Quando i tifosi più nazionalisti vogliono descrivere la specificità del nostro campionato, il motivo per cui lo considerano più difficile degli altri, lo fanno dicendo che in Italia è molto difficile segnare alle piccole squadre che si chiudono in difesa. È un luogo comune che contiene una parte di verità. È ormai difficile sostenere che in Italia sia più difficile fare gol rispetto ad altri campionati, ma ci sono effettivamente ancora alcune squadre di medio-bassa classifica che rappresentano delle eccellenze per come interpretano la fase difensiva: il Genoa, la Sampdoria, l’Udinese esprimono tre stili di gioco che, con alcune differenze, rappresentano l’archetipo delle squadra italiana ruvida contro cui nessuno vorrebbe giocare. Alternano fasi di pressione alta a scrupolose difese della propria metà campo, difendono il centro, sono attente a non perdere i duelli individuali nelle zone più sensibili. Queste squadre sono accomunate da un certo spirito pratico, da una versatilità nell’interpretazione delle partite che a tratti sembra l’unico modo per fare campionati dignitosi in Serie A.
C’è una squadra che in questa stagione sta dimostrando che, da neopromossa e con dei mezzi tecnici decisamente modesti, si può fare un ottimo campionato anche giocando in modo ambizioso, con coraggio e con un’identità tattica ben definita. Lo Spezia di Vincenzo Italiano ieri ha battuto il Milan, ma in stagione può vantare vittorie contro il Sassuolo, la Roma in Coppa Italia e il Napoli, addirittura in dieci uomini. Al termine di quella partita Aurelio De Laurentiis è entrato nello spogliatoio dei liguri per fare i complimenti all’allenatore, Vincenzo Italiano. Il tecnico ha vinto queste partite non adattando le proprie idee alla maggiore forza dell’avversario, ma cercando di applicarle solo meglio del solito.
Fra le grandi vittorie dello Spezia, quella di ieri è stata forse la più entusiasmante: la squadra non ha subito gol, ne ha segnati due, ma soprattutto ha dato un’idea di controllo totale lungo tutti e novanta i minuti. Ci ha fatto persino dimenticare che stava giocando contro la squadra prima in classifica.
Il pressing dello Spezia ha mandato in tilt il Milan
Lo Spezia è a suo modo un’eccellenza difensiva, ma non è una squadra “reattiva”, che adatta cioè la propria strategia a quella avversaria; lo è perché la parte più efficace e di spessore del suo gioco è quella senza il pallone. Preferisce però difendersi più vicino alla porta avversaria che alla propria.
È un atteggiamento difficile contro squadre forti nei duelli individuali, ma ieri lo Spezia è riuscito a tenere un baricentro molto alto con coraggio sin dall’inizio. Il 4-1-4-1 di Italiano ha spinto il Milan all’indietro, costretto a giocare molto su Donnarumma. Il portiere ieri ha raggiunto il record di passaggi giocati in stagione, ma con scarsi risultati. Sulla rimessa dal fondo lo Spezia faceva una grande densità centrale, Estevez e Agudelo erano a zona centralmente, il primo a schermare le traiettorie di passaggio, il secondo pronto a scattare se la palla fosse finita a Romagnoli. Matteo Ricci veniva spesso a prendere Bennacer; Gyasi era invece praticamente a uomo su Theo Hernandez; c’è un’occasione in cui Theo fa un taglio profondissimo oltre la difesa dello Spezia, e sul lancio del portiere è proprio Gyasi a recuperarlo.
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Nelle prime due immagini due diversi schieramenti in pressing dello Spezia, in cui si nota la grande densità centrale. Nelle ultime tre vediamo il Milan provare a impostare dal basso per poi forzare con Dalot un lancio lungo senza linee di passaggio pulite, che verrà preso dai difensori dello Spezia.
La partita si è giocata moltissimo in quelle zone di campo e in quelle situazioni di gioco, con il Milan che provava a uscire dal basso da destra, ma che non riusciva mai ad andare oltre le linee di pressione. Se il Milan riusciva a muovere la palla più in fretta del solito, lo Spezia poi era molto attento a ruotare le marcature, con i tre centrocampisti ad alternarsi sul triangolo di centrocampo avversario, cercando di forzargli il più possibile le giocate. Con grande coraggio, è riuscito a togliere dal gioco tutti i migliori interpreti del Milan a risalire il campo: Theo, Bennacer e Calhanoglu. Così la squadra di Pioli si è trovata costretta a lanciare spesso lungo: la propria precisione nei passaggi è stata di 4 punti percentuali più bassa della media del campionato. Con Ibrahimovic in campo, in teoria, non è neanche una cattiva strategia, ma spesso si parla del lancio lungo come di una risorsa sempre spendibile e non come di qualcosa che bisogna guadagnarsi e costruirsi. Il Milan ha lanciato spesso lungo in modo affrettato, con uno scaglionamento in campo disordinato, e lo Spezia, sempre cortissimo, è riuscito a riconquistare spesso a vincere i duelli aerei, o comunque a riconquistare le seconde palle. Ibrahimovic è il giocatore in Serie A a giocare e vincere più duelli aerei, ma ieri è riuscito a vincerne appena 3, il secondo numero più basso in stagione, pur in una partita in cui è stato ricercato molto. A volte non riusciva neanche ad arrivare a giocare il duello aereo.
Un'azione di pressing di Matteo Ricci su Bennacer, con Maggiore poi rapido ad andare su Kjaer. Calhanoglu è libero dietro la linea di pressione dello Spezia, ma Kjaer non ha modo di servirlo senza prendersi grossi rischi quindi preferisce lanciare lungo. Un dato che magari vi stupirà: Matteo Ricci è il quarto giocatore del campionato per recuperi palla offensivi.
Lo Spezia, per tutta la partita, è riuscito a mantenere un’intensità altissima nei propri movimenti difensivi. Dall’altra parte il Milan non è riuscito mai a disordinarne la struttura, soprattutto attraverso dei cambi di gioco che avrebbero potuto far pagare alla squadra di Italiano la densità sul lato forte. Questo anche per le brutte prestazioni individuali dei rossoneri. Bennacer e Kessié sono stati più opachi del solito nelle difese del pallone e nei dribbling difensivi. Theo Hernandez non è mai entrato in partita; Ibra nelle ultime giornate è sempre stato molto concreto, ma anche meno brillante sul piano fisico. Leao è sembrato non trovare la posizione in campo per essere utile, ha giocato sempre spalle alla porta, facendosi anticipare quasi sempre. Quando però ci sono così tante prestazioni individuali di basso livello, più che nei singoli, il problema è nel contesto tattico che li ha messi a disagio. Anche perché dall’altra parte sono stati tanti i giocatori dello Spezia a giocare una grande partita.
Kevin Agudelo, corse, pressing e transizioni
Lo Spezia ha chiuso il primo tempo con un grande predominio territoriale e con una grande occasione non concretizzata grazie a un mezzo miracolo di Donnarumma su Saponara. Nell’intervista a fine primo tempo il capitano, Giulio Maggiore, ha detto che la squadra avrebbe dovuto essere "più cattiva". Ma chi ci credeva che sarebbero riusciti a tenere quel ritmo anche nel secondo tempo? Sembrava il classico primo tempo giocato al di sopra delle proprie possibilità che poi avrebbe portato il conto.
Invece nel primo quarto d’ora della ripresa abbiamo visto forse il miglior momento della squadra di Italiano. Al 53’ è arrivata a concludere due volte dentro l’area del Milan, e da lì non ha più smesso di attaccare. Al 55’ Estevez sbaglia un filtrante, Theo Hernandez va in anticipo: si butta sul pallone pronto a una delle cavalcate con sui spezza in due gli avversari. Dietro di lui, però, con una ferocia pazzesca arriva Agudelo, gli si mette col corpo davanti, e con l’interno non solo gli ruba palla ma inclina il campo verso la porta avversaria. Salta Bennacer come se non esistesse, poi corre facendo retrocedere i tre difensori del Milan. È un tre contro tre, con Saponara largo dal lato sinistro. Agudelo allarga su Gyasi, che gli fa tornare il pallone di prima, il colombiano la lascia scorrere sul sinistro. Proprio mentre sembra che stia per tirare, appoggia corto per Ricci che si è inserito. Ricci arriva davanti a Donnarumma e l'intervento disperato in recupero di Romagnoli finisce per servire Maggiore che segna a porta vuota il suo primo gol in Serie A. Una transizione velocissima condotta con una qualità eccezionale, che ha fatto somigliare lo Spezia a certe squadre di Premier League che assaltano la difesa avversaria come un piccolo esercito di cavallette.
Nell’azione ha spiccato il talento di Kevin Agudelo in tutte le sue sfaccettature. L’intensità atletica con cui ha sradicato il pallone dai piedi di Theo, la frequenza di passo con cui l’ha portato sulla trequarti, e la sua qualità in spazi stretti appena dentro l’area. Agudelo era alla sua seconda partita da punta centrale dopo quella contro il Sassuolo. Gioca per l’infortunio di Mbala N’Zola, ovviamente, a cui si aggiunge quello di Roberto Piccoli; ma giocando ha trovato un’efficacia inaspettata. Contro squadre che vogliono controllare il pallone come Sassuolo e Milan, Agudelo è stato formidabile nel lavoro di pressing, nell’intensità con cui scivola da un difensore all’altro, nella scelta degli angoli di pressione, nella disciplina con cui rientra nelle transizioni difensive. Anche nel combattere sulle seconde palle, o su quei palloni vaganti che poi determinano l’inerzia dei momenti delle partite. Del resto Agudelo è un centrocampista. È spuntato in Serie A quasi dal nulla, mezzala del Genoa di Thiago Motta. È subito sembrato uno di quei giocatori elettrici che trasformano le partite in un’infinita sequenza di duelli individuali e in una sfida a chi è più sveglio. È alto un metro e 78, ma la sua struttura fisica - col baricentro basso e le gambe che paiono piccoli fustini di detersivo - lo fa sembrare più basso di almeno dieci centimetri. È un giocatore incredibilmente reattivo in spazi stretti, forte nella protezione palla.
Tutte caratteristiche che ieri ha messo al servizio dello Spezia in una partita difficile. La squadra di Italiano cerca di risalire il campo con pazienza, ma quando doveva andare in verticale la palla sui piedi di Agudelo - anche quando marcato - era una sicurezza. Nell’occasione sotto riesce a girarsi alla pressione di Romagnoli, e poi a infilarsi in area in un secondo momento dopo lo scarico. L’azione prosegue con un’altra brutta figura del centrale del Milan, e Agudelo che perde il tempo per il tiro.
Ieri Agudelo è stato davvero l’incubo di Romagnoli, che non lo ha mai anticipato, e che ha sofferto moltissimo il suo pressing in impostazione. È stato il giocatore a eseguire più azioni di pressing di tutta la squadra, riconquistando 6 volte il pallone. Quando prende contatto con il corpo dell’avversario, Agudelo è difficile da controllare, ha una capacità di prendere posizione e usare le leve del corpo quasi da artista marziale. Ieri nessun giocatore del Milan è riuscito a vincere un duello corpo a corpo con lui in maniera pulita. Neanche giocatori fortissimi nel proteggere la palla come Calhanoglu e Bennacer.
Ieri 3 contrasti e 1 palla intercettata.
Quando riesce a girarsi, poi, e parte in conduzione, sposta il pallone tenendolo vicino al sinistro con un’alta frequenza di passo e diventa difficile da controllare. Non è un giocatore preciso, né estroso, ma la rapidità basta a renderlo imprevedibile. Ieri ha realizzato 6 dribbling su 8 tentati, e anche allargando lo sguardo alla stagione i suoi numeri sono ottimi: solo Boga e Ilicic completano più dribbling di lui ogni novanta minuti.
Quando corre tiene sempre la testa bassa, non è certo il massimo dell’eleganza, e questo lo condiziona soprattutto nelle letture. Ieri ha guidato diverse transizioni dello Spezia sempre con grande tempestività, ma qualche volta ha ritardato i tempi del passaggio o del tiro (nell’azione che abbiamo mostrato prima, o in quella a fine primo tempo in cui ha scaricato con qualche secondo di ritardo il pallone a Estevez). Tuttavia è riuscito comunque a mandare tre volte al tiro i compagni, senza contare il “third pass” nel gol del vantaggio.
Negli ultimi metri, quindi, non è sempre efficace, ed è difficile immaginare possa continuare a giocare titolare quando rientrerà N’Zola. Eppure la sua partita dimostra l’importanza, nel calcio contemporaneo, di attaccanti intensi e precisi in fase di pressing. Un’importanza che porta alcuni allenatori a rinunciare ad attaccanti di ruolo per schierare un centrocampista in attacco. Ivan Juric col Verona, per esempio, un’altra squadra che usa il pressing e il gegenpressing come strumenti offensivi, ha utilizzato qualche volta un mediano come Tameze in attacco.
Ieri Agudelo è stato fra i giocatori che hanno brillato di più, ma non l’unico. Bisogna sottolineare anche le prestazioni di Erlic e Ismaili, sempre precisi in anticipo e nell’assorbire la marcatura di Calhanoglu quando i centrocampisti si alzavano. E poi le prestazioni dei due marcatori, Giulio Maggiore e Simone Bastoni, due prodotti del settore giovanile dello Spezia. Una conferma dell’incredibile lavoro di Vincenzo Italiano. Dopo queste due vittorie consecutive lo Spezia è a otto punti dalla zona retrocessione. Tutto può succedere, ma al momento il tecnico ha saputo conciliare ambizione tattica e risultati con uno stile raro da vedere in Italia. La stagione dello Spezia, al momento, è particolarmente significativa in un calcio in cui si discute sempre molto dell’esigenza di tagliare il numero di squadre per la presunta inadeguatezza delle neopromosse.