I primi di marzo Ronaldinho Gaucho e il fratello atterrano all’aeroporto internazionale Silvio Pettirossi di Luque, dove mostrano alla polizia un passaporto paraguayano falso. Scoperti, i due vengono inizialmente lasciati andare, ma mercoledì 5 la polizia decide di prelevarli dalla suite del Resort Yacht & Golf Club Paraguayo e arrestarli. Il pubblico ministero, tuttavia, li scagiona ritenendoli non colpevoli, in quanto «in buona fede». Ronaldinho e il fratello sostengono infatti di essere stati ingannati: i documenti sarebbero un regalo ricevuto non appena scesi dall’aereo da parte di un imprenditore brasiliano, Wilmondes Sousa Lira, già arrestato. Accusa che Lira scarica su Dalia López, l’organizzatrice degli eventi di beneficenza a cui Ronaldinho avrebbe dovuto partecipare in città, oltre a presentare il suo libro Genius of life. Insomma, un casino.
Poi, poco prima che Ronaldinho e il fratello tornassero in Brasile, la polizia li ferma e li porta in commissariato per essere interrogati una seconda volta. Questa volta il giudice a cui viene affidato il caso decide di convalidare l’arresto, definendo le loro azioni «estremamente ingenue». Non è ancora chiaro perché Ronaldinho e il fratello avrebbero preferito mostrare un passaporto appena ricevuto dal proprietario di un casinò, piuttosto che il proprio documento, anche perché per i cittadini brasiliani in Paraguay basta la carta d’identità.
Ronaldinho in carcere
Nel 2015 era stato accusato di reati ambientali provocati nel lago Guaíba, vicino Porto Alegre, dove aveva costruito una piattaforma di pesca senza i permessi necessari. A seguito di quell’accusa, il suo passaporto era stato sequestrato. Pochi mesi fa, invece, è stato indagato a causa dei suoi presunti legami con una società di criptovaluta chiamata 18k Ronaldinho, che prometteva ottimi guadagni, ma che in realtà si è rivelata essere una specie di Schema di Ponzi.
Non è la prima volta che ha problemi giudiziari, ma mai prima era finito effettivamente in carcere. Il video del suo arresto è straniante: Ronaldinho è improvvisamente irriconoscibile, si trascina stancamente lungo un corridoio pieno di gente con i polsi coperti da una specie di lenzuolo rosa, indossa dei pantaloni neri ridicolmente larghi e una maglia bianca XXXL. In testa porta un cappello Kangol, una specie di basco sportivo che abbiamo visto indossare solo a lui e a Samuel Lee Jackson dai primi anni del 2000, dove ha nascosto i lunghi capelli ricci che definiscono la sua immagine pubblica. Anche lo sguardo sembra spento, provato, le labbra serrate nascondono i famosissimi denti sporgenti. Dietro di lui il fratello sembra la versione disegnata male, più bassa e rotonda.
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I due vengono portati nel «Cuadrilatero», un settore del penitenziario di Asuncion che ospita principalmente ufficiali di polizia e politici accusati di corruzione, ma anche trafficanti di droga (loro sarebbero all’ultimo piano, i trafficanti in quello subito sotto). Sono in detenzione preventiva per evitare una fuga in Brasile, entro sei mesi dovrebbe esserci un processo per chiarire il loro ruolo nella vicenda. Il giornale paraguaiano Abc Color ha parlato di «una presunta accusa di riciclaggio» nei confronti di Ronaldinho, il fratello Roberto e dell’imprenditrice locale Dalia Lopez, ma al momento sembrano accusati solamente per i documenti falsi.
L’idea di Ronaldinho in carcere è semplicemente assurda, contraria a tutto ciò che pensiamo di lui. Come si può ingabbiare Ronaldinho, se non ci è riuscito neanche Guardiola? Non parliamo solo di quello che è stato il miglior calciatore al mondo per almeno due stagioni, ma del simbolo di un calcio libero e felice, pazzo e artistico, del calcio dei bambini e dei funamboli. Forse anche per questo la narrazione intorno alla sua detenzione si è riempita di sfumature ironiche.
Ronaldinho che presta servizio presso la caffetteria della prigione lanciando alla perfezione dischi fatti con la pasta del pane; Ronaldinho che raccoglie al volo con il tacco il sapone caduto nella doccia; gente che si organizza per liberarlo dal carcere, perché ohi, non si può tenere Ronaldinho in carcere. Qualcuno più critico ha comparato la foto - presunta - di Ronaldinho in posa con il poliziotto che l’ha arrestato, con altre di arresti molto più violenti effettuati dalla polizia. Proprio perché è Ronaldinho, con il passare dei giorni sono iniziate ad uscire notizie sempre più fantasiose, fino a quella secondo cui Lionel Messi starebbe per saldare tutti i debiti dell'ex compagno, oltre a spendere 4 milioni di euro per farlo uscire di prigione (notizia smentita poi dall’entourage del giocatore).
L’ingresso della prigione in cui è detenuto insieme al fratello (foto di NORBERTO DUARTE/AFP via Getty Images).
Diego Armando Maradona ha postato su Instagram una foto mentre abbraccia Ronaldinho, con la scritta: "Forza amico mio. La verità viene sempre a galla. Un grande abbraccio campione”. E pochi giorni fa (l'8 marzo) è caduto il quindicesimo anniversario di uno dei suoi gol più iconici, il tiro di punta da fermo contro il Chelsea, tanto per compensare la prima foto dal carcere di Ronaldinho (diffusa dal giornalista Hernan Rodriguez), in cui sfoggia di nuovo l'inconfondibile sorriso e indossa una canottiera viola macchiata dal sudore (in questi giorni le temperature ad Asuncion raggiungono i 40 gradi). I capelli sembrano unti, sporchi, ha gli occhi gonfi.
Il più forte giocatore al mondo tra quelli in carcere
Al suo meglio Ronaldinho è sembrato in grado di piegare la realtà che lo circondava alla propria volontà picaresca, forse è il giocatore che più di tutti è andato vicino a piegare le leggi della fisica alla sua volontà e... al suo senso dell'umorismo?
Una capacità che gli è rimasta evidentemente anche in carcere: come spiegare altrimenti la coincidenza tra il suo arresto e lo svolgimento di un torneo di calcio a 5 - la Copa Cárcel Agrupación Especializada de Asunción - all’interno del penitenziario?
Il torneo c'è stato, ma come in un romanzo di Gabriel Garcia Marquez notizie e leggende sulla sua partecipazione hanno iniziato a mischiarsi sapientemente, fino a creare una storia a cui non si può non accostare l’abusata definizione di realismo magico.
Qui, ad esempio, il giornalista Iván Leguizamón racconta come mentre Ronaldinho passeggiava con un poliziotto sarebbe arrivato un pallone alto a campanile dal vicino campo e l’ex Barcellona l’avrebbe stoppato con il collo facendo un giro su se stesso senza farlo cadere.
A quanto pare, Ronaldinho è entrato in un acceso mercato tra le squadre accaparrarsi le sue prestazioni. D'altra parte, nel contesto di un torneo riservato agli over 35, Ronaldinho è una specie di glitch: se non siamo stati in grado di dare un prezzo al miglior Messi, come possiamo darlo a Ronaldinho in un torneo amatoriale tra detenuti, anche se bolso e fuori forma? Ronaldinho che gioca a calcetto in carcere sembra la versione grottesca delle pubblicità della Nike in cui giovanissimo e dentone seminava il panico sul parquet dei suoi primi campetti di futsal.
Non sappiamo come siano andate le trattative, possiamo solo ipotizzare lo sforzo di squadre dai nomi improbabili come Pira Guasu, Chacarita, Sport Espada, Sport Pitufo e Negro Cumbiero per avere il miglior giocatore di calcio al mondo (tra quelli in carcere) in squadra. E poi, giocare con Ronaldinho non serve solo a vincere il premio finale - 16 chili di maiale arrosto - ma vorrebbe dire anche giocare con Ronaldinho. Una possibilità che equivale a, non so, ballare con John Travolta, andare a bere con Ernest Hemingway.
A spuntarla è la squadra messa in piedi dall’ex presidente dello Sportivo Luqueno, Gonzalez Karjallo, ovvero il Pira Guasu. Ma per il bene della democrazia carceraria hanno deciso di aggiungere una regola: Ronaldinho non poteva fare gol, ma solo assist. Anche qui siamo di fronte a qualcosa che sembra poter far parte solo di un immaginario universo Ronaldinho in cui l’algebrica necessità del gol viene rigettata in favore di una totale concentrazione verso il tocco, il gesto, il passaggio visionario che ne ha creato il mito.
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Ronaldinho, quindi, avrebbe giocato con delle scarpe da ginnastica consone (o scarpini, in alcune versioni della storia) prestategli da una guardia carceraria. Dico "avrebbe" perché a questo punto la realtà e la fantasia sono totalmente mescolate: in un’epoca di informazione fasulla bisognerebbe cercare di essere rigorosi, ma in questa precisa circostanza conta davvero?
Da quello che si può ricostruire, il torneo coinvolge 194 carcerati, divisi in 10 squadre. Un numero di squadre alto, che richiederebbe molte partite, ma tutto quello che è arrivato sui giornali italiani (ma anche stranieri) è che c’è stata una finale, e che l’avrebbe vinta la squadra di Ronaldinho per 11-2.
Si dice che lui abbia segnato 5 gol e servito 6 assist, assurgendo a demiurgo della partita (quando era ancora un bambino, girava una leggenda metropolitana secondo cui avrebbe segnato tutti e 23 i gol di una partita finita 23-0). Rispettando il suo personaggio fanciullesco, inoltre, Ronaldinho avrebbe rotto l’unica regola impostagli, quella di non fare gol.
Un’infrazione che in una partita vinta con un gol di scarto - magari l’unico segnato proprio da lui - sarebbe stata anche epica, a dimostrare come nel calcio non si possono creare limiti individuali, ma solo regole collettive; ma che così - in una partita finita con 9 gol di scarto - diventa solo in qualche modo ridicola.
Ci sono tanti punti che non tornano in questa storia: le partite precedenti Ronaldinho le ha giocate? Nessuno si è lamentato dell’infrazione della regola? Nessun ricorso? Perché nessuno si è interessato al fratello, anche lui con un passato da discreto giocatore?
Altri “organi di informazione” indicano come la finale si sia svolta tra Negro Cumbiero e Villa Real (quindi non la squadra del brasiliano) e sia finita 8-2. Ronaldinho, in queste versioni, avrebbe preso parte a uno spezzone di partita, più per motivi di intrattenimento (se non puoi giocare con Ronaldinho, prova almeno a veder giocare Ronaldinho) che altro.
Ma dato che non esistono vere riprese dell’evento e, essendo stato disputato in un carcere, non c'era tribuna stampa, non lo sapremo mai. Probabilmente è meglio così: come dicevano Rino Tommasi e Gianni Clerici (attribuendola a diverse persone) «mai rovinare una bella storia con la verità».
Qui si vede forse Ronaldinho segnare un gol, mentre tutti intorno sembrano piuttosto distaccati.
Nel nostro immaginario i tornei (di qualsiasi sport si tratti) in carcere hanno sempre un carattere eroico: dalla partita di Fuga per la vittoria in poi. La metafora dello sport come forma di libertà non potrebbe essere più letterale. Avevano un tono drammatico la partita in Sleepers e anche quella intorno a cui girano Quella sporca ultima meta (e tutti i suoi remake): sono tutte partite che girano intorno ad un topos hollywoodiano molto classico, quello della lotta per il riscatto, dello scontro tra chi prevarica e chi viene prevaricato.
Le ultime due settimane di Ronaldinho, anche se sembrano a loro volta sceneggiate, non hanno nulla di eroico, eppure calzano in qualche modo al personaggio. Senza entrare nei dettagli dell’accusa, Ronaldinho è stato al centro di un intreccio di mercato, ha stoppato un pallone che pioveva dal cielo, giocato una finale, segnato 5 gol e fatto 6 assist, trasgredendo all'unica regola che gli avevano dato, mentre era in carcere.
Tutte storie che possono essere vere o false, proprio come il suo gioco che conteneva una parte incomprensibile e anomala, impossibile da raccontare veramente. Tutto quello che sappiamo è che - questo sembra sicuro - alla fine della partita, al gioco del calcio è stato sacrificato un maiale.