Il Belgio di Wilmots, candidato teorico alla vittoria finale, soprattutto dopo gli accoppiamenti di tabellone, abbandona gli Europei. Battuto dal Galles, una squadra efficace ma non trascendentale, con tanti buoni giocatori nel suo undici e un solo fenomeno, per di più al servizio del collettivo. Torna a casa il Belgio incapace di riprendere le redini di una partita che controllava all’inizio e che aveva sbloccato con un gol. Passano i gallesi che hanno avuto il merito di restare attaccati al piano di gioco, anche quando tutto sembrava andare nel verso sbagliato.
La creazione del momentum
Le partite possono svilupparsi principalmente secondo due canovacci. In uno degli scenari, entrambe le squadre assumono un atteggiamento di cauta attesa e la proverbiale fase di studio si prolunga fino a quando un’azione da gol, o un episodio da calcio piazzato, non rompe l’equilibrio che si è venuto a creare. Nell’altro caso le squadre prendono rischi maggiori, contestando il possesso agli avversari per stabilire il proprio predominio sulla partita.
All’inizio dei due tempi, Galles e Belgio si sono affrontate secondo quest’ultimo schema. Anche se queste fasi della partita sono sembrate molto confusionarie, per via del numero di uomini che le due squadre portavano nella zona della palla, il Belgio è sembrato uscire vincitore nella battaglia per il controllo del pallone: nei primi 15 minuti del primo tempo, il possesso palla era a favore dei Diavoli Rossi per 52% a 48%; nel primo quarto d’ora della seconda frazione, il Belgio ha preso il pieno controllo delle operazioni con un possesso del 60%.
Due dei quattro gol segnati nella partita sono arrivati nei periodi indicati: nel primo tempo Nainggolan ha trovato il gol che ha sbloccato il punteggio, in una delle situazioni tattiche di maggior sofferenza per il Galles di Coleman. Spesso, infatti, l’eccessiva attenzione alla copertura della difesa, soprattutto in zona centrale, porta i centrocampisti gallesi a schiacciarsi sull’ultima linea. Nainggolan ha avuto il tempo necessario per stoppare il pallone e caricare il suo destro, senza che nessun centrocampista gallese uscisse in pressione sul romanista.
Le maglie della gabbia formata dai quattro centrocampisti del 5-2-2-1 gallese sono troppo ampie, e permettono a Nainggolan di ricevere palla dopo che l’impostazione bassa belga ha trovato sbocco lateralmente. Poi chiaramente il tiro sotto l’incrocio dei pali non arriva in automatico.
Il controllo della partita il Belgio lo ha guadagnato grazie alle buone capacità di lettura dei suoi giocatori. In un primissimo momento, il Galles ha mostrato l’intenzione di proteggere la zona centrale e di aspettare gli avversari nella propria metà campo: Bale e Ramsey chiudevano la visuale a Witsel e Nainggolan, che erano bassi ad occuparsi della prima impostazione insieme ai due centrali. Il Belgio ha fatto di necessità virtù e ha iniziato a girare palla prima sui terzini, poi da questi sui mediani, non più seguiti da Bale e Ramsey, interessati com’erano ad avvantaggiarsi sui diretti avversari in caso di contropiede. Alla fine della partita il 66% delle giocate belghe sono state dirette sulle fasce.
Dal gol in poi il Belgio ha potuto giocare il copione di partita che predilige, rintanandosi nella propria metà campo per creare spazio da conquistare con le ripartenze dei suoi veloci attaccanti. Il calcio ha le sue leggi fondamentali e il vecchio adagio di Gianni Brera, secondo il quale una squadra non deve avere fretta di perdere, è ancora valido: per il Galles, la prima mezz’ora di gioco è stata una fase della partita molto critica, nella quale 3 dei suoi 5 difensori hanno dovuto guadagnare un cartellino giallo per fermare un contropiede dai presupposti letali. Ma i gallesi hanno resistito fino a trovare il gol del pareggio, che ha ridato loro il controllo della partita.
Difetti che rendono imperfetti
Coleman ha saputo colpire Wilmots dove più fa male: il gol di Robson-Kanu, al cinquantaquattresimo minuto, è propiziato da un movimento interno-esterno di Ramsey che porta entrambi i centrali belgi fuori posizione. Il centravanti gallese resta così uno contro uno al centro dell’area di rigore con il terzino destro Meunier. La Cruyff turn di Robson-Kanu prende in contropiede tutta la difesa belga e forse lo stesso attaccante gallese, che prima di calciare a rete sembra prendere un attimo in più per ricomporsi e guadagnare di nuovo l’equilibrio.
Ma anche lo stesso gol del pareggio gallese era maturato nelle stesse condizioni: un movimento a tagliare alle spalle dei difensori di Robson-Kanu prende di sorpresa Denayer, il sostituto dello squalificato Vermaelen, incredibilmente indeciso se uscire sull’uomo tra le linee o se scappare all’indietro in una pericolosissima situazione di palla scoperta; ne è scaturito un angolo dal quale è poi arrivata la rete di Williams.
Lo schema d’attacco del Galles, tanto banale nella descrizione quanto semplice nell’esecuzione, è stato ripetuto più volte nel corso della partita, e il Belgio non è mai riuscito a porvi rimedio. Anzi peggio, non è sembrato neanche avere un piano, perché le soluzioni messe in campo di volta in volta sono sembrate estemporanee: in molte uscite in fascia di Denayer, che ha iniziato a seguire Robson-Kanu a uomo per tutto il campo in certi frangenti, Jordan Lukaku si è portato in posizione di difensore centrale con Witsel che prendeva il suo posto sulla fascia sinistra. In questo modo il Belgio finiva per sguarnire l’intera zona davanti alla difesa: da lì sia Allen che Ramsey hanno ricevuto palla per tentare il cross o il tiro, soprattutto sul finire del primo tempo.
Due movimenti del gioco gallese a centrocampo: Ramsey invita Nainggolan con lo sguardo ad uscire dalla propria posizione. Allen ha appena scaricato il pallone verso il centrale di destra Chester (il terzino Gunter è già alto e fuori quadro), intravede lo spazio e ci si butta dentro. Nel cerchio si vede Carrasco che tiene Bale.
Nainggolan è quindi costretto a recuperare su Allen. Il gallese inverte la propria direzione di corsa e va a ricevere il pallone dai piedi di Williams prima di trasmetterlo a Ramsey. I mediani belgi sono completamente tagliati fuori, in alto si vede Witsel che ha preso in consegna Bale. L’azione di Romelu Lukaku e De Bruyne non è solo passiva (non pressano il portatore di palla) ma è anche poco intelligente (non chiudono alcuna linea di passaggio).
La cattiva organizzazione difensiva della squadra sistemata in campo da Wilmots si è manifestata in molti altri frangenti e per sua sfortuna il Galles aveva giocatori in grado di approfittarne. Come i contrappesi di un orologio a pendolo, Bale, Ramsey e Allen si muovevano a cavallo della linea dei centrocampisti belgi per disorientare Witsel e Nainggolan, nel loro tentativo di marcatura a zona orientata all’uomo. Complice il lassismo nei doveri difensivi di Carrasco e Hazard, la zona di campo che Witsel e Nainggolan dovevano coprire, allargata nelle due dimensioni dalle rotazioni dei tre centrocampisti avversari, è diventata enorme. Wilmots si è visto costretto a passare dall’iniziale 4-4-2 al 4-5-1 in fase di non possesso, con De Bruyne nella veste di marcatore, neanche troppo convinto, di Joe Allen. Una mossa che ha portato il Belgio a perdere campo, permettendo al Galles di aumentare la propria pressione da un lato, e rendendo difficile la propria risalita verso la porta avversaria dall’altro.
Più di quella dei suoi compagni di reparto, l’azione di Aaron Ramsey è stata determinante per dissezionare lo schieramento avversario. Il cambio di marcature decretato da Wilmots lo ha imposto lui, che forniva uno sfogo al gioco di Allen davanti sul centro-destra. Successivamente Ramsey si è piazzato sul lato opposto, più basso davanti alla difesa, per costringere il centrocampo belga ad un movimento a fisarmonica, mal seguito dalla linea di difesa. Nello spazio che si veniva a creare, una delle chiavi della vittoria secondo quanto dichiarato dallo stesso Coleman nell’intervista post-partita, il centrocampista dell’Arsenal ha trovato il modo di servire Ledley, o Taylor in proiezione offensiva, davanti alla difesa.
Nel secondo tempo, quando Wilmots ha cambiato Carrasco con Fellaini, e ha portato Nainggolan nella posizione di trequartista centrale, Ramsey ha capito che ci sarebbero stati ancora più spazi per attaccare la difesa ed è andato a posizionarsi sulla stessa linea di Robson-Kanu. Di fatto Fellaini ha aiutato il Belgio a consolidare il possesso nella trequarti avversaria, alzandosi costantemente sopra la linea della palla; ma ha anche lasciato Witsel a coprire uno spazio che era già troppo grande quand’era aiutato nel compito da Nainggolan.
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Ramsey è stato certamente il migliore in campo, dall’alto delle 6 occasioni create, e ha brillato per i meriti intriseci al suo gioco e per i demeriti dell’avversario, ma anche per il sacrificio di Gareth Bale, la cui partita è stata definita “inutile” da un commentatore di una TV italiana. Nell’immagine di David Sumpter, aka Soccermatics, si capisce bene come Bale abbia giocato palloni (73 in tutto, il migliore tra i gallesi) su tutta la larghezza del campo, cercando di dilatare lo spazio tra Witsel e Nainggolan e provando, solo di tanto in tanto, ad attaccare lo spazio alle spalle di Meunier e Lukaku. Bale, primus inter pares è il segreto di questa squadra.
Il castello di carte belga è caduto col soffio leggero di una tattica lineare, col solo pregio di essere condivisa e chiara a tutti i gallesi. Non hanno potuto niente, stavolta, i formidabili solisti di Wilmots. Hazard è sembrato l’uomo più in forma dei suoi, ma non è stato supportato da Jordan Lukaku, così come aveva fatto Vertonghen nelle precedenti partite: Hazard è finito all’interno dell’imbuto creato centralmente dagli avversari per attrarre il belga lì dove c’erano più uomini pronti a prendergli il pallone. Sul lato opposto, Meunier ha attaccato con continuità (55 passaggi riusciti, 8 cross dal fondo) e del suo movimento in avanti ne avrebbe dovuto approfittare Kevin De Bruyne. Il trequartista del Manchester City non è praticamente mai entrato in partita e le sue scelte, nella giocata da effettuare di volta in volta, sono state improduttive e discutibili: per lui 22 palle perse e 12 passaggi sbagliati su 37. Il Galles si è chiuso definitivamente a protezione della propria area di rigore (il suo baricentro medio, molto basso, è stato di 46.2 metri): il gol di Vokes all’ottantaquattresimo ha iscritto nel tabellino quanto il campo aveva già stabilito.
La vittoria degli allenatori di campo
La prestazione di Bale è stata importante per la sua squadra ma non è stata appariscente. Ha ancora una partita, lo scontro titanico con Cristiano Ronaldo, per mettersi in mostra. Ma l’idea per la quale le prestazioni dei singoli nei grandi tornei per Nazionali influenzano le scelte per l’assegnazione del Pallone d’Oro sembra oggi cedere il passo, a causa del livello di gioco elevatissimo che siamo abituati a vedere nel resto dell’anno.
È sulle panchine che invece si distinguono chiaramente vincitori e vinti di questo Europeo. Coleman e Conte appartengono alla prima schiera: allenatori che sono riusciti a conciliare le loro forti idee con la Realpolitik imposta dal campo. Hodgson, Del Bosque e infine Wilmots sono selezionatori vecchio stampo, che personificano lo spirito del gioco di quella particolare nazione, ma che non hanno né la forza di imporre quel gioco, né le conoscenze che permettano loro di modificare lo status quo.
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Le tre Nazionali citate devono ripartire da questa considerazione, al di là di colpi di sole e delle fascinazioni estive, divertenti fino ad un certo punto. Il Belgio ha in particolare solo un’ultima chance, quella dei Mondiali del 2018, per non sprecare il talento di una generazione forse irripetibile.