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Bisogna preoccuparsi per la sconfitta di Sinner?
10 lug 2024
10 lug 2024
Una partita dura, di nuovo persa al quinto set.
(foto)
Foto IMAGO / PanoramiC
(foto) Foto IMAGO / PanoramiC
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Nella Vita Karoli di Eginardo, biografo di Carlo Magno e suo coevo, si racconta che il Re dei Franchi non fu molto contento di essere incoronato Imperatore a Roma da Leone III. Per Carlo il papato si arrogava così il diritto di poter legittimare l’Imperatore, pur essendo chiaramente meno potente. Una corona che, per quanto lo consacra come Imperatore dei Romani e lo spedisce nella Storia, sembra pesargli molto più del dovuto. Forse anche la corona di numero uno del mondo ha preso un peso particolare sulla testa di Jannik Sinner, battuto a sorpresa nei quarti di Wimbledon da uno splendido Daniil Medvedev.



Al Roland Garros Sinner si è ritrovato a metà partita con Dimitrov con il numero uno del mondo assicurato. Quella corona era sembrata luccicante nei primi tre set contro Carlos Alcaraz, e poi di nuovo pesantissima nei due set finali che hanno decretato, di fatto, il terzo Slam del suo rivale più prossimo. In quel momento in tanti hanno insinuato il potere che lo aveva riconosciuto come Imperatore (in questo caso i computer dell’ATP); avevano forse sbagliato testa?



Nella terra dei Re, la Londra di Wimbledon, Jannik Sinner ha subito il destino di Carlo I per mano del russo - il tennis sa essere ironico - Daniil Medvedev. È stata una prestazione deludente, forse il primo vero flop stagionale. Sinner è parso poco brillante già al principio, ed è diventato sempre più malaticcio nel corso del match - la sua presenza corporea si è fatta sempre più flebile e vulnerabile.



Sinner non stava bene; non si sentiva bene sin dalla mattina e le cose sono andate peggiorando. A un certo punto ha anche chiamato un (lungo) medical timeout nel terzo set. Si muoveva a stento. Medvedev ai microfoni ha detto che se ne è accorto e ha provato a muoverlo, ma che era una situazione insidiosa.

Detto questo, però, sarebbe ingiusto non sottolineare i meriti del russo, che dopo cinque sconfitte di fila ha proposto in maniera efficace il piano partita visto all'Australian Open, e prima alle ATP Finals di Torino. Questa volta senza la fatica fisica accumulata prima della finale, e contro un avversario meno in forma. Medvedev ha tenuto alto il livello dell'aggressione per tutto il match, conscio di dover alzare l'intensità dal lato del dritto per non farsi mettere sotto dall'italiano. Sinner non è mai sembrato in controllo dello scambio, ed è riuscito a tamponare le difficoltà da fondo con una buona accortezza al servizio. Se Sinner non è al comando, però, anche la presa mentale sulla partita si allenta.



Sinner vince il primo tie-break, complici due doppi falli di Medvedev nel finale di frazione e con la possibilità di chiudere on serve. Un primo set da numero uno del mondo, vinto pur non giocando al meglio. È stato l'inizio del baratro. Qualcosa sembra impossessarsi di Sinner ogni colpo di più, ogni dritto sembra meno convinto, ogni passo più pesante.



Forse è il peso della corona, ma come nel primo set ogni scambio sembra terminare sempre allo stesso modo: Sinner resta incastrato sulla diagonale del rovescio e Medvedev aspetta sulla riva del fiume. Sarebbe riduttivo, però parlare, solo della difesa del russo, pur fondamentale, contando la quantità di dritti incrociati messi a segno con precisione chirurgica e a cui Sinner non è mai riuscito a trovare una contromisura.



Il secondo set va al russo e la partita scivola ancora più via con un break a inizio terzo set. Sinner è bianchissimo in volto, sembra sul punto di collassare. Un lunghissimo medical timeout suggerisce addirittura il ritiro, con voci incontrollate che parlano di vomito, pressione bassa e addirittura saturazione ai minimi. Sinner però torna a giocare e molti ricorderanno una scena simile, per i tifosi di Sinner anche catartica. Il vomito nel bidone di Pechino che, tra il serio e il faceto, è stato l’anticamera dell'incredibile striscia di vittoria che gli ha messo la corona di numero uno in testa.



E come a Pechino Sinner si riprende, comincia a variare di più. Offre una palla più alta sul dritto del russo e lo chiama più a rete, con palle corte che fino a quel momento erano rimaste in soffitta. In un game ne gioca 4 consecutive, con esiti discordanti ma tutto sommati efficaci. L'italiano trova il controbreak e ha tantissimo da recriminare sul 6-5, dove non sfrutta set point e può rimpiangere un passante sanguinoso sbagliato nei vantaggi. Sinner si presenta al quinto set con tutta l'inerzia a favore, ma esce fuori nel momento decisivo un grande aggiustamento di Medvedev.



Storicamente il russo soffre lo schema servizio a uscire - salita a rete, uno dei motivi principali del dominio di Alcaraz contro di lui e riproposto da Sinner nei loro ultimi vittoriosi incontri. Medvedev è riuscito però a mettere nel suo repertorio la risposta bloccata, specialmente di dritto, riuscendo a contenere per tutto il match quando Sinner serviva a uscire, soprattutto da sinistra.





Dopo un quarto set interlocutorio, vinto da Sinner senza colpo ferire complice un Medvedev in rottura prolungata, si arriva all’ennesimo quinto set del 2024 dell’altoatesino. Come contro Alcaraz al Roland Garros la racchetta di Sinner sembra pesare un macigno nel parziale decisivo. È sempre in ritardo in risposta. Specialmente nel quinto game, quando Sinner sulle parità non riesce mai a prendere le redini dello scambio, pure in un game in cui il russo era stato imperfetto al servizio (con doppi falli e seconde palle tremebonde).



Una partita sembrata sinistramente simile alle prime tra i due, con Sinner testardo sulla diagonale di rovescio a provare a sfondare un Medvedev che potrebbe tirare duecento colpi senza mai sbagliare o arretrare. Eppure tra il terzo e il quarto set le variazioni dell’italiano avevano dato fastidio al numero cinque del mondo. Forse è stato proprio il ritorno alla comfort zone delle traiettorie più abituali, ma anche un tennis molto robotico, a restituire certezze a Medvedev e di fatto a consegnargli il posto in semifinale con Carlos Alcaraz, rivincita dell’edizione 2023.



Per il russo è la nona semifinale Slam, un numero incredibile se si considera che Medvedev ne ha vinto soltanto uno, perdendo due finali da sopra due set. Contro Alcaraz l’ex numero uno parte sicuramente sfavorito, e la semifinale dell’anno scorso fu un vero e proprio massacro tennistico da parte dello spagnolo. Alcaraz non è stato perfetto in questo torneo, mostrando momenti di abisso pesanti come nella sfida con Tiafoe, in cui ha seriamente rischiato di uscire. Servirà il Medvedev offensivo visto con Sinner, ma se lo spagnolo non concede sarà dura anche con un piano partita di questo tipo.



La sconfitta di Sinner creerà sicuramente polemiche e rumore proprio sulla legittimità della sua corona di numero 1. La classifica computerizzata, però, non è opinabile, e ci costringe ad abbandonare la memoria da pesci rossi con cui commentiamo la sport. È stata una brutta giornata, può capitare. Se c'è da portarsi dietro un dato da analizzare è il rendimento al quinto set di Sinner, dove ha un bilancio di 6 vittorie e 8 sconfitte, 5 nelle ultime 6. Numeri, questi, non da numero uno. Ancora una volta Sinner è sembrato il tennista fisicamente più provato al momento di chiudere il match, l’unica volta che non era accaduto era proprio nella finale dell’Australian Open contro Medvedev, piegato dalle tante ore passate in campo nei turni precedenti.



È una fragilità mentale o una condizione fisica da migliorare? In fin dei conti anche il Terminator per eccellenza del tennis moderno, Novak Djokovic, quando era giovane aveva tantissimi problemi fisici nei quinti set degli Slam. Va ricordato che il tennis è l’unico sport in cui l’età può addirittura migliorare la resistenza, non solo nella costruzione del corpo ma anche nella gestione delle energie.



Jannik resterà numero uno ancora per molto, probabilmente anche in caso di uscita prematura dallo US Open, grazie a certi incastri. E nel tennis spesso si guarda troppo alla singola partita, così che ogni sconfitta diventa un dramma, invece che all’insieme, che recita la cifra abnorme di 44 vittorie e 4 sconfitte. È giusto comunque interrogarsi se queste ultime due sanguinose sconfitte al quinto non siano anche la conseguenza del peso della corona che porta. Una mancanza di spensieratezza e un senso del dovere che in uno sport dominato dalla tensione fanno la differenza tra un muscolo teso o rilassato.



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