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Simeone è diventato un cecchino?
29 ott 2021
Le sue statistiche di inizio stagione sono irreali.
(articolo)
6 min
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Alla sua quinta stagione in Serie A, non pensavamo che Giovanni Simeone potesse ancora stupirci in qualche modo. Pensavamo di conoscerlo: uno dei migliori centravanti al mondo, in uno sport in cui non si ha bisogno di fare gol. Attaccante con tutte le carte in regola per giocare bene: forte fisicamente, completo, dinamico, intenso e con una tecnica in conduzione non proprio trascurabile. Pure forte di testa. Però con questo piccolo problema che ultimamente non segna nemmeno nelle situazioni più favorevoli, nemmeno quando sembra essere il pallone a pregarlo di spingerlo in rete.

Che valore ha un attaccante del genere?

Non era stato sempre così: all’inizio Simeone era un giovane attaccante prolifico. A vent’anni aveva segnato 14 gol, a ventun anni altri 14, poi, in un’età in cui gli attaccanti iniziano a migliorare, Simeone è peggiorato. Dopo una stagione da 6 gol in 34 partite col Cagliari - una stagione, diciamolo, passata più a pressare che a tirare - si è trasferito al Verona, squadra che negli ultimi anni è diventata il girone infernale dei centravanti. Un mondo alla rovescia in cui tutti segnano molti gol tranne la punta centrale. Nel gioco del Verona, con Juric o senza, gli attaccanti sono i primi difensori, e i registi delle transizioni offensive, e a furia di correre la vista si appanna e sotto porta diventano patologicamente imprecisi. Kalinic, Lasagna, Di Carmine, e quando è arrivato Simeone sembrava essere una strana perversione del Verona, quella di prendere questi centravanti-mediani, gregari nello spirito.

***

Domenica scorsa Giovanni Simeone si sveglia col mal di schiena. Si sente stanco e sfibrato, ma non c’è motivo di deprimersi. La stagione col Verona si sta mettendo bene, ha segnato 2 gol nelle ultime 3 partite e non c’è da essere pessimisti. Fa un po’ di esercizi per scaldarsi e riattivarsi, la sera ci sarebbe stata la partita contro la Lazio e deve caricarsi in qualche modo. Dopo pranzo segue il rito che fa da quando è ragazzo per motivarsi prima delle partite importanti: riguarda Rocky. C’è una frase in particolare che lo colpisce e lo motiva più delle altre: «non importa quante volte vieni colpito ma quante volte ti rialzi», quante volte ci ha pensato?

Simeone guarda Rocky e sente salire l’adrenalina, va allo specchio e mette su uno sguardo truce, il mal di schiena è svanito.

Nella prima mezz’ora, contro la Lazio, fa qualche bella giocata: la gamba gira, è frizzante. Al 30’ Caprari riceve sulla trequarti centrale e avanza con la testa alta. Lui e Simeone si capiscono al volo, sono amici, e il “Cholito" allora corre sulla linea del fuorigioco staccandosi leggermente a sinistra da Patric. Caprari gioca alle spalle della linea della Lazio, la classica palla che uccide i difensori, e Simeone col primo tiro fa il primo gol. Cinque minuti dopo, sul limite dell’area, gli arriva una palla di Veloso, lui la stoppa col sinistro, la palla si alza, è in fiducia, tira di collo pieno un tiro così violento che Reina è costretto a guardarselo senza muoversi. Segna poi altri due gol, il primo con un altro filtrante geniale di Caprari, stavolta di sinistro; il secondo con un colpo di testa schiacciato su cross di Faraoni: «Di solito dopo una tripletta uno si accontenta. Io volevo di più e ho superato il mio limite. Certo, il cross di Faraoni era perfetto» ha detto in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, dove ha anche raccontato dell’importanza di Rocky. È il settimo gol alla Lazio in carriera, il primo poker; è il secondo giocatore della storia del Verona a segnare quattro gol in una singola partita di Serie A.

A quel punto le sue statistiche vanno fuori controllo. Simeone dopo la partita con la Lazio ha segnato 6 gol da 9 tiri, 6 reti da 1,9 xG, con un tasso di efficienza mostruosa di 3,07. Per fare un confronto con sé stesso, nelle sue due stagioni migliori - l’ultima al Genoa e la prima alla Fiorentina - aveva 0,83 e 0,84 di efficienza. I suoi xG per tiro sono leggermente migliorati, ma niente che possa giustificare questo innalzamento della conversione. Insomma: all’improvviso, Giovanni Simeone è diventato un cecchino. Il mondo alla rovescia per chiunque abbia visto la Serie A negli ultimi anni.

Simeone segna un gol ogni 0,32 xG, proviamo a confrontarlo con i migliori centravanti al mondo. Haaland ha bisogno di 0,67 xG per segnare, Benzema 0,47, Salah 0,60, Lewandowski 0,96, Mbappé 1,26. Certo, Simeone ha segnato meno di tutti loro, ma 6 gol sono comunque un numero significativo. Se Simeone riuscisse a mantenere questa performance offensiva - con la stessa media di npxg per 90 minuti, in media con la sua carriera - segnerebbe altri 30 gol da qui a fine campionato, raggiungendo i 36 segnati da Immobile e Higuain nella singola stagione.

Ovviamente stiamo parlando di un'eventualità remota. Simeone non è improvvisamente diventato Higuain e difficilmente riuscirà a mantenere questo livello di efficienza sotto porta, che è semplicemente irreale. Forse tra qualche mese ricondurremo questi quattro gol alla maledizione di Sarri con l'attaccante argentino, già autore di quella celebre tripletta poi fatale per lo scudetto del suo Napoli. Uno dei momenti più strani della storia recente della Serie A, con Simeone che fa espellere Koulibaly e poi continua a imperversare come un incubo.

Dopo la partita con la Lazio, Simeone è stato lasciato in panchina contro l’Udinese, entrando solo negli ultimi venti minuti, buoni solo per sporcare leggermente le sue statistiche. Ha tentato un paio di tiri velleitari, provato a portare intensità, ma nulla di più.

Simeone è un attaccante che lavora molto per la squadra. Se guardiamo le sue statistiche di partecipazione offensiva, non è nemmeno nei primi 30 della Serie A per xG su azione. Di riflesso, però, è tra gli attaccanti che pressano di più, che riconquistano più palloni, insomma: è tra gli attaccanti che difende di più, e sempre capitato nel posto giusto, cioè in una squadra in cui - seguendo lo spartito di Juric - ha dato un senso più radicale alla frase “gli attaccanti sono i primi difensori” (Juric, al suo scopo, è arrivato a schierare anche Tameze, un mediano, da numero 9). Simeone quindi è arrivato nella squadra giusta, e in questo inizio di stagione è riuscito a conciliare spirito di sacrificio e freddezza sotto porta. Ma anche una certa qualità nel proteggere palla, far risalire la squadra con le sue corse, offrire profondità alle spalle della linea. Quasi tutto quello che dovrebbe fare un centravanti. Secondo il padre, Diego Pablo, contro la Lazio ha giocato la migliore partita della carriera, non solo per i quattro gol: «Ha detto: "Non ti ho mai visto così. Al di là dei gol, non hai perso palloni e hai aiutato sempre i compagni”».

Sarà impossibile per lui continuare con questa media realizzativa - a meno che Simeone non si sia davvero trasformato in una versione migliorata di Lewandowski - ma i tifosi del Verona (e chi lo ha preso al Fantacalcio) hanno tutti gli elementi per sperare in una vera stagione di rinascita.

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