche Federico Buffa in questo video.
Quick Change
Quick Change era il nome d’arte di David e Dania Maas, una coppia nella vita e al centro delle arene NBA. Il loro spettacolo era esattamente spiegato nel loro nome: si cambiavano molto velocemente, incredibilmente veloci. Il trasformismo è una delle varianti più imperscrutabili del mondo circense, perché se per gli equilibristi il talento è l’equilibrio, qui è difficile dirlo.
Il 22 novembre 2020 David è morto di Covid.
Ragazzini che giocano a basket
La soluzione migliore, o almeno la più umana. Prendi un tot di ragazzi sotto una certa età e gli permetti di giocare su un vero campo NBA. Semplice, pulito, bello. Certo, il rischio è che succeda come nel video qui sopra, ovvero che dei bambini si mettano a segnare triple dal logo al TD Garden e da casa i tifosi iniziano a chiedersi perché loro devono beccarsi Luke Kornet. Possibilità che tra qualche anno il ragazzino si presenti al Draft e ESPN tiri fuori questo video dicendo “È proprio lui!”: 97.8%.
David Garibaldi
Uno dei sottotesti di questi spettacoli è: quanto intrattenimento puoi comprimere in 6-8 minuti? A guardare lo Speed Painter David Garibaldi puoi addirittura realizzare un dipinto di Giannis Antetokounmpo e Khris Middleton. Ovviamente c’è anche il dipinto LeBron James, quello per Lionel Messi e il trittico Curry, Thompson e Green. Tutti dipinti in meno di 10 minuti. (Chissà cosa penserebbe Philippe Daverio, secondo cui nei musei ci dovrebbero essere al massimo due quadri perché «chi lo ha realizzato spesso ci ha messo due mesi a farlo, o anche due anni… Cosa mi dà il diritto di guardarlo in venticinque secondi?»).
Immagino, però, che quello che vi interessa sapere è se davvero David fa di cognome Garibaldi. Ebbene sì (e non è neanche l’unico David Garibaldi con una pagina Wikipedia).
Kevin the chin balancer
Kevin Shiflett ha iniziato a mettersi cose in equilibrio sul mento a 10 anni. È partito da una scopa e non si è più fermato. Kevin ha scoperto che, se c’è equilibrio dentro di te, tutto può essere messo in equilibrio sul tuo mento: un piccolo canestro, una sedia, una tavola da stiro, un carrello porta oggetti, una bicicletta, una carriola, un tavolo ma soprattutto una scala. La scala è la parte più avvincente del suo spettacolo. Kevin fa questa cosa che, se ci pensate, è geniale: sale su una scala e si mette un’altra scala in equilibrio sul mento: la perfezione.
Supergirl on Bike
Sinceramente tra tutti gli spettacoli di equilibrismo/acrobazia visti in NBA, questo è uno dei più insulsi.
JabbaWockeeZ
L’uso di ballerini all’intervallo è una scelta un po’ pigra, perché comunque è quello che fanno già le cheerleader negli altri momenti di pausa come i timeout (esistono anche versioni con cheerleader anziani, ma sarebbe un altro vaso di Pandora estremamente cringe da scoperchiare). I JabbaWockeeZ però sono un po’ i LeBron James dei corpi di ballo chiamati dalla NBA per l’intervallo. Si sono infatti esibiti alle Finals del 2016, 2017, 2019 e 2022, ma soprattutto in una storica introduzione all’All-Star Game insieme a Shaquille O’Neal. Una fiducia che fatico a spiegarmi.
Man and his Toilet Seat Cover
Che vi devo dire? Niente. Ma finalmente ho la possibilità di usare una delle mie citazioni preferite dell’Avvocato Federico Buffa (se non vi va di cliccare: tripla da 12 metri di LeBron sulla sirena, silenzio, Buffa: «Vuoi un commento?», Mamoli: «Beh, sei pagato», Buffa: «Li ridò indietro»).