La Juventus, vincitrice di 7 scudetti e 4 Coppa Italia di fila, arrivava alla Supercoppa Italiana con appena 3 vittorie sulle 6 edizioni disputate dall’inizio del proprio ciclo vincente. Massimiliano Allegri ha perso 3 delle 4 finali disputate fino a ieri, mostrando, in contrapposizione all’implacabilità nelle altre competizioni nazionali, qualche difficoltà a preparare al meglio una partita secca da disputare generalmente in campo neutro all’estero e in periodi della stagione – ad agosto o vicino alle vacanze di natale – generalmente dedicati alla preparazione atletica. Forse anche per questo alla vigilia del match il tecnico bianconero aveva aggiunto ulteriori significati alla sfida di Gedda, presentandola come prova generale degli impegni ad eliminazione diretta che i bianconeri dovranno affrontare tra circa un mese in Champions League.
Al Milan la vigilia era stata invece dominata dalla vicenda Higuain. In mattinata l’attaccante non era comparso nella foto dell’intera squadra con il principe saudita Al Faisal e in serata era sparito dall’undici iniziale di Gattuso, per un attacco di febbre. Il tecnico rossonero allora ha schierato Cutrone al suo posto e per il resto ha confermato l’undici titolare schierato nella vittoriosa partita di Coppa Italia contro la Sampdoria. La sola eccezione è stata quella di Calabria, schierato al posto di Abate nel ruolo di terzino destro. In mezzo al campo è tornato in campo Lucas Paquetá, mentre lo squalificato Suso era sostituito sulla fascia destra da Castillejo.
Allegri ha sciolto i suoi dubbi schierando Bentancur e Matuidi in mezzo al campo, lasciando in panchina i due tedeschi Emre Can e Khedira. In attacco Douglas Costa ha sostituito l’infortunato Mandzukic, affiancandosi a Ronaldo e Dybala.
Gli schieramenti contrapposti
Sin dal primo minuto sono parse chiare le tendenze della partita e le strategie adottate dalle due squadre. Come d’abitudine quest’anno, il Milan ha rinunciato a qualsiasi velleità di pressing alto, sedendosi nella propria metà campo con 4-5-1 particolarmente stretto (soli 32.8 metri la lunghezza media della squadra nella partita). In fase di non possesso Paquetá si allineava al mediano Bakayoko, posizionandosi al suo fianco sinistro e Castillejo e Calhanoglu si schieravano alla stessa altezza dei del reparto di centrocampo.
La linea di difesa a 4 e quella di centrocampo a 5 provavano a coprire ogni spazio e ad intasare qualunque possibile linea di passaggio bianconera, mentre il centravanti Cutrone tentava di isolare Bonucci dall'impostazione del gioco attraverso un controllo praticamente a uomo in fase di non possesso palla. Il lavoro di Cutrone ha ridotto in effetti il numero di passaggi di Bonucci (39) a meno della metà di quelli tentati dall’altro centrale bianconero, Chiellini (85).
L’atteggiamento proposto dal Milan in fase difensiva ha arretrato inevitabilmente l’altezza del recupero palla, effettuato in media a meno di 30 metri dalla porta di Donnarumma, un valore particolarmente basso. Il Milan quindi è stato costretto ad attaccare attraverso contrattacchi lunghi. La Juventus invece si è trovata a dover attaccare uno schieramento molto chiuso e compatto che, se costretto, lasciava qualche varco sugli esterni, dove Alex Sandro da un lato e la coppia Cancelo-Douglas Costa dall’altro hanno vinto i loro duelli con Castillejo e Calhanoglu.
L’assenza di Mandzukic ha complicato però, e non poco, la partita della squadra di Allegri. Come spesso accade, lo schieramento dei bianconeri era piuttosto asimmetrico, con Douglas Costa che occupava la corsia di destra, mentre, dal lato opposto, Cristiano Ronaldo, partendo da sinistra, svariava su tutto il fronte d’attacco. Disegnando un vago 4-3-3 con Dybala più avanzato del solito, quasi in posizione di centravanti, i bianconeri sovraccaricavano il lato destro, con le combinazioni tra Cancelo, Douglas Costa, Bentancur e isolavano Alex Sandro sul lato sinistro (8 dribbling positivi per il brasiliano).
Le prime due conclusioni a rete bianconere sono state proprio di Douglas Costa e Cancelo, ed hanno coronato strette combinazioni tra i componenti della catena di destra. In generale però la ricerca degli spazi era resa sterile dalle difficoltà a riempire l’area senza Mario Mandzukic. Con Dybala che si muoveva verso il pallone, e Cristiano Ronaldo non sempre presente nel cuore dell’area nel suo muoversi lungo tutto l’arco offensivo, gli inserimenti di Matuidi e, in special modo, di Bentancur, non sono stati sempre puntali e sufficienti a garantire la possibilità di rifiniture dalle fasce. Il numero di cross effettuati dai bianconeri (24) era in linea con la media stagionale (26), ma il centro dell’area era sempre vuoto. Pur tenendo il pallone per il 62% del tempo, il numero di giocate utili in area avversaria dei bianconeri (16) è stato solo di poco superiore a quello dei rossoneri (14).
Sul lato destro è ben disegnato il triangolo tra Cancelo, Bentancur e Douglas Costa. Sul lato sinistro Alex Sandro è più isolato. In assenza di Mandzukic e con Douglas Costa impiegato a destra, Dybala ha mantenuto una posizione molto più centrale delle ultime occasioni.
Il buon lavoro di schermo e di difesa di Kessié, Bakayoko, ma anche di Paquetá, rendeva complesso per i bianconeri passare centralmente e la posizione avanzata assunta da Dybala non aiutava la squadra di Allegri a costruire un palleggio abbastanza fluido e qualitativo in zona intermedia per prevalere sulle linee degli avversari. Fatta eccezione per le due combinazioni, già citate, sulla fascia destra all’inizio del primo tempo, la Juventus non si è mossa a sufficienza per disordinare la difesa rossonera, andando a sbattere contro il muro eretto da Rino Gattuso.
La Juve ha anzi perso alcuni palloni, bando vita a delle ripartenze rossonere. All’inizio del secondo tempo Patrick Cutrone ha colpito la traversa con una rapida e pronta girata di prima. La Juventus, per buona parte del match, è rimasta stretta tra la necessità di muovere in avanti sia i terzini che le mezzali, e l’esigenza di garantirsi una buona transizione difensiva successiva alle palle perse.
Con la palla al Milan
I rossoneri hanno giocato una partita attenta da un punto di vista difensivo, ma la loro fase di possesso ha generato davvero pochi pericoli. L’assenza di Suso ha privato di Gattuso del giocatore di Serie A che ha fatto più assist (8) e che ha il maggior numero di expected assist. Il suo sostituto, Castillejo, è un giocatore diverso, meno creativo e di certo molto più verticale e per questo probabilmente più a suo agio a giocare sul binario sinistro che a piede invertito sulla fascia destra.
Per questo il baricentro della manovra rossonera si è spostato a sinistra, appoggiandosi sul buon piede sinistro in impostazione di Ricardo Rodriguez e sui movimenti di Paquetá e Calhanoglu. Rodriguez e Calhanoglu sono stati i giocatori del Milan a giocare più palloni – rispettivamente 67 e 65 – e il turco si è preso in carico le maggiori responsabilità creative (6 dribbling di cui 4 andati a buon fine e 2 occasioni create) e di finalizzazione (4 tiri in porta sui 10 totali del Milan).
Particolarmente interessante è stata la partita di Paquetá. In fase di non possesso il brasiliano si è mosso da mezzala sinistra pura, recuperando ben 6 palloni. In fase d’attacco si è invece mosso su più direttrici, lasciando all’altra mezzala Kessié il presidio della zona al fianco del mediano Bakayoko. Paquetá ha alternato brevi tracce interne per ricevere il pallone alle spalle del centrocampo bianconero, in posizione di trequartista, a movimenti coordinati con l’esterno Calhanoglu, aprendosi a sinistra per lasciare lo spazio interno ai tagli dentro il campo del numero 10 rossonero.
In generale ha mostrato una buona capacità nel mantenere il possesso palla e nel dare continuità e tempi di gioco al palleggio della sua squadra. Si è inoltre mostrato abile a conquistare di testa i rilanci lunghi a cui spesso era costretto Donnarumma dal pressing della Juventus sui calci di rinvio del Milan.
La catena di sinistra del Milan ha provato, più di quella destra, ad avanzare palleggiando e muovendosi in maniera coordinata.
In fase di possesso palla consolidato, tuttavia, il Milan non è riuscito a mettere in alcun modo in difficoltà la difesa bianconera, lasciando troppo isolato Cutrone, che durante gli attacchi statici è stato quasi sempre anticipato dalla coppia Bonucci-Chiellini. Con Bakayoko e Kessié troppo lontani e Castillejo incapace di generare vantaggi in isolamento sulla fascia (solo 2 dribbling tentati, nessuno dei due con esito positivo), solo Calhanoglu ha provato ad avvicinarsi e a supportare Cutrone sbagliando però qualche passaggio di troppo (10 su 35 totali). Le cose sono andate meglio in fase di ripartenza, in genere molto lunga, vista la posizione di recupero palla dei milanisti.
Il Milan ha sfruttato le capacità palla al piede in spazi ampi di Kessié per risalire velocemente il campo e, in campo aperto, Cutrone è stato molto più abile che in spazi stretti ad attaccare la linea difensiva bianconera e, talvolta, a proteggere palla per permettere alla squadra di avanzare il proprio baricentro. Il pericolo maggiore per Szczesny è giunto proprio dai piedi di Cutrone, che nella girata di prima intenzione al 48' ha messo in mostra la sua capacità di coordinarsi e calciare in porta in tempi e spazi ristretti.
Il Milan ha creato solamente 0.5 xG e le occasioni a maggior probabilità di diventare gol (i pallini rossi di maggiore superficie) sono state le due conclusioni consecutive di Conti e Zapata in occasione del rigore reclamato da 4 minuti dal termine dai rossoneri
Che segnali hanno raccolto Milan e Juventus
La partita della Juventus non è stata particolarmente brillante. L’assenza di Mandzukic ha disegnato una squadra priva di punti di riferimento in attacco e per questo costretta a palleggiare e a penetrare nella difesa avversaria per mezzo di combinazioni strette e inserimenti da dietro.
Nella prima fase della stagione i bianconeri avevano adottato con maggiore frequenza uno schieramento simile a quello visto a Gedda, giocando, ad esempio, un’esemplare partita in Champions League all’Old Trafford dove avevano annullato il Manchester United per mezzo del dominio assoluto del pallone. Tuttavia Massimiliano Allegri ha optato sempre meno per questa soluzione tattica, privilegiando l’impiego di Mandzukic e un gioco più diretto e meno manovrato, complice anche l’infortunio di Cancelo, fondamentale per rendere efficace e incisivo il palleggio della squadra. L’infortunio del croato ha costretto la Juventus a tornare a un tridente offensivo senza punti di riferimento fissi e ha inevitabilmente mutato posizione e funzioni in campo di Paulo Dybala, impiegato più avanti e con meno responsabilità di raccordo.
I bianconeri non hanno trovato il giusto equilibrio tra la necessità di sostenere e rendere efficace il palleggio muovendosi tra le linee milaniste per provare e muovere e disordinarle e quella di occupare l’area con inserimenti fatti nei tempi e negli spazi corretti. E come spesso accade, a una circolazione del pallone poco efficace si è accompagnata qualche difficoltà a gestire le ripartenze avversarie, a causa di palle perse generate proprio dalla cattiva qualità della manovra. Ancora una volta si è rivelato decisivo Cristiano Ronaldo, di gran lunga il più pericoloso dei bianconeri e autore del gol vittoria sull’ottimo assist di Miralem Pjanic. Se per Allegri questa poteva essere una prova generale degli impegni con l’Atletico Madrid, altra squadra che probabilmente difenderà bassa lasciando il pallone ai bianconeri, non si può certo dire che sia particolarmente riuscita.
Senza Suso e, di fatto, senza Higuain, il Milan era privo dei suoi due migliori giocatori offensivi. Ha provato a giocare una partita attenta puntando sulle ripartenze, ma la produzione offensiva è stata troppo ridotta per poter davvero spaventare la Juventus. L’espulsione di Kessié, giunta solamente due minuti dopo l’ingresso in campo del Pipita e il passaggio al 4-4-2, ha negato a Gattuso la possibilità di provare a cambiare l’andamento tattico della partita e consegnato la coppa alla Juventus.
La probabile partenza di Higuain cambierà le carte a disposizione dell’allenatore rossonero. Andranno osservate con cura le caratteristiche dell’attaccante che eventualmente sostituirà il Pipita e, in generale, tutte le mosse del mercato milanista. Quella di Gattuso è ancora una squadra irrisolta, che oscilla tra la scelta di difendere bassa e attaccare in transizione e le caratteristiche di alcuni giocatori offensivi - come Suso e lo stesso Higuain - che invece preferirebbero attaccare in un campo più corto e in maniera più palleggiata. Dalla tipologia di attaccante che arriverà in caso di partenza di Higuain, potrebbe dipendere il futuro tattico della squadra. Segnali incoraggianti sono giunti da Paquetá, che è sembrato un giocatore sorprendentemente solido e che pare possedere capacità di palleggio e di associazione coi compagni in grado di fornire qualità alla manovra della squadra. Tuttavia, giunti già a gennaio, il Milan di Gennaro Gattuso sembra ancora un cantiere aperto.