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Tomas Soucek è più unico che raro
01 apr 2021
Il centrocampista ceco è un giocatore irripetibile senza essere perfetto.
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Tomas Soucek è cresciuto su un campo da calcio. Il padre era un allenatore, con un passato da portiere; a 10 anni è entrato nelle giovanili dello Slavia Praga. Il suo idolo era Tomáš Rosický, ma quando giocava nell’Arsenal - ha specificato - visto che il Piccolo Mozart è cresciuto nei rivali dello Sparta. Tutti i giorni faceva avanti e indietro tra Havlickuv Brod, una piccolo centro della regione di Vysočina sorto intorno a una miniera d’argento dove è nato e Praga, la capitale. Uno sforzo che ha pagato presto: dopo una stagione in prestito al Viktoria Žižkov, a 20 anni è diventato titolare dello Slavia Praga, la squadra più importante della Repubblica Ceca. Col passare delle stagioni il talento di Soucek è iniziato a sembrare sproporzionato in patria, anche a vedere i suoi 192 centimetri muoversi per i campi della Fortuna Liga.

Per mettersi in mostra al resto del mondo sono state fondamentali le brillanti campagne europee della sua squadra. L’immagine della sua esultanza con la fascia da capitano dopo il gol del definitivo 4-3 di Traorè contro il Siviglia, negli ottavi dell’Europa League, rimarrà scolpita nella memoria dei tifosi. In quella partita Soucek si era preso la responsabilità di calciare un rigore fondamentale e servito un assist nei supplementari (e vinto 9 duelli aerei). Dopo aver saltato l’andata per squalifica, si era ripetuto anche nei quarti col Chelsea, segnando un gol con la specialità della casa, il colpo di testa. Da centrocampista difensivo ha chiuso quella stagione con 18 gol e 9 assist, vincendo non solo campionato e coppa, ma anche il premio di miglior giocatore della Fortuna Liga con un plebiscito.

La stagione successiva si è ripetuto in Champions League, mettendosi in luce nel pareggio con il Barcellona e segnando a Borussia Dortmund e Inter. Tutte partite che David Moyes deve aver visto e che lo hanno spinto - appena tornato sulla panchina del West Ham - a chiedere l’acquisto del centrocampista ceco. «Il profilo di giocatore che volevamo», così ha poi commentato il suo arrivo in prestito con diritto di riscatto negli ultimi giorni del mercato di gennaio 2020, dopo che lo Slavia Praga aveva respinto una prima offerta da 15 milioni di euro.

L’entusiasmo di Moyes poteva sembrare eccessivo: Soucek aveva giocato solo nel campionato ceco e non è mai facile determinare come questa tipologia di giocatori, che dominano in patria in un campionato minore, riescano ad adattarsi in un contesto molto differente, e più difficile, come la Premier League. Inoltre il West Ham era in una situazione disperata, a pari punti con la penultima in classifica, e per i tifosi era lecito aspettarsi rinforzi più pronti a contribuire da subito.

Soucek però era pronto. Moyes lo ha schierato titolare pochi giorni dopo il suo arrivo nella partita contro il Brighton, a comporre il triangolo di centrocampo con Mark Nobel accanto e Declan Rice qualche metro dietro. La prima palla toccata da Soucek era arrivata dopo un duello aereo. Negli 84 minuti in cui era rimasto in campo di duelli aerei ne aveva vinti 3, insieme a 5 contrasti. I passaggi effettuati erano stati appena 19. Dopo altre 5 partite in cui le cose per gli Hammers non erano andate meglio, la pandemia ha bloccato la Premier League.

Soucek ha raccontato la stranezza di trovarsi in una condizione simile lontano da casa, in una realtà sconosciuta. Per tenersi in forma, in attesa della ripresa della stagione, andava ad allenarsi a Hackney Marshes, una gigantesca spianata nel nord di Londra che ospita fino a 88 campi da calcio per la Sunday League, il campionato amatoriale: «Mi portavo il pallone e qualche cono e facevo un normale allenamento, ma individuale». Alla ripresa del campionato si è fatto trovare davvero pronto. In poco più di due settimane ha segnato 3 gol, tutti più che decisivi per la salvezza della sua squadra. Il primo, in un 3-2 al Chelsea, di testa da calcio d’angolo; il secondo, in un 2-2 con il Newcastle, risolvendo con il destro una mischia sempre da calcio d’angolo e il terzo contro il Watford andando a svettare di testa sopra un mucchio di corpi.

Ma se con tutti quei centimetri vederlo segnare di testa è qualcosa che possiamo aspettarci, quello che ha stupito tutti è stata la quantità di campo che riesce a coprire. Contro il City, Soucek ha corso per 13.1 chilometri, non solo più di ogni altro giocatore della Premier dalla ripresa del campionato, ma più di ogni altro giocatore del West Ham negli ultimi sei anni. Interrogato a riguardo ha raccontato come a scuola in Repubblica Ceca spesso partecipava a gare di corsa: «correvamo nelle foreste o al parco». Inoltre più di una volta è andato a correre con la madre, maratoneta amatoriale. Questa intensità Soucek ha imparato a sostenerla allo Slavia Praga, grazie al lavoro dell’allenatore Trpišovský, che non a caso è chiamato il "Klopp ceco".

L’energia che Soucek ha portato nel centrocampo del West Ham è stata decisiva per la salvezza della scorsa stagione, come decisiva si sta rivelando in questa, in cui la squadra di Moyes sta lottando per un posto in Champions League contro rose sulla carta più attrezzate. Insieme a Declan Rice formano una delle coppie di centrocampo più affidabili della Premier, soprattutto per una squadra che si difende con un blocco basso (in questa stagione il West Ham sta giocando principalmente con un 4-2-3-1).

Soucek si sta facendo riconoscere come un giocatore box-to-box, ma se questa definizione storicamente la abbiniamo ai centrocampisti in grado di unire doti atletiche e tecniche che gli permettevano di essere influenti in tutte le zone del campo, il ceco è un estremista della categoria. Con un azzardo potremmo definirlo in contemporanea un difensore in più o un attaccante in più per il West Ham a seconda dei momenti. In questa stagione è oltre il 90esimo percentile tra i centrocampisti della Premier per gol (togliendo i rigori solo sei giocatori in totale hanno segnato più di lui in campionato), npxG, tiri totali, tocchi nell’area di rigore avversaria, salvataggi e duelli aerei. È anche primo tra tutti i giocatori della Premier League per falli commessi. Più che la quantità di chilometri percorsi, quello che davvero stupisce di Soucek è la qualità delle sue corse. È infatti grazie a una raffinata capacità di leggere il gioco a livello tattico che riesce a essere così influente nelle due aree di rigore. Nelle sue partite c’è sempre almeno una circostanza in cui farà una corsa in profondità intelligente o una chiusura preventiva fondamentale. Guardate ad esempio il movimento che fa prima del gol segnato contro l’Aston Villa.

Soucek può essere il giocatore che difende il primo palo da ultimo uomo quando il West Ham si difende, come nel primo screen, o quello che attacca il primo palo più avanzato di tutti quando la sua squadra attacca, come nel secondo. Nella prima occasione spazzerà l’area, nella seconda farà gol.

Al contrario la sua influenza per quanto riguarda la progressione del pallone e il gioco associativo è al minimo. Questo perché il calcio di Moyes è molto diretto. Il West Ham è 16esimo in Premier per possesso palla, 15esimo per precisione dei passaggi. Al contrario è quarto per duelli aerei vinti e primo per gol realizzati da calcio piazzato. In questo contesto, Soucek è a suo agio come nel giardino di casa sua. Dopo un pareggio per 3-3 in cui il West Ham aveva recuperato 3 gol negli ultimi minuti buttando palloni in avanti e in cui Soucek aveva vinto 8 duelli aerei, Mourinho aveva detto - nel suo tipico misto tra complimento e disgusto - che Moyes aveva trovato in Soucek il suo nuovo Fellaini, che proprio con l’allenatore scozzese aveva giocato sia nell’Everton che nel Manchester United.

Effettivamente ci sono somiglianze tra i due, nella capacità di dominare quando il pallone è in aria. In questa stagione Soucek è primo giocatore della Premier League per duelli aerei vinti in totale (ne gioca 9.4 ogni 90', vincendone 5.7). Rispetto al belga non è un trequartista che usa la testa o il petto per influenzare il gioco della squadra - non ha cioè quella sensibilità incredibile che aveva Fellaini nella parte alta del corpo - ma è comunque un giocatore di 192 centimetri che si fa trovare in ogni zona del campo. Moyes lo usa per la capacità di contendere lanci lunghi per generare seconde palle o per difendere la propria trequarti, ma soprattutto Soucek è di quei giocatori che ai centimetri abbina un tempismo innato. Questo gli permette di essere un pericolo costante su ogni cross, sia quando arriva da dietro, sia in situazioni statiche. Da quando è al West Ham ha già segnato 5 gol di testa e si può vedere come le difese avversarie ormai prendano provvedimenti ad hoc per limitarlo.

Ma il tempismo di Soucek non si limita ai colpi di testa. In The Last Dance Dennis Rodman raccontava di come la sua capacità di prendere rimbalzi non fosse solo dovuta alla sua forza o alla volontà, ma ci fosse dietro uno studio preciso. Allo stesso modo Soucek sembra capace di leggere prima dove andranno non solo i cross, ma anche i palloni sporchi, le respinte in area di rigore, come se avesse un'anima inzaghesca in un corpo da Gigante di Potsdam. Il picco di questo talento è forse arrivato nel recente gol all’Arsenal, quando si è trovato a deviare per caso la conclusione di Michael Antonio. Anche se il gol più adatto a raccontare le capacità di lettura e il tempismo di Soucek in zona gol è probabilmente quello segnato all’Everton.

Appena Yarmolenko orienta il corpo verso il centro del campo dopo la ricezione, Soucek capisce la situazione di vantaggio creatasi nei confronti di Holgate e immediatamente gli taglia alle spalle. Il lob del compagno non è perfetto, Soucek riesce a controllare solo parzialmente tra due avversari, tuttavia anticipando di un tempo la battuta riesce a calciare di controbalzo verso la porta avversaria. Il tiro parte da una posizione angolata e Pickford è attento a non farsi trovare impreparato, ma l’azione di Soucek non è finita. Quando il pallone schizza verso Cresswell, è l’unico tra tutti i giocatori in area di rigore a capire le intenzioni del terzino di calciare verso la porta di prima e a muoversi di conseguenza. Anticipando di un tempo l’avversario con un taglio alle sue spalle, si trova nella posizione perfetta sul secondo palo per battere a rete quando dopo una minima deviazione il pallone finisce nella sua zona. È un gol di piatto, ma in qualche modo è simile a un gol di testa segnato trovando lo spazio in un'area di rigore affollata.

Dopo questa rete, segnata negli ultimi minuti di una partita vinta 1-0, una giornalista gli aveva fatto notare come fosse stato importante in un momento particolarmente frenetico per il West Ham (che aveva giocato 3 partite in 6 giorni nella classica maratona natalizia della Premier). Soucek ancora stravolto dalla fatica aveva risposto sorridente: «È stata dura per me, è la prima volta nella mia carriera. Normalmente a questo punto in Repubblica Ceca avevo tre settimane di stop e mangiavo insalata di patate». L'onestà della sua risposta è immediatamente diventata virale tra i tifosi del West Ham, che hanno individuato nel tipico piatto della tradizione ceca il segreto di Soucek (tanto che qualche giorno dopo, i cuochi del West Ham glielo avevano fatto trovare alla mensa). A vedere i video di tributo che gli dedicano - è già diventato un idolo - si capisce anche come è difficile categorizzare le qualità di Soucek. In questo, ad esempio, vengono sottolineate le Genius skills e le Defensive skills, due cose che raramente convivono in un giocatore; anche se il mio preferito per enfasi è quest’altro, dove ne viene messa in risalto l’eleganza guerriera, una definizione che non so quanto riesce a inquadrarlo, ma che spiega bene la natura ossimorica del suo talento.

Ovviamente Soucek non è il centrocampista perfetto. Quando si tratta di costruire il gioco, con il pallone tra i piedi, escono fuori tutti i limiti del suo corpo. Nei passaggi è scolastico, ed è macchinoso quando deve eludere il pressing avversario. Non ha particolare inventiva nell’ultimo quarto di campo (gioca 0,5 passaggi chiave ogni 90’, nel West Ham solo i difensori centrali fanno peggio). Anche la sua posizione in campo, in un sistema diverso da quello di Moyes, non è immediata. Soucek dà il meglio in un centrocampo a due, accanto a un giocatore come Rice molto più a suo agio nel prendersi responsabilità nella conduzione del pallone. In un centrocampo a tre, molto più usato in Premier League (ma anche in generale nel calcio di oggi) è impossibile immaginarlo come regista davanti alla difesa, ma anche come mezzala in una squadra che vuole comandare il gioco potrebbe non trovarsi a suo agio.

Nonostante questo, Soucek ha ammortizzato il passaggio dallo Slavia Praga al West Ham come fosse la cosa più semplice del mondo. Più gioca in Premier più sembra migliorare. Anche se non è giovanissimo, è alla prima stagione completa in un campionato importante e i margini di crescita sembrano esserci. Senza poter ambire a diventare uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, Soucek ha le caratteristiche un po’ intangibili del trascinatore che tutti gli allenatori amano. Dopo l’inattesa vittoria dello Slavia Praga contro il Leicester, nei sedicesimi di Europa League, la prima cosa che hanno fatto i suoi ex compagni è stato chiamarlo con Facetime. Soucek era sul divano di casa a seguire la partita con indosso la maglia dello Slavia Praga e un sorriso a trentadue denti. Dei suoi 9 gol stagionali, ben 8 hanno portato punti al West Ham. Contro Fulham, Everton e Brighton ha segnato gol decisivi negli ultimi 10 minuti di gioco, dimostrando anche grande lucidità.

Solitamente i giocatori molto alti e grossi che riescono a incidere così tanto nel gioco offensivo di una squadra riescono a farlo grazie a una fluidità e una tecnica da numeri 10. Penso a Pogba, a Milinkovic-Savic, a tutti quei centrocampisti freak, insomma, che riescono a dominare il contesto non solo con le proporzioni del proprio corpo ma anche con una visione di gioco e un talento da fantasisti. Soucek al contrario sembra sempre sul punto di rompersi o calciare in curva o mancare il pallone, eppure la sua efficienza è spettacolare. In questa pausa per le nazionali ha segnato una tripletta contro l’Estonia. Lo ha fatto con tre tocchi: un colpo di testa vincente da calcio d’angolo, un destro a incrociare da fuori area entrato a fil di palo e un facile appoggio di sinistro dopo un velo. Pochi giorni prima aveva vinto il Pallone d’Oro ceco, il premio riservato al miglior giocatore del Paese.

Se a un primo sguardo Soucek può apparire come un calciatore antico, legnoso e scoordinato, buono solo per rimpicciolire il campo agli avversari e colpire di testa, dall’altra il suo gioco è molto moderno. Soucek apre spazi per i compagni e li chiude per gli avversari, comprime i tempi di gioco con i suoi movimenti, quando accorcia in difesa o si inserisce in attacco. I migliori centrocampisti hanno questa influenza con il pallone tra i piedi, lui riesce ad averla senza, colpendolo al massimo quando si tratta di tirare in porta, vincere un duello aereo o andare a contrasto. Per il West Ham, al momento, va benissimo così.

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