Anche in questa stagione sull’Ultimo Uomo assegniamo il premio “Calciatore del mese AIC” in collaborazione con l’Associazione Italiana Calciatori. Alla fine di ogni mese, sui nostri social e su quelli dell’AIC, da quest'anno potrete votare da una lista di quattro giocatori: a settembre potevate scegliere tra la rinascita di Domenico Berardi, il ritorno ad alti livelli di Alex Sandro, la classe senza tempo di Ribéry e il sorprendente adattamento di Sensi al gioco di Conte. Alla fine ha vinto il centrocampista nerazzurro. Qui trovate i nostri articoli sui migliori "Calciatori del mese AIC" della passata stagione. Qui invece il comunicato ufficiale dell'AIC.
L’estate dell’Inter è iniziata con due annunci, quello di Conte e quello di Sensi. Da questo bizzarro incrocio di traiettorie – tra un allenatore votato a un calcio rapido e aggressivo che arrivava dal Chelsea, e una mezzala con un gusto per il calcio ragionato che arrivava dal Sassuolo – è nata una delle proposte di gioco più convincenti di questo primo squarcio di campionato.
Conte si è allacciato al filo rosso che attraversa tutta la carriera di Sensi, una collana di allenatori che gli capitano al posto giusto al momento giusto, e che prima o poi se ne innamorano. Il primo, anche per importanza, è stato Fernando de Argila, divulgatore catalano in terra romagnola, famoso principalmente per aver detto, ospite di una TV locale: «Questo è Iniesta… io mi ricordo Iniesta quando aveva sedici anni, Xavi quando aveva sedici anni, e questo è più forte». È l’uomo che lo ha pescato nella Primavera del Cesena e lo ha lanciato tra i professionisti.
Poi c’è stato Roberto Mancini, che andava a Cesena per seguirlo da vicino già nel 2015, e qualche anno più tardi gli ha regalato 4 presenze con la maglia della Nazionale a 24 anni appena compiuti. Curiosamente, nel frattempo non è mai sceso in campo con l’Under 21: un dato che sarebbe sufficiente a raccontare le altalene della sua reputazione negli ultimi quattro anni. Per ultimo Roberto De Zerbi, che se lo è ritrovato nella rosa del Sassuolo e ne ha saputo esaltare le caratteristiche, abituandolo a dettare i tempi della manovra offensiva.
Quando Sensi è arrivato all’Inter, i dubbi che lo accompagnavano riguardavano il potenziale scontro di sensibilità tra l’istinto creativo del calciatore e i metodi rigidi del tecnico. Alla fine però le invenzioni di Sensi si sono incastrate alla perfezione negli schemi di Conte, che gli ha affidato le chiavi del centrocampo della squadra prima in classifica a punteggio pieno dopo 6 giornate. Se pensiamo al punto in cui era ferma la carriera di Sensi solo un anno fa, quando ancora perdeva palloni delicati nel centrocampo del Sassuolo, è veramente cambiato tutto.
Sensi si è preso l’Inter con la sicurezza che ci vuole per declinare in una ruleta un’occasione promettente nell’area di rigore del Cagliari, e guadagnare un rigore decisivo.
Che sarebbe successo lo si è intuito dal modo in cui è sbocciato il suo talento in apparenza compassato, cioè in un momento molto frenetico di una partita frenetica, in cui l’Inter si è lasciata trasportare dall’emozione dell’esordio e dall’entusiasmo di San Siro, e ha iniziato a calciare da ogni posizione in direzione della porta del Lecce. Lo ha fatto anche Sensi raccogliendo di poco fuori area un pallone respinto dalla difesa, ma è andato a colpire Vecino posizionato a centro area. Il pallone gli è ritornato addosso e allora ha deciso di tenerselo attaccato al piede destro. Ha saltato Tachtsidis, poi con un tunnel anche Petriccione, poi lo ha tirato forte sul secondo palo per il 2-0.
Nelle settimane successive Sensi ha segnato ancora all’Udinese, con un colpo di testa in torsione tra due difensori alti venti centimetri più di lui che gli è valso anche una menzione nella lista dei migliori gol del mese, e alla Sampdoria, con un altro gran tiro da fuori preceduto da un movimento che dice tutto sulla naturalezza con cui si è adattato alle richieste di Conte. Prima si è allargato sulla fascia sinistra quasi fino a toccare la linea laterale, poi si è appoggiato in orizzontale su Brozovic e gli è passato alle spalle come nel basket per ricevere la chiusura del triangolo da Lautaro, in una zona centrale dove la mezzala avversaria non poteva seguirlo.
Sensi ha utilizzato la geometria dei passaggi per risolvere un problema complesso. Come poteva raggiungere Brozovic dall’interno di una gabbia di quattro uomini con l’arbitro di mezzo a ostacolare la visuale? La risposta di Sensi è stata di sfruttare la tecnica palla al piede per passare il pallone un attimo prima del contrasto avversario, coordinandosi già al momento dello scarico in modo da girare intorno a Linetty e ricevere di nuovo in appoggio da Lautaro. Nel frattempo aveva attirato la pressione su di sé creando uno spazio enorme in mezzo alla difesa della Samp, che poi è andato lui stesso ad attaccare, anche qui coordinandosi per lo scatto al momento del passaggio.
In totale fanno 3 gol in 6 partite per un centrocampista che, nelle tre stagioni al Sassuolo, ne aveva segnati in totale 5, tra tutte le competizioni. Non è l’unica voce statistica in cui Sensi ha improvvisamente aumentato la sua produttività. È il secondo centrocampista della Serie A dietro Kurtic, tra quelli con almeno 3 partite giocate, per tiri tentati ogni 90 minuti (3,3). È anche secondo per volume di tiri in porta (1,2) dietro Milinkovic-Savic, con una buona percentuale di precisione (36,4%). L’anno scorso tentava appena 2 conclusioni con una percentuale di precisione del 21,6%, ovvero ha quasi triplicato il numero di tiri nello specchio.
Oltre a prendersi più responsabilità in zona gol, come tutti i giocatori delle squadre di Conte sono chiamati a fare, Sensi ha dimostrato anche grande disponibilità nel modificare le sue trame di gioco. Quest’anno tenta infatti quasi il doppio dei passaggi lunghi rispetto all’anno passato (8,1 contro 4,5), pur conservando percentuali di precisione simili, intorno al 70%. E i suoi cambi di gioco sono un’arma che l’Inter cerca di sfruttare non appena gli avversari gli concedono due metri di spazio per alzare la testa e pescare sui piedi l’esterno sulla fascia opposta.
Un altro miglioramento notevole l’ha registrato nella percentuale di dribbling completati, passata dal 56% al 79%, nonostante siano aumentati anche i dribbling tentati (1,9 contro 1,5). La crescita nella produzione di Sensi sotto qualunque voce statistica è condizionata dalla distanza che separa il calcio dei grandi club dal calcio di provincia, ma nella stessa misura è indice di quanto l’Inter abbia vinto la sua scommessa strappandolo al Sassuolo. C’era il rischio che si dimostrasse inadatto agli standard atletici di Conte, e in effetti non si mantiene sugli stessi livelli sempre fino al novantesimo, ma quando è in forma domina le partite sul piano dell’intensità, con un’energia che è un piacere per gli occhi.
Sensi piace a tutti perché non sta mai fermo. Nel momento in cui passa il pallone sta già correndo nella direzione in cui vuole andarlo a ricevere, anche a due o tre scambi di distanza. Se l’azione ristagna sul lato opposto del campo e le squadre sono bloccate, si lancia a testa bassa oltre la linea di difesa avversaria per sciogliere gli schieramenti e creare nuovi spazi. Se viene pressato, neanche gli hanno tolto il pallone che si fa già trovare pronto per scattare in avanti e riconquistarlo.
Rallenta e accelera di continuo e così tratta anche il pallone, alternando passaggi brevi e lunghe parabole. La sua varietà di soluzioni offensive coincide con la varietà di soluzioni offensive dell’Inter di Conte, e in questa affermazione imprevedibile – più sorprendente del ritorno su alti livelli di Alex Sandro e Berardi o della classe eterna di Ribéry – i lettori hanno trovato il miglior giocatore del mese.