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Supremazia scricchiolante
21 mar 2016
La Juve a tratti dominante ha rischiato di subire un'altra rimonta, contro un Toro pieno di problemi.
(articolo)
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Quattro giorni dopo la trasferta di Monaco, com’era lecito aspettarsi, Allegri ha risistemato la Juventus con la consueta forma utilizzata in campionato in questa stagione, scegliendo Rugani al posto di Chiellini nel terzetto difensivo. Il 3-5-2, usato anche dal Torino, ha creato duelli uomo contro uomo nelle zone nevralgiche del campo: i cinque centrocampisti bianconeri si sono ritrovati faccia a faccia per tutta la partita con i cinque omologhi granata.

Si è determinata così una situazione di stallo, che una squadra dotata di un notevole tasso tecnico come la Juventus può pensare di sbloccare vincendo uno o più duelli in giro per il campo. Un’eventualità della quale è consapevole lo stesso Ventura che, confermando un trend consolidato nei precedenti derby, ha chiesto alla sua squadra di colmare il gap tecnico con l’aggressività. Infatti i giocatori del Torino sono andati più volte a contrasto di quelli della Juventus (31 interventi a 16) e spesso ne sono usciti vincitori (il 74% di successo contro il 56% degli avversari).

I granata hanno fatto di necessità virtù, anche perché, nonostante le precarie condizioni del terreno di gioco, i bianconeri hanno tenuto il possesso palla per la maggior parte del tempo (58% il dato segnato dalla Juventus in entrambe le frazioni di gioco). Il dato sul possesso ci fa intuire che, seppur schierate con lo stesso modulo, l’atteggiamento tenuto dalle due squadre, sia con che senza il pallone, è stato radicalmente diverso.

La supremazia a centrocampo

Il meccanismo difensivo del Torino prevedeva che le due punte, Immobile e Belotti, si sistemassero perpendicolarmente, per infastidire l’azione di Bonucci e Lemina. Il disturbo sulla costruzione di gioco dei due juventini ha avuto successo solo parzialmente.

È vero che Bonucci ha commesso molti errori, sbagliando 12 passaggi su 36 giocati; e che Rugani è risultato alla fine il giocatore juventino più coinvolto, al pari di Pogba, con 56 palloni giocati per lo più con poca sicurezza e poca qualità.

Ma è altrettanto vero che Lemina ha trovato spesso lo spazio e i tempi per distribuire il gioco dal centro del campo a suo piacimento: la precisione dei suoi passaggi (89% riusciti) è stata superiore alla media registrata dalla sua squadra (81%). Lemina ha forza nelle gambe e quindi la reattività necessaria per uscire sotto pressione palla al piede. Per lui una buona partita anche dal punto di vista difensivo, con 3 contrasti vinti su 3 e 5 palloni intercettati.

Il compito di Vives, l’uomo che finiva naturalmente nell’orbita di Lemina, era quello di chiudere il centrocampista ex Marsiglia una volta che questi fosse riuscito a superare il controllo degli attaccanti. Per il resto, Vives doveva restare davanti alla difesa per negare lo spazio per una ricezione del pallone tra le linee a Dybala, a Khedira o a Pogba.

La mancanza di disciplina tattica da parte di Immobile e Belotti ha costretto Vives a varcare, di tanto in tanto, la linea di metà campo. Quando lo ha fatto, ha creato più pericoli che vantaggi alla propria squadra: in un’occasione, per la sua scarsa velocità di base, si è fatto sfilare davanti Dybala che ha innescato un contropiede; in un’altra si è fatto saltare da Pogba fin troppo ingenuamente.

Infine, Vives è stato colto fuori posizione nell’azione che spalanca le porte al gol dello 0-2, con il quale si va al riposo. Quello del raddoppio è un capolavoro di preparazione dell’undici juventino, dove spicca la finalizzazione di Khedira, ma già in precedenza le rotazioni costanti del tedesco, di Dybala e di Pogba hanno finito per destrutturare la forma del centrocampo avversario.

Mentre il pallone viaggia da Barzagli a Lichtsteiner, Lemina e Khedira si muovono incontro allo svizzero, trascinando fuori posizione Vives e Benassi; Pogba intanto tiene impegnato Acquah sul lato opposto. Il centro del campo viene così liberato e la difesa è completamente esposta. Mandzukic viene a far sponda sulla palla giocata di prima da Lichtsteiner; Khedira legge correttamente la situazione tattica e sterza ancora, stavolta verso l’interno del campo. Alle spalle dell’attaccante croato, il taglio in diagonale di Morata sposta Glik dal binario che porterà Khedira dritto nel cuore dell’area granata.

Proprio il tedesco è tacciato da una parte della critica, e anche da una parte della propria tifoseria, di essere un giocatore compassato e incapace di attaccare gli spazi con efficacia. Il senso tattico di Khedira, l’intelligenza e l’intensità con le quali si muove tra le maglie degli schieramenti avversari sono invece i suoi punti di forza.

Il gol di Khedira ha sancito la superiorità che il centrocampo bianconero ha avuto su quello del Torino per tutto il primo tempo. L’equilibrio, nella tattica come nel punteggio, era stato però rotto in precedenza da un gesto tecnico, il gol su punizione di Pogba. Il francese ha confermato ieri di essere sempre di più il fulcro della manovra offensiva della sua squadra: 82 sono stati i suoi tocchi e 2 le occasioni da gol create per i compagni. Pogba prova a determinare e a orientare il corso di una partita con la sua classe e una certa leziosità (18 i palloni perduti): è ormai una caratteristica connaturata con il livello di rischio del suo gioco.

L’azione di Pogba, che si conclude con l’assist per il gol di Morata, è francamente una delle cose più belle viste a Torino da diverso tempo sulla trequarti (forse dai tempi di Zizou?).

Quello che deve preoccupare è piuttosto un certo lassismo nei compiti difensivi che nessun giocatore moderno può permettersi. In un paio di occasioni, Pogba si è perso Acquah in maniera elementare. Nel secondo tempo addirittura si ferma per lamentarsi con i compagni d’attacco e lascia libero Benassi alle sue spalle di prendere palla e arrivare fino al cross dal fondo (sulla successiva conclusione di Maxi Lopez, Rugani salverà sulla linea). Sono questi i frangenti di gioco per i quali Pogba andrebbe richiamato, forse più che per il suo amore per la giocata fine a sé stessa.

Poche alternative

Quand’è stata costretta a difendersi, la Juventus lo ha fatto in maniera canonica, meno articolata rispetto al meccanismo messo in piedi da Ventura. Lichtsteiner e Alex Sandro si abbassavano fin sulla linea dei difensori centrali, incalzati dagli esterni avversari; i tre centrocampisti centrali controllavano i loro tre omologhi nelle rispettive zone di campo; Dybala e Mandzukic stazionavano al di sotto della linea della palla, tenendo la squadra sempre molto corta.

La mancanza di pressione sui portatori di palla granata è testimoniata dall’atteggiamento di recupero palla degli juventini: l’altezza media dei loro recuperi è stata solo di 35 metri. I 15 palloni recuperati nella metà campo avversaria sono da imputare agli errori tecnici dei giocatori del Torino in fase di impostazione. In media il Torino ha passato la palla con una precisione del 74,5% e uno dei più imprecisi è risultato Emiliano Moretti, che ha ricercato più degli altri la verticalizzazione verso le punte e che è stato efficacemente attaccato da Khedira, sempre bravo ad aggredire, correndo in avanti.

I due attaccanti del Torino non hanno dato buona prova della loro intesa, come invece avevano fatto a Marassi la settimana scorsa, soprattutto nel primo tempo. Spesso si sono visti Belotti e Immobile attaccare lo stesso spazio o rincorrere lo stesso pallone lanciato dalla difesa, agevolando i compiti di copertura degli avversari. In generale la generosità di Belotti e la sua esuberanza atletica lo portano lontano dalle zone di campo nelle quali potrebbe essere più incisivo e gli fanno perdere energie e lucidità.

Barreto e Meggiorini, Immobile e Cerci, Quagliarella e Maxi Lopez: il Torino di Ventura ha sempre utilizzato due punte vicine, in grado di dialogare tra loro e in qualche modo di fare reparto, soprattutto nelle ripartenze, col resto della squadra lontano 50 metri. L’intesa tra Belotti e Immobile non funziona ancora come dovrebbe, e questo non è l’unico problema per il Torino. Nel 3-5-2 sono fondamentali gli inserimenti dei due interni di centrocampo e in tal senso il solo Benassi si è reso pericoloso, riuscendo a tirare 6 volte verso la porta di Buffon. Acquah ha assunto il ruolo di regista avanzato, come già aveva fatto la settimana scorsa contro il Genoa, partita nella quale aveva commesso molti errori ma aveva anche creato molte occasioni per i compagni. Contro la Juventus, la qualità del giro palla del Torino non è stata sufficiente per aprire delle falle nello schieramento avversario e Acquah non ha potuto avvantaggiarsene.

Il Toro di Ventura non ha alternative di gioco: Vives è un frangiflutti (6 volte a contrasto e 6 palloni intercettati), ma non è un playmaker. L’idea tattica dell’allenatore è di avere un giocatore con queste caratteristiche davanti alla difesa: in passato la scelta di Ventura era ricaduta su uno come Gazzi. Quando Acquah è bloccato, però, l’onere dell’impostazione è tutto a carico dei tre difensori.

Anche attraverso i cambi, Ventura ha inciso poco sull’andamento della partita: l’inserimento di Zappacosta con lo spostamento di Bruno Peres sul lato sinistro, una delle sostituzioni ricorrenti del tecnico genovese, riduce l’imprevedibilità del brasiliano: a destra, Bruno Peres può procedere lungo la linea del fallo laterale o tagliare al centro del campo; a sinistra, Peres è capace solo di rientrare sul suo piede preferito.

Qualcosa in più ha avuto il Torino dall’ingresso di Maxi Lopez, forzato dall’infortunio di Immobile al quarantacinquesimo: l’argentino ha dato più presenza fisica al centro dell’attacco e in area di rigore, soprattutto all’inizio del secondo tempo quando è stato supportato da tutta la squadra. All’uscita dagli spogliatoi, infatti, il Toro è sembrato più aggressivo e determinato della Juventus: un giro palla più veloce e l’errore di un singolo ha permesso ai granata di accorciare le distanze.

Pogba ha una partecipazione nel concorso di colpe che porta Alex Sandro a commettere un fallo da rigore su Bruno Peres. Il francese non accorcia in avanti su Maksimovic, si limita a trottare all’indietro. L’errore più grande lo commette Rugani, che è troppo distante da Alex Sandro, tanto da lasciare un canale che Maksimovic sfrutterà per servire Bruno Peres internamente, ed è sulla stessa linea del compagno, risultando incapace di dargli copertura.

Sliding doors

La Juventus approfitta delle debolezze di un Torino in caduta libera in classifica, e incamera la vittoria nel derby grazie al risultato di 4-1. Buffon ha conquistato il record assoluto per la più lunga imbattibilità (superando il precedente di Sebastiano Rossi) ma ha dovuto subito rinunciarvi: la squadra bianconera ha mostrato delle crepe, nel proprio sistema difensivo e nella gestione della partita di alcune sue individualità.

I bianconeri hanno completamente sbagliato l’approccio alla gara al rientro dagli spogliatoi e hanno rischiato l’imbarcata, tanto da concedere il gol del 2-2, poi annullato.

Al netto dell’occasione concessa da Pogba al duo Benassi-Maxi, il Torino non è stato in grado di creare pericoli dopo che la Juventus ha ripreso il controllo della partita. Ci sarebbe riuscita ugualmente sotto di un uomo o dopo aver concesso il pareggio? Subire, dopo soli quattro giorni, un’altra rimonta da una situazione di 2-0 sarebbe stato fatale per la Juve anche contro questo Torino, così fragile.

La squadra di Ventura deve ritrovare convinzione nei propri mezzi e unità d’intenti per affrontare le ultime 8 partite della stagione. Il Torino è tredicesimo in classifica ma la zona retrocessione è a soli 5 punti: col Carpi in serie positiva da 5 partite, la quota salvezza potrebbe essere più alta rispetto alle ultime stagioni.

Quella che sembrava una delle qualità di questo Torino ad inizio stagione, l’abbassamento dell’età media della rosa, sembra essere diventato uno dei limiti di questa squadra. Ventura deve motivare i leader naturali del suo spogliatoio, affinché possano recuperare l’entusiasmo dai giovani per questo sprint finale.

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