
Dopo il gol Riccardo Orsolini si è avvicinato alla telecamera, l’ha guardata e ha bussato sul vetro, ha salutato con la mano, poi si è indicato. Il messaggio è sembrato essere: “Ti sei dimenticato di me?”. Ha segnato con un cucchiaio morbido a scavalcare Provedel in uscita, il gol del 2-0 nel trionfo del Bologna sulla Lazio, e poco prima aveva sfiorato uno dei suoi gol: partendo da destra era corso verso il centro caricando il tiro come uno schermidore che cerca il momento buono per l’assalto. Provedel aveva fatto una parata difficile con la mano aperta. È sempre la stessa azione, ma in pochi riescono a eseguirla con la stessa efficacia di Orsolini.
Molti hanno interpretato il saluto alla telecamera come un messaggio a Luciano Spalletti, che lo ha lasciato fuori dalle ultime convocazioni. A fine partita gli è stato chiesto cosa significasse, quella esultanza, e lui non è riuscito a smentire del tutto: «Salutavo un amico a casa» ha detto ridendo, con la solita ironia grassa che lo contraddistingue. Resta una speculazione, utile però a provocarci: stiamo forse sottovalutando Riccardo Orsolini? Non sarebbe forse davvero utile alla Nazionale?
Con quel gol alla Lazio, che racconta la sua precisione tecnica, la sua calma sotto porta, Orsolini è arrivato già a 10 gol in Serie A a marzo, 11 stagionali è già il suo record, che quindi verrà probabilmente ritoccato. È arrivato a queste cifre senza che ce ne accorgessimo, anzi: a inizio stagione ci pareva un giocatore in calo, che soffriva la riduzione offensiva del gioco del Bologna. Alto a destra, era isolato, fuori dal gioco, inoffensivo. Quando Orsolini gioca male, gioca veramente male; è snervante, trasforma i suoi pregi in difetti. La sua determinazione diventa fretta, ma anche egoismo; la sua concretezza va in fumo. Tira troppo, non aiuta la squadra, sbaglia le esecuzioni tecniche come se stesse pensando ad altro.
Fino a inizio ottobre aveva segnato appena un gol in Serie A, alla prima giornata contro l’Udinese; poi non ha segnato per un mese e mezzo. Ha rassicurato Italiano dicendogli che momenti così gli capitano; l’allenatore ha raccontato: «Io e lui abbiamo parlato a lungo. L’ultima cosa che voglio è non metterlo in condizione di esser libero di testa gli ho detto che da lui voglio ancora 11 gol, ma anche che può fare molto meglio e che non deve perdere la concretezza. Qui tutti lo stimano».
Da quel momento sono arrivati 10 gol, 9 in campionato e 1 in Champions, quasi tutti pesanti, e Orsolini è diventato una delle componenti principali della grande ascesa del Bologna di Italiano in classifica. Ha segnato la rete dell’1-0 a Genova; dell’1-0 a Cagliari; dell’1-0 decisivo contro il Lecce, a cinque minuti dalla fine, che ha regalato due vittorie consecutive al Bologna per la seconda volta in stagione. Ha segnato il 2-1 all’Olimpico contro la Roma, che in quel momento stava esercitando la massima pressione per andare in vantaggio. Ha fatto gol quindi spesso, e lo ha fatto in quel periodo in cui il Bologna faticava a trovare altre soluzioni offensive. Poi, col tempo, i suoi gol sono diventati la ciliegina sulla torta. Non ne ha ancora segnato uno particolarmente bello, almeno per i suoi alti standard, ma è arrivato forse a toccare la sua massima efficacia in carriera.
ORSOLINI È IL VERO ATTACCANTE DEL BOLOGNA
I suoi gol quest’anno si somigliano e raccontano la forma offensiva del Bologna di Italiano. Rispetto alle altre stagioni, le sue reti nascono meno da testarde convergenze da destra verso il centro, e a tiri sul secondo palo; a quell’azione che col tempo ha meccanizzato, probabilmente guardando i video di Robben, che nelle interviste ha sempre definito il migliore nel suo ruolo - almeno tra quelli con uno stile simile al suo. Ha segnato invece spesso attaccando sul lato debole, scoperto delle difese, scegliendo con cura i tempi di inserimento. Ha segnato persino di destro o di testa.
È dall’altro lato che il Bologna costruisce le sue azioni più volentieri. È lì che si creano le catene di possesso più interessanti, con Freuler, Dominguez, Ndoye e soprattutto i due terzini, Miranda o Lykogiannis, 10 assist in due. Dentro questo contesto, partendo a fari spenti da destra, con tempi di corsa sempre più puntuali, Orsolini è diventato il finalizzatore della squadra. È il giocatore con il maggior numero di Expected Goals del Bologna, anche più di Santiago Castro; è quello che calcia di più e da più vicino alla porta.
Forse qualcuno di voi ricorderà Orsolini nel suo anno in Serie B con l’Ascoli. Un esterno tutto trick, finte, sterzate, fumoso in un modo quasi provocatorio nel contesto di quel campionato. Un giocatore che faceva parecchia fatica a passare la palla, e a concepire il gioco su un piano più ampio di quello in cui lui dribbla tutti e tira.
Come altri esterni che hanno brillato in B, il suo impatto negli uno contro uno si è ridotto nell’impatto con la Serie A. La sua evoluzione ha avuto a che fare con l'asciugare le sue partite, facendo emergere le sue doti da attaccante ombra. Già nel 2019 Alfredo Giacobbe notava come Orsolini mostrasse numeri incoraggianti da quel punto di vista. Forse rispetto a quel momento non ha avuto l’evoluzione che lasciava immaginare, ma il suo rendimento si è stabilizzato. Pur all’interno di una paradossale discontinuità di rendimento, Orsolini ha continuato a segnare un numero di gol sempre molto simile - magari alternando lunghi periodi di digiuno ad altri in cui il suo piede mancino va a fuoco.

È il giocatore del Bologna con più xG per novanta minuti. Grafica Hudl Statsbomb.
Negli ultimi due anni il suo rendimento è cresciuto insieme a quello del Bologna. Dentro sistemi più dominanti col pallone, capaci di schiacciare gli avversari in avanti col pressing, Orsolini è più a proprio agio. È veloce ma non è un’ala da grandi strappi; porta bene palla, ma non con una precisione davvero di alto livello. Gioca per la squadra ma non fa molto lavoro sporco, per risalire il campo, offrire linee di passaggio. A volte sembra pigro. È un attaccante da giocate estemporanee, che può accendersi all’improvviso con un guizzo istintivo, un controllo orientato, una finta. Soprattutto quest’anno, col Bologna che gioca a un’incredibile intensità, Orsolini si trova più spesso a poter concludere in condizioni favorevoli, al termine di transizioni brevi e senza troppi avversari davanti. Dominguez e Ndoye portano palla dall'altro lato; Odgaard fa il lavoro sporco fra le linee; e lui col tempo ha imparato a scegliersi meglio i tiri: meno da fuori area e più dentro l’area. Secondo la metrica di Hudl Statsbomb che misura la qualità di scelta del tiro, Orsolini è il migliore del Bologna.

La qualità del suo calcio di sinistro è sempre stata piuttosto incredibile. Orsolini è forse il miglior tiratore italiano insieme a Barella. Col tempo però è diventato più pratico anche nella scelta delle esecuzioni tecniche, trovando il modo di far gol anche in situazioni meno lineari, con esecuzioni più corte e rapide.
ORSOLINI IN NAZIONALE
Possibile che un giocatore così non serva a una delle nazionali italiane meno tecniche degli ultimi decenni?
Se guardiamo gli altri esterni e seconde punte convocate da Spalletti, nessuno ha fatto i gol di Orsolini in questa stagione. Maldini ne ha segnati 3 (l’ultimo a gennaio, nessuno con l’Atalanta); Politano 2, Raspadori 4, Zaccagni 8. È questo, forse, che ci ha fatto pensare subito che quella esultanza contro la telecamera fosse polemica. Orsolini è nel miglior momento della sua carriera, come dimostrato anche dai numeri, ma Spalletti lo ignora.
L'evoluzione di Orsolini nel tempo. Rispetto allo scorso anno aiuta meno nella risalita del campo ma conclude di più e meglio. Grafici Hudl Statsbomb.
La questione è tattica. Orsolini non viene convocato da giugno, da quando cioè è stato tagliato dalla lista dei pre-convocati agli Europei. L’Italia nel frattempo è passata dal 4-3-3 fluido con cui ha affrontato il torneo estivo al 3-5-2 attuale e lo spazio per gli esterni offensivi come Orsolini si è ristretto. L’Italia ora attacca in ampiezza con gli esterni di centrocampo e gioca tra le linee con un trequartista. Le ali sopravvissute alle convocazioni, oggi, sono profili duttili come Politano (che può giocare anche da quinto di centrocampo) o giocatori già abituati a giocare in sistemi tattici più simili, come Zaccagni, che ha giocato in 3-4-3 in passato. Oppure, ancora, un trequartista più centrale come Maldini. Per Orsolini, che ha passato quasi tutta la sua carriera largo a destra nei vari 4-3-3 del Bologna, non è rimasto spazio. Mi rendo conto che questo discorso forse suona un po’ rigido, in un calcio in cui contano di più le caratteristiche e le funzioni, rispetto alle posizioni di campo in senso stretto. Per questo la capacità da attaccante ombra di Orsolini forse può tornare davvero utile all’Italia: la sua capacità di attaccare la profondità, di ruotare attorno a una punta e di sbucare sul lato debole; anche considerando che l’Italia rifinisce molto a sinistra, dove c’è Dimarco.
Il confronto statistico con gli altri giocatori offensivi convocati dall’Italia ci dice due cose; la prima è che Orsolini sta avendo una stagione migliore di molti (diciamo tutti, più o meno); la seconda è che il suo profilo è più simile a quello di una seconda punta come Raspadori che ad ali come Politano o Zaccagni, che sono più coinvolti nella manovra.
Per le prossime partite contro la Germania l’Italia non avrà a disposizione il suo fulcro creativo, ovvero Federico Dimarco, e bisognerà vedere se Udogie saprà davvero prendersi quel tipo di responsabilità. Il ruolo di seconda punta sarà probabilmente di Raspadori, che col Napoli sta avendo continuità per la prima volta e che è più bravo di Orsolini a legare il gioco sulla trequarti.
Orsolini è finito in un’impasse: sta facendo meglio di tutti i pari ruolo italiani, ma non è considerato abbastanza flessibile tatticamente; e al contempo non abbastanza talentuoso per modificare il sistema attorno alle sue caratteristiche. Un ragionamento non assurdo, intendiamoci. Orsolini è un giocatore limitato spalle alla porta, nel primo controllo e che tende ad assentarsi un po' troppo spesso nelle partite. La scommessa di Spalletti, probabilmente, è che Maldini abbia più prospettive di Orsolini, che sia un giocatore su cui costruire.
Certo che per l’Italia è quanto meno strano lasciare a casa un giocatore che calcia la palla in quel modo, nel momento forse di maggiore carenza di talento offensivo della Nazionale.