Non è facile arrivare dopo Antonio Conte. Un allenatore che è un uragano, che si era conquistato la fiducia dell’ambiente con i suoi modi spicci, portando in dote il primo posto in Serie A dopo oltre dieci anni. Non è facile arrivare quando lo Scudetto è cucito sul petto, ma il tuo nuovo presidente ha appena annunciato tempi cupi, il ridimensionamento.
Eppure, almeno all’inizio, sembrava tutto digeribile. È stato ciò che è accaduto dopo - la cessione di Lukaku, le voci su De Vrij e Lautaro, i nomi nuovi un po’ deprimenti - a rendere Simone Inzaghi da allenatore da molti considerato poco simpatico a figura verso cui empatizzare.
Forse anche Inzaghi ha capito il momento. Non sembra già più l’allenatore isterico, pronto a lamentarsi, a fare crociate. È diventato un allenatore che abbraccia. Gli abbracci sono una delle cose che più ha contraddistinto Simone Inzaghi in questa manciata di settimane in nerazzurro. Ciascuno di questi abbracci aveva un significato diverso, e un valore emotivo diverso.
Quando sentiamo il bisogno di un abbraccio, dobbiamo correre il rischio di chiederlo, diceva Emily Dickinson, o almeno così sostiene frasimania.it, che agli abbracci riserva 45 aforismi (questo era il terzo, non avevo voglia di leggerli tutti).
Simone Inzaghi abbraccia Antonio Conte
Paolo Bruno/Getty Images
Questa è una delle immagini che più ha girato appena l’avvicendamento è stato ufficiale. È un abbraccio strano, un semi-abbraccio. La mano di Inzaghi non arriva neanche alla spalla di Antonio Conte, è veloce, quasi raffazzonato. L’ex allenatore di Juve, Inter e Chelsea è l’unico dei due che sorride, Simone Inzaghi ha una faccia tra il sorpreso e il preoccupato, in realtà una variabile abbastanza standard nel suo range di emozioni. È questo il momento in cui, sornione, Antonio Conte gli sta rivelando il futuro? La risata di Conte accompagna uno sguardo verso il basso che pare comunicare colpevolezza: «Ti sto passando la patata bollente», sembra dirgli.
Simone Inzaghi abbraccia Conte che abbraccia Romelu Lukaku
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Questa, invece, è la foto che avrei voluto veder girare al momento dell’annuncio. Qui c’è un gioco di braccia pazzesco, per il quale quelle di Conte spariscono, e alla fine, esclusa la mano di Lukaku in primo piano, l’unico braccio protagonista è quello di Simone Inzaghi che, per qualche motivo, sta abbracciando Antonio Conte mentre quest’ultimo si appresta a stringere Lukaku. Una composizione degna di un dipinto rinascimentale sul tradimento di Giuda. Questo di Simone Inzaghi è un abbraccio quantomeno inopportuno, non si capisce cosa stia provando a fare, perché stia cercando di inserirsi in mezzo a un abbraccio tra l’allenatore e il suo giocatore. Pare furtivo, guarda da un’altra parte.
Simone Inzaghi, ignaro, abbraccia Lukaku, felice
Forse il problema di Simone Inzaghi sono le braccia, o forse lo spaventa chiudere davvero l’abbraccio fino in fondo, quasi come se fosse un patto di sangue, un qualcosa di indissolubile, quello che in Harry Potter era il Voto Infrangibile. Pena per l’infrazione, ovviamente, la morte. Anche qui la mano sinistra, quella posta al termine del braccio che cinge le spalle di Romelu Lukaku, è tesa. Se ne vede solo una porzione, come se stesse scalando qualcosa di impervio. Troppo facile dire che in questo caso Lukaku sembra davvero una montagna. Troppo facile guardare questa foto con un po’ di sadismo, con tutto quello che è successo.
Lukaku e Inzaghi iniziano a capire che qualcosa tra di loro non va
Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
Ora un trittico, tre scatti che raccontano una storia. Come un mini Flip Book, quei libricini che sfogliati rapidamente compongono un’animazione. Il primo racconta un momento in cui tutto sembra andare bene. Lukaku sta uscendo dal campo, in quella che alla fine si rivelerà essere l’unica partita con la divisa ufficiale 2021/22 dell’Inter. In quel match Lukaku ha fatto il Lukaku, la versione estiva di Lukaku diciamo - era appena tornato dalle vacanze - già BigRom ma non ancora quel BigRom. Non una prestazione leggendaria, insomma, eppure perché preoccuparsi?
Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
Il secondo scatto sembra apparentemente molto simile al primo, eppure, a uno sguardo più approfondito, possiamo iniziamo a notare delle cose che non vanno. La mano sinistra di Inzaghi, quella non impegnata, è insolitamente rigida, allungata in maniera innaturale lungo la gamba come se non sapesse cosa farci. Anche la gamba è tesa, come si può capire dal tallone un po’ sollevato da terra. Il busto è leggermente ruotato verso l’esterno, il logo Nike sulla spalla destra è praticamente rivolto alla camera, cosa che dovrebbe succedere ad abbraccio già completato, non nelle fasi iniziali. Come un film di M. Night Shyamalan, nel secondo atto si iniziano a seminare degli indizi che ti preparano, ma non troppo, al colpo di scena finale.
Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
Terzo e ultimo atto. Questo cinque è uno schifo, una porcheria, un qualcosa di così malriuscito che non porterà neanche all’abbraccio. Uno di quei cinque che sicuramente non ha fatto lo schiocco quando è stato portato a termine, dal quale almeno uno dei due è uscito con un dito indolenzito. Lukaku prova in qualche modo ad aggiustare il tiro anche con l’altra mano, ma ormai non c’è nulla da fare. Non sarei stupito di sapere che è stato quello il momento in cui Romelu ha capito che con l’Inter la storia era finita. Per sempre.
Inzaghi prova a ricucire il contatto fisico, ma non c’è nulla da fare
Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
Se fossimo maliziosi avremmo potuto titolare questa foto “Inzaghi spinge via Lukaku”, ma al contrario sembra un tentativo di provare a ricucire i rapporti, tentativo che poi i fatti hanno poi dichiarato fallimentare. Qui tra l’altro Inzaghi sembra anche più a suo agio, la mano sinistra è più rilassata rispetto a prima, ma Lukaku non sembra voler dare alcun tipo di soddisfazione al suo ormai ex mister, la disperazione del compagno sullo sfondo esemplifica il fallimento del tutto. Tra Simone e Romelu non c’è feeling.
Simone Inzaghi cerca del calore umano
Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
In Save The Cat di Snyder, manuale più famoso di sceneggiatura al mondo, nel cammino risolutivo del personaggio c’è sempre la notte buia e la pioggia, il momento in cui il nostro protagonista capisce che il problema dentro di lui è reale, ma anche risolvibile e infine necessario, qualora si volesse perseguire l’obiettivo. Questa foto è la dimostrazione che la teoria è sempre necessaria: dopo aver detto in conferenza stampa di aver sentito Christian Eriksen solo prima dell’incidente all’Europeo, Simone Inzaghi probabilmente si pente, espia le sue colpe di freddezza e disagio con il prossimo abbracciando sentitamente sotto la pioggia il numero 24 nerazzurro.
Forse sta provando a recuperare quel calore umano negatogli da Lukaku. Potrebbe essere un nuovo inizio, potrebbe essere la svolta della sua esperienza. Si lascia andare completamente, una mano a sentire la schiena nella sua interezza, gli occhi chiusi, il petto ben aderente al petto dell’altro. Ora, Simone Inzaghi, sa veramente abbracciare.
Simone Inzaghi si scontra con la freddezza
Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
Il primo degli arrivati in casa Inter dopo la dipartita di Romelu Lukaku è Edin Dzeko. Nei numerosi allenamenti, a differenza di quanto visto finora, non ci sono veri e propri abbracci tra il nuovo numero 9 dell’Inter e Simone Inzaghi. Edin Dzeko, a differenza del suo predecessore, è algido, non un “gigante buono” ma un gigante e basta. A differenza, però, di com’era successo con Romelu, qui la presa di mano è ben salda. Simone sta iniziando a conoscere i suoi uomini, già da questo piccolo gesto.
L’abbraccio come via di recupero
Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images
Non è né un segreto che Arturo Vidal sia stata una delle più grosse delusioni di una stagione trionfale. Nonostante Antonio Conte lo avesse voluto a tutti i costi, il centrocampista cileno non è riuscito a entrare nel gioco dell’allenatore, finendo per diventare una riserva di lusso, uno di quei servizi nobili ma sbeccati ai lati. Simone Inzaghi, probabilmente, ha capito che - per rimanere nella metafora dei servizi da tavola di ceramica - con Vidal poteva provare l’arte del Kintsugi, quella tecnica che prevede di utilizzare l’oro per riparare le crepe. Al posto dell’oro, l’allenatore, utilizza gli abbracci. Più questi abbracci sembrano necessari, più sono salvifici. Qui Inzaghi ha un piede sul pallone, è in un equilibrio precario. La mano intorno alle spalle di Vidal, dunque, non è mero affetto, ma è fondamentale perché il nostro rimanga in piedi. Di solito è una frase che i genitori dicono ai figli: “Sarai il mio bastone della vecchiaia”. Quale foto potrebbe racchiudere al meglio questo concetto?
Tutto si risolve in un abbraccio
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Un abbraccio circondato da abbracci, quale poteva essere la conclusione migliore? In questo scatto neanche si capisce chi abbraccia chi, ma non è importante. Quello che conta è Simone Inzaghi: l’allenatore si lascia andare a quello che è probabilmente l’abbraccio più sentito, con la testa che va a cercare l’incavo tra il collo e la spalla di Joaquin Correa, che sembra compiere lo stesso gesto. La mano dell’allenatore, sempre per quell’innato spirito paterno, va sulla testa del calciatore argentino ritrovato, quasi come se volesse proteggerlo dalla calca e ringraziarlo della doppietta che gli ha regalato i tre punti contro il Verona. In un’intervista di questi giorni, Skriniar ha definito “l’umanità” come miglior pregio di Simone Inzaghi. Questo scatto lo dimostra al meglio.