Chi si è svegliato con calma stamattina, magari intorno alle otto, deve aver controllato i risultati di Jannik Sinner agli Australian Open. Deve aver letto il punteggio - 6-3,3-6, 6-3, 6-2 - senza riuscire a vederci niente di anomalo: la solita vittoria burocratica di Sinner. La diciottesima vittoria consecutiva in un Grande Slam sul cemento: il più giovane a raggiungere questa cifra dai tempi di John McEnroe. Insomma: nulla da segnalare.
Holger Rune, però, non è un avversario qualsiasi per Sinner, e la partita è stata più incerta di quanto questo punteggio ci dica all’apparenza. Il set perso dall’italiano non è stato uno di quei set fisiologici che si lasciano indietro quasi per eccesso di sicurezza, o per far sbollire l’avversario come successo contro Schoolkate; è stato invece un autentico momento di difficoltà, a cui è seguito un momento di crisi.
Fino alla metà del secondo set tutto stava andando liscio. Sinner stava dominando con la solita velocità di crociera impareggiabile da quasi chiunque. Rune non sapeva bene che fare. Nel tentativo di stargli dietro, a quel ritmo, commetteva troppi errori; a volte il suo corpo sembrava sfaldarsi, perdere tutta la sua compostezza, durante gli scampi, collassando biomeccanicamente al ritmo dell’avversario. Il saldo di 5 vincenti e 15 errori per Rune sembrerebbero raccontare una prestazione scialba, ma non raccontano quanto quegli errori fossero prodotti dalla velocità a cui lo costringeva a giocare Sinner.
A metà secondo set Sinner ha due palle break per dare la mazzata decisiva alla partita. Rune veniva da una partita da tre ore e mezza contro Kecmanovic e complessivamente aveva già passato in campo oltre 10 ore. Non poteva permettersi di andare sotto di due set. Sinner però spreca le due palle break. La prima allargando troppo un dritto incrociato; la seconda scomponendosi sul rovescio, calcolando male una traiettoria finita troppo corta dell’avversario. In quel momento Rune stava venendo soffocato dalla velocità di Sinner.
Nel settimo gioco, però, qualcosa si rompe, o quanto meno si incrina in Sinner. Dopo un recupero duro sul lato sinistro, l'altoatesino si ferma e guarda Rune chiudere il punto con lo smash. Zoppica un po’, si stropiccia la fronte e ci sembra di riconoscere quel linguaggio del corpo, quello del Sinner malato. La versione reverse del Sinner dominante. Un Sinner che ciondola, barcolla, sta in piedi a fatica; eppure non si tocca nessuna parte del corpo e sembra afflitto da un male più profondo e dai contorni incerti. E i telecronisti faticano a raccontare questo malessere. Si siede con la faccia a terra e pare che stia per vomitare. Nel game successivo perde il servizio alla prima palla break fronteggiata, tirando fuori una seconda di servizio di almeno un metro.
Rune è uno di quei cani che riescono ad annusare la paura, e diventano più aggressivi quando sentono l’avversario in difficoltà. Sembrano provare gusto a saltargli al collo. Tutto nel suo tennis sembra all’improvviso funzionare, mentre Sinner si ritrova di punto in bianco in una posizione di contenimento. Si muove male, strizza gli occhi ogni tanto, come se non ci vedesse bene. Le gambe girano a rilento ed è qualcosa che abbiamo già visto tante volte: la partita pare scivolare nelle mani del giocatore non infortunato. Sembra un problema di stomaco ma non si capisce cosa abbia, probabilmente un colpo di calore. Dice al suo angolo che non riesce a muoversi alla sua sinistra.
Non era uno spettacolo del tutto inedito. I confronti diretti fra Sinner e Rune sono sul 2-2 e partivano da un 2-0 per il danese. Quelle due sconfitte sono ancora memorabili, per chi segue Sinner dall’inizio. In particolare la sconfitta di Montecarlo, arrivata su un campo appesantito dalla pioggia e dall’umidità, in una partita in cui Rune ha cucinato le debolezze di Sinner con gusto sadico. A Rune spesso bastava essere solido difensivamente, appoggiarsi alla reattività delle sue gambe, e aspettare che Sinner commettesse i suoi errori. Riusciva sempre a ottenere tanto con poco, e anche in Australia stava succedendo questo.
La gelida stretta di mano tra i due a Montecarlo. Dopo quella sconfitta Sinner conoscerà un periodo di crisi prolungata, con diversi ritiri e la sconfitta contro Altmaier al secondo turno del Roland Garros.
Sono successe tante cose da quella sconfitta a Montecarlo. Sinner ha vinto due Slam e ha sbloccato dei chakra del suo gioco che non pensavamo nemmeno gli appartenessero. Rune invece ha cambiato allenatori come calzini, ed è rimasto lo stesso giocatore disordinato di prima - solo un po’ meno sicuro di sé.
Sull’1-1, dopo aver affossato un rovescio in rete, Rune gli strilla un “c’mon” in faccia. È sotto 15-30. Nel punto dopo si ritrova a dover affrontare due palle break.
Per vincere una partita di tennis al meglio dei cinque bisogna vincere almeno 72 punti e sono sempre molti di più. Trovare un singolo quindici in cui si è vinta una partita è quasi sempre una forzatura narrativa. Stavolta, però, possiamo andarci davvero vicini. Il punto più importante della partita è quello della seconda palla break.
Rune affronta il punto come sempre fa contro Sinner nei momenti importanti: si mette un paio di metri dietro la riga di fondo e rema; prova a cambiare traiettorie, cerca di capire quando sfruttare il contropiede. Ogni tanto rallenta con un back, poi gioca una palla alta e profonda, al centro. Sinner spinge. Il danese è in apnea e per uscire dallo scambio gioca un back infido a mezzo campo che attira l’italiano a rete, nella zona di campo dove è meno a proprio agio. Gioca un approccio centrale non eccezionale, ma intuisce che Rune vuole passarlo lungolinea quindi si muove in anticipo. La sua manualità non è mai incredibile, però, e la volée non è definitiva. Rune ci arriva sul dritto e prova a passarlo ancora incrociato. Sinner ha un riflesso pazzesco e la rigioca.
A quel punto però ha la pancia sulla rete e quando Rune lo scavalca con un pallonetto è costretto a correre all’indietro. In questo momento dobbiamo ricordarci che stiamo parlando di un giocatore a cui viene da vomitare. Arriva sulla palla scomposto, non può nemmeno caricare un colpo. Si accontenta di buttarla di là in qualche modo, ma è un colpo altissimo che ricade molto profondo, e che costringe Rune a giocare uno smash appoggiato. Lo scambio riparte un’altra volta. È uno scambio di falsi finali, che producono una sensazione di lunghezza estenuante. Sinner decide di essere subito aggressivo giocando un rovescio incrociato molto rischioso. Fino a quel momento diversi colpi gli sono andati fuori di un dito, ma questo resta dentro e costringe Rune a una ribattuta corta. Sinner gira attorno al suo dritto, carica, poi rallenta e gioca una palla corta. La prima palla corta del suo match. Si sente lo “stonk” della racchetta di Rune che parte in recupero. Sinner ha già fatto due passi in avanti e chiude implacabile col dritto al volo. È il punto del torneo, almeno se consideriamo lo scambio complessivo e non solo il colpo che lo conclude - perché in quel caso non si va lontani da Lorenzo Sonego. Sinner e Rune restano piegati per qualche secondo sopra la loro racchetta, due che devono prendersi una pausa in mezzo a una rissa.
Sinner riesce a tenere il servizio - annullando un’altra palla break con un ace. Al cambio campo lo vediamo tremante, mentre cerca di sfiammarsi la faccia con un asciugamano di ghiaccio. Tiene un altro turno di servizio annullando un’altra palla break con un altro ace. Si prende molto tempo prima di servire, Rune fa il segno dell’orologio.
Al cambio di campo successivo chiede un medical timeout che durerà undici minuti e in cui rientrerà negli spogliatoi. Da regolamento bisognava stare sotto i dieci minuti. Un altro segno di “djokovicizzazione”, per qualcuno: il break tattico, più lungo del dovuto, che gli permette di tornare in campo con una nuova forza e una nuova determinazione. Nell’ottavo gioco Sinner ottiene il break decisivo, sfruttando un altro game disordinato di Rune, che si mette a tagliare la palla un po’ a caso e viene punito dai vincenti di Sinner.
A quel punto la partita va in discesa, sebbene succedano diverse altre cose. Prima che Sinner vada a servire per il set, Rune chiede il fisioterapista. Sinner sorride sarcastico. La rete si rompe e i giocatori devono tornare negli spogliatoi, mentre il gioco resta fermo per oltre dieci minuti. Rune nel quarto set gioca ancora più a caso, supera i 50 errori non forzati nel match. Segno che ha provato a giocare a una velocità che non gli apparteneva. Tutte le statistiche della partita raccontano la superiorità di Sinner, che ha servito meglio, colpito meglio di dritto e di rovescio. Le velocità medie di tutti i colpi di Sinner sono state superiori a quelle di Rune, tranne che nel secondo set, quando l’italiano ha rallentato molto.
Una partita che racconta la distanza che si è aperta ormai tra questi due giocatori, che un paio d’anni fa sembravano sullo stesso punto di sviluppo. Fa strano pensare oggi che il danese sia riuscito a vincere un 1000 prima dell’italiano (a Parigi). Secondo qualcuno aveva più potenziale, o comunque più mentalità vincente. Oggi Sinner ha vinto una partita mezzo malaticcio, dando l’impressione di avere troppo tennis più di Rune anche in condizioni precarie, sostenuto da un servizio sempre più affidabile.
Eppure, anche in una partita disordinata, fallosa, giocata un po’ a caso, Rune è riuscito a minare le certezze del monolite Sinner. Anche se solo per una quarantina di minuti ci ha dato l’impressione che potesse vincere. Questo ci dice delle sue potenzialità, e di una presenza mentale e fisica sempre molto spigolosa. A 21 anni ha ancora tutto il tempo per mettere a posto il suo tennis; in questo senso il ritorno col suo allenatore della giovinezza, Lars Christensen, sembra un tentativo di rimettere insieme i pezzi della propria vita. Dopo la partita ha detto che Sinner ha fatto bene a farsi controllare, perché era molto umido, ma ha anche detto che la pausa è durata troppo a lungo: «Poi è tornato a tutta, non so cosa gli abbiano fatto».
Ai microfoni con Jim Courier, Sinner ha dichiarato che la vittoria è del 90% del pubblico, il 10% lui che ha provato a renderli felici. Sui problemi fisici, poi: «Stamattina è stato strano. Non mi sono nemmeno scaldato. Sapevo che avrei sofferto ma ho giocato in modo intelligente, servito bene e giocato alcuni grandi colpi che mi hanno dato fiducia».
Un turno più difficile del previsto.