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20 feb 2025
Breve storia della rivalità tra Marcell Jacobs e Filippo Tortu.
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IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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Mentre l'Italia viene ipnotizzata dalla sigla di Sanremo, il 13 febbraio Il Fatto Quotidiano pubblica una notizia sconcertante: tra il 2020 e il 2021 Giacomo Tortu, fratello e manager di Filippo Tortu, avrebbe cercato di ottenere i dati sulle analisi del sangue di Marcell Jacobs, alla ricerca di sostanze illecite e doping. Per le stesse ragioni, secondo la ricostruzione del Fatto, Giacomo Tortu avrebbe chiesto anche di avere i tabulati e le intercettazioni telefoniche delle conversazioni di Marcell Jacobs con il suo staff, materiale da cui però non sarebbe emerso nulla di incriminante.

Queste informazioni fuoriescono dalle indagini sul caso della SRL Equalize, una società che è accusata dalla Procura di Milano di "aver fatto accessi illegali alle banche dati dello Stato per ottenere informazioni riservate su alcune società e su persone in vista", come riporta Il Post. L'inchiesta nasce dalle rivelazioni fatte da Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano e persona che avrebbe garantito i contatti a Equalize, e Carmine Gallo, ex poliziotto. Proprio quest'ultimo avrebbe raccontato agli inquirenti i dettagli della vicenda che riguarda Tortu e Jacobs.

Il caso ha riaperto i sospetti sulla relazione tra i due velocisti, tra i quali secondo molti ci sarebbe una forma di sottile rivalità, o comunque di antipatia. Ho ripercorso le tappe principali di questo rapporto per provare a fare un po' di chiarezza.

UN'AMICIZIA MAI SBOCCIATA

«Siamo come due piloti: entrambi vogliamo essere i più veloci, ma corriamo per la stessa scuderia», disse Tortu ad aprile del 2021, alla vigilia delle World Relays che qualificano la staffetta azzurra alle Olimpiadi di Tokyo. La metafora dei motori calza a pennello: Jacobs sognava di andare veloce sulle due ruote, ma per accontentare la madre scelse le proprie gambe.

È il momento in cui le storie dei due corrono ancora in parallelo. Tortu è il detentore del record italiano sui 100. Jacobs invece è una meteora, uno sconosciuto: nato in Texas, è cresciuto solo con la madre e per anni non ha parlato con il padre. Ha una moglie, una ex compagna da cui ha avuto il primo figlio che spesso e volentieri rilascia interviste, e altri due figli. Ha un fisico statuario, imponente, su cui sono impressi vari tatuaggi. Da quando ha vinto l’oro nei 100 metri, ai Giochi Olimpici di Tokyo, è diventato un personaggio che travalica i confini sportivi. Dal 2023 si è trasferito da Roma a Jacksonville, negli Stati Uniti, dicendo addio allo storico allenatore Paolo Camossi per l’americano Rana Reider.

L’altro, Tortu, è nato a Milano ma è legatissimo alle origini sarde dalla famiglia. Si è sempre e solo allenato con il padre Salvino e considera il fratello Giacomo, suo manager (con cui condivide un tatuaggio), il migliore amico. Ha un fisico più esile ed è il volto pulito dell’atletica azzurra. Non parla mai della sua vita privata e fin da subito viene dipinto come l’erede di Livio Berruti (suo idolo) e Pietro Mennea. Il rapporto tra i due velocisti, bene o male, si basa solo sul cronometro, non hanno l’amicizia, suggellata dalla medaglia divisa, dei saltatori in alto, Gianmarco Tamberi e Mutaz Barshim, o quella di Sofia Goggia e Lindsey Vonn.

In teoria la competizione tra i due potrebbe essere il propellente per un miglioramento reciproco, ma qualcosa si spezza dopo l’oro di Marcell Jacobs nei 100 metri piani e nella staffetta 4x100 a Tokyo. In un’intervista a Repubblica concessa dopo le Olimpiadi, Jacobs dichiara: «I ruoli si sono invertiti, ora tiro io. Nel passaggio può darsi che qualcosa abbia incrinato la fiducia reciproca. Un saluto mancato, un complimento non fatto…». Il velocista parla pure di intromissioni, non specificate, di terzi parti. Dalla sua, Tortu cerca di gettare acqua sul fuoco: «Lo sport è così, un giorno tira uno e un giorno l'altro. Sicuramente sarà uno stimolo in più per migliorarci».

A settembre, a Sportweek, l’ormai ex campione olimpico, torna sui fatti raccontando di un chiarimento avvenuto prima del Gran Premio di Monza. «Ci tenevo a parlare con lui di alcune cose e di certe frasi che mi sono state attribuite. Al sabato, con gli altri olimpionici, siamo stati a cena insieme. Ho voluto puntualizzare la situazione. Anche riguardo alla staffetta e all’ultima frazione. Gli ho detto che è ovvio che, come a tutti, mi piacerebbe correrla. Premesso questo, mai e poi mai mi permetterei di provare a imporre la mia volontà. Tra noi c’è una sana e ovvia rivalità sportiva. Fuori, però, anche al di là degli obiettivi comuni con la 4×100, continueremo a stimarci e a rispettarci». È della stessa opinione il brianzolo che risponde a Rai Radio 1: «Con Jacobs c’è rivalità a livello sportivo come è giusto che ci sia, come c’è anche con gli altri ragazzi della staffetta. La rivalità in pista sarebbe strano se non ci fosse, perché tutti e quattro ci alleniamo tutto l’anno per provare a vincere, ma questo non esclude un’amicizia che c’è da anni».

Le voci su loro conto sembrano placarsi fino al Mondiale del 2022, un anno complesso per Jacobs. Alla rassegna iridata esce la voce che Jacobs abbia prenotato, ancora prima di infortunarsi, il volo di rientro dopo la sua gara individuale, ritirandosi quindi dalla staffetta. Non se ne parla molto nonostante l'esclusione dalla finale, forse perché la 4x100 si rifà ai Mondiali del 2023 con l’argento e con l’oro agli Europei di Roma 2024.

La questione ricompare a livello sportivo alle Olimpiadi di Parigi, dove la staffetta finisce fuori dal podio e in molti si chiedono perché al posto di uno spento Tortu non sia stato messo l'astro nascente Chituru Ali, reduce da una annata di prim’ordine.

TORTU, IL BRAVO RAGAZZO

Prima di tornare agli ultimi avvenimenti è utile inquadrare questa storia in una cornice più grande. Facciamo un passo indietro, quindi.

Prima degli anni d'oro dell'atletica italiana, una buona parte del movimento è spinto solo dalle gambe di Filippo Tortu. Milanese, cresciuto in Brianza, ha le fattezze del classico bravo ragazzo. Muove i primi passi in oratorio dove si diverte ad andare a canestro, è appassionato a livelli maniacali di calcio, tanto da essere andato, in off season, per meno di 48 ore, in Argentina, per il Superclasico tra Boca Juniors e River Plate.

Soprattutto va veloce. L’atletica è un fattore di famiglia, una famiglia che per certi versi, lo imbriglia e lo gestisce in maniera quasi maniacale. Tutto viene curato internamente, dagli allenamenti fino agli accordi commerciali. Esclusa la mamma, il nucleo familiare lavora in funzione e a sostegno di Filippo, tanto che nel 2017 il papà Salvino fonda, insieme al socio Natale Bellati, Sprint Academy. «L’obiettivo, Pippo a parte - dice alla Gazzetta dello Sport - era dare nuova visibilità all’atletica. Per farlo occorre cambiare: evidentemente non tutti lo capiscono». Nella società c’è anche il fratello Giacomo, onnipresente in tutte le occasioni pubbliche al fianco di Filippo, tesserato FIDAL che si occupa, come si legge sul sito, dell’“Area sportiva, Meeting e Nuovi progetti” oltre ad essere presidente della Sprint Academy.

Tutti hanno sempre corso a casa Tortu, dal nonno, passando per il padre coach, fino a Giacomo, presidente pure della società di atletica Raptors Milano. “Pippo”, brucia le tappe a suon di primati che cadono, come quello allievi, nei 100, fatto nel 2015 o come quello sui 200. Va così veloce che nel 2016, ad appena 18 anni, sembra già l'atleta che risolleverà le sorti di un movimento ai suoi minimi storici. Il 20 luglio di quell’anno, in Polonia, è argento al Mondiale Under 20 nei 100 metri, con il tempo di 10.24. E per una serie di corsi e ricorsi storici gli è davanti (di sette centesimi) solo uno statunitense: Noah Lyles, ovvero il vincitore dell’oro, nella gara regina ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. All’epoca Marcell Jacobs non è nei suoi pensieri, visto che lo sportivo tesserato con le Fiamme Oro (Tortu è Fiamme Gialle, anche in questo diversi) fa salto in lungo.

Tortu inizia così a scrivere la sua personale storia ai massimi livelli: è la prima medaglia d’argento per l’Italia a un mondiale Under 20. A quel punto parte la sua rincorsa contro il cronometro e contro la storia per avvicinare Mennea. Lima i centesimi, fino al record del 2018: con 9.99 a Madrid è il primo sotto i 10 secondi. L’anno dopo è pure il primo azzurro di sempre a qualificarsi per una finale mondiale nei 100. Tutto fa presagire il meglio in vista di Tokyo 2020. Il rinvio dovuto alla pandemia, però, farà emergere un nuovo protagonista.

DA DOVE ARRIVA MARCELL JACOBS?

Il primo agosto del 2021, in quel famoso abbraccio tra Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, l'atleta meno noto è il primo. Meno conosciuto dagli italiani e dagli anglosassoni, che proprio per questo, all’indomani della vittoria olimpica, inizieranno una campagna denigratoria a suo carico basata sull’accusa di doping (forse la stessa che ha solleticato la fantasia di Giacomo Tortu?). Chiacchiere e illazioni mai confermate, nemmeno dal presunto spionaggio, tanto che l’unico a essere trovato positivo fu il britannico Chijindu Ujah che era stato bronzo nella gara d’oro della staffetta 4x100. Voci che nascono quasi esclusivamente per spiegarsi un'ascesa meteorica e inaspettata.

Jacobs arriva in Italia a soli 2 anni, la mamma lo cresce da sola. È esuberante tanto che che si è sempre definito un po’ “crazy”, come il tatuaggio che ha sul collo e come il suo nickname su Instagram “Crazy Long Jumper”. Prima di arrivare all’atletica fa nuoto, basket e calcio. In campo spicca per la sua cavalcata più che per i dribbling e alla fine, quando ha 10 anni, sceglie l’atletica e inizia sulla pista di Desenzano del Garda, dove la mamma lavora.

All'inizio non pensa ai 100 metri, preferisce fare dei balzi sulla sabbia dove, come Tortu, inizia a demolire record su record, sognando di raggiungere i 9 metri. Il suo percorso è sulla strada giusta, tanto che nel 2016, quando Tortu è medaglia Under 20, fa il salto più lungo di sempre per un azzurro con 8.48 ventoso. I problemi fisici, però, lo costringono a cambiare disciplina, a puntare tutto sulla corsa. Dal 2018 si dedica alla velocità e inizia a infilarsi nei 100 e nella staffetta: a Doha 2019 la 4x100, composta anche da Tortu, fa il record nazionale, poi demolito a Tokyo. Lo stop dovuto alla pandemia, come detto, sembra innescare la sua ascesa.

Prima emerge a livello indoor, poi si appropria del primato sui 100: a Savona diventa il secondo italiano di sempre sotto i 10 secondi con 9.95. Quel tempo è il preludio al 9.80 di Tokyo e alla staffetta: lui in seconda frazione e Tortu all’ultima. Tokyo mette anche fine ai 100 di Tortu, che ormai li corre sempre meno, preferendo i 200, dove sa di avere più chance.

Da quel momento la carriera di Jacobs inizia a singhiozzare. Altri problemi fisici, poi anche quelli di immagine, con le accuse all'agenzia di Fedez, la Doom Communication, che secondo lui non lo promuove abbastanza (il rapper non gradirà le affermazioni e lo querelerà per diffamazione). Oggi la sua immagine è gestita dal ferrarese Marcello Magnani, figura di spicco nel mondo dell’atletica. Jacobs nel frattempo ha fondato una sua Academy e negli Stati Uniti sta cercando il modo di ritornare ai livelli raggiunti a Tokyo.

Torniamo quindi al presente, con le sue indagini e i suoi veleni. Giacomo Tortu è nel registro degli indagati della Procura di Milano e il Presidente della FIDAL, Stefano Mei, nella giornata di sabato ha rotto il silenzio. «Qualora fosse confermata la presenza di un'indagine, saremmo di fronte ad un episodio che dovrà essere affrontato anche dalla nostra Procura federale che, come da regolamento, valuterà le carte non appena possibile secondo i tempi del procedimento penale. [...] Auspico davvero che non ci sia stata alcuna attività di spionaggio o tentativo di spionaggio contro Marcell, perché sarebbe oltre che illegittimo, ingeneroso nei confronti di un grande campione».

Jacobs nel frattempo ha fatto il suo esordio stagionale (sui 60 indoor di cui è stato campione mondiale ed europeo) confermando lo stato di forma altalenante delle ultime stagioni, caratterizzate più dai ritiri e dai problemi fisici che dai successi. Tortu (più dedito ai 200) non corre proprio da Parigi e ora questa vicenda, se confermata, potrebbe porre un altro interrogativo importante per il prosieguo della sua carriera.

Pare che Jacobs abbia chiamato personalmente Filippo Tortu, che si è detto estraneo ai fatti. La chiamata sarebbe stata fatta in vista delle World Athletics Relays in Cina, a Guangzhou (10 e 11 maggio), quando la 4x100 si giocherà il pass per il Mondiale. Una competizione che, ironia del destino, si correrà a settembre proprio a Tokyo: dove questa storia è cominciata e dove rischia di finire.

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