C’è una ristretta categoria di calciatori che ritiene di avere qualcosa da dire. Se le grandi leghe americane selezionano dai college, che in qualche modo preparano alle pressioni sociali e alla maturità di pensiero, il professionismo calcistico non richiede titoli di studio, e la secolare tradizione di domande blande e risposte comode è sufficiente a coprire le carenze comunicative.
Hernanes, però, è uno di quelli che ritiene di avere qualcosa da dire, e in un ambiente così arido gli riesce benissimo calarsi nei suoi panni preferiti, quelli del ragazzo che in Brasile ancora ventenne era solito citare la Bibbia e usare frasi altisonanti, del lettore appassionato di filosofia, chimica, scienza e Dan Brown, del padre di famiglia «dai sani valori e principi, (…) quasi una coppia d’altri tempi» (qui in un servizio fotografico ad alto tasso Mulino Bianco con la moglie Erica e i tre figli, nel frattempo diventati quattro con la nascita di Angelica).
Uno e trino
Una foto pubblicata da Hernanes Lima (@hernanesoj) in data: 8 Mar 2015 alle ore 05:45 PDT
Qui in versione marito innamorato. L’allineamento visivo prosegue fuor di metafora l’accostamento, non so quanto romantico, della moglie a un pilastro di cemento dello stadio.
Il Profeta, oltre a essere un raro caso di soprannome pittoresco nella Serie A contemporanea (quanti ce ne sono di così belli?), è anche particolarmente cucito sul personaggio. Tanto da fargli dire, con quella mitomania comunque sempre tenerissima che lo contraddistingue, «se comparo la vita dei profeti con la mia, non mi distacco molto. Il filosofo passa molto tempo alla ricerca della verità, e io ammetto di avere questa inquietudine nella mia vita. Voglio imparare sempre di più, sapere tutto il possibile».
Qui in versione lettore appassionato. Tra i commenti più divertenti, un «quando vedremo Totti co tutti quei libri in mano?» e un «AIUTA MAURO ZARATE», sia mai che in quella pila ci fosse anche un ricettario di miracoli.
Hernanes, lo si è capito, ci tiene a comunicare quello che impara. È principalmente con questa funzione che utilizza Facebook e Instagram, dove ha collezionato rispettivamente 660k likes e 299k seguaci. Ha anche un profilo ufficiale su Twitter, ma lo usa principalmente per la condivisione automatica di quello che posta sulle altre piattaforme.
Una foto pubblicata da Hernanes Lima (@hernanesoj) in data: 26 Mar 2015 alle ore 15:38 PDT
Qui in versione citazionista stravagante. Non so quanto la didascalia “NON LASCIARE CHE NESSUNO TOCCHI IN QUELLO CHE TI APPARTIENE! SIA QUALCOSA DI MATERIALE O IMMATERIALI! SIA REALE O IMMAGINARIO! SIA UN RICORDO O UN SONHO!” fosse in tono col superamento di un sedicesimo di finale di Europa League.
I grandi esordi
Se i social sono già di per sé un gigantesco biglietto da visita, l’esordio sui social è il marchio che imprimi al mondo. Hernanes ha dimostrato anche di sapersi adattare al mezzo.
Su Facebook, nel 2011, si presenta fotografandosi sul letto mentre utilizza Facebook: meta-comunicazione, atmosfera familiare, la Bibbia di fianco al laptop (pare l’abbia letta per intero tre volte). Su Instagram, circa quindici mesi fa, si presenta lasciando un post-it, perché ritiene di aver qualcosa da dire. C’è una citazione in portoghese (não desanime com a derrota e nem se ubriaque com a vitória) e sotto il suo equivalente in italiano.
Una foto pubblicata da Hernanes Lima (@hernanesoj) in data: 13 Apr 2014 alle ore 12:57 PDT
«Non dobbiamo disanimare con la sconfitta però neanche si ubriacare con la vittoria».
Un aspetto che adoro di Hernanes è che scrive sempre così, come non esistessero i responsabili comunicazione, gli addetti stampa, o anche solo gli amici brasiliani che masticano l’italiano. Scrive l’italiano che i caratteristi brasiliani parlano nelle commedie di Abatantuono, in un modo che per chi leggesse per la prima volta potrebbe minare un po’ la credibilità della parte sul non ubriacarsi (avesse appena vinto o meno, non è dato saperlo).
Non è neanche colpa di Google Translate, il primo riferimento in materia di traduzioni istantanee (ho provato, la trovate qui). Anche visivamente il messaggio appare molto artigianale, sembra lo screenshot di un testo abbozzato sul Blocco Note del cellulare, o su un’altra apposita applicazione, a giudicare dai quadrettini a mo’ di quaderno del liceo. È verosimile che sia una produzione dello stesso Hernanes, colto da un impulso di esigenza espressiva, di catechismo per le masse, di ingresso a effetto.
Duchamp chi?
Hernanes è anche unico nella gestione dei momenti rilevanti della sua carriera. Alcune intuizioni sono così notevoli che non si capisce in che dimensione le abbia comprese.
Una foto pubblicata da Hernanes Lima (@hernanesoj) in data: 9 Lug 2014 alle ore 15:37 PDT
Un esempio è il Mineirazo. Il giorno dopo i 7 gol subiti dal Brasile in semifinale mondiale, scrive del «sentimento di umiliazione» e si fotografa in palestra in omaggio alle migliaia di brasiliani che hanno dovuto comunque, nonostante tutto, alzarsi dal letto e lavorare.
Degno di nota è poi l’impatto social che ha avuto il suo trasferimento nel gennaio 2014 dalla Lazio all’Inter, vissuto à la Hernanes, inevitabilmente con grande trasporto emotivo.
Lo smartphone esposto sullo scaffale, tra coppe vinte e medaglie, con diecimila notifiche di messaggi non letti su Whatsapp, è puro ready-made, è un’installazione di arte contemporanea, è a un passo dall’essere battuto a trenta milioni di dollari da Sotheby’s. Le notifiche come fossero un trofeo, Whatsapp su un piedistallo come fosse olio su tela, la barriera che dovrebbe separare l’artista (o il calciatore) dal suo pubblico brutalmente infranta da diecimila emoji: il dibattito sarebbe a portata di editoriale della domenica.
«I messagi rimarrano nel telefonino e il telefonino rimarra amostra come un trofeo». Il suo tono da caratterista è ormai quasi lingua a sé.
A Hernanes tutti questi livelli di lettura sfuggono, forse gli è sembrato realmente emozionante che il suo numero fosse contemporaneamente su diecimila rubriche romane, forse aveva davvero bisogno di piangere sulla spalla del tizio col berretto che gli faceva «sei ‘n fenomeno profè».
Oppure no. Del resto ha attraversato talmente tante volte il confine tra il teneramente spontaneo e il cinicamente paraculo che a un certo punto si è credibilmente proposto come l’unico brasiliano che avesse saudade del Grande Raccordo Anulare.
Questo giorno fa parte della nostra storia
Una foto pubblicata da Erica Lima (@ericahernanes) in data: 2 Ott 2013 alle ore 07:25 PDT
Tutto l’affetto per la Lazio (“OK”) e quella tenerezza così tipicamente Hernanes in questa rappresentazione del 26 maggio 2013 a opera del figlio Ezequiel.
Capriole passivo-aggressive
È geniale anche nel risolvere le crisi. Quando torna all’Olimpico da avversario, segna una doppietta. Che complica l’obiettivo secondo posto per la Lazio. Esulta, viene fischiato.
Nella notte si filma davanti la parete di casa, ha il volto provato, il respiro pesante e la voce meccanica, come l’avrebbero sintetizzata per un androide in uno sci-fi anni Sessanta. Si giustifica: «Non ho esultato quando ho fatto gol con la Lazio a San Siro, e neanche ieri ho esultato, anche la capriola, è stata una capriola triste».
La capriola triste è una trovata che avrebbe fatto impazzire Woody Allen, cui probabilmente avrebbe fatto impazzire già solo questo ménage-à-trois Lotito/Hernanes/tifosi laziali in cui alla fine della storia non è chiaro chi sia il traditore e chi l’amante tradito.
«Ferma! Ti giuro! Era una capriola triste!».
Cadere con stile
Hernanes è un role model, è la favola noiosa del nato povero che una volta diventato ricco ci si trova perfettamente a suo agio. Del ragazzo che ha sempre qualcosa da dare agli altri, in campo sotto forma di assist, in casa sotto forma di sorrisi e parole dolci espresse nel suo meticcio italo-brasiliano. È l’impeccabilmente buono, quello che, nella narrazione che si è costruito intorno, anche quando fallisce miseramente accetta il fallimento e ne trae insegnamento.
Sarà un marito perfetto, sarà un padre modello, sarà un incosciente genio dell’arte contemporanea, sarà un professionista colto e affettuoso—almeno canta malissimo. Sempre senza disanimare, però neanche si ubriacare.
Punteggio Social Hernanes (da 1 a 5)
Divertimento: 😊 😊
Autenticità: 😊 😊 😊 😊
Modello di vita: 😊 😊 😊 😊 😊
Brandizzazione: 😊 😊