
È una sera di maggio del 2021 a Roma, una di quelle serate romane umide in cui l’aria sembra accartocciarsi su sé stessa. Lorenzo Sonego si è appena preso di forza il secondo set contro Novak Djokovic sulla terra rossa del Centrale del Foro Italico, in un torneo che lo ha visto battere Dominic Thiem pre-operazione al polso e Andrej Rublev. Un mese e mezzo più tardi sull’erba di Wimbledon incontra nei suoi primi ottavi Slam in carriera l’ultimo grande Roger Federer, perdendo in tre set. Qualche settimana prima aveva sfiorato la top-20 per una manciata di punti, senza mai raggiungerla. Nei tre anni successivi Sonego sfiora di nuovo la top20 per poi entrare in crisi, con bassi come il numero 71 del ranking e sconfitte pesanti in Coppa Davis come contro Galarneau, Gojo e Horansky. Va di nuovo a una partita dai quarti di finale Slam, battendo Rublev in rimonta al Roland Garros 2023 per poi cedere, rimontato, da Khachanov.
Il tennis è uno degli sport che meglio simboleggia l’uroboro, il serpente infinito che si morde la coda. Tra incontri che si ripetono all’infinito, statistiche auto-avveranti e situazioni che si ripetono ciclicamente. Uno sport circolare che sembra anche seguire dei cicli di generazione e distruzione. Se così non fosse come si potrebbe spiegare quello che sta vivendo Lorenzo Sonego durante questi Australian Open?
Il tennista di Torino ha centrato, alla soglia dei trent’anni, i suoi primi quarti di finale Slam. Un traguardo sfiorato già due volte, come già detto, eliminato nel 2021 a Wimbledon da Roger Federer e nel 2023 a Parigi da Karen Khachanov. E per gli amanti dello humor in salsa ATP, un piazzamento che attualmente lo proietterebbe al sesto posto della Race per andare a Torino.
Un traguardo arrivato dopo un periodo molto complicato. Quando Lorenzo Sonego annuncia che dopo più di un decennio al suo angolo non ci sarà più Gipo Arbino, padre tennistico, ma Fabio Colangelo è metà aprile. Il tennista di Torino è reduce da un inizio di stagione pessimo, tanto da essere precipitato fuori dalla top60 e a Montecarlo, il torneo che nel 2019 lo aveva rivelato con i quarti di finale, è uscito al secondo turno. L’esordio della “nuova gestione” è una sconfitta con il 17enne brasiliano Joao Fonseca nell’ATP 250 di Bucarest, 7-5 7-6, in una sfida tirata che vale la sua terza vittoria a livello ATP.
E la loro seconda sfida, al secondo turno degli Australian Open 2025, è l’ennesima dimostrazione di come i sentieri del tennis non facciano altro che ritornare per alimentarsi e divorarsi tra loro in un ciclo infinito. Il brasiliano aveva stupito il mondo battendo Andrej Rublev nel primo turno. Una vittoria senza lasciare set che era un bel messaggio lanciato a tutti gli altri sulle potenzialità di un giovane che in Brasile viene chiamato Sinnerzinho. L’italiano aveva invece superato un Wawrinka triste, solitario y final con tanto di punto del torneo, ma con poche prospettive di uscire da uno spicchio di tabellone epurato da Rublev ma con ancora presenti Fritz e Medvedev. Un secondo turno quindi che metteva davanti gli stessi della sfida di Bucarest.
E il destino di Sonego sembrava piuttosto segnato, contando che per Fonseca c’erano già echi di un ottavo di finale con vista Medvedev. Qualche agenzia lo aveva iniziato a quotare addirittura come uno dei favoriti per vincere l’Australian Open. Questo però dice molto anche della gestione degli exploit dei tennisti contemporanei. Tra Tien, Michelsen, Mensik e Fonseca è stato un Open d’Australia eccitante per i nuovi arrivati, ma spesso si sottovaluta la tenuta mentale di un giovane che ottiene le sue prime vittorie importanti.
Lo scalpo di Rublev è eccezionale e la prestazione di Fonseca è stata una vetrina del suo tennis, ma il russo attraversa un periodo psicofisico altalenante e soprattutto è un tennista che tende a mettere molto in ritmo i propri avversari. Senza contare che in caso di upset chi ne subisce le conseguenze mentali è il top player, e il giovane, specialmente nella situazione di Fonseca e Tien contro Medvedev, può giocare sempre in una condizione di rilassatezza e a tutto braccio. Chiaro, il difficile resta chiuderle e questo dimostra la pasta di cui sono fatti questi giovani, ma sono condizioni in cui fare una buona prestazione (che non vuol dire per forza vincere) è molto più semplice rispetto a un pari livello.
E la partita tra Fonseca e Sonego ritorna spesso nel tennis. Carlos Alcaraz nel 2021 fece molta più fatica a battere Peter Gojowczyk che Stefanos Tsitsipas. Lorenzo Musetti a Roma nel 2020 mette in fila Nishikori e Wawrinka per poi fare quattro game con l’arcigno Dominik Koepfer. Per il tennis offensivo e scintillante di Fonseca, Sonego e le sue capacità da contrattaccante sono state un test durissimo, specialmente se così centrato come in questa versione australiana. È chiaro, la possibile futura leggenda di Fonseca per alimentarsi avrà bisogno anche di sconfitte come queste, ma Sonego rappresenta il monolite di un concetto che nel tennis viene reiterato all’infinito.
Il tennista italiano ha retto l’onda d’urto del brasiliano, che si è presentato in una versione più fallosa rispetto al match con Rublev ma sempre debordante. È riuscito a gestire anche un primo set perso nonostante le tante chances non sfruttate, oltre che a ricacciare indietro l’inerzia del match dalla sua parte dopo il quarto set vinto da Fonseca. Una vittoria cerebrale, con Sonego che ha interpretato sempre al meglio i momenti della partita, mandando in tilt il dritto di Fonseca e concedendo pochissime possibilità di scambiare, e quindi di entrare in ritmo, al giovane brasiliano. Non a caso lo scambio più lungo del match, “solo” quindici colpi, arriva nell'unico match point annullato da Fonseca.
Per quanto un tennista come Sonego sia fondamentale nell’ecosistema ATP ridurlo a un manovale del tennis che con la sua regolarità mette in difficoltà la giovane stella sarebbe sbagliato. Il Sonego di questi Australian Open si sta mostrando in grande spolvero soprattutto al servizio. Il campione è ristretto ma Lorenzo vince l’84% dei punti con la prima di servizio, miglior tennista ancora in gioco di tutto il torneo, pur non avendo percentuali fuori dalla sua norma come prime messe in campo. Un dato che stupisce particolarmente, se si conta che ha affrontato Maroszan, Tien, Wawrinka e Fonseca, tutti ottimi tennisti in risposta.
E anche nello scambio Sonego si sta prendendo i dividendi con una maggiore aggressività. Pur non rinunciando alle sue enormi qualità atletiche da contrattaccante, Sonego accetta molto di più la risposta dal lato del rovescio e soprattutto cerca di chiudere lo scambio più in fretta possibile quando ha la palla sul dritto, spesso prendendo la via della rete. Poi è chiaro, punti come quello assurdo vinto con Wawrinka hanno bisogno di un motore a giri altissimi, e Sonego se non avesse deciso di fare tennis sarebbe stato un atleta di alto livello in tantissimi sport.
Per un posto in semifinale, con la prospettiva di incontrare Jannik Sinner, Sonego giocherà da sfavorito contro l’americano Ben Shelton. Un altro Next-Next Gen sulla strada del tennista italiano, e sicuramente la sfida più impegnativa di tutto il torneo. Shelton è un tennista che nei pregi e difetti è estremamente simile a Sonego, e chiaramente rispetto al torinese ha un’efficacia superiore in tutti i fondamentali. Mercuriale ed estremamente imprevedibile, al limite del casuale, nella sua interpretazione della partita, Shelton concederà inevitabilmente qualcosa al caos perpetuo che attanaglia da sempre il suo tennis. Rispetto a Tien e Fonseca però Shelton ha dimostrato più volte di esaltarsi negli appuntamenti importanti e di saper gestire molto meglio un quarto di finale Slam rispetto a un primo turno.
Le speranze di Sonego saranno tutte nella sfida sui margini e sui servizi. Finora ha lasciato andare via solo quattro break in tutto il torneo e contro un tennista debole in risposta come Shelton potrebbe essere la chiave di volta della partita. Il servizio di Shelton è ai limiti del ribattibile ma tende ad avere cali di tensione importanti durante la partita. Un pensiero condiviso anche dall’allenatore di Sonego Fabio Colangelo: «Preferirei, anche se di poco, Shelton, perché Monfils ha vinto un torneo da poco ed è rilassato, non avendo nulla da dimostrare. Shelton risponde meno bene, e questo sarebbe un bene per Lorenzo». La maggiore frequenza dello slice sarà fondamentale per creare quei margini in difesa quando Shelton prenderà il comando dello scambio, quando la partita diventa una battaglia fisica Sonego è a suo agio.
Nel Tennis Twitter l’avventura australiana di Sonego è già un cult, soprattutto da quando l’account degli Australian Open ha cominciato a mettere come sottofondo dei suoi video la canzone “Un solo secondo”.
Il nuovo LiAngelo Ball?
Il tabellone di Sonego gli ha presentato una grossa opportunità, ma quante volte in passato Lorenzo si è perso con tennisti di livello inferiore? Il torinese storicamente, anche nei momenti in cui era 21 del mondo, ha sempre sofferto il dover fare gioco con tennisti di calibro inferiore, equilibrando partite in cui partiva favorito o soffrendo la pressione (come nella famosa partita con Gojo in Coppa Davis). In generale si agitano i tabelloni per fare polemica sulla fortuna o sfortuna, ma ci sono solo meriti se un tennista come Sonego batte dei pari-livello e riesce a sfruttare l’occasione. Il carico di sapere che potresti avere una chance irripetibile per fare un quarto di finale Slam è molto pesante a livello emotivo, e non sciogliersi è già qualcosa che legittima il piazzamento in sé.
I quarti degli Australian Open, e magari perché no la semifinale con l’amico, e compagno di doppio in Davis, Jannik Sinner sono già un risultato di rilievo per un tennista che sembrava aver perso la sua luce. Dal massimo in carriera del 2022 al 21° posto Sonego aveva imboccato un sentiero in chiaroscuro tra sconfitte inaspettate e un tennis che non sembrava più capace di regalargli vittorie contro i più forti come fatto prima. Già a fine agosto con il titolo di Winston-Salem c’erano state avvisaglie di ripresa, e da inizio anno anche Vincenzo Santopadre, ex-coach storico dell’amico Matteo Berrettini, è entrato nel team di Sonego come consulente.
Per ammissione dello stesso Sonego, inizialmente ha fatto tanta fatica ad abituarsi ai cambiamenti voluti dal suo nuovo team. Nelle interviste post-partita però ha posto l'accento su quanto gli abbia fatto bene uscire dalla comfort zone. E chissà che questa sia la volta buona per raggiungere quella top20 sfuggita di pochissimo due anni fa. Non dimentichiamo infatti la grande versatilità di Sonego, nel ristretto club con Andreas Seppi e Jannik Sinner dei tennisti italiani in grado di vincere un torneo su erba, terra rossa e cemento outdoor. In fin dei conti proprio Seppi fu in grado di raggiungere il suo best ranking, 18, all’età attuale di Sonego.