• Euro 2024
Daniele V. Morrone

La Svizzera ha mostrato come si ferma la Germania

Una grande partita per la Nazionale di Murat Yakin.

Non è la prima volta in questo Europeo che una squadra riesce a colmare il gap tecnico con un piano gara cucito sul gioco dell’avversario. Lo ha fatto la Danimarca con l’Inghilterra, ma anche l’Austria con la Francia. Due Nazionali che, per costruire le loro ottime prestazioni, hanno messo alla base da una parte l’organizzazione tattica, sia senza che con il pallone, e dall’altra l’intensità atletica. Nessuna però è riuscita ad andare così vicino alla vittoria, e a restituire un senso di controllo mentale così netto, rispetto a quanto fatto dalla Svizzera ieri sera. Una prestazione che per certi versi è ancora più interessante, almeno per le Nazionali che saranno costrette ad affrontare le favorite, perché arrivata non alla fine di un allenamento di mesi sui principi del pressing alto e del gegenpressing (come l’Austria) ma con un approccio più ibrido e flessibile, e quindi in teoria più facilmente riproducibile.

 

A differenza del fratello Hakan, elegante trequartista tra i migliori calciatori svizzeri di inizio 2000, Murat (di tre anni più vecchio) era un difensore centrale di buon livello dal gioco pratico. Se da calciatore ha avuto una carriera povera di talento, Murat Yakin si sta mostrando un allenatore raffinato alla guida della Svizzera. La rosa è ricca d’esperienza (soprattutto in Bundesliga), non ruba l’occhio, come si dice, e non è particolarmente creativa, ma è solidissima e molto cerebrale. Quando entra in campo ha sempre un piano gara pensato nei minimi dettagli, lavorando alla sua esecuzione con la massima dedizione e concentrazione, chiedendo quindi il massimo del sacrificio anche ai suoi giocatori più talentuosi. Non è un caso se il meglio in questo Europeo è arrivato in tutti e tre i primi tempi giocati, dopo i quali la Svizzera è sempre andata calando fisicamente.

 

Ieri, contro la Germania, il piano gara ha funzionato fin da subito nello sfruttare al massimo le debolezze del sistema di Nagelsmann minimizzandone i punti di forza. Una prestazione che ha mostrato come con l’organizzazione tattica si può disinnescare una delle squadre più forti e meglio allenate di questo Europeo, e che può essere tratta da lezione per le prossime squadre che affronteranno la Germania. Chissà, speriamo, forse anche dall’Italia.

 

Yakin ha schierato la Svizzera a specchio, con un 3-4-3 che andava ad incastrarsi perfettamente col 3-2-5 con cui attaccava la Germania, che come vi sarete ormai accorti in fase di possesso fa scivolare Kroos in mezzo (o accanto) ai centrali e alza i due terzini sul fronte offensivo. L’idea di Yakin era quella di facilitare le marcature a uomo a tutto campo, l’arma con cui si può provare a mettere in difficoltà la fluidità posizionale del centrocampo tedesco. Mantenendo contemporaneamente una linea difensiva piuttosto alta, l’uscita palla della Germania veniva quindi contrastata in modo sistematico. Le ricezioni Kroos sono diventate subito più difficoltose, mentre i due centrali (Rudiger e Tah) e il portiere (Neuer) non hanno avuto più linee di passaggio pulite verso il centro, venendo così costretti a lanci lunghi o cambi di gioco.

 


La Germania costruisce da dietro e la Svizzera sale in blocco uomo su uomo. Capitan Xhaka chiama a gran voce i compagni per alzare la linea difensiva.

 

 

Quando la Germania riusciva a superare la prima linea di pressione, la squadra di Yakin ripiegava accompagnando l’altezza del pallone schierandosi con un 5-4-1 estremamente compatto. I giocatori sono vicinissimi tra loro sia in ampiezza che in lunghezza, col solo Embolo staccato davanti. La Svizzera in questo modo infilava dei piccoli granelli nell’ingranaggio tedesco anche quando riusciva ad attaccare nella metà campo avversaria bloccando le linee di passaggio in zona di rifinitura centrale, cioè la porzione di campo dove agivano la coppia di 10, Musiala e Wirtz, o si muovevano incontro Havertz o in profondità Gündogan. D’altra parte, il gioco della Germania punta tutto sul far associare i suoi giocatori di maggior talento in questa porzione di campo e lì la Svizzera ha posto la massima concentrazione e reattività. In questo modo, gli uomini di Nagelsmann erano costretti a ricevere in spazi stretti, il più delle volte spalle alla porta, e non appena si giravano con un controllo orientato si ritrovavano con un avversario addosso.

 

 

Anche la Scozia nella prima partita aveva difeso con un 5-4-1, ma la manovra tedesca era riuscita ad allargare le maglie avversarie proprio in zona di rifinitura. La struttura guidata con voce e gesti da Granit Xhaka invece è rimasta solida al centro grazie a una concentrazione estrema, e a una prestazione atletica di altissimo livello, accompagnando così la manovra avversaria verso il cambio di gioco sull’esterno. Musiala e Wirtz, in questo modo, non sono mai riusciti a ricevere liberi tra le linee e fronte alla porta, cosa che ne ha limitato l’impatto. Disinnescati loro e non avendo Havertz una giornata molto ispirata nei movimenti di raccordo, la Germania è riuscita ad arrivare al tiro quasi solo con tiri dalla distanza o con cross contro la difesa schierata.

 

Certo, anche la Germania ci ha messo del suo nell’aiutare gli avversari. Molti dei suoi migliori giocatori sono apparsi sotto tono, forse anche per la scelta di Nagelsmann di confermare in blocco il suo 11 titolare. Il CT tedesco aveva dichiarato di averlo fatto per far crescere l’intesa tra i giocatori, ma alla fine la Germania ha pagato fisicamente. Giocare tre partite di fila a pochi giorni di distanza e alla fine di una lunghissima stagione ha significato gambe più pesanti. Un handicap ancora più forte per una squadra come la Germania, che basa quasi tutte le sue fortune sulla fluidità (quindi sul movimento continuo senza palla) e su un baricentro altissimo che costringe i suoi difensori ad estenuanti corse all’indietro.

 

Sulla prestazione tedesca ha pesato anche la tenuta del campo di Francoforte, già terreno di polemiche per la Nazionale inglese dopo la partita contro la Danimarca e ritenuto ormai in modo unanime in pessimo stato. Ne aveva parlato prima della partita anche Murat Yakin: «Nel nostro campo base di Stoccarda, ci siamo allenati per una settimana su un terreno in pessime condizioni, per cui potremmo forse trarre un vantaggio dal brutto manto erboso di Francoforte». In partita molti giocatori sono scivolati ripetutamente e questo non può aver aiutato un talento come Musiala, che si basa proprio sull’equilibrio in corsa.

 

Diamo però alla Svizzera quello che è della Svizzera. La partita della Nazionale di Yakin non è stata infatti esclusivamente difensiva, e si basava con il pallone anche su delle fulminee transizioni verticali che hanno mandato in tilt i due centrali tedeschi. Il gol del vantaggio è arrivato proprio così.

 

 

La palla viene recuperata a centrocampo da un raddoppio di Rieder su Musiala, forzato da Xhaka a ricevere spalle alla porta. Il numero 26 della Svizzera è partita immediatamente in conduzione, mentre i tre compagni avanzati sono scattati in avanti o per accompagnarla (in questo caso Ndoye e Freuler) o per creargli spazio (Embolo). Rieder prima si appoggia in verticale su Ndoye, che gli ridà il pallone col tacco e si butta in area, e poi allarga per Freuler, che si era aperto in fascia per liberare lo spazio al suo compagno di Bologna. Freuler a quel punto mette una bella palla tagliata al centro dell’area, che viene trasformata in gol da una un tiro in spaccata di Ndoye.

 

Il gol è stato sintomatico di quanto Embolo e Ndoye abbiano messo in difficoltà i due centrali tedeschi. L’ala del Bologna ha fatto una partita praticamente perfetta pur dovendo affrontare Rüdiger, mentre Tah non è sembrato in grado di capire quando e come uscire per seguire la punta avversaria. Il risultato è stato un continuo tentativo di anticipi e rientri affannosi, che ha destabilizzato anche un centrale che viene da una stagione stellare come Rüdiger.

 

Embolo, alla sua prima partita da titolare in questo Europeo, ha giocato proprio sulle incertezze di Tah, lavorando più di sponde e appoggi che di vero e proprio ingresso in area, attivando così l’inserimento di un compagno da dietro per attaccare fronte alla porta. Proprio questa è sembrata la lacuna più grande messa in mostra dalla Germania, che nemmeno l’ingresso di Schlotterbeck per Tah nel secondo tempo è riuscita a nascondere. Con i terzini così alti sul campo, i centrali tedeschi erano esposti in fase di transizione alle verticalizzazioni svizzere, aiutate dal grande lavoro di sponde e appoggi soprattutto di Embolo. Quando è entrato Duah al suo posto le cose non sono cambiate molto. Proprio lui, d’altra parte, era riuscito a mettere la Svizzera nelle condizioni di segnare il gol del 2-0 saltando l’anticipo di Schlotterbeck con un colpo di tacco se non fosse stato per il fuorigioco di Vargas.

 

 

La Svizzera ha costretto la Germania a cambiare più volte il proprio fronte offensivo nel secondo tempo, costringendola a ricorrere ai cross dal fondo. Per questo, probabilmente controvoglia, Nagelsmann ha messo in campo Raum e due attaccanti diversi, cioè Beier e Füllkrug. Per riacciuffare la partita e il primo posto nel girone, la Germania del calcio offensivo fluido ha trovato il gol col più classico dei cross del terzino per la testa del centravanti.

 

La Svizzera ha chiuso con poco più della metà dei passaggi della Germania (331 e 636); 10 tocchi in area di rigore avversaria contro 39; 0.41 xG creati (secondo Statsbomb) da 4 tiri totali contro i 1.71 xG della Germania con i suoi 18 tiri totali. È indicativo delle difficoltà della Germania, però, che Sommer abbia dovuto compiere lo stesso numero di parate di Neuer (3). Entrambi hanno preso un gol, entrambi ne hanno subito uno annullato dall’arbitro. La Svizzera, insomma, ha fatto la partita che doveva fare raggiungendo il massimo della propria efficienza offensiva, mentre alla Germania è mancata la capacità di concretizzare il volume di gioco creato.

 

È stata una di quelle partite che ti dà la convinzione di potertela giocare con chiunque. D’altra parte è quello che ha detto lo stesso Granit Xhaka, votato a fine partita come migliore in campo: «Dopo questa partita spero che tutti abbiano un po’ più di rispetto per la Svizzera».

 

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Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987, per l'Ultimo Uomo scrive di calcio e basket. Cruyffista e socio del Barcellona, guarda forse troppe partite dell'Arsenal.