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La nevrosi intorno a Sinner
25 lug 2024
25 lug 2024
Perché farsi una ragione della sua rinuncia a Parigi 2024 è così difficile?
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IMAGO / ABACAPRESS
(foto) IMAGO / ABACAPRESS
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Jannik Sinner ha annunciato il suo forfait dai Giochi di Olimpici di Parigi 2024. «Sono triste e amareggiato. Non vedevo l'ora di giocare con i miei compagni della Nazionale italiana». È stata una tonsillite a impedirgli la partenza, un tipo di malattia che ci sembra troppo comune per costringere un atleta a saltare un evento importante come i Giochi Olimpici. Così come era immaginabile, sono partite le speculazioni.


Sinner non avrebbe voglia di partire per Parigi; in realtà snobba i Giochi Olimpici; vuole restare con la sua fidanzata, il sesso lo sta facendo impazzire; punta tutto sugli Slam, odia l'Italia. I più salaci si lasciano andare alla battuta: "e ora chi subentra per l’Austria?”. Certo, a loro fanno da contraltare i crociati della chiesa di Sinner, che si sollevano contro gli hater, reali e presunti.

Ermes

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Ermes è la newsletter di Ultimo Uomo che cercherà di tenere un diario di viaggio sui Giochi della XXXIII Olimpiade. Nasce con l’obiettivo di dare a chiunque lo voglia un piccolo strumento per orientarsi in mezzo al caos generato da 32 sport, 329 competizioni e 10.500 atleti. Ci si iscrive qui


Insomma, attorno a Sinner c’è grande nevrosi, così come attorno a tutto il tennis italiano. Ogni cosa che lo riguarda viene commentato con i nervi scoperti. Le fazioni sono chiare: chi non gli perdona niente e cerca di raccontare ogni dettaglio e sfumatura in modo velenoso; e poi c’è chi - traumatizzato dalle campagne mediatiche contro Sinner di inizio carriera - sguaina la spada e si mette in difesa di Jannik. Si passa dalla condanna a priori alla santificazione a priori; entrambe le cose hanno il vantaggio di produrre interazioni.


È un processo ormai consolidato, che inizia con un bot incaricato di sentire Nicola Pietrangeli che gli telefona per avere una reazione a caldo. Arrivano sempre prima. Ieri il commento del Grande Vecchio è arrivato a pochi minuti dalla rinuncia di Sinner. C’è da immaginare Pietrangeli dentro una stanza dei bottoni in cui vengono trasmesse h24 news su Sinner, il telefono sempre vicino. Di solito Pietrangeli fa dei discorsi un po’ slabbrati, pieni di cose, e i titoli sui social riporteranno puntualmente solo la loro parte più malevola. Non contattarlo più in questi casi sarebbe una forma di rispetto verso un’icona del nostro sport come Pietrangeli. Dopodiché arrivano gli editoriali, e qualche tweet, e qualche articolo insinuante. I confini tra il ruolo del giornalista e quello del troll sfuma l’uno dell’altro. Una volta che la provocazione è lanciata scatta la sollevazione popolare in difesa di Sinner. Il contatore delle interazioni sale alle stelle e ogni parola leggermente fuori posto, in un verso e nell’altro, è legna che arde nel fuoco della polemica.


Una dinamica in fondo non dissimile, purtroppo, a quello che era successo per la famigerata copertina di Sportweek: perché fare quella copertina se non per generare polemica, e quindi interazioni?


È un meccanismo giornalistico da tabloid, che si nutre di copertura ossessiva e in cui ogni dettaglio viene ingigantito in modo mostruoso. Tutto può essere letto in un verso, o nel suo contrario. La normalità sembra stravaganza, oppure un segno di santità. C’è ovviamente il lato sessuale, imprescindibile nel gossip, che designa la donna come il diavolo tentatore che corrompe la moralità del campione. Quindi si sta parlando molto di Anna Kalinskaya in queste ore. Kalinskaya che affloscia la competitività di Sinner se perde, e invece gli sta vicino e gli offre stabilità se vince.


Mi rendo conto che nemmeno io mi sto sottraendo da questo dibattito, ma restituire razionalità al discorso può essere utile, ora che abbiamo dinanzi a noi un’altra evil turn di Jannik Sinner.


Non può aver snobbato i Giochi Olimpici

Diciamolo chiaramente: è assurdo immaginare che Sinner abbia davvero snobbato i Giochi Olimpici. Era legittimo ipotizzare che si fosse risparmiato un pochino per quelle giornate di Coppa Davis incriminate dalla Gazzetta. Quel turno era alla portata dell’Italia, Sinner era in un periodo difficile e la Coppa Davis ha un’importanza relativa - come sappiamo. Stavolta però il contesto è diverso.


I Giochi Olimpici erano un suo obiettivo dichiarato. Nella conferenza presidenziale con Binaghi ad aprile aveva detto: «Le Olimpiadi saranno un momento chiave della mia crescita e della mia carriera. Sono contento di capire e vivere un'Olimpiade perché lì ci saranno tutti gli atleti migliori al mondo e di sicuro mi aiuteranno a crescere. Sarà uno dei tornei più importanti dell'anno perché non ci sono in ogni stagione e non vedo l'ora di poter aiutare l'Italia a portare a casa quante più medaglie possibili».


Oggi magari possono suonarvi come dichiarazioni di facciata, ma non possono esserlo. È vero: i Giochi Olimpici hanno un'importanza ambigua all’interno della carriera di un tennista o di una tennista, ma sono un evento prestigioso. Basterebbe pensare che Nadal e Djokovic, che vantano le bacheche più piene della storia del tennis, hanno fissato questi Giochi come una resa di conti decisiva della loro stagione. Per Djokovic, il giocatore più vincente della storia, sono un’ossessione; non aver ancora portato a casa una medaglia per la Serbia lo tormenta. Per giocatori come Murray e Federer i Giochi Olimpici sono stati un traguardo importante e celebrato nella carriera. C’entra il fatto che questi giocatori hanno vinto talmente tanti Slam da averne in parte inflazionato il valore, costringendosi a rafforzare ulteriormente la legacy in eventi come le Olimpiadi. E tuttavia restano un evento importante, anche per gli effetti che questo tipo di eventi a squadre possono avere sull’immagine pubblica di un atleta, e sulla sua sicurezza competitiva.


Lo abbiamo visto proprio per Sinner. La vittoria della Coppa Davis ha rappresentato un punto di svolta decisivo nella sua crescita sportiva e carismatica. Dopo aver sollevato l’insalatiera pareva aver sistemato i conti col suo Paese (fino a oggi, ovviamente), la sua popolarità è aumentata e così ha costruito la sicurezza per poi giocare delle grandi ATP Finals, e successivamente vincere gli Australian Open. La vittoria contro Djokovic, in una partita folle, ha cambiato qualcosa nei rapporti di forza tra i due giocatori. E il tennis è uno sport costruito sui rapporti di forza.


In più sarebbero stati i primi Giochi Olimpici per Sinner. I primi li aveva saltati per scelta: era in un momento delicato della sua crescita e non si sentiva pronto. Non aveva nemmeno vent’anni. «Non ho giocato il mio miglior tennis durante gli ultimi tornei e devo concentrarmi sulla mia crescita. Ho bisogno di questo tempo per lavorare sul mio gioco, il mio obiettivo è diventare un miglior giocatore in campo e fuori». Non c’erano motivazioni mediche e fu investito da una forte ondata di indignazione: «Le sue modalità sicuramente non sono piaciute al sistema sportivo», aveva detto il sacerdote dello sport italiano Malagò. «Non è infortunato, così mortifica i valori della più alta competizione mondiale», commentò Barazzutti. Quando Sinner vinse a Washington l'ATP 500 Citi Open venne odiato ancora di più. E allora perché non sei andato a Tokyo? Gli rimproveravano gli spettatori più severi.


Quella rinuncia, però, rende ancora più difficile credere che abbia rinunciato a queste di Parigi. Saltare due Giochi Olimpici, di cui un’edizione da numero uno del mondo, non è una strategia sensata per nessuno.


Per una tonsillite?!

Stavolta potremmo permetterci il lusso di scegliere la strada più semplice: credergli, pensare che sia realmente malato. Cos’è che non ci convince di questa versione? Forse la tonsillite suona come una malattia troppo comune, che abbiamo noi mortali, e magari ci andiamo pure al lavoro. Naturalmente si sottovalutano gli effetti debilitanti di un’infezione simile, che pochi mesi fa, per esempio, ha costretto Berrettini a saltare i tornei di Roma e Madrid (ma anche lì, lo sappiamo, era colpa di una donna, anche se si erano già lasciati).


C’è però, anche, un grande desiderio di non credere a nulla, di mettere in discussione persino una materia intimamente scientifica come la medicina. Parlarne per il gusto di parlare, e nel frattempo cercare il marcio. Il corpo di Sinner negli ultimi mesi è stato oggetto di disquisizioni mediche sui social che sembrano partorite dall’ipocondria di Carlo Verdone. Dopo la sua rinuncia al torneo di Roma fece, appunto, quella conferenza piena di spunti su cui aggrapparsi per speculare. Ne avevamo parlato in questo pezzo: la tematica medica è diventata sempre più centrale nell’immaginario dello sport contemporaneo. Dunque prepariamoci a parlare di tonsillite per qualche settimana.


Del resto Sinner non smette di offrire spunti medici. Negli ultimi mesi è spesso stato male. Nelle ultime due sconfitte pesanti, al Roland Garros e a Wimbledon, contro Alcaraz e Medvedev, ha sofferto fisicamente, di mali indecifrabili. Contro Alcaraz un improvviso crollo di prestazione, contro Medvedev l’intervento del fisioterapista, la testa che gira, il suo avversario che dice di essersi reso conto di giocare contro uno che non si muoveva più bene.


L’ultimo pezzetto di polemica da spiluccare resta quella sulla gestione della comunicazione, e dei tempi. C’è chi non contesta la rinuncia in sé, ma la sua comunicazione, l’aspetto quindi più diplomatico. È verosimile immaginare che la condizione medica di Sinner fosse incerta e che lui abbia provato fino all’ultimo a partire per Parigi. Per questo è prima uscita la notizia di una febbre che ne posticipava la partenza, e dopo un giorno la rinuncia definitiva. Sinner non aveva pianificato la cosa, e non voleva rinunciare ai Giochi Olimpici, e per questo la sua comunicazione è arrivata all'ultimo.


E ora chi prende il suo posto?

Se Sinner avesse comunicato la rinuncia entro il 19 luglio l’Italia avrebbe potuto scegliere un sostituto, per esempio Flavio Cobolli, il meglio piazzato tra gli italiani in quel momento. Chi invoca Berrettini in queste ore, perché è in stato di grazia, deve fare pace col fatto che non sarebbe stato convocato lo stesso. Oltre a Cobolli davanti a lui, nella entry list, c’erano Sonego, Nardi e Fognini.


Comunque, dopo la deadline del 19 luglio il sostituto deve essere qualcuno già presente a Parigi per le Olimpiadi, indipendentemente dalla nazionalità. In questa situazione l’Italia ha avuto la fortuna che quella persona è Andrea Vavassori, cioè un italiano. Un fatto che ci fa capire quanto è tappezzata di italiani la top-100 del ranking ATP. Vavassori era stato sfortunato a non rientrare dopo l’infortunio di Hurkacz, perché l’Italia aveva già occupato tutti gli slot possibili.


Nel frattempo sono usciti i sorteggi e possiamo dire siano andati malaccio. Musetti affronterà il giocatore francese più carismatico in tabellone, cioè Monfils, che creerà la bolgia durante il match. Serviranno nervi d’acciaio. Arnaldi ha davanti un altro francese, nonché uno dei giocatori più in forma del circuito, ovvero Arthur Fils, reduce dalla vittoria del torneo di Amburgo in finale contro Zverev. Darderi avrà davanti un altro giocatore in forma, e un top-10, come Tommy Paul, e Vavassori, alla fine, è quello a cui è andata meglio. Affronterà lo spagnolo Martinez.


La frustrazione di non vedere Sinner a Parigi è tanta per tutti. Il numero uno del mondo del tennis, uno dei nostri migliori atleti, uno dei nostri modelli. La sua Olimpiade da appena sbocciato, a 23 anni, al culmine della propria forza agonistica e della sua popolarità. È una realtà con cui è difficile scendere a patti: è difficile per noi, figuriamoci per lui.

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