
“Il demone sta cucinando”. Anche tu avrai sentito almeno una volta questa espressione inquietante. A chi si riferisce? Forse ha a che vedere con il detto: Il diavolo fa le pentole e non i coperchi? La risposta è no. In realtà è un cocktail di calchi dall’inglese, meme, linguaggio di Twitter e altre fantasie che i tifosi compongono per descrivere una persona che si porta dietro un’aura dirompente. L’uomo che più di tutti ha incarnato questo essere infernale in Italia è solo uno: Simone Inzaghi.
L’allenatore dell’Inter questo appellativo di “demone” se lo è guadagnato grazie alle sue idee inaspettate e incredibilmente efficaci in campo, alle sue movenze innaturali e goffe, alle sue espressioni facciali pazze e soprattutto all’energia che sprigiona oltre il campo da gioco, dando l’impressione di muovere i destini degli altri protagonisti, a suo piacimento.
Per esempio, con l’avvicinarsi di Bayern Monaco - Inter, i tedeschi sono sembrati stretti dalle spire di un sortilegio che di giorno in giorno li privava di giocatori fondamentali. Fino ad ora se ne contano dieci: Jamal Musiala, Alphonso Davies, Dayot Upamecano, Hiroki Ito, Manuel Neuer, Aleksandar Pavlović, Kingsley Coman, Kim Min-jae, Raphael Guerreiro e Leon Goretzka (a quanto pare recuperati all'ultimo, ma chissà), e pure Harry Kane non sta benissimo (ma dovrebbe esserci). Non è finita, anche il direttore sportivo Max Eberl e il presidente onorario Uli Hoeness sono stati male. È proprio a questo punto che bisogna pronunciare la frase: “Il demone sta cucinando”, e tutto appare più chiaro: il demone è Simone Inzaghi:
A questo punto vale la pena di andare in fondo a questa faccenda e capire davvero che tipo di demone sia Simone Inzaghi. Perché rimanere sul vago non fa bene a nessuno, è come dire: “Quello si droga”. Ok, ma che droga? Di seguito descriverò alcuni demoni che penso possano coincidere con l’allenatore dell’Inter.
IL DRAGO DI PIACENZA

Tutto intorno a Piacenza sono custodite le reliquie di un mostro. Questi pezzi di osso allungati e curvi li potete trovare alla chiesa di San Bassiano a Pizzighettone, alla chiesa di San Giorgio in Lemine ad Almenno San Salvatore, al santuario della Natività della Beata Vergine a Sombreno e poi alla chiesa di San Cristoforo a Lodi (ma solo fino all’epoca napoleonica). Che fossero costole di balena o di mammuth non è chiaro, sicuramente la tradizione dice che appartenessero a un drago chiamato Tarantasio, che viveva intorno all’anno Mille nel leggendario Lago Gerundo, tra i fiumi Adda e Serio. Ecco come lo descriveva il monaco Sabbio nelle sue memorie: “Una creatura serpentiforme, la testa enorme con grandi corna e coda e zampe palmate, sputava fuoco dalla bocca e fumo dal naso... come un drago, nuotava nelle acque del Gerondo, si nutriva soprattutto di carne di bambini e di uomini e appena vedeva una barca vi si gettava contro fracassandola. Il suo stesso fiato provocava pestilenze e faceva morire le donne di febbri”. Classico drago insomma. Alcune tradizioni indicano San Cristoforo come responsabile dell’uccisione della bestia, altre Federico Barbarossa o la casata dei Visconti. La narrazione più suggestiva sostiene invece che la creatura si sarebbe reincarnata in un bambino, nato centinaia di anni dopo a Piacenza, a soli 50 chilometri da quelle acque misteriose.
SCARMIGLIONE INZAGHI

Qui nella versione che appare su Final Fantasy.
Scarmiglione è il nome di uno dei diavoli inventati da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Compare nel Canto XXI, all'interno della quinta bolgia dell'ottavo cerchio, dove vengono puniti i barattieri, ossia i corrotti che hanno abusato del loro potere politico per interesse personale. Questo essere infernale, insieme ai suoi compari, si occupa di tenere i peccatori immersi nella pece bollente. Quando arrivano Dante e Virgilio la creatura diventa subito impaziente e aggressiva, restando però dietro le quinte a borbottare minacce. Il suo nome probabilmente deriva dal verbo “scarmigliare”, ovvero scompigliare e arruffare i capelli. Se Inzaghi fosse davvero Scarmiglione potremmo dire che ama tenere gli altri sotto il suo giogo, impantanandoli nelle sue ossessioni, che siano umane o tattiche. I capelli sempre in ordine denotano invece la voglia di non svelare la sua natura più selvaggia e inquietante.
DEMOGORGONE INZAGHI

In molti lo conoscono come antagonista mostruoso nella serie Stranger Things, altri come principe dei demoni e signore dell’abisso in Dungeons and Dragons, i più bravi a scuola invece sanno che era un essere mitologico spaventoso citato da Giovanni Boccaccio ma anche da Matteo Maria Boiardo, Ludovico Ariosto, Teofilo Folengo, John Milton, François Rabelais e Giosuè Carducci. Il Demogorgone era “vestito d'una certa pallidezza affumicata et d'una humidità sprezzata, mandando fuori da sé un odore di terra oscuro et fetido”. Nella serie Netflix arriva da un mondo parallelo per ossessionare dei poveri ragazzini che vogliono solo divertirsi a giocare e a cazzeggiare tutto il pomeriggio, anche qui troviamo alcuni punti in comune con Inzaghi. Tra l’altro in Stranger Things Undici è Mille Bobby Brown, mentre nell’Inter l’undici è Correa. Sarà l’argentino a rovinare i piani del suo allenatore?
PAZUZU INTER AMALA

“Io sono Pazuzu, figlio di Hanpa. Il re degli spiriti malvagi del vento che sorge all'improvviso dalle montagne”. Questa iscrizione è scolpita su una statuetta in bronzo risalente a mille anni prima della nascita di Cristo. Questa divinità mesopotamica ha un corpo umanoide, testa di leone o cane, zampe di rapace per piedi e zampe di felino per mani, due paia di ali, coda di scorpione e il pene con la testa di serpente (scusate ma è così). Questo antico demonio è così potente e inquietante che è stato scelto come incarnazione del diavolo nella saga de L’esorcista, e infatti proprio all’inizio del primo film ne trovano un simulacro nel deserto. Attenzione però: Pazuzu è un demone che può essere evocato per contrastare altri demoni, quindi ad esempio puoi servirtene per accoppare tutta la rosa del Bayern Monaco prima di una gara importante, ma poi ti ritrovi a farci i conti anche quando vorresti stare da solo e tranquillo.
LO SPIRITO DELLO SPIAZE

La Banshee (femmina) e il meno famoso Farshee (maschio) sono spiriti e fate della tradizione irlandese e scozzese. Questi esseri sono legati al dispiacere più profondo, alla disperazione e alla tristezza. Si aggirano nei boschi e nelle paludi con i capelli fluttuanti e con gli occhi perennemente arrossati dalle lacrime. Il loro lamento riecheggia nel vento e spaventa i poveri malcapitati che si trovano nelle vicinanze. Praticamente è la versione arcaica del filtro Instagram su Inzaghi che piange nei post-partita. Il più gentile “spiaze” pronunciato dal mister nasconde l’essenza di questi spiriti spaventosi e avverte gli astanti che qualcosa di tremendo si sta per abbattere sulla competizione.
LA FUGA DI LUCIFERO

“Meglio regnare all’Inferno che servire in Paradiso”, scriveva John Milton nel celebre poema Paradise Lost. Nella sua opera il protagonista è Lucifero ma la sua vicenda viene raccontata diversamente dalla classica cacciata da parte di Dio. Scusate se semplifico così tanto un tema del genere, ma abbiamo davvero pochissime righe per entrarci. Nella letteratura romantica e nell’occultismo l’angelo portatore di luce non viene esiliato ma scappa. Egli è il ribelle cosmico che spezza il sacro dogma per approdare alle oscure spiagge del libero arbitrio. Le svolazzate fuori dall’area tecnica di Inzaghi sono l’evidente rimando a questa storia. I sacri confini che dividono il calcio teorico, il calcio pensato e allenato, dall’effettivo gioco e cioè dalla realtà del campo erboso, vengono varcati dall’angelo-demone neroazzurro. Lucifero perde il suo Paradiso, fatto di assistenti e di panchina e di bottigliette d'acqua da bere, per entrare nel caos dove tutto può succedere, ma dove si trova la vita vera e si trovano gli esseri umani come noi.