L’8 dicembre 2019, dopo la sconfitta per 2-1 contro il Borussia Moenchengladbach, il Bayern Monaco ha esonerato Nico Kovac e ha scelto per la panchina Hans-Dieter Flick, fino a quel momento assistente dell’allenatore croato. Flick aveva allenato dal 2000 al 2005 l’Hoffenheim, allora nella terza serie tedesca per poi entrare a far parte, fino al 2014, dello staff tecnico di Joaquin Löw alla nazionale tedesca, contribuendo quindi al periodo d’oro della Nazionale tedesca. Sembrava una scelta transitoria, ma con Flick il Bayern ha vinto 19 delle 20 partite giocate nella passata stagione di Bundesliga, ha dominato e conquistato la Champions League.
Chiamato a spiegare la sua filosofia di gioco, Flick ha usato parole semplici e chiare: «Vogliamo avere la palla. E quando non ce l’abbiamo vogliamo riconquistarla attivamente». Un descrizione lapidaria del concetto di proattività e un cambio di rotta rispetto al calcio più conservativo di Nico Kovac. Il Bayern Monaco è diventato la migliore squadra del 2020 abbracciando un’idea di calcio proattiva e orientata all’attacco, un esempio eclatante della direzione presa del calcio nell’anno che per terminare.
Il tratto comune al calcio del 2020 è rintracciabile in un approccio che, assecondando una tendenza in atto da tempo, privilegia un gioco che si può definire genericamente “offensivo”, dove la propensione all’attacco si traduce in una ricerca del dominio del pallone e in strategie di recupero palla particolarmente attive.
Il calcio oscilla storicamente in un pendolo tra approcci illuministi, in cui la volontà positiva di dominio produce un calcio offensivo e di possesso, e quelli più orientati allo sfruttamento degli errori e degli spazi concessi dagli avversari. Il 2020 ha chiuso un decennio in cui a prevalere è stata la ricerca di un gioco autosufficiente; un gioco in cui in cui il possesso del pallone è lo strumento con cui impostare la propria strategia offensiva, forzando, senza aspettarli, gli squilibri difensivi avversari; il recupero del pallone avviene costringendo all’errore gli avversari grazie a strategie attive di riconquista del possesso.
Il laboratorio RB Lipsia
Uno dei più interessanti punti di osservazione del calcio del 2020 è stata la Final Eight di Lisbona della Champions League. In pochi giorni si sono scontrate le migliori 8 squadre europee della scorsa stagione, che hanno messo in mostra molti degli sviluppi tattici che si sono consolidati nel 2020. In maniera grossolana possiamo dire che solo due squadre, l’Atletico Madrid e l’Olympique Lione, adottavano un approccio “difensivo” alle partite. Le altro volevano giocare un calcio proattivo, sebbene declinato in modo differente. Tutte hanno mostrato diverse tendenze tattiche recenti.
Una squadra che esemplifica molti degli orientamenti tattici più in voga è il RB Lipsia di Julian Nagelsmann, giunto in semifinale dopo avere eliminato ai quarti dall’Atletico Madrid ed eliminato in semifinale dal Paris Saint Germain. La squadra di Nagelsmann è un laboratorio dove è possibile ritrovare fluidità posizionale, pressing, possesso e verticalità. Insomma, tutti gli strumenti tattici che si stanno affermando nel mondo del calcio.
Nei quarti di finale contro l’Atlético il RB Lipsia ha messo in mostra la sua fluidità posizionale all’interno della stessa partita. In fase di non possesso gli uomini di Nagelsmann si disponevano secondo un classico 4-2-3-1 che, in fase di possesso, transitava verso un 3-1-5-1. La fluidità posizionale è tipica della squadra tedesca, capace di cambiare modulo di gioco da una partita all’altra, all’interno dello stesso match e, infine, come nel caso del match contro l’Atletico Madrid, nelle due fasi di gioco. La flessibilità del RB Lipsia risponde a diverse esigenze.
Adattare il pressing agli avversari
La disposizione dei giocatori del RB Lipsia sul terreno di gioco in fase di non possesso palla viene adattata a quella degli avversari per meglio rispondere alle esigenze del pressing. Ciò non significa che il pressing del Lipsia sia orientato esclusivamente sull’uomo. La costante per Nagelsmann, ed è una costante che ormai viene ritrovata nella maggior parte delle squadre, è quella di proteggere il centro del campo, orientando le giocate in costruzione degli avversari verso le zone esterne. Spesso il RB Lipsia usa il 4-2-2-2 tipico delle squadre Red Bull proteggere il centro. Lo schieramento disegna uno stretto esagono interno con le due punte, i due interni e i due esterni di centrocampo disposti piuttosto stretti. La densità centrale protegge il centro e orienta le giocate verso l’esterno dove può scattare la pressione aggressiva. In questo caso il pressing del RB Lipsia è fortemente orientato alla copertura delle linee di passaggio e al controllo degli spazi.
Lo schieramento difensivo del Southampton di Ralph Hasenhüttl, ex tecnico austriaco dell’RB Lipsia.
Contro l’Atletico Madrid, però, Nagelsmann ha preferito contrastare la costruzione bassa con il 4-2-3-1 per cucire il proprio schieramento ai movimenti degli interni avversari, inserendo dosi di orientamento sull’uomo alla ricetta del proprio pressing. I compiti richiesti al centravanti Poulsen erano diversi da quelli assegnati alle due punte nello schieramento 4-2-2-2. In quest’ultimo caso, infatti, alle due punte è richiesto di occupare le linee di passaggio tra i centrali e i centrocampisti avversari, mentre, contro l’Atletico, Poulsen provava a inibire il passaggio tra i due centrali forzando la giocata verso il terzino del lato forte. Dietro al centravanti, il trequartista Dani Olmo si orientava sull’interno basso avversario che si muoveva per ricevere il pallone.
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La disposizione 4-2-3-1 dell’RB Lipsia in fase di non possesso. Quando la palla giunge al terzino dell’Atletico Madrid, scatta il pressing.
L’adattabilità dello schieramento è stata ancora più evidente quando, a un certo punto, Simeone ha abbassato Saul sulla linea dei difensori, disegnando una linea di costruzione a 3 per provare a sfuggire al pressing. In quel caso, Dani Olmo si è aggiunto a Poulsen sulla linea degli attaccanti per disegnare uno schieramento ancora capace di orientare versi i terzini le giocate della linea arretrata avversaria.
L’Atletico Madrid abbassa Saul sulla linea dei difensori in fase di impostazione, il RB Lipsia varia la disposizione dei suoi uomini in fase di non possesso.
In altre partite l’orientamento sull’uomo del pressing del RB Lipsia è stato ancora più evidente, così come diversa è stata l’altezza media dell’aggressione. All’interno della stessa squadra possiamo quindi vedere diversi approcci possibili al pressing che hanno caratterizzato il 2020. La costante è la volontà di recuperare in maniera attiva il pallone, l’intensità delle azioni di gioco e la cura dei giocatori nei tempi, nelle posture e negli angoli di pressione.
In Italia grosso successo hanno avuto i sistemi di pressing basati sulle marcature a uomo di Gasperini e Juric, ma si trovano esempi radicalmente opposti come il pressing centrato sulla copertura delle linee di passaggio di De Zerbi al Sassuolo o di Sarri e dello stesso Pirlo alla Juventus. In ogni caso anche in Italia molte squadre fanno della flessibilità dell’approccio al pressing un’arma tattica. Il Milan di Pioli in genere pressa alto con un’attenzione molto marcata al controllo dell’uomo in zone più avanzate, ma è pronto, in fasi successive, a compattarsi in uno stretto 4-5-1 capace di gestire gli spazi. Nella partita giocata a Sassuolo, per esempio, il Milan ha adattato il suo sistema di recupero palla alle specifiche caratteristiche della squadra di De Zerbi, abbassando molto la linea del pressing e rifiutando in maniera esplicita l’invito degli avversari alla pressione. Il Milan ha protetto il centro con un sistema 4-2-2-2 pensato per controllare lo spazio interno e chiudere le linee di passaggio verso i trequartisti del Sassuolo.
Il Milan contro il Sassuolo abbassa la linea del pressing e protegge il centro schermando le linee di passaggio dai centrali di De Zerbi verso il mediano e i giocatori disposti tra le linee.
La volontà di recuperare in maniera proattiva, e di farlo con flessibilità negli approcci, rappresentano una delle tendenze del calcio del 2020.
La flessibilità degli schieramenti
Contro l’Atletico Madrid il 4-2-3-1 del Lipsia si tramutava, in fase di possesso, in uno schieramento che i numeri possono descrivere con un 3-1-5-1. Le rotazioni prevedevano che il terzino Angeliño si alzasse occupando l’ampiezza a sinistra, i due esterni Nkunku e Sabitzer stringessero negli half-space del proprio lato e l’interno Laimer si aprisse sulla fascia destra. A quel punto il solo Kampl doveva supportare i tre difensori nella costruzione dell’azione. All’interno della fase offensiva del Lipsia è possibile ritrovare molti degli indirizzi tattici offensivi del calcio contemporaneo.
Il 3-1-5-1 offensivo dell’RB Lipsia.
Molte squadre utilizzano una suddivisione teorica del campo da gioco che prevede la sua partizione in cinque canali verticali – due sulle fasce, uno centrale e due intermedi che comprendono i cosiddetti half-spaces – da occupare integralmente in fase offensiva. In Italia, la Juventus passando da Sarri a Pirlo ha adottato lo stesso principio offensivo, già utilizzato dal Sassuolo di De Zerbi e dalla stessa Nazionale di Roberto Mancini.
La presenza di ben cinque giocatori alle spalle del proprio centravanti e alle spalle della linea di centrocampo dell’Atletico Madrid rispondeva all’esigenza, sempre più pressante, di mettere in difficoltà la struttura difensiva avversaria, dilatandone le distanze orizzontali, rendendo così difficile la contemporanea difesa dell’ampiezza e delle zone interne. Inoltre, lo schieramento di tanti giocatori alle spalle del centrocampo avversario abbassava l’intera squadra di Simeone e il centravanti Poulsen aveva il compito di allungare la linea difensiva dell’Atletico Madrid ampliando lo spazio per le ricezioni negli half-spaces.
L’adozione di questo particolare schieramento offensivo, nelle sue varianti con 4 o 5 giocatori alle spalle del centravanti, rientra a pieno titolo nel grande filone del Gioco di posizione, che tra i suoi principi fondanti ha proprio quello dell’occupazione di posizioni precise dentro una struttura posizionale ben definita. L’influenza del Gioco di posizione è, assieme alla sempre più estesa ricerca del recupero attivo del pallone, quella che sta più ispirando gli sviluppo tattici contemporanei.
Nel caso specifico la struttura posizionale adottata dal Lipsia contro l’Atletico - che ritroviamo simile in parecchie squadre - ha anche la funzione di favorire la ricerca della superiorità posizionale, uno dei concetti basilare del Gioco di posizione. L’idea è di occupare gli spazi alle spalle della linea di pressione avversaria e di creare diverse linee di passaggio.
L’esempio del RB Lipsia evidenzia anche come utilizzare la fluidità posizionale, variare il proprio schieramento tra la fase di possesso e quella di non possesso, sia ormai pratica comune e risponda alle esigenze di adattare il proprio sistema di recupero del pallone e la propria fase d’attacco alle migliori esigenze generali della squadra e specifiche del match, senza essere vincolati a un unico schieramento. Per almeno tre delle squadre arrivate alla Final Eight della Champions League – RB Lipsia, Manchester City e Paris Saint Germain – la fluidità del modulo di gioco era un tratto caratteristico e fondante della propria idea tattica.
Muovere i giocatori in campo sta disgregando il concetto di ruolo a favore di quello di funzione. L’organizzatore di gioco non è necessariamente più il giocatore che occupa la posizione in mezzo al campo, ma può essere uno dei tre difensori centrali o, in un’epoca in cui si difende ossessivamente il centro del campo, può essere uno dei terzini che può utilizzare i maggiori spazi a disposizione per prendersi responsabilità nell’indirizzo della manovra d’attacco. O ancora, come risposta al pressing, l’organizzatore principale della costruzione bassa può essere il portiere, che può sfruttare a tal fine la maggiore libertà concessa degli avversari.
La costruzione bassa con 3 uomini
Lo schieramento offensivo del RB Lipsia contro l’Atletico Madrid fornisce anche un esempio dell’utilizzo sempre più diffuso di linee arretrate a 3 in fase di costruzione bassa. Nella Final Eight di Lisbona almeno cinque squadre – Atalanta, Olympique Lione, Manchester City, Paris Saint Germain e RB Lipsia – schieravano strutturalmente una linea difensiva a 3 in fase di impostazione, indipendentemente dallo schieramento in fase difensiva. In Serie A sono ormai tantissimi gli esempi analoghi. Inter, Lazio, Roma, Atalanta, Verona, Udinese, Fiorentina, Genoa e Crotone giocano più o meno stabilmente con una difesa a 3 che utilizzano anche in fase di possesso palla. Il Torino, il Sassuolo e il Bologna l’hanno adottata spesso e altre come Juventus o lo stesso Sassuolo la utilizzano durante la costruzione bassa. In tale fase ormai più del 50% delle squadre del campionato italiano adotta una linea a 3 e anche il Napoli di Gattuso ha mostrato nelle ultime partite una tendenza analoga, alzando a inizio azione il terzino sinistro Mario Rui e stringendo al fianco dei centrali il terzino destro Di Lorenzo.
La scelta sempre più frequente della costruzione bassa con 3 uomini nasce dall’esigenza di superare il pressing sempre più aggressivo e organizzato. Come nelle arti marziali, le squadre col pallone vogliono utilizzare a proprio vantaggio l’aggressività avversaria per colpire sfruttando gli spazi liberati dalla pressione. Con una linea di costruzione a 3 uomini è più semplice trovare la superiorità numerica, è più facile generare linee di passaggio multiple con ricevitori ad altezza diversa e, con più spazio a disposizione, i 3 giocatori possono modulare la distanza reciproca per allontanare tra loro gli uomini in pressione e modificare gli angoli di passaggio, sia verso l’esterno che verso l’interno, oltre la linea di pressione. In più, assecondando la tendenza ad alzare precocemente tanti uomini sopra la linea del pallone, tre uomini in posizione centrale danno stabilità in fase di transizione difensiva.
All’interno di una più lunga tendenza all’utilizzo della difesa a 3, nel 2020 sono emerse interpretazioni sempre più originali del comportamento tattico dei 3 difensori. Anche in questo caso la Final Eight di Lisbona è un ottimo punto di osservazione. Guardiamo ancora il RB Lipsia, e in particolare gli smarcamenti di Dayot Upamecano, il centrale della linea a 3 contro l’Atletico Madrid. Con la palla in possesso del portiere Gulacsi e sotto la pressione avversaria, Upamecano si alzava lasciando al proprio portiere il compito di fungere da vertice basso, disegnando così un’ulteriore linea di passaggio avanzata.
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La palla è in possesso del centrale di destra Klostermann. Upamecano il alza oltre la linea di pressione, creando una linea di passaggio avanzata e liberando quella verso il portiere Gulacsi.
In Serie A la Juventus, l’Inter e la Lazio hanno nel proprio bagaglio lo smarcamento oltre la linea della prima pressione dei centrali, Bonucci, De Vrij e Acerbi. Tuttavia, a dimostrazione di un’evoluzione sempre più diffusa, anche il neopromosso Spezia di Vincenzo Italiano parte da una linea a 4 ma quando la la palla va verso il terzino il centrale vicino si smarca davanti. In questo modo crea una nuova linea di passaggio avanzata, ripulisce la zona dalla pressione avversaria e facilita il coinvolgimento del portiere nell’impostazione della manovra.
La palla è in possesso del terzino Simone Bastoni e il centrale Terzi si smarca in avanti.
Sempre più ampio è anche l’utilizzo nella metà campo avversario dei cosiddetti braccetti, i due difensori laterali della difesa a 3. A Lisbona il gol dell’Atalanta contro il Paris Saint Germain è stato propiziato dall’avanzata profondissima di Toloi, un’abitudine tattica consolidata nella squadra di Gasperini. Nell’occasione Toloi si sovrapponeva internamente all’interno De Roon e dopo avere ricevuto il pallone e averlo giocato verso Zapata si inseriva all’interno dell’area di rigore. Il suo inserimento attirava Bernat, che abbandonava la marcatura di Pasalic per contrastare Toloi, liberando all’esterno lo stesso Pasalic che poteva calciare a rete senza ostacoli realizzando la rete del vantaggio atalantino.
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L’inserimento in area di rigore di Toloi, costringe Bernat a mollare la marcatura di Pasalic che così è libero di calciare e segnare.
La sovrapposizione, interna o esterna, dei braccetti, vista anche nello Sheffield United di Chris Wilder, è una soluzione offensiva che ha preso sempre più piede tra le squadre che utilizzano la difesa a 3 in fase di possesso. La sovrapposizione può avvenire senza il pallone o può seguire una conduzione palla, importante per capitalizzare la superiorità posizionale ottenuta in posizione arretrata. Il coinvolgimento avanzato dei braccetti di difesa sta via via modificando l’impostazione generale della linea a 3. Se prima, in genere, veniva immaginato un giocatore in posizione centrale capace di iniziare la manovra, e quindi dotato di capacità tecniche e di lettura del gioco, adesso anche ai due difensori laterali è richiesta ampia capacità di partecipare in vari modi, alla fase di possesso, fino a giocare in zone profonde della metà campo avversaria.
Un esempio italiano di coinvolgimento offensivo dei braccetti. Danilo, terzo di sinistra in difesa in fase di possesso palla, si alza andando ad occupare l’half-space di sinistra. Riceve il pallone e serve l’assist oltre la linea difensiva per l’inserimento di McKennie che parte dall’half-space di destra.
Verticalità
Il RB Lipsia è noto per la verticalità del proprio gioco. Tuttavia, con l’avvento di Nagelsmann, la squadra ha diversificato il suo gioco, inserendo tra le sue armi tattiche un attacco posizionale più ragionato. Nella partita contro l’Atletico, affrontando una squadra che difendeva facendo densità nella propria metà campo, gli uomini di Nagelsmann sono stati costretti a giocare lunghe fasi di attacco contro la difesa schierata.
In realtà, come dimostrato dal passaggio di Pep Guardiola dal Barcellona al Bayern Monaco, il concetto di verticalità risiede perfettamente all’interno del campo del Gioco di posizione. Se uno degli obiettivi principali è, secondo quanto affermato da Juanma Lillo - uno dei maggiori teorici del sistema – quello di generare superiorità alle spalle della linea di pressione avversaria, trovando quindi l’hombre libre – l’uomo libero – davanti la linea del pallone e dietro gli avversari, allora la palla deve preferenzialmente muoversi in verticale. Ma, come mostrato dall’RB Lipsia di Nagelsmann, il comportamento tattico degli avversari influenza la velocità con cui va ricercato il movimento verticale del pallone.
Secondo Roberto De Zerbi più la pressione avversaria diventa forte, più il gioco diventa diretto e verticale; all’inverso, se la pressione è meno intensa e l’avversario prova ad intasare gli spazi, è necessario rallentare per manipolarne la struttura difensiva e creare così gli spazi per muovere il pallone in verticale. Sempre secondo De Zerbi se in possesso palla ci si trova in parità numerica nella propria metà campo, non si ha alcun vantaggio a giocare corto ed è invece più conveniente trovare soluzione dirette nella metà campo avversaria dove si trovano maggiori spazi. Alla luce delle parole di De Zerbi non deve sorprendere quindi che Consigli sia stato, nella passata stagione, il portiere che ha effettuato più passaggi chiave (4) nei 4 maggiori campionati europei, pur giocando in una squadra che viene associata al palleggio corto e alla costruzione bassa. Il Sassuolo prepara, in effetti, la costruzione bassa, ma è allenato a riconoscere le situazioni di superiorità o inferiorità numerica, traducibili in vantaggi/svantaggi posizionali, ed è pronto a cercare la soluzione diretta e verticale quando necessario.
Come nel caso del RB Lipsia e del Sassuolo di De Zerbi, la tendenza generale è quella di riuscire a padroneggiare la velocità con cui viene mosso il pallone in verticale, usando in maniera consapevole i principi del Gioco di posizione. Le squadre devono riconoscere le situazioni tattiche e modulare di conseguenza la velocità di avanzamento del pallone. Il RB Lipsia, o il Liverpool di Klopp, sono in grado di esprimere un calcio prevalentemente verticale o di affrontare con consapevolezza fasi di attacco posizionale più riflessive. Al contempo squadre come il Sassuolo di De Zerbi o del Manchester City di Guardiola, famose per l’insistenza dei propri attacchi manovrati, sono capaci di giocare in modo verticale quando c’è lo spazio per farlo.
La vittoria della Champions League da parte del Bayern Monaco di Hansi Flick rappresenta in fondo la sublimazione di una delle peculiarità del calcio del 2020, un calcio in cui le squadre maneggiano con eguale disinvoltura verticalità e capacità di manipolare le difese avversarie.
Il calcio visto nel 2020
La migliore squadra del 2020, il Bayern Monaco, è giunta al successo cambiando, assieme al proprio allenatore, la filosofia di gioco e abbracciando un attitudine proattivo, fatta di ricerca di dominio grazie all’utilizzo del pallone e di recupero aggressivo del possesso. L’orientamento del Bayern rappresenta la tendenza osservata in tutto il 2020 verso un calcio più offensivo. Le squadre accettano i rischi in fase di pressing e di costruzione bassa per ottenere vantaggi maggiori in termini di recupero rapido del pallone e creazione di spazi da attaccare in fase di possesso palla.
Perso il possesso, il Bayern prova a recuperare subito il pallone, ma la riaggressione di Thiago Alcantara è fuori tempo e libera spazi enormi alla ripartenza del Barcellona
La necessità di rendere più efficienti il recupero del pallone e lo schieramento posizionale in fase di possesso palla, è all’origine della sempre maggiore diffusione della flessibilità degli schieramenti, anche tra le diverse fasi di una partita. Il modulo di gioco si va sempre più disgregando a vantaggio di un’occupazione del campo flessibile e capace di rispondere alle varie esigenze della partita. La conseguenza, in atto a dire il vero da tempo, è la progressiva trasformazione del concetto di ruolo. Quest’ultimo è sempre meno legato alla posizione in campo e sempre più alla funzione di un calciatore all’interno del sistema di gioco. L’adozione dei principi del gioco di posizione è alla base anche dell’ampia ricerca della costruzione bassa, favorita dall’utilizzo di una linea di 3 uomini in zona arretrata, con compiti sempre più vari in fase di possesso. In un gioco di incastri la costruzione bassa vuole attirare il pressing avversario e il pressing si nutre della costruzione della manovra per fare scattare i propri meccanismi.
Nella lotta tra le più forti tendenze del calcio contemporaneo si è inserito il concetto di verticalità, perfettamente coerente col principio fondante dell’hombre libre dietro la linea della pressione del gioco di posizione, che prova ad approfittare degli spazi liberi nel momento in cui vengono riconosciuti. Si può pertanto andare velocemente verso la porta avversaria dopo una riconquista rapida del pallone, approfittando degli squilibri difensivi successivi alla perdita del possesso o attaccando direttamente le linee alle spalle di una pressione particolarmente offensiva. Anche in questo caso, nell’utilizzo sapiente e consapevole sia delle armi del gioco verticale che di quelle di un gioco più ragionato e votato, con il movimento del pallone, alla creazione degli spazi, il Bayern Monaco può rappresentare nel miglior modo possibile il calcio del 2020.