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Sognando Basaglia
18 ott 2024
Come è andata e cosa significa la Dream Euro Cup, l'Europeo di futsal per persone con problemi di salute mentale.
(articolo)
11 min
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Quando ha portato per la prima volta i suoi pazienti su un campo di calcio, Santo Rullo era un giovane psichiatra del servizio pubblico e aveva già sperimentato gli effetti terapeutici del pallone da calcio all’interno del reparto in cui lavorava. «Vedevo i pazienti nel cortile che erano come dissociati: il corpo da una parte, la mente dall’altra», ha raccontato in un intervento all’Università Europea di Roma. «Gli ospedali psichiatrici erano chiusi da più di dieci anni, ma [i pazienti, nda] sembravano completamente abbandonati all’interno di una di quelle strutture». Poi, l’apparizione: «Comparve improvvisamente un pallone, cominciò a rotolare e un paio di questi ragazzi si alzarono. Qualcosa si stava ricomponendo: la mente stava rientrando nel corpo».

Il pallone di Colombo

Il pallone da calcio acquista la carica rivelatoria della mela di Newton o, nelle parole dello stesso Rullo, del proverbiale uovo di Colombo: una soluzione apparentemente semplice al complesso problema di garantire ai pazienti un benessere fisico accanto a quello psicologico. «Non ci siamo inventati niente», ammette Rullo a proposito delle linee guida stilate dal gruppo di ricerca di cui ha fatto parte. La letteratura scientifica è piena di articoli che attestano i benefici dell’attività fisica per i pazienti psichiatrici, ma all’interno dei servizi di salute mentale sono ancora pochi i programmi riabilitativi strutturati in tal senso. Il rischio è quello di rendere le persone fortemente sedentarie – soprattutto per effetto delle terapie farmacologiche – e perciò maggiormente a rischio di malattie metaboliche (diabete) o cardiovascolari (ipertensione, infarti, ictus). «Ci dovrebbe essere un’attenzione paritaria alla salute mentale e a quella fisica», continua Rullo, «privilegiare una o l’altra è a sua volta una forma di stigma».

«Nell’ambito della salute mentale, chi si nasconde ha più difficoltà ad accedere alle cure e all’inclusione sociale». Un clinico esperto come Rullo sa che la tendenza all’isolamento sociale e all’autodiscriminazione (autostigma) rappresenta, per chi soffre di patologie psichiatriche, un limite paragonabile al pregiudizio sociale (stigma sociale) e alla mancanza di adeguate politiche sanitarie (stigma strutturale).

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Il calcio, con il suo sistema di relazioni e regole ben codificate, diventa quindi per Rullo un prezioso strumento per aiutare i pazienti a uscire dalle istituzioni di cura e riaprirsi alla vita di tutti i giorni. Mette insieme la prima squadra interamente composta da pazienti psichiatrici nel 2004, mentre gestisce la struttura per acuti di Colle Cesarano. L’esperimento – documentato in Matti per il calcio di Volfango De Biasi e Francesco Trento – attira l’attenzione di Nobuko Tanaka, sociologa dello sport dell’università di Yokoama che sarà tra i promotori del primo Mondiale di calcio a 5 per pazienti psichiatrici, la Dream World Cup di Osaka 2016.

L’opportunità di rappresentare l’Italia ai Mondiali del 2016 dà il via al progetto Crazy for football, con la nascita dell’Nazionale italiana di calcio a 5 per pazienti psichiatrici. Il programma riceve il sostegno della FIGC, che fornisce ai giocatori i kit gara ufficiali della Nazionale. L’epopea del dottor Rullo, insieme all’allenatore Enrico Zanchini e al preparatore atletico ed ex pugile professionista Vincenzo Cantatore, dai campetti di Roma al terzo posto mondiale, è ancora una volta raccontata da Trento e De Biasi nel libro Crazy for football e nell’omonimo documentario vincitore del David di Donatello 2017.

La Nazionale del 2016 sfoggia entusiasta le divise fornite dalla FIGC (Paolo Quadrini/S4C).

Nel 2018, a due anni dai mondiali di Osaka e nel quarantesimo anniversario della chiusura dei manicomi in Italia con la legge Basaglia, la Crazy for football fa gli onori di casa alla Dream World Cup di Roma. A questa seconda edizione partecipano 9 Nazionali – a Osaka erano 3 insieme a una selezione cittadina – per un totale di 180 pazienti psichiatrici coinvolti. Anche la rosa italiana si è ampliata da 10 a 25 giocatori, selezionati su tutto il territorio nazionale tra i pazienti delle ASL e delle cliniche private. Nell’ultima delle quattro giornate di torneo, gli uomini di Zanchini hanno prima superato il Perù per 9-8 in una combattuta semifinale e poi si sono laureati campioni del mondo con 13 gol di scarto (17-4) sul Cile.

Il sogno continua

A causa della pandemia la terza edizione della Dream World Cup in Perù è stata rinviata per ben due volte, nel 2020 e nel 2022, ma il progetto Crazy for football ha continuato a crescere. Durante la pausa forzata dai Mondiali Rullo vola in Senegal per incontrare i calciatori della Football Therapie, la selezione locale di pazienti psichiatrici, che per mancanza di fondi non avevano partecipato alla Dream World Cup di Roma del 2018. Nel paese africano lo psichiatra, accompagnato dal medico senegalese Malik Biteye, visita i villaggi di provenienza dei giocatori e si confronta con l’approccio locale alla salute mentale. Finalmente, a due anni dal Mondiale di Roma, 10 giocatori e 5 membri dello staff della Football Therapie arrivano nella Capitale per sfidare in un’amichevole di beneficenza la Crazy for football. Un documentario sul viaggio africano, incentrato sulla figura di Biteye, è attualmente in produzione e la speranza è che il Senegal possa ospitare una futura edizione della Dream World Cup.

L’obiettivo dichiarato è quello di coinvolgere un numero sempre maggiore di federazioni calcistiche a livello mondiale. «Vorremmo che prima o poi il nostro movimento fosse gestito dalla FIFA», racconta Rullo, fiducioso dopo l’interesse ricevuto dalla FIFA Foundation. Cita la Homeless World Cup, torneo riconosciuto a livello internazionale in cui atleti senza fissa dimora cercano, attraverso il calcio, di uscire da una condizione di esclusione sociale. Secondo Rullo questo dovrebbe essere l’obiettivo primario anche del campionato per pazienti psichiatrici: «Dobbiamo convincere i giocatori a smettere la casacca della Nazionale il prima possibile, così avranno utilizzato questo strumento per diminuire la loro autodiscriminazione».

Ritorno al PalaTiziano

Ho incontrato Santo Rullo alla giornata inaugurale della Dream Euro Cup 2024, tenutasi a Roma dal 23 al 28 settembre e organizzata insieme all’associazione no-profit ECOS (European Culture Sport and Organization) con il patrocinio dalla Commissione Europea. La cornice è quella del PalaTiziano, teatro della vittoria azzurra nel 2018 e da poco riaperto alle competizioni sportive dopo interminabili lavori di ristrutturazione.

Al mio arrivo, le 12 squadre coi rispettivi staff sono posizionate tutt’intorno alla grande cupola circolare del palazzetto, che coi suoi pilastri esterni a forma di Y ha l’aria di un’enorme tenda montata per l’occasione. Non tutte le Nazionali dispongono delle divise ufficiali della federazione: i giocatori della Grecia indossano le strisce bianche e rosse dell’Olympiakos, mentre un inconveniente aeroportuale ha costretto l’Estonia a scendere in campo con la divisa azzurra della Crazy for football (che per l’occasione giocherà in bianco).

La nazionale di Zanchini conta 13 calciatori, dei quali solo due – il capitano Enrico Manzini (centrale/pivot) e Fabio Licata (laterale) – hanno partecipato alla spedizione mondiale del 2018. Tra gli altri figurano due giocatori di calcio a 5 ad alti livelli: il centrale Alberto Barbasan Ballotta, che milita in Seconda Categoria, e il tuttocampista (giocatore universale, secondo il mister) Mattia Battistella, tesserato con una squadra di C2 del Lazio.

Dopo le selezioni di giugno in Salento si sono uniti alla squadra anche i laterali pugliesi Alex Osei Amoah e Nelson Edosomwan (giocatori di gamba, li descrive Zanchini), arrivati in Italia dopo una travagliata migrazione dall’Africa. «Non so se sia già stato coniato il termine ius salutis, ma prendersi cura della fragilità che emerge dopo la migrazione rientra a pieno nei doveri dell’accoglienza», afferma Rullo, che immagina la Crazy for football come una Nazionale oltre i confini: «i migranti che manifestano un disturbo psichico rientrano a tutti gli effetti nella Nazionale, al di là del passaporto». Un’idea di Nazionale condivisa dal pivot Giuseppe Cardilli, tra i promotori del festival InSania, che in un’intervista parla di contro-nazionale per descrivere la squadra di cui fa parte: alla retorica di nazione, che tende a creare confini, sostituisce «quella di Paese, che parla di accoglienza, solidarietà e integrazione».

Italia-Norvegia 8-0

Mentre le squadre raggiungono gli spogliatoi per gli ultimi preparativi, il pubblico inizia a occupare gli spalti del PalaTiziano, guidato da un affiatato gruppo di volontari ECOS. Accanto a scolaresche di varie età, siedono pazienti di comunità terapeutiche accompagnati dai loro educatori, familiari degli atleti, giornalisti e addetti ai lavori. Una classe di entusiasti ragazzini, distinguibili dalla polo bianca con lo stemma della scuola – la Scuola Pontificia Paolo VI di Castel Gandolfo, preciserà poi lo speaker – si appropria di un’intera curva del palazzetto inneggiando alla Nazionale. Quando il tifo organizzato incontra il Piccolo Coro dell'Antoniano.

Dopo la presentazione delle squadre, sulle note dell’Inno alla gioia, e il freestyle della leggenda azzurra Christian Maoddi, sulle note di Live is life, Italia e Norvegia scendono in campo per la partita inaugurale del torneo. Al momento degli inni nazionali l’emozione in campo e sulle panchine è palpabile, ma non risparmia neanche i giocatori delle altre squadre, seduti sugli spalti a godersi lo spettacolo in attesa del proprio turno. Il calcio d’inizio di Santo Rullo dà ufficialmente avvio alla Dream Euro Cup 2024.

Le mie aspettative verso la Nazionale sono alte – considerati anche i sei anni di selezioni, raduni e allenamenti che hanno perfezionato un gruppo già altamente competitivo – ma mi scopro impreparato al livello di intensità e organizzazione tattica messo in campo dalla squadra di Zanchini. L’allenatore trasteverino dirige i suoi in ogni fase di gioco, con particolare attenzione agli smarcamenti (il «Dai e vai!» ripetuto come un mantra), alla circolazione di palla («Giriamola!») e a un pressing coordinato («O [saliamo] tutti, o nessuno!»). Non mancano poi concessioni al romanesco, quando la situazione lo richiede: «Fai ‘na finta Save’ [Saverio Delle Foglie, pivot], l’ha capito pure mi madre a casa [che tiri ogni pallone]!»

Un timeout di mister Zanchini. Accanto a lui - da sinistra a destra - gli assistenti Cristian Simina, Riccardo Budoni e - a sinistra nella foto - Filippo di Maso (foto dell’autore).

«Avendo deciso di dedicarsi prevalentemente ai settori giovanili, dal punto di vista educativo e dei valori sportivi aveva già tutte le carte in regola», mi dice Rullo a proposito della collaborazione con Zanchini e dell’affiatamento che si è creato tra loro. «D’altra parte, è molto esigente da un punto di vista fisico e comportamentale. Quando ci troviamo nelle varie regioni a fare i provini, precisa che tratterà tutti come giocatori veri perché è di quelli che ha bisogno. Ricordando però a chi non dovesse essere selezionato l’importanza di continuare con l’attività fisica».

Nonostante l’infortunio nei primi minuti del numero 10 Alexander “Sacha” Piergentili rischi di complicare il cammino azzurro, la nazionale Crazy for football supera la Norvegia con un convincente 8-0. Lo stesso Piergentili, tornato in campo con la caviglia ancora gonfia, partecipa a due gol con un tiro dal limite dell’area dopo un grande gioco di suola e un assist di esterno per il tap in di Delle Foglie. Al fischio finale le due squadre si lasciano travolgere dai cori e dagli applausi della Curva dei Bambini, coi giocatori norvegesi che pretendono di essere immortalati insieme ai giovani ultras.

Quanto vale una coppa

«Hai visto come corrono? Qui c’è gente che assume fino a 300 milligrammi di Clozapina [psicofarmaco contro deliri e allucinazioni, nda]», mi rivela Rullo coi modi gioviali e il tono pacato che ho imparato a conoscere. Nelle sue parole c’è la soddisfazione di chi assiste al crollo di uno dei luoghi comuni più radicati della psichiatria: che la terapia farmacologica, anche la più appropriata, non sia compatibile con una buona qualità di vita. Entro la fine della competizione Rullo avrà a disposizione i dati sanitari di tutti i partecipanti, dalle terapie farmacologiche ai progetti riabilitativi, coi quali potrà arricchire i suoi studi sull’impatto dell’attività fisica nella riabilitazione psichiatrica.

Il valore della Dream Euro Cup, così come dell’ormai decennale progetto Crazy for football, non è dato unicamente dalle evidenze scientifiche che sarà in grado di produrre; esiste un dato emotivo non quantificabile ma subito evidente a chiunque si sia seduto sui rinnovati spalti del PalaTiziano. L’emozione di vedere pazienti psichiatrici uscire dai confini delle istituzioni di cura per riappropriarsi della vita attraverso il calcio. L'Italia, comunque, alla fine ha anche vinto, battendo in finale l'Ungheria per 3-2.

«Il sogno di Basaglia», ha detto Rullo nel presentare la competizione «era che la psichiatria si occupasse della malattia e la società della salute mentale. Ed è un po’ quello che noi stiamo provando a fare».

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