Se in queste settimane vi siete lamentati di come stanno funzionando i VAR in Italia forse non sapete cosa sta succedendo in Germania. In Bundesliga, l’unico campionato europeo insieme a Serie A e Primeira Liga portoghese ad aver inaugurato la revisione arbitrale video già da quest’anno (dall’anno prossimo si uniranno anche Liga, Ligue 1 e Eredivisie), la questione è infatti diventata talmente controversa da aver già provocato il licenziamento del responsabile della moviola in campo, dopo nemmeno cinque mesi dalla sua inaugurazione.
Ma andiamo con ordine.
Le differenze con la Serie A
C’è da dire innanzitutto che la Bundesliga ha adottato un sistema diverso per quanto riguarda l’organizzazione dei VAR rispetto alla Serie A, molto più centralizzato e con un controllo diretto da parte della federazione.
Al contrario del campionato italiano, in cui i VAR vengono dislocati nei vari stadi dove vanno ad operare, quello tedesco ha invece optato per la creazione di un centro di controllo unico, con sede a Colonia, in cui tutti i VAR operano a distanza, comunicando via radio con gli arbitri sui campi (il cosiddetto Replay Centre).
Già solo questa scelta aveva creato degli inconvenienti ad inizio campionato, quando a fine agosto per un problema tecnico (forse un sovraccarico sul cavo ottico) al Replay Centre non arrivarono le immagini dagli stadi di Amburgo, Berlino e Hoffenheim. Questo problema, sommato al malfunzionamento del sistema di controllo del fuorigioco, aveva reso i VAR sostanzialmente inutili in quella giornata.
Ma il Replay Centre di Colonia non è l’unica differenza tra la Bundesliga e la Serie A in tema di VAR. L’altra è la presenza di un supervisore unico incaricato di controllare direttamente l’operato dei VAR, senza il potere però di sovrapporsi a loro. Fino al 6 novembre questo ruolo è stato ricoperto dall’ex arbitro Hellmut Krug, prima di essere sollevato dall’incarico dalla federazione tedesca.
La rimozione è arrivata dopo che la BILD ha accusato Krug di aver scavalcato il VAR per assegnare un rigore allo Schalke 04 nella sfida in casa contro il Wolfsburg, su una trattenuta in area di Guilavogui su Kehrer, adducendo come prova il fatto che fosse nato a Gelsenkirchen (la stessa città dello Schalke 04).
Vista la debolezza dell’impianto accusatorio e le smentite sia del diretto interessato sia del VAR responsabile per quella partita, è probabile però che l’accusa della BILD non sia stata altro che un casus belli servito alla federazione tedesca per rimuovere Krug. La situazione sembrava insostenibile molto prima di quello che pare nient’altro che un rigore poco più che dubbio.
Episodi dubbi
In Germania, dove c’è una grande attenzione alla qualità dell’esperienza negli stadi, i tifosi si sono molto lamentati innanzitutto delle lunghe interruzioni provocate dai VAR, che secondo alcuni sarebbero la prova che alla federazione interessa solamente il pubblico televisivo.
Solo poche settimane fa, Marius Wolf, centrocampista dell’Eintracht di Francoforte, è stato richiamato in campo dal tunnel che porta agli spogliatoi, dopo che l’espulsione che gli era stata comminata dall’arbitro per una brutta entrata da dietro su James Rodriguez era stata trasformata minuti dopo in ammonizione dall’intervento dei VAR (inquadrati di spalle in controluce davanti ad un muro di monitor, come sempre in Bundesliga).
Ciò che ha acceso più le polemiche sono stati episodi arbitrali controversi come questo, che si sono accavallati uno sull’altro giornata dopo giornata, portando ad una discussione continua sulla reale utilità dei VAR praticamente ogni settimana. Tra l’altro, a rendere ancora più grottesco il licenziamento di Krug, c’è anche il fatto che molti di questi hanno riguardato il Borussia Dortmund, rivale dello Schalke 04 a Gelsenkirchen.
Durante il derby della Ruhr, ad esempio, il VAR ha convalidato il primo gol di Aubameyang, segnato chiaramente con una mano, e ha spento il primo tentativo di rimonta dello Schalke 04, annullando un gol di Naldo per fuorigioco sul 4-0. Solo l’impatto emotivo della storica rimonta dello Schalke 04, che alla fine è riuscito a pareggiare per 4-4, ha lavato via le polemiche nel post-partita.
Ma che il VAR non stesse funzionando del tutto in Bundesliga lo si era capito già alla quarta giornata. Durante Borussia Dortmund – Colonia, con i gialloneri già in vantaggio per 1-0, l’arbitro ha fischiato una carica sul portiere a Papastathopoulos, che solo successivamente ha messo la palla in porta. L’arbitro, dopo essersi consultato con il VAR, ha assegnato il gol al Borussia Dortmund, nonostante il suo fischio fosse arrivato prima che la palla fosse entrata in porta: si trattava quindi di un semplice fallo, non revisionabile dal VAR, e non di un gol annullato.
Il Borussia Dortmund alla fine ha vinto per 5-0, ma la dirigenza del Colonia ha chiesto che quella partita si rigiocasse per via dell’errore dell’arbitro. «È stata una decisione irregolare, contro le regole, ed è per questo che vogliamo rigiocare l’incontro», ha dichiarato Jorg Schmadtke, direttore sportivo del Colonia, subito dopo la fine della partita «Sono un sostenitore della revisione video, ma le cose devono essere fatte seguendo il protocollo. Non possono fare come gli pare».
Forse è stata proprio la clamorosa protesta del Colonia, che ha perso anche la partita successiva contro l’Eintracht Francoforte per un rigore poco chiaro convalidato dal VAR, a convincere la federazione a cambiare corso, facendo però precipitare le cose definitivamente.
Accordi segreti
Secondo un’inchiesta pubblicata da kicker dopo la quinta giornata di campionato si è deciso di cambiare le istruzioni riguardo alla revisione video, chiedendo ai VAR di consigliare gli arbitri su tutti gli episodi dubbi e non solo su quelli che rientrano nelle quattro categorie raccomandate dalle linee guida dell’IFAB, e cioè assegnazione di un rigore, convalida di un gol, rossi diretti e i casi di mistaken identity (quando cioè l’arbitro ammonisce o espelle un giocatore per sbaglio).
Al di là dell’arbitrarietà della decisione, che ha eroso ulteriormente l’autorità degli arbitri in campo creando confusione e aumentando ulteriormente gli episodi oggetto di discussione, ancora più grave è stata la mancanza di trasparenza, dato che per motivi ancora poco chiari si è deciso di non comunicarla fino al 25 ottobre, quando finalmente Lutz Michael Fröhlich, capo degli arbitri in Bundesliga, e Hellmut Krug si sono decisi ad inviare una lettera per informare i club della decisione.
In sostanza, un importante cambiamento regolamentare è stato tenuto all’oscuro di giocatori, allenatori e pubblico per più di un mese (e chissà per quanto lo sarebbe stata ancora se la storia non fosse uscita sugli organi di stampa).
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta da parte di kicker, la federazione tedesca ha cercato di svincolarsi da questa situazione, scaricando la responsabilità su Krug. Il presidente della federazione tedesca, Reinhard Grindel, ha dichiarato di non aver mai autorizzato la lettera inviata da Fröhlich e Krug ai club, e che comunque i VAR non dovrebbero sovrapporsi agli arbitri. Subito dopo la federazione ha rilasciato un comunicato contenente le scuse di Fröhlich e l’invito agli arbitri di attenersi alle linee guida originarie stilate dall’IFAB. Il giorno dopo Krug è stato sollevato dal suo incarico.
Anche se è difficile pensare che la federazione non sapesse davvero niente, e che l’intera responsabilità di questa vicenda sia davvero solo di Krug, l’origine della controversia risiede in realtà in una concezione equivoca della revisione video delle scelte arbitrali, ben impersonata proprio dall’ex supervisore VAR del campionato tedesco.
Hellmut Krug, in un’intervista realizzata all’inizio del suo mandato, aveva dichiarato che la finalità dei VAR era quella di «ridurre l’ingiustizia nel calcio», arrivando addirittura a quantificare l’esatto numero di errori arbitrali che si sarebbero potuti correggere nella stagione precedente con l’utilizzo della revisione video (77 su 104, per la precisione). «Al giorno d’oggi, gran parte dei tifosi ha uno smartphone e può vedere molto velocemente se un arbitro ha commesso un errore», diceva Krug «L’unico che non può vederlo è l’arbitro stesso».
La logica conseguenza per chi concepisce il VAR come un mezzo per eliminare l’ingiustizia e divide nettamente l’operato degli arbitri in errori e scelte corrette non può essere altro che l’aumento dell’influenza dei VAR sul gioco: più scelte arbitrali saranno sottoposte al vaglio dei VAR, più il gioco sarà equo e imparziale.
Magari il VAR può aiutare l’arbitro a prendere delle decisioni un po’ meno arbitrarie, ma non si raggiungerà mai quel grado assoluto di imparzialità che molti - compreso Hellmut Krug - sembrano dare per scontato quando parlano di VAR. La decisione, insomma, rimane quella, per forza di cose soggettiva, dell’arbitro. Nel calcio ci sono poche situazioni di gioco che possono essere interpretate in maniera univoca e chiara, e questa è la premessa che dovremmo accettare prima di esprimere qualsiasi giudizio sull’aiuto esterno della tecnologia.
Una buona parte degli episodi in cui gli arbitri possono incorrere durante una partita non è assimilabile a quelli che l’IFAB chiama “errori chiari”, e rientra invece in una fascia grigia in cui le interpretazioni personali possono cambiare la decisione finale. Addentrarsi in questa fascia grigia non solo con il VAR, ma anche con un ulteriore supervisore, non ha fatto altro che confondere gli arbitri, proiettando sul pubblico l’ombra di una macchinazione sotterranea portata avanti a chilometri di distanza dai campi da gioco.