Per sconfiggere Stefanos Tsitsipas nell'ultima partita del girone, Rafael Nadal ha dato fondo a tutto il suo repertorio tecnico e tattico. È stato paradossalmente soprattutto in questa sfida contro Nadal, l'unica persa nel torneo, che Tsitsipas ha dimostrato più continuità rispetto agli altri partecipanti delle ATP Finals, meritandosi poi il successo finale in una sfida contro Thiem. Il trionfo di Tsitsipas diventa così il secondo consecutivo di un 21enne alle ATP Finals, dopo quello di Alexander Zverev dello scorso anno, ma è quello che forse più di ogni altro offre le maggiori rassicurazioni sulla prosecuzione di un elemento che da sempre risulta fondamentale per tenere vivo l'interesse del pubblico verso la disciplina, e cioè la diversità di stili di gioco.
Il 2019 verrà senza dubbio ricordato proprio per questo motivo: per la capacità di Medvedev e Tsitsipas di affermarsi grazie ad armi che non associamo direttamente al tennis contemporaneo, o almeno a come avevamo immaginato essere il tennis nei nostri anni. Armi più classiche, destinate a scomparire secondo previsioni forse troppo distopiche. Il rovescio a una mano e le discese a rete del greco e il tennis speculativo, mentale e di difficile decodificazione del russo parevano designati al sacrificio sull'altare della standardizzazione, di un tennis sempre più veloce e meno soggetto a variazioni. E a volte, invece, in questo tennis così rapido sono proprio i colpi più personali e naturali, quasi viscerali, a diventare il vero segreto del successo: esecuzioni automatiche che consentono di risparmiare pensieri e quindi tempo, gesti tecnici che non generano dubbi nei momenti importanti.
Per compiere il salto di qualità necessario per raggiungere un livello di tennis così alto, fin dalla prima partita contro Medvedev, Tsitsipas ha però dovuto lavorare su un suo punto debole andando proprio verso la direzione opposta, quella di una maggiore uniformazione. Come aveva fatto lo scorso anno Zverev, che per qualche settimana aveva messo in luce progressi sul dritto, Tsitsipas ha lavorato in modo molto efficace sul rovescio riuscendo ad eliminare per lunghe fasi le difficoltà che ha mostrato da sempre con quel colpo sui campi veloci.
Dove è migliorato Tsitsipas
All'interno di una cornice che non reprime gli impulsi più naturali del suo tennis dal punto di vista tattico, oltre che le esecuzioni tecniche spesso molto personali e poco impostate, Tsitsipas è riuscito a trovare la chiave per colpire con continuità ed efficacia il rovescio in anticipo. Ha limitato molto il movimento a volte esasperato dell'avambraccio e del polso verso l'alto, più adatto alla terra battuta ma che generava traiettorie troppo alte e lente sul veloce, ed è riuscito a trovare un modo per entrare più orizzontalmente con la racchetta, accorciando anche il tempo di apertura. Tsitsipas riesce ora anche a scaricare meglio il peso del corpo sulla palla quando va sul rovescio in anticipo e ad essere molto più sicuro su quella diagonale, anche per quanto riguarda la profondità.
La prima partita molto indicativa in questo senso è stata quella del girone contro Zverev, dove il greco ha commesso gli unici errori con il rovescio in top sul 6-3 3-1. Si è proseguito poi con la sfida contro Nadal, dove ha tenuto spesso alla pari sulla diagonale sinistra contro il temibile dritto dello spagnolo, e gli stessi progressi si sono visti anche nella semifinale contro Federer. In tutti i precedenti tra loro, compreso quello dal valore altamente simbolico vinto all'Australian Open, Tsitsipas aveva comunque mostrato dei problemi nel gestire il rovescio sul veloce ed era stato spesso attaccato da Federer proprio su quel lato.
Questa volta, invece, le cose sono andate molto diversamente.
È chiaro che Tsitsipas non ha completamente rivoluzionato il suo modo di colpire il rovescio, così come è altrettanto chiaro che questi piccoli ma importanti progressi dovranno subire il necessario periodo di consolidamento che è mancato a Zverev dopo le ATP Finals dello scorso anno. Il tennis di oggi offre spazio alle variazioni più di quanto immaginassimo, ma richiede comunque un alto rendimento da due aspetti del gioco: il servizio e la capacità i colpire in anticipo. Tsitsipas è andato in questa direzione.
Tuttavia, come detto, il tennis lascia ancora svariate forme di libertà verso il loro raggiungimento. Tsitsipas tocca costantemente i 200 km/h al servizio ma lo fa con un movimento molto personale, nel quale a volte sbaglia la direzione del lancio palla, altre volte non sfrutta tutta l'energia del ribaltamento delle spalle e altre ancora non sembra utilizzare tutta la forza esplosiva delle gambe. Eppure sono proprio Tsitsipas e Medvedev, forse anche assecondando i loro istinti nelle esecuzioni tecniche, a risultare i giovani in questo momento più freddi e decisi nei punti più importanti.
Questo punto, al tie-break del terzo set della finale contro Thiem, rivela sia l'aumento della sicurezza sul rovescio di Tsitsipas (che di solito nei punti importanti i rischi se li prende col dritto), sia la personalità che ha sempre mostrato nei momenti decisivi, nel bene e nel male.
Come sarà il tennis del futuro?
Le ATP Finals 2019, non solo a livello simbolico, sembravano rappresentare il passaggio del testimone verso il tennis del prossimo decennio. Dopo tanti anni si sono qualificati più under-23 che over-30 e la battaglia generazionale, grazie all'aumento dell'esperienza e della competitività dei giovani, è parsa più serrata che in passato. Tre di questi quattro under-23 (Tsitsipas, Medvedev e Berrettini), oltretutto, sembrano già dotati di varietà di soluzioni e di angoli. Nonostante Berrettini abbia fatto notare quanto la superficie di Londra fosse piuttosto rapida e concedesse poco spazio per variare il gioco.
Non dobbiamo saltare a conclusioni affrettate: il 2019 di Tsitsipas e Medvedev non deve far pensare a un tennis sempre più idiosincratico, irregolare, personale. Non solo Zverev - giocatore archetipo forse di un tennis molto meccanico - è atteso da un riscatto e ha già mostrato un livello più alto degli ultimi mesi, ma all'arrivo ai piani alti sono attesi due giocatori esplosivi e forti ma più inquadrati rispetto a Tsitsipas e Medvedev, cioè Felix Auger-Aliassime e Jannik Sinner.
Rispetto al periodo d'oro dei contrattaccanti di inizio decennio, quando quattro dei primi cinque giocatori al mondo facevano della solidità il loro principale punto di forza - Nadal, Djokovic, Murray e Ferrer -, il tennis della nuova generazione non può più prescindere dall'esplosività al servizio e non concede più molto spazio a chi preferisce caricare la palla da dietro con aperture ampie, se si eccettua la terra battuta. Eppure, nonostante le preoccupazioni date dalla progressiva scomparsa del serve and volley, il gioco di rete sembra essere tornato più in auge nei tennisti di successo degli ultimi anni, favorito dalle leve lunghe dei giocatori di nuova generazione e da un sottovalutato processo di completamento progressivo dei tennisti, a livello tecnico, nel corso dei decenni. Le variabili sono diventate così tante che Federer, parlando di Berrettini in conferenza stampa, ha sottolineato: «Chi avrebbe mai pensato di trovarlo alle Finals quando a inizio anno era fuori dalla top 50? Oggi è difficile capire chi ce la farà e chi no. Una volta era solo una questione di tecnica, oggi non è più così».
Il futuro potrebbe riservare ancora tantissimi confronti di stili e di personalità: non solo quindi tra giocatori con caratteristiche tecniche differenti, ma anche da diversi modi di interpretare il gioco attraverso la propria personalità. La conseguenza è anche la nascita di giocatori dalla tecnica più istintiva ed estrosa affiancati ad altri più meccanici. Una guerra, quindi, tra chi riuscirà a variare di più - facendo della vastità del repertorio un punto di forza - e chi invece cercherà forse di sovrastare il gioco dell’avversario assorbendone le variazioni.
Tsitsipas e Medvedev hanno tracciato un solco molto profondo in questo senso, rallentando l'avanzata dei bombardieri da laboratorio e salvando ancora la percezione comune del tennis come gioco e forma d’arte. Su questa diversità ci sono tutte le basi per creare nuovi caratteri e narrazioni nella scena dei prossimi anni.