Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Sta tornando l'Europa League
15 feb 2018
6 classifiche per arrivare pronti ai sedicesimi della coppa più bella del mondo.
(articolo)
32 min
Dark mode
(ON)

Le 10 squadre favorite (più una)

Zenit

Prima di venire ad allenare la Nazionale italiana, come sembra scritto nelle stelle, Mancini avrà l’occasione di portare una delle squadre più antipatiche d’Europa a vincere l’Europa League. Come l’OM, lo Zenit è una squadra che si regge sulle individualità offensive, in particolare gli argentini Leandro Paredes ed Emiliano Rigoni. Non ha una particolare identità tattica ma il mix di praticità e individualità di livello la rendono comunque una potenziale mina vagante della fase finale. Anche perché la squadra sembra aver lasciato andare il campionato - dove è distante 12 punti dalla Lokomotiv - e può concentrare tutte le proprie energie sui doppi confronti europei.

Atalanta

In questa Europa League, l’Atalanta ha già battuto Everton e Lione, due squadre di tutto rispetto e con una rosa migliore sulla carta. Il calcio di Gasperini, fatto di marcature a tutto campo e intensità, sembra scolpito tutto intorno a questa competizione, che per arrivare fino alla fine richiede nove partite giocate a mille.

L’Atalanta ci ha fatto capire che tiene a questa competizione, anche rimettendoci qualche punto in campionato: per giocatori come Gomez, Caldara, Cristante e Freuler è il palcoscenico perfetto per mostrare a tutta l’Europa il proprio valore e, perché no, strappare contratti migliori. Aspettiamoci quindi di trovare una squadra con il coltello tra i denti, pronta ad aggredire qualunque cosa nei novanta minuti successivi l’esecuzione dell’inno dell’Europa League.

Il doppio confronto con il Borussia Dortmund ci dirà molto sulle reali possibilità dell’Atalanta, ma se dovessero eliminare i tedeschi, l’entusiasmo generato potrebbe guidarli dritti verso risultati inaspettati.

RB Lipsia

Passando un attimo sopra tutto quello che riguarda la genesi del RB Lipsia bisogna ammettere che è uno dei progetti più interessanti del calcio moderno: in questa stagione stanno confermando quanto di buono fatto vedere la scorsa (al momento sono secondi in Bundesliga) e il terzo posto nei gironi di Champions potrebbe essere stato la loro benedizione.

Il Lipsia è ancora acerbo per una competizione che richiede un grande equilibrio tra slancio e conservazione. In Europa League l’intensità e l’organizzazione del loro pressing potrebbe mettere in difficoltà più di una squadra, a partire dal Napoli, avversaria nei sedicesimi. Inoltre è una squadra piena di giocatori giovanissimi ed interessanti, come Naby Keïta, tuttocampista cercato da tutta Europa, e Timo Werner, futuro possessore del ruolo archetipo del centravanti tedesco.

Lione

Lo scorso anno il Lione è uscito dall’Europa League dopo un doppio confronto quasi epico contro l’Ajax, in semifinale. Quest’anno i francesi, pur avendo perso Lacazette, sembrano in grado di poter migliorare quel risultato: Fekir è un giocatore ancora più consapevole dello scorso anno (già 5 gol in questo breve scorcio di 2018), Depay quando si accende è un giocatore di un’altra categoria, Mariano Diaz segna il giusto, e il giovane Aouar sembra pronto ad esplodere.

Il problema sono i troppi gol subiti, soprattutto fuori casa, un limite che nelle sfide di andata e ritorno può essere un macigno. Se Génésio riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra la rapsodia del proprio attacco e le amnesie della difesa, l’OL potrà dire la sua per la vittoria finale o quanto meno farci divertire un sacco.

Borussia Dortmund

L’Europa League sembra un torneo fatto appositamente per squadre come il Borussia Dortmund 2017/18: giovani, piene di talento, che però stanno stentando per diversi motivi. Dopo la travagliata gestione Bosz, l’arrivo di Peter Stöger in panchina sembra aver rimesso le cose un po’ in ordine: nelle ultime 8 partite il Borussia ha perso solo una volta, contro il Bayern Monaco, e domenica scorsa è tornato in campo dopo l’ennesimo infortunio Marco Reus.

Inoltre i gialloneri hanno risolto la novella Aubameyang, cedendo il giocatore all’Arsenal e sostituendolo con Batshuayi, che ha già segnato 3 gol in 2 partite di Bundesliga. Distanti 21 punti dalla testa della classifica, il Borussia Dortmund dovrebbe avere tutte le motivazioni possibili per puntare dritto verso la vittoria del trofeo.

Il 4-3-3 usato nelle ultime giornate ha portato un maggiore equilibrio e se giocatori come Reus, Pulisic e Weigl rimarranno sani, il Borussia ha tutte le carte in regola per vincere la competizione.

Olympique Marsiglia

Dopo cinque partite di campionato in cui la squadra aveva messo insieme appena 5 punti, l’Olympique Marsiglia sembrava essere finito in una crisi profonda. Nella quarta e quinta partita di quella serie aveva perso 1-6 contro il Monaco e 1-3 in casa contro il Rennes. All’esordio in Europa League, in casa contro il Konyaspor, i tifosi hanno boicottato i primi 10 minuti di partita in segno di protesta contro la dirigenza. Sembrava la classica crisi infinita di Rudi Garcia, che invece ha trovato il modo di aggiustare le cose. Ha messo l’OM su un 4-2-3-1 semplice come la sua idea di calcio, senza una chiara identità di gioco, responsabilizzando completamente i giocatori.

E sta funzionando: l’OM si regge sullo sforzo prometeico dell’unica punta - Valerie Germain, il cui lavoro senza palla ne causerà probabilmente l’invecchiamento precoce - e sul talento dei suoi trequartisti: Thauvin, Ocampos, Payet, Samson. Tutti giocatori che approfittano del contesto anarchico per tirare, crossare, dribblare, creare a piacimento. I meccanismi offensivi dell’OM si reggono interamente sulla creatività individuale dei suoi interpreti, ma sta funzionando: l’OM è terzo in Ligue1, a un punto dal Monaco secondo, ed è la quinta squadra in Europa per xG prodotti (quasi stessi del PSG!). La mancanza di equilibri si paga poi in fase difensiva: la squadra non ha meccanismi di recupero palla e soffre tanto la transizione difensiva.

Il tutto crea una formazione abbastanza pazza da poter battere chiunque in un doppio confronto d’Europa League. È un paio di gradini dietro le vere favorite, ma come qualità complessiva della rosa siamo in primissima fascia.

Lazio

La Lazio è indietro rispetto alle favoritissime di questa Europa League, e recitare il ruolo dell’underdog farà comodo. Simone Inzaghi, da vero erede della scuola italiana, è bravissimo a preparare le singole partite sulle caratteristiche dell’avversario di turno. Senza mai stravolgere il suo 3-4-2-1 ma comunque apportando dei piccoli correttivi nei meccanismi di pressione o negli smarcamenti. La qualità delle transizioni della Lazio sembra particolarmente adatta al doppio confronto, specie in un contesto dove le migliori squadre sono un po’ naif dal punto di vista tattico (Lione, OM, Arsenal, BVB).

Se non bastasse, la Lazio ha anche uno dei migliori giocatori della competizione, Milinkovic-Savic, e il centravanti più in forma, Ciro Immobile. Forse si stanno sottovalutando le quotazioni della squadra di Inzaghi.

Napoli

Cosa dire del Napoli che non sappiamo già? Il progetto di Sarri è forse al suo picco e la squadra oltre ad essere tra le più spettacolari d’Europa ha anche raggiunto un livello di affidabilità importante. La squadra è la migliore in Europa in quanto ad xG concessi, e in alcuni momenti sembra giocare un calcio semplicemente celestiale, come nel secondo tempo contro la Lazio.

Il terzo posto nel girone di Champions è dovuto in parte alla sfortuna, ma soprattutto all’unico limite della squadra: la rosa corta. Gli infortuni di Milik e Ghoulam hanno evidenziato come alcuni ricambi non sono al livello dei titolari, ma il mercato di gennaio non ha portato i frutti sperati. Il Napoli arriva ai sedicesimi di Europa League come la squadra forse migliore della competizione, ma non necessariamente come quella che vuole vincere più di tutte. C’è infatti la corsa serrata per lo Scudetto in primo piano e Sarri in coppa darà spazio alle seconde linee.

Eppure, al di là degli interpreti, il 4-3-3 di Sarri è così collaudato che c’è da aspettarsi grandi prestazioni. Giocatori come Diawara, Rog, Ounas e Tonelli possono dimostrare di non essere rincalzi e forse sarà occasione per vedere il giocatore più interessante della Primavera, Gaetano. Se questo basterà a condurli alla vittoria ce lo potrà dire solo il tempo, noi - nel dubbio - lo scontro tra Napoli e Lipsia non ce lo perderemo per nulla al mondo.

Arsenal

In Premier League l’Arsenal è 7 punti indietro le cinque squadre inglesi che stanno partecipando alla Champions League, e questo basterebbe per descrivere il livello attuale della squadra di Wenger: retrocessa ormai definitivamente dalle squadre di prima fascia di Premier League, ma con una rosa comunque fuori scala nel contesto dell’Europa League. Non per fare confronti superficiali, ma su Transfermarkt la rosa dell’Arsenal è quotata 492 milioni di euro (la seconda più cara della competizione) e affronterà quella dell’Ostersund, quotata 12 milioni (la meno cara della competizione). Per dire, l’intera rosa svedese vale meno di Danny Welbeck.

L’Arsenal è uscito dal calciomercato di gennaio senza il suo miglior giocatore (Sanchez), eppure è diffusa l’impressione che si sia rinforzato. In parte perché ha eliminato quel clima negativo da fine impero che si portava dietro il cileno; e in parte perché Aubameyang e Mkhitaryan non sono solo due ottimi giocatori, ma anche teoricamente perfetti per il calcio di scambi veloci palla a terra che è sempre stato (in astratto) nella testa di Wenger.

Non si fa comunque mai fatica a trovare ragioni per dubitare dell’Arsenal. È tutta la stagione che Wenger cambia formazione in preda ai dubbi e lo stravolgimento invernale ha creato ulteriore confusione. L’Arsenal sembra insomma una squadra in pieni lavori in corso, che in più continua ad avere i propri limiti cronici: le transizioni negative sono drammatiche, la difesa è spesso passiva, e manca un giocatore di livello davanti la difesa dai tempi di Patrick Vieira. In più bisogna considerare anche la scarsa gestione dei momenti delle gare, che fa parte del DNA Arsenal di Wenger.

Wenger ha più volte dichiarato che l’Europa League è un obiettivo serio, ed effettivamente è un’occasione quasi unica di vincere un trofeo che abbia un valore superiore alla FA Cup. Quindi ci sono tutti i presupposti perché l’Arsenal fallisca in pieno.

Atletico Madrid

Qualche mese fa, prima della prematura eliminazione nei gironi, l’Atletico Madrid era nel lotto delle “quasi favorite” alla vittoria della Champions League(se non altro per le due finali negli ultimi anni). È lapalissiano quindi che una volta scesi al piano inferiore, vadano inseriti di diritto tra i favoriti alla vittoria finale, tanto più che Simeone in passato ha dimostrato di essere un allenatore da partite che durano 180 minuti (ed è l’unico allenatore ad aver già vinto questo trofeo tra i trentadue rimasti).

I motivi per considerarli favoriti è sempre quello: il sistema difensivo. L’Atletico Madrid concede appena 0.54 gol a partita (solo il Barcellona ha fatto meglio in Europa). La rosa, poi, è probabilmente la migliore della competizione: nessuno ha giocatori del calibro di Griezmann (che anche in una stagione di alti e bassi è probabilmente il miglior giocatore della competizione), Koke, Saul e Diego Costa, tornato a casa per porre fine alla siccità realizzativa che è costata il terzo posto nei gironi. Ma non solo loro. L’Atletico ha anche seconde linee di talento, che poi è uno dei segreti per vincere una competizione usurante come questa: Vitolo, Carrasco, Correa, Gameiro, sono solo alcuni dei nomi che possono contribuire a riportare a Madrid la vera coppa che tutti vogliono.

Bonus: quante possibilità ha il Milan?

Il Milan ha fatto una fatica titanica a superare il girone europeo, mettendo insieme tante prestazioni tristi. Il cambio di panchina sembra iniziare a sortire effetti positivi e Gattuso ha trovato un’idea di formazione che potrebbe avere un buon impatto anche in Europa. Il Milan ha migliorato molto la fase difensiva (oggi è addirittura la terza in Serie A per xG concessi) e in attacco, ricominciando a fare le cose semplici sullo scheletro del 4-3-3 che meglio si adatta ai giocatori offensivi di maggior talento (Suso, Calhanoglu, Bonaventura). I rossoneri nel derby di Coppa Italia hanno già dimostrato di poter giocare una sfida a eliminazione diretta al massimo della tensione mentale, anzi: sembrava proprio il loro territorio. Con Gattuso a bordocampo paonazzo, con gli occhi fuori dalle orbite. La sensazione di stagione buttata già a ottobre sta permettendo ai giocatori del Milan di giocare molto più liberi dalla pressione. Un crollo è dietro l’angolo, ma mai sottovalutare una squadra che annuncia ogni partita come “una finale di coppa del mondo”.

Le 10 città da visitare

Marsiglia

Marsiglia è la città della mala, di Jean Claude Izzo, del pastis e dell’aioli. Marsiglia è l’archetipo della città portuale oscura e pericolosa, i cui vicoli si inerpicano in salita verso La Plaine come budelli puzzolenti. Marsiglia con le case murate a Cours Julien e gli algerini che giocano con la maglia dell’OM per strada, con lo sguardo verso il mare e l’Africa, stando attenti a dare le spalla a Parigi.

Questa, perlomeno, è Marsiglia nel nostro immaginario, con un po’ di luoghi comuni. Poi bisogna dire che dopo essere diventata capitale della cultura nel 2013 i progetti urbanistici e architettonici la stanno progressivamente normalizzando, trasformandola in una città più europea e gentrificata. Meglio così, per chi come noi è un po’ fifone quando non può gridare aiuto nella sua lingua.

Il Velodrome, comunque, è uno stadio bellissimo, e prima di andare potreste passare al volo a fare una visita alla Cité Radieuse di Le Corbusier. Durante il giorno cercate di comprare un po’ di spezie per il cous-cous, fate un giro al vecchio porto e fatevi un tuffo a Malmousque, appena sotto la legione straniera, dove - sulla spiaggia di scogli, di fronte alla Roches des Pendus - potreste provare il brivido di farvi imbruttire da qualche ragazzino algerino.

Razgrad

Razgrad significa “città oscura” ed è il principale centro urbano della regione di Ludogorets, in Bulgaria. Il nome avrebbe a che fare con un’antica divinità slava, Dazhbog, il Dio del sole, che si trasformerebbe da giovane a vecchio attraversando il cielo. L’architettura della città è un’interessante misto di stile orientale e centro-europeo. Nella regione si è combattuta un’importante battaglia fra romani e goti, la prima in cui i romani persero da un popolo barbaro. Dal nome della città ha preso ispirazione anche un progetto di musica sperimentale italiano. Assaggiate la zuppa di yogurt, se avete il coraggio.

Bergamo

Quando si parla di Bergamo non si scappa dai luoghi comuni. La premessa è che una delle città del nord Italia sia per forza spoglia, fredda e triste; poi di solito si fa la battuta “Bergamo alta o Bergamo bassa?” per distinguere la città vecchia da quella nuova, non sapendo molto di questa distinzione, forse ritenendola anche ridicola, perché, secondo questa linea di pensiero, quanto potrà essere bella Bergamo alta?

Beh, in realtà Bergamo è molto bella, e smentire questi luoghi comuni è un buon motivo per fare un salto in questa antica città veneziana, circondata da bastioni e inerpicata sui monti. Fatevi un giro anche fuori dalle mura, rischierete di incrociare volpi, caprioli e tassi che popolano i dintorni. Ammirate il panorama e fermatevi a mangiare dei casoncelli.

Bucarest

In una delle sale conferenze del Palazzo del Parlamento, un tempo chiamato Palazzo del Popolo, è appeso un lampadario di tre tonnellate che conta 7mila lampadine. Gigantesco ma nel complesso assolutamente proporzionato, all’interno di un edificio di 12 piani in altezza, 8 sotterranei e che si estende su una superficie 840.000 metri quadrati divisi in 1100 stanze. Si tratta dell’edificio più pesante del mondo e il secondo più grande. A immaginare questo abominio architettonico è stata la mitomania assolutista di Nicolae Caeucescu, che l’ha costruito mentre il paese era in bancarotta, mandando letteralmente in malora gli orfanotrofi.

Il parlamento di Bucarest è il miglior monumento alla follia, all’avidità, alla meschinità del potere. Ma alla fine se siete appassionati di Europa League sarete appassionati anche d’abominio, e in questo senso una puntata al Palazzo del Popolo è quasi d’obbligo.

Londra

L’Arsenal giocherà in casa contro l’Ostersund il 22. Purtroppo vi siete persi il concerto di Jorja Smith, andato in scena a San Valentino, ma siete ancora in tempo per un grande weekend. Venerdì, per quelli in fissa con i muri sonori, concerto dei Ride allo Student Central; per i più nostalgici con le pinzette sul chiodo, al KOKO ci sono i Damned. Se avete accumulato abbastanza energia per arrivare belli carichi per il sabato, poi, al Fabric ci sarà Ricardino Villalobos: ingresso omaggio per chi entrerà con la maglia dell’Ostersund; drink omaggio per chi si sarà stampato il gufo malefico del logo sul retro della giacchetta di jeans.

Lunedì e martedì recupero, mercoledì a teatro a guardare Birthday Party di Harold Pinter. Giovedì Europa League.

San Pietroburgo

Non sono mai stato a San Pietroburgo, ma ho letto il racconto La prospettiva Nevskij di Gogol di cui vi lascio l’incipit a spiegarvi perché - comunque - varrebbe la pena fare un salto a San Pietroburgo:

"Non c’è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa è tutto. Di che cosa non brilla questa strada, meraviglia della nostra capitale! So con certezza che non uno dei suoi pallidi e impiegatizi abitanti cambierebbe la Prospettiva Nevskij con tutti i beni della terra".

A San Pietroburgo potete essere Raskolnikov, l’assessore Kovaljov, il fantasma dell’impiegato statale Akakij Akakievic Basmackin, una poesia di Majakóvskij. Potete inerpicarvi per i vicoli bui o perdervi nelle lunghe prospettive. Oppure potete solo bere tantissima vodka e andare dietro alle ragazze, tanto noi non vi giudichiamo se lo fate indossando la maglia di Yuri Zhirkov.

Lipsia

A Lipsia troverete un enorme tradizione musicale, alcuni dei musei più belli d’Europa e un pezzo di storia del novecento. È da qui infatti che è partito il movimento pacifico che nel 1989 ha buttato giù il muro. Ma soprattutto, Lipsia è la nuova Berlino, almeno secondo la stampa italiana, che ogni anno elegge una città tedesca come “nuova Berlino”:

E allora perché andare a Berlino, quando potete andare a Lipsia e parlare male della Redbull?

Roma

Se la Lazio dovesse passare il turno, o più turni, non perdetevi per nulla al mondo la possibilità di vedere un tramonto primaverile a Roma. Vi verrà voglia di piangere. Portatevi il costume da bagno se arriva in semifinale.

Lisbona

Se siete dei grandissimi appassionati di Tripadvisor, Lisbona è la città che fa per voi. Ai piedi del Padrão dos Descobrimentos si trova il locale che ha ricevuto più recensioni su Tripadvisor nel 2017. Non è un ristorante, ma una pasticceria. Si chiama Pastéis de Belem, e se siete mai stati a Lisbona, probabilmente ci avete fatto un salto. Se non ci siete stati, i suoi pastéis sono il riempitivo perfetto nell’attesa di seguire lo Sporting Lisbona in Europa League.

Altrimenti potete andarci per il fado, il baccalà, Fernando Pessoa, il Bairro Alto e i belvedere, per i tram o per il quartiere dell’Alfama, ma sono tutte cose infinitamente meno interessanti di recensire il locale con più recensioni di Tripadvisor.

10 giocatori da seguire

Nemanjia Radonijc, 22 anni, Stella Rossa

Radonjic è cresciuto nell’accademia de Futebol di Gheorghe Hagi: lo voleva prendere il Partizan Belgrado, che gli ha anche offerto un contratto, ma lui era troppo tifoso della Stella Rossa e ha rifiutato. Walter Sabatini allora, che ha un walkie talkie personale che lo avvisa quando si ingolfano le trattative per i giocatori tra i 18 e i 20 anni, decide di portarlo alla Roma.

Il problema è che Radonjic è pazzo. Dorme a casa di Ljajic, non parla con nessuno, sta sempre in giro e mai a Trigoria. Un anno dopo va in prestito all’Empoli e non fa una presenza neanche in primavera. Girano foto di lui in cui sembra completamente scemo.

Radonijc ora gioca nella sua squadra del cuore, la Stella Rossa, ha rinunciato a scalare il calcio europeo ma ha capito che non serve a niente se puoi essere un idolo a Belgrado, in una squadra che gioca al Marakana. Radonjic è pazzo e questo è un buon motivo per seguirlo nella doppia sfida col CSKA Mosca. Ma c’è anche da dire che si gioca come si vive, e in campo Radonjic è un vero e proprio inno al Barocco serbo: con ostinate ricerche di tunnel, pisadite, finte, controfinte. È una di quelle ali anni ‘70 con un gusto sadico per saltare l’uomo e poco più, una razza in via d’estinzione.

André Silva, 22 anni, Milan

Se fosse possibile, per André Silva, tutti i giorni sarebbero giovedì di Europa League. L’attaccante portoghese è un vero amante della competizione, e solo così si può spiegare la differenza di rendimento tra campionato (0 gol in 15 presenze) ed Europa League (in cui ha messo a segno 8 reti in 10 presenze).

Silva sta raccogliendo pochi minuti in campionato, ed è stato superato nelle gerarchie anche da Cutrone, ma in Europa League è titolarissimo e contro il Ludogorets dovrà dimostrare che l’investimento fatto dal Milan su di lui è stato giusto. Viste le ultime prestazioni negative, solo la magia dell’Europa League potrà salvarlo.

André Silva potrebbe diventare il primo giocatore a vincere il titolo di capocannoniere di una competizione europea e finire a 0 gol in campionato, e diventare il giocatore più Europa League della storia del calcio.

Lazaros Christodoulopoulos, 32 anni, AEK Atene

Capisco che seguire Aek Atene-Dinamo Kiev non è proprio il vostro ideale di giovedì sera, però volete davvero perdevi un fantasista greco passato anche per l’Italia che si sta lentamente trasformando in Daniel Day-Lewis?

Insomma sono diversi motivi per seguirlo:

  • vi piacciono i cognomi difficili

  • vi piace il film “Il petroliere”

  • vi piace piace passare dei giovedì davvero alternativi

  • siete la madre di Lazaros Christodoulopoulos

Seriamente: Christodoulopoulos sta giocando davvero bene, è forse nel momento migliore della carriera. In questa stagione ha già segnato 14 gol e molte delle speranze dei greci passano dai suoi piedi e da quelli di Marco Livaja, quindi in bocca al lupo AEK.

Christian Pulisic, 19 anni, Borussia Dortmund

Sembra una vita che Pulisic è tra noi - col marchio infame della next big thing del calcio USA - ma ha appena 19 anni. La sua crescita finora è stata altalenante, e ha lasciato alcuni dubbi sui suoi margini di miglioramento: è solo un’ala indisciplinata con dei limiti precisi oppure un giocatore creativo con una visione articolata del gioco?

In questa stagione incostante del Borussia Dortmund, Pulisic è sembrato comunque uno dei migliori e dei più continui. Ha ancora dei limiti - ha meno del 50% di dribbling riusciti in campionato, e comunque ha messo insieme solo 3 gol e 3 assist in 20 partite - ma sembra crescere, piano piano. Non c’è palcoscenico migliore per vederlo all’opera che l’Europa League, visto che comunque chi è che guarda il Borussia Dortmund ogni sabato in Bundesliga?

Pulisic, al di là del suo valore, è eccitante da veder giocare. Non sta mai fermo, si muove lungo tutto il fronte d’attacco e non arretra mai di un passo, provando sempre a fare qualcosa di determinante. Più che il suo talento tecnico - ottimo ma in fondo non di primissimo livello - Pulisic si distingue proprio per questa iper-attività perfetta per il calcio contemporaneo.

Altri motivi sparsi per innamorarvi di Pulisic: è un ragazzo sensibile, ha il tatuaggio di un’aquila sormontata da un bandierone a stelle e strisce sul braccio, è il miglior calciatore statunitense dei prossimi vent’anni.

Quincy Promes, 26 anni, Spartak Mosca

Se c’è una cosa che i russi rispettano oltre al potere sono i coatti. Per questo Quincy Promes a Mosca è a casa sua. È arrivato allo Spartak nel 2014 dopo una bella stagione col Twente e in Russia è diventato un uomo e un grande calciatore, capace di segnare 55 gol nelle ultime 4 stagioni.

Quincy indossa sempre delle eleganti collane d’oro, qui, ad esempio, sopra una polo con lo stemma di una tigre che ruggisce. Ma anche sciarpe di Gucci, o di Luis Vuitton, quando porta a spasso i suoi orsi polari su Saturno. Il suo Instagram è un’opera d’arte: la mia opera preferita è quella che lo vede seduto sul pianeta Promes - il pianeta del fomento - sospeso fra i grattacieli di Manhattan, lasciandosi dietro di lui delle piccole bolle di Quincy Promes.

Quincy Promes ha anche una grande passione per il rap classico e sul suo Instagram posta foto di Notorious B.I.G. o Tupac. La cosa più interessante però è che Quincy Promes non si limita ad ascoltare rap, ma è un rapper lui stesso. Nel video sotto lo vediamo esibirsi in olandese insieme a Memphis Depay con addosso 12 chili di collane, accanto a una Bentley bianca.

Domani a Mosca è prevista una temperatura attorno ai -18, quindi potrebbe essere la vostra ultima occasione di guardare all’opera Quincy Promes.

Saman Ghoddos, 25 anni, Ostersund

Nel 2012, a 18 anni, Saman Ghoddos lavorava al call center di una società di telefonia; sei anni dopo giocherà all’Emirates Stadium contro l’Arsenal. Se questa di per sé non vi sembra una storia abbastanza Europa League, dovreste dare uno sguardo a come gioca Ghoddos, un attaccante un po’ tarchiato, con il baricentro basso e il collo bello grande. In Svezia hanno troppo rispetto per soprannominarlo “Ghordos”, che suonerebbe come gordos, cioè “grassi” in spagnolo, anche se sarebbe simpatico.

Nella sfida decisiva del girone, in casa contro lo Zorya, ha segnato un gol meraviglioso. Ha ricevuto palla sul centro-sinistra, ha corso in diagonale per una ventina di metri, proteggendo palla, e ha scaricato un destro rasoterra sul palo lontano che ha sbloccato la partita. Pochi giorni dopo ha esordito con la nazionale iraniana, il paese dei suoi genitori, rifiutando quella svedese, con cui pure aveva esordito in due amichevoli (segnando un gol).

Se segnasse all’Arsenal manderebbe fuori giri il contatore Europa League.

Leandro Paredes, 23 anni, Zenit San Pietroburgo

Come per ogni cosa, in Italia ci siamo divisi tra chi considerava Paredes un possibile fenomeno e chi una sicura pippa. Sia che fate parte della prima categoria che della seconda, l’Europa League è la competizione perfetta per vederlo all’opera, considerando le difficoltà logistiche e di amor proprio nel seguire il campionato russo.

Se il calcio che vi piace è quello dei passaggi fatti bene (Paredes in Europa League ha azzeccato 193 passaggi su 206), dei cambi gioco, di chi taglia le linee, dei playmaker che non difendono, ma anche delle giocate da stropicciarsi gli occhi fatte con la suola, ecco se questo è il vostro calcio, dovete seguire Leandro Paredes.

Memphis Depay

Memphis Depay è un coatto olandese di grandissime speranze che dopo aver fallito al Manchester United sta provando a riscattarsi nel Lione e lo sta facendo giocando a pallone come uno che lo fa solo per il gusto di prendere per il culo il resto del mondo. Segna quasi solo gol bellissimi (già 11 quest’anno) e dopo averlo fatto si infila le dita nelle orecchie per esultare.

In più nel tempo libero fa video rap in cui guarda dal finestrino di un jet privato e canta mischiando nederlandese e inglese, con frasi tipo: “I just wanna tell you guys/ We all young kings and young queens/ Make sure if you make a decision/You don’t regret it”.

Che volete di più?

Florian Thauvin, 25 anni, Olympique Marsiglia

In 25 partite quest’anno Thauvin ha messo insieme 14 gol e 10 assist: i suoi numeri sono semplicemente senza senso, vicini a quelli di giocatori offensivi di primissimo livello come Eriksen, Sanchez o Griezmann.

Thauvin, però, è insopportabile. Si lamenta in continuazione, non sorride mai e ha una faccia da schiaffi come poche altre nel calcio mondiale. Somiglia vagamente al ragazzino sadico di “Killing of a sacred deer”, il film dell’anno scorso diretto da Yorgos Lanthimos. La sua influenza sul gioco dell’OM cresce però di partita in partita, superando anche quella di un accentratore di gioco come Dimitri Payet.

Thauvin è la classica ala mancina che da destra rientra sul sinistro, solo che lo fa con una qualità tecnica che ha pochi paragoni. La schematicità dei movimenti è compensata da una visione di gioco quasi elettrica, che gli permette di sfruttare le più piccole finestre temporali per servire i compagni. Il sinistro di Thauvin ha una dolcezza sconvolgente, sia quando, rientrando, cerca l’uomo sul lato opposto; sia quando decide di tirare a giro sul secondo palo - la specialità della casa. Nell’ultima stagione sembra anche migliorato nelle letture senza palla e in area di rigore è diventato implacabile.

Sergej Milinkovic-Savic, 22 anni, Lazio

Ci sono diversi motivi per seguire Milinkovic-Savic in Europa League. Il primo, certamente, è perché probabilmente è l’ultima volta in cui i suoi destini e quelli dell’Europa League si incontrano. Il secondo, palese, è che il serbo non è un giocatore normale.

A soli 22 anni in questa stagione sta giocando al pari dei migliori centrocampisti del mondo. Oltre alla sostanza, il repertorio di giocate che gli appartiene è così ampio che sembra non finire mai, anzi ogni partita aggiunge un nuovo capitolo che solo lui sapeva di poter scrivere.

Per questo motivo c’è da aspettarsi che nelle due sfide contro la Steaua Bucarest possa fare almeno una di queste cose: parare un rigore, fare freestyle a centrocampo mentre protegge il pallone, omaggiare gli avversari curando la regia di un’opera di Ionesco tra primo e secondo tempo.

5 idoli da venerare il giovedì sera

Kostas Mitroglou

Mitroglou ha la barba lunga da monaco ortodosso e le sopracciglia spinzettate. Ha questo stile da quando non era hipster e leggende narrano che dentro la barba vi sia nascosta la lama di un coltello molto tagliente. Mitroglou gioca centravanti e quando segna mima gli spari di un fucile o incrocia due pistole attorno al petto. Tutti noi lo amiamo, nonostante la sua carriera sia in declino. Quest’anno al Marsiglia sta giocando pochissimo ma noi sogniamo una sua esultanza sotto la curva del Vélodrome.

Bryan Ruiz

Ci accorgiamo dell’esistenza di una forma di vita elegantissima che risponde al nome di Bryan Ruiz ogni quattro anni. Quando, a ridosso del Mondiale, ricompare come un uccello esotico dal collo lungo con la maglia del Costa Rica. Bryan Ruiz va ammirato come si ammira un pavone: meravigliandosi dell’assurdità dei suoi colori, con la consapevolezza che sono fini a sé stessi. Oggi gioca nello Sporting Lisbona, ma poco: speriamo di vederlo comparire a un certo punto a partita in corso, sbucare come un pappagallino tropicale da dietro a una siepe.

Takumi Minamino

Ultimo erede della stirpe degli attaccanti giapponesi sgobboni che non segnano, Minamino ha appena 22 anni ma già più di 80 presenze con la maglia distopica del Red Bull Salisburgo. Minamino è molto intelligente e può giocare in tutti i ruoli d’attacco: unica punta in un attacco a tre, prima punta in uno a due o trequartista. Per dire chi è Minamino basta guardarsi il gol che ha propiziato la vittoria contro il Konyaspor: ruba palla al portiere, nell’uno contro uno aspetta l’arrivo del compagno e lo serve così che possa segnare a porta vuota. Puro collettivismo nipponico.

Patrick Twumasi

Patrick Twumasi è un attaccante esterno del Ghana che è dovuto andare fino in Kazakistan per trovare il suo posto nel mondo. Quest’anno ha segnato 5 gol nelle qualificazioni alla Champions League e 4 nei gironi di Europa League riempendo le noiose partite dell’Astana con giocate da calcio di strada. Il suo motto è God is God e la sua sigla T23. Nell’attesa che qualcuno provi a farne il nuovo Asamoah Gyan, godiamocelo come una pennellata di colore nello stordente vuoto cromatico kazako dell’Astana.

Leandre Tawamba

Leandre Tawamba è soprannominato The tank, ma così ad occhio sembra più grosso di un carrarmato. Sicuramente è più lento.

In sette anni di carriera ha cambiato dieci squadre passando per Slovacchia e Kazakistan, prima di accasarsi al Partizan di Belgrado dove gioca da centroboa con la maglia numero 3. A vedere il suo profilo Instagram sembra uno degli esseri umani migliori che questa terra ci abbia mai dato. Gli manca un pezzo del sopracciglio sinistro, ma non per moda.

Le 10 maglie da comprare

FK Ostersund

Giocatore da abbinare: Saman Ghoddos

Quella dell’Ostersund sarebbe una maglia a strisce rossonere classica, se non fosse per l’incredibile, esoterico, logo dell’Ostersund. Uno stemma incoronato da un inquietante gufo dorato con un’apertura alare enorme e uno sguardo che incenerisce qualsiasi avversario che non appartiene al regno della notte.

RB Salisburgo

Giocatore da abbinare: Dominik Szoboszlai

Se siete dei fanatici dell’anti-nostalgismo siete anche quel tipo di persone pronte a un calcio fatto di franchigie di brand malvagi. Fra le squadre della Red Bull, il Salisburgo è quella che asseconda meglio anche il vostro istinto hipster. Non è forte quanto il Red Bull Lipsia ma è comunque la squadra della città di Wolfgang Amadeus Mozart, che ha lanciato il più grande teorico della morte del calcio: Roger Schmidt.

Bisogna anche considerare che siamo nel paese che ha dato i natali ad altre cose ossessive e angoscianti della nostra cultura: Michael Haneke, il valzer, Adolf Hitler. Se siete dalla parte del male, dell’oscurità e dei sentimenti malvagi, è la maglia che fa per voi. A calcetto va bene anche solo se siete solo un po’ stronzi.

Athletic Bilbao

Giocatore da abbinare: Aritz Aduriz

Al contrario, se odiate il capitalismo e il calcio moderno quello che fa per voi è la maglia di una squadra che punta tutto sul radicamento a un’identità locale. In più, c’è da dire, è una bella maglia, con uno sponsor in basco che sembra una lingua aliena, con tutte quelle ‘t’ e quelle ‘x’ attaccate. Di solito al calcetto se la mettono quelli che vogliono passare per duri.

CSKA Mosca

Giocatore da abbinare: Vasilij Vladimirovič Berezuckij

Se invece il vostro anticapitalismo è più che altro una posa. Se siete di sinistra come Lindo Ferretti, convinti quindi da una certa fascinazione estetica per il design sovietico, eccovi la maglia del CSKA. Stiamo parlando della squadra dell’armata rossa, di cui viene conservato lo stemma su un logo stupendo, in puro stile rivoluzione d’ottobre. Il consiglio è di prendere la versione blu, accompagnata da sottilissime strisce rosse.

Olympique Marsiglia

Giocatore da abbinare: Kostas Mitroglou

Fino a qualche anno fa la maglia dell’OM era la divisa ufficiale di chi viveva in Francia pur odiando la Francia. La trovavi addosso a più o meno tutte le seconde generazione di figli di famiglie africane di qualsiasi tipo. Oggi nelle banlieue la maglia di riferimento è quella del Paris Saint Germain, segno del disimpegno e del dissolvimento accelerazionista della società dei giovani francesi. Si passa dall’OM al PSG come si è passati dal rap alla trap. Ciò nonostante la maglia dell’OM rimane di culto e irrinunciabile per le vostre serate in cui volete sentirvi comodi e più sicuri di voi ma al contempo non ce la fate a mettervi la solita tuta del Chelsea. Quella di quest’anno non è forse tra le migliori versioni, ma è tra le più pulite, quella che più si può camuffare col vostro abbigliamento usuale.

Zenit San Pietroburgo

Giocatore da abbinare: Aleksandr Kokorin

Se invece vi piace l’azzurro del cielo, la democrazia autoritaria di Putin, i giocatori argentini che non sai se sono forti o no, se vi piace avere casa calda d’inverno o se anche - per qualche motivo - vi piace Roberto Mancini allenatore, se vi piacciono tutte queste cose, siete sicuramente molto strani, ma la maglia dello Zenit vi calzerebbe a pennello.

Milan

Giocatore da abbinare: Riccardo Montolivo

Bisognerebbe avvolgere l’idea per cui le maglie da calcio non sono scrigni di una fede, ma esternazioni di stile. Così facendo potremmo accettare con serenità il fatto che la maglia del Milan di quest’anno è veramente elegante e perfetta da sfoggiare anche durante un aperitivo formale. Sia nella versione da casa, con le righe nere e rosse strette e il dettaglio dei bordi neri, sia - forse ancora di più - nella versione da trasferta, dove linee rosse e nere si stendono sopra uno sfondo bianco neve come in un’opera del Neoplasticismo.

Borussia Dortmund

Giocatore da abbinare: Julian Weigl

Di tutte le maglie del Borussia Dortmund, la versione 2017/2018 è forse la peggiore. Eppure se non volete comprarvi una maglia in cui giallo e nero si sfumano uno dentro l’altro come in un video vaporwave, io non lo so che maglia vi volete comprare.

Stella Rossa

Giocatore da abbinare: Richmond Boakye

Nel solco della tradizione delle maglie da comprare “per tradizione”, non può mancare quella del Crvena zvezda. Pur non brillando per originalità, la crasi tra la anti-nostalgia di un marchio come Macron e la grande nostalgia di una maglia come quella della Stella Rossa crea un connubio perfetto per una competizione come l’Europa League che in queste sfumature ci sguazza.

Se invece siete dei fan di quella dello Zenit, ma non riuscite a reperirla da nessuna parte, potete optare per la maglia da trasferta della Stella Rossa.

Lazio

Giocatore da abbinare: Luis Alberto

La Lazio ci tiene così tanto all’Europa League da aver fatto una maglietta specifica per la competizione, quella a righe grosse bianche e azzurre, che richiama quella indossata in occasione della vittoria della supercoppa Europea (ve la ricordate? Era quella con il bollino Del Monte tipo banana).

In realtà non è che ricorda, è proprio quella, ma con un colletto meno invasivo e uno sponsor certamente più vintage.

Non sappiamo se porterà fortuna alla squadra di Inzaghi, quello che possiamo dirvi è che vi porterà ad acchiappare molto sul lungomare di Fregene quest’estate, soprattutto se avete i muscoli di Lukaku.

I 3 climi più rigidi

Ostersund

Ostersund in svedese significa città del nord, ed è di sicuro la città più a nord di questa Europa League. Eppure il clima sarà piuttosto clemente per domani, dove ci sarà una massima di -2 e una minima di -5 ad accogliere i giocatori dell’Arsenal. Durante la partita la temperatura sarà di -4, ma fra l’umidità al 93% e un certo venticello si arriverà a una temperatura percepita di -15.

Dobbiamo ricordare a questo punto che Arsene Wenger ha 68 anni e che non sono quelle temperature da stare in piedi ad allenare. Probabilmente lo rivedremo col suo piumino lungo in versione Evil-Omino-Michelin.

Mosca

Sono addirittura due le squadre a rappresentare la città di Mosca in questa Europa League. Lo Spartak, che stasera affronterà in casa l'Athletic Bilbao, e il CSKA, che giocherà il ritorno in casa 21 febbraio contro la Stella Rossa.

Al momento concentriamoci solo sulla prima. Al momento del calcio d’inizio alla Otkrytiye Arena è prevista una temperatura di -11,3°, con un’umidità del 97% che porterà la temperatura percepita a scendere fino ai -18. Se pensate che almeno i giocatori dello Spartak sono abituati, vi sbagliate. Il campionato russo è saggiamente fermo dai primi di dicembre e la squadra ne ha approfittato per svernare a Marbella.

Giocatori dello Spartak che non sanno cosa li aspetta.

Alla luce di queste previsioni: quanto ci tenete a Massimo Carrera? È giusto che lui e José Ángel Ziganda debbano stare in piedi a dare indicazioni con una temperatura così bassa? Non sarebbe giusto consentire agli allenatori in queste situazioni di emergenza di allenare da casa tramite Skype?

Copenaghen

Partiamo dalle buone notizie: stasera a Copenaghen potrebbe nevicare. Neve debole, nell’ordine di un centimetro, ma meglio che niente. La temperatura tutto sommato sarà accettabile: 1° che diventa -5° di percepita, tranne da Simeone che percepisce sempre una temperatura vicino ai 35°.

Sarà l’occasione di vedere Griezmann con la calzamaglia, Diego Costa con le maniche corte e i guanti e i giocatori del Copenaghen trattare il freddo come se fosse un’appendice del loro calcio.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura