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Spalletti continua a cambiare
17 ott 2016
Un’arte che Sarri dovrà imparare a maneggiare presto.
(articolo)
11 min
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Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.

Alla vigilia del match sarebbe stato difficile pronosticare lo sviluppo tattico della partita, soprattutto per la capacità che ha la Roma ’16/‘17 di interpretare registri differenti. Il dubbio principale riguardava la strategia scelta da Luciano Spalletti: avrebbe davvero impostato una partita strenuamente attendista, al fine di creare spazi in campo largo da attaccare grazie alla velocità di Salah e ai movimenti in profondità di Dzeko? Oppure, avrebbe cercato di restringere gli spazi in zona palla per creare la superiorità numerica e salire nella metà campo avversaria?

Stando alla conferenze stampa pre-partita, la scelta di Spalletti sembrava essere ricaduta sulla prima delle due ipotesi: negare la profondità al Napoli per annullare la minaccia di Callejon, l’azzurro più in forma di questo inizio di campionato. In questo modo, però, la Roma avrebbe faticato a risalire il campo e avrebbe rischiato di pagare quella stessa instabilità difensiva vista nella partita contro l’Inter.

Da parte sua Maurizio Sarri nelle dichiarazioni precedenti alla gara ha puntato più sulla spinta motivazionale che sull’aspetto tattico. Per questo era difficile credere che potesse snaturare anche solo parte del proprio gioco nel tentativo di limitare il lato più prolifico dell’attacco giallorosso, che incidentalmente coincide con il lato più creativo della propria squadra, quello sinistro. Allora era facile immaginare che Ghoulam avrebbe continuato ad alzarsi sulla fascia lasciando a Koulibaly il compito di uscire a chiudere Salah sull’esterno, lasciando l’altro centrale, Maksimovic, solo contro Dzeko (e, a conti fatti, il duello tra il senegalese e l’egiziano è risultato decisivo per far girare la partita a favore della Roma).

Quindi, da una parte c’era un allenatore pieno di dubbi, e dall’altra uno che aveva solo certezze. E quando l’allenatore pieno di dubbi incontra quello con solo certezze ha l’obbligo di sparigliare le carte.

Roma bifronte

Il primo grande cambiamento di Spalletti riguardava il modulo, che cambiava nelle due fasi di possesso e non possesso (da 3-4-2-1 a 4-4-1-1, un’innovazione che nel nostro campionato ha portato Paulo Sousa lo scorso anno con la Fiorentina) facendo cambiare anche l’atteggiamento di squadra. Già l’inserimento di Paredes nell’undici titolare lasciava intuire che la Roma non aveva intenzione di giocare una partita del tutto rinunciataria. In fase di possesso la squadra di Spalletti provava a costruire l’azione partendo da una prima linea di tre uomini, grazie alla posizione accentrata di Juan Jesus che si aggiungeva ai due centrali, e dai due pivote Paredes e De Rossi.

Così, seppur con una costruzione a volte farraginosa, la Roma riusciva a risalire il campo palla a terra, con la superiorità numerica difensiva (5 uomini contro i 4 che il Napoli portava in pressione) e il posizionamento degli uomini in quelli che Spalletti nel dopo-partita ha chiamato “spazi di mezzo” (che più comunemente vengono chiamati con l’anglicismo half-spaces).

Quando i difensori eseguivano bene la giocata tecnica (soprattutto Manolas è stato sorprendente da questo punto di vista, eludendo spesso la pressione di Insigne per trovare un uomo in avanti), i centrocampisti di Spalletti ruotavano in posizioni tali da farsi trovare liberi, creando combinazioni di passaggio efficaci.

Nell’immagine sopra Salah entra nel campo alle spalle di Jorginho, che si fa attirare dal pallone. Paredes, con l’aiuto di Fazio, trova Nainggolan che si è spostato verso il basso a sua volta in una posizione intermedia tra la mezzala e il regista avversari. Con 4 passaggi, il pallone arriva sulla corsa di Dzeko in campo aperto, servito di prima da Salah, con Maksimovic lasciato nell’uno contro uno dall’uscita tardiva di Koulibaly sull’egiziano.

Altre volte, Nainggolan e Salah hanno scambiato la loro posizione, con l’egiziano più basso e il belga nella mezza posizione tra la mezzala e il terzino del Napoli. E ancora, in altre occasioni, era Florenzi il terminale intermedio della serie di scambi che provava a mettere uno degli attaccanti in porta. La Roma è riuscita ogni volta a far scorrere il pallone piazzando un uomo nei rivoli degli spazi intermedi delle maglie dello schieramento avversario.

Le linee di passaggio disegnano i triangoli attraverso i quali la Roma ha fatto avanzare il pallone dalla difesa, preferibilmente sul lato destro.

La posizione alta di Florenzi, agevolata dalla copertura offerta dalla difesa a 3, hanno permesso alla Roma, nella prima fase della partita nella quale ha cercato di fare gioco, di tenere isolate le due punte romaniste contro i due centrali avversari. Il primo a cedere mentalmente, in questo sfibrante gioco nel quale Dzeko e Salah si scambiavano continuamente i compiti di cucitura all’indietro della manovra e di attacco in avanti della profondità, è stato Koulibaly. Uno dei migliori difensori del nostro campionato che, nei dieci minuti a cavallo tra i due tempi, ha compiuto l’errore tecnico che ha portato al primo gol e quello di valutazione che ha causato la punizione per il secondo.

Come accennato, in fase di non possesso la Roma cambiava modulo e atteggiamento, e non ha fornito una prestazione altrettanto convincente di quella riguardante l’altra fase di gioco. Quando il Napoli manovrava, Florenzi tornava a fare il quarto a destra (con Salah che si abbassava sulla linea dei centrocampisti durante le fasi di difesa posizionale), ma non essendo un terzino di ruolo si è trovato sempre in difficoltà sulle decisioni che era costretto a prendere: soprattutto il suo atteggiamento passivo e i suoi interventi in ritardo, sia quando doveva seguire Insigne all’interno del campo, sia quando doveva uscire in fascia su Ghoulam, hanno fatto finire più volte la Roma alle corde.

Ha avuto vita più semplice Juan Jesus sul lato opposto, anche se in teoria doveva fronteggiare l’avversario più ostico. Il brasiliano si è piazzato in una posizione interna, mantenendo l’atteggiamento del terzo centrale di sinistra anche quando la Roma tornava ad una linea a 4. Però, in questo modo, ha frapposto il proprio corpo tra Callejon e la strada verso la porta, con la sicurezza ulteriore garantita dalla copertura di Fazio.

Sarri non sa cambiare, in corsa

A livello individuale Callejon non ha trovato altre soluzioni per esprimere il suo gioco: non è un gran dribblatore, non può competere sul piano del fisico né è del tutto a suo agio a giocare costante spalle alla porta tra le linee (e in ogni caso la sua presenza era richiesta in area). Di soluzioni non ne ha trovate neanche Sarri, almeno fino al secondo tempo: nella prima frazione Allan ha provato ad allargarsi per dare ampiezza alla manovra e costringere Juan Jesus ad allontanarsi dal centro, ma ha ricevuto palla sempre troppo lontano per indurre il terzino romanista in tentazione.

Qualcosa in più ha fatto Hysaj nel secondo tempo, quando ha iniziato a spingere con continuità sulla fascia destra. L’albanese, però, è stato limitato dai rientri diligenti di Perotti. La Roma, in ogni caso, ha accettato di concedere le corsie esterne agli avversari con la consapevolezza che Fazio e Manolas non avrebbero sofferto sulle palle alte. E così è stato: su 28 tentativi di cross da parte del Napoli, 27 sono stati neutralizzati dalla Roma e 1 solo è andato a segno.

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E proprio l’attacco degli half spaces è una delle mosse offensive più caratteristiche del Napoli. Il primo palleggio sincopato e verticale, effettuato dai centrali e dal regista, serve ai giocatori azzurri per raggiungere le posizioni nell’altra metà campo e muovere la squadra avversaria. Com’era prevedibile, Spalletti ha chiesto a Nainggolan di marcare Jorginho, una mossa cercata ormai da ogni avversario che affronta i napoletani, ma al contrario di quanto fatto recentemente da Genoa e Atalanta, che completavano l’arrocco seguendo le mezze ali a uomo, Paredes e De Rossi provavano a controllare gli spazi senza prendere un uomo come riferimento.

Il risultato è stato che la circolazione del Napoli era sì più lenta, ma il portatore di palla (spesso uno dei centrali difensivi) aveva sempre la possibilità di trovare un uomo libero tra le linee. Soprattutto dal lato di Paredes, per niente abituato a guardare cosa succede alle proprie spalle, il Napoli ha piazzato un uomo tra le linee a cui dare il pallone per permettergli di puntare la difesa successivamente. Nella prima parte della partita, sia Insigne che Hamsik hanno provato a sfruttare questo baco nel sistema difensivo romanista, senza che un difensore si avventurasse fuori dalla linea per impedire all’avversario di turno di girarsi verso la porta.

Questo è solo uno dei meccanismi offensivi della squadra di Sarri, che sono stati eseguiti in partita con la solita precisione. Per fortuna della Roma, il Napoli si è infilato spesso nell’imbuto centrale: la posizione stretta di Callejon e la timidezza di Hysaj hanno privato la squadra di uno sfogo della manovra in ampiezza; mentre Gabbiadini si auto-eliminava correndo in verticale oltre la linea di offside, completamente fuori sincronismo con il resto della squadra.

Nel primo tempo il Napoli è arrivato alla conclusione in porta dall’interno dell’area di rigore in una sola occasione, su un’incursione solitaria palla al piede di Allan; per il resto, se si esclude un’altro inserimento di Callejon su una rarissima combinazione tra Allan (dall’esterno) e Gabbiadini a fare la sponda, gli azzurri si sono affidati a tiri dalla distanza poco pericolosi (per dirla coi numeri: l’xG medio di ogni tiro del Napoli è di 0,09, mentre xG medio della Roma è 0,14).

Aggiustamenti

La partita è cambiata con il passare dei minuti, e già sul finire del primo tempo si notava che la guardia di Nainggolan su Jorginho era meno efficace. Il centrocampista belga è stato recuperato in extremis e il gran caldo del pomeriggio napoletano non ha reso più semplice la sua partita; ma è stato merito anche di Jorginho, che per cercare di ricevere più palloni ha cominciato a muoversi più in alto sul campo.

La Roma è quindi passata dal 4-4-1-1 al 4-5-1 in fase di non possesso, con Nainggolan in posizione di mezzala. In questo modo, da un lato i giallorossi hanno protetto meglio il centro del campo grazie a una maggiore densità, dall’altro hanno concesso 15 metri di campo ai centrali napoletani che hanno cominciato ad impostare il gioco a ridosso della linea di centrocampo. Per capire di quanto si è abbassata la Roma tra un tempo e l’altro, basta guardare i palloni recuperati nella metà campo avversaria: 6 nel primo tempo, solo 1 nei secondi 45 minuti.

Il baricentro del Napoli era già alto prima della sostituzione di Gabbiadini. A destra gli azzurri non sono riusciti a costruire tanto gioco quanto a sinistra.

Oltre ad incoraggiare le discese di Hysaj, dopo il secondo gol romanista Sarri ha pescato dalla sua panchina, facendo entrare Mertens al posto di Gabbiadini, mantenendo comunque la stessa impostazione tattica. Spaesato, perché fuori ruolo, Mertens ha navigato sulla trequarti con la bussola del talento e il sestante dell’agonismo: ora con le sponde per i centrocampisti davanti alla difesa, ora con gli uno contro uno recuperato il pallone sulla fascia, il belga ha dato diversi grattacapi alla difesa avversaria col più classico “facite ammuina” partenopeo (fate confusione). Una tattica disperata, in un momento di difficoltà della partita, come ha ammesso poi lo stesso Sarri ai microfoni delle TV.

A quel punto il forcing napoletano, agevolato da una Roma troppo bassa a protezione degli ultimi 16 metri e incapace di risalire il campo, ha portato ad una serie di calci d’angolo, uno dei quali concretizzato da Koulibaly, che ha riacceso la partita. Almeno fino al gol del definitivo 1-3 di Salah, in uno dei rari momenti in cui la Roma era riuscita a restare alta sul campo: sugli sviluppi di un fallo laterale battuto nella metà campo avversaria, De Rossi, attaccato dagli avversari, per liberarsi del pallone ha calciato in avanti e ha servito Salah sulla corsa, ancora una volta imprendibile per Koulibaly.

Insomma, le squadre sono uscite dal campo lasciandoci impressioni opposte, come se la nostra percezione dei due allenatori si fosse invertita rispetto alla vigilia. Adesso è Sarri l’allenatore pieno di dubbi, mentre Spalletti ha senza dubbio qualche certezza in più.

La Roma è alla seconda vittoria di fila contro avversari di prestigio e può confidare nella nuova vena del suo centravanti. Dzeko ha realizzato sabato i suoi primi gol fuori casa, con una prestazione finalmente sopra la media ricavando 2 gol da 6 tiri, superando le aspettative date dal valore complessivo delle sue occasioni: 1 xG.

Il Napoli, al contrario, ha subito la seconda sconfitta consecutiva e Sarri dovrà riflettere circa la gestione tattica e mentale del suo numero 9 di riserva. Ma il Napoli ha bisogno di soluzioni inedite per creare nuovi pericoli, i suoi problemi ad attaccare le difese schierate vanno al di là di Gabbiadini.

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