Analizzando i cambiamenti tattici avvenuti nella storia del calcio e comparandoli con quelli più recenti, quale potrebbe essere il prossimo passo? Secondo voi sarà il momento di tornare ad una difesa a 2 (ricordando la piramide ed il 2-3-5) riadattata in chiave moderna?
Valerio
Ciao Valerio,
l’ipotesi è in effetti seducente. La piramide, il primo vero modulo di gioco adottato nel calcio, che torna circa 140 anni dopo nel 2-3-5 adottato in fase d’attacco da alcune squadre. Sarebbe la chiusura di un cerchio che ha avuto origine intorno al 1880 nell’Università di Cambridge e che ci riconduce oggi al punto di partenza. La piramide, come allora era chiamato il modulo 2-3-5, nacque infatti proprio nell’Università britannica per primeggiare negli scontri con gli storici rivali di Oxford. Assieme al passing-game di origine scozzese - che aveva cominciato a inserire sostanziosi elementi di collaborazione in un gioco fino ad allora più simile al rugby che all’odierno calcio e caratterizzato da continue corse individuali - la piramide, così chiamata per la forma statica assunta dai giocatori nel 2-3-5 con il portiere a costituire il vertice, costituì un primo tentativo di dare un equilibrio tattico al gioco caotico di quei tempi.
La disposizione su tre linee consentì di dividere i giocatori in fullback (i due difensori, ribattezzati in Italia, terzini), halfback (i centrocampisti) e forward. I compiti dei giocatori cominciarono così a definirsi: in mezzo al campo ai due centrocampisti laterali spettava, in fase difensiva, il controllo delle due ali avversarie mentre al centromediano toccava la marcatura del centravanti avversario, liberando così i due terzini da compiti di marcatura. In fase d’attacco invece il centromediano rappresentava l’abbozzo di un regista, l’organizzatore del gioco della squadra. Le due ali rimanevano larghe e dovevano crossare verso il centro dell’area dove il centravanti, come in occasione di tutte le palle lunghe giocate, provava a vincere il duello con il centromediano avversario e ad innescare le due mezzali.
La piramide rimase il modulo di gioco più diffuso fino al cambiamento della regola del fuorigioco avvenuta nel 1925, che suggerì alle squadre di rinfoltire la linea arretrata. Sino ad allora, infatti, un giocatore era considerato in posizione regolare se, al momento del passaggio di un compagno, aveva tra sé e la porta ben 3 giocatori. Per tale motivo frequentemente i due giocatori che presidiavano la terza linea si disponevano in verticale lasciando in fuorigioco gli attaccanti a ridosso dell’ultimo difensore. Nel 1925 per dare una svolta maggiormente offensiva al gioco, la regola del fuorigioco divenne, sostanzialmente, quella ancora attualmente in vigore. Ciò condusse, nel primo esempio di come il regolamento del gioco influenzi in maniera determinante la tattica, al rapido declino della piramide, in favore di moduli più consoni a coprire il campo in fase difensiva.
Il mondo si divise allora tra Metodo e Sistema, con il secondo chiamato anche WM per la disposizione disegnata in campo dai calciatori e che è considerata un’evoluzione della piramide.
Moduli fluidi, falsi terzini
Una delle più evidenti tendenze del calcio contemporaneo è la fluidità della disposizione dei calciatori in campo. Molte delle squadre di alto livello scelgono due schieramenti di base diversi per la fase di possesso palla e per quella di non possesso. È la risposta, per certi versi razionale, alle diverse esigenze che richiedono le due fasi.
Per allargare le difese avversarie infatti non basta allargare la disposizione dei giocatori in campo. Per questo sempre più squadre dispongono i giocatori a diverse altezze, spezzando le linee, una mossa che - per motivi puramente geometrici - aumenta la qualità e la varietà delle possibili linee di passaggio, rendendo più semplice la circolazione del pallone. È da questa necessità che ha acquisito importanza l’occupazione degli half-spaces e più in generale il presidio dei 5 corridoi verticali del campo per agevolare l’avanzamento della manovra tramite ricezioni alle spalle della linea di pressione avversaria.
Tra i club italiani, la prima squadra ad operare sistematicamente un cambio di modulo in fase offensiva, è stata forse la Fiorentina di Paulo Sousa, che con un complesso sistema di rotazioni passava dal 4-4-1-1 difensivo al 3-2-4-1 in fase d’attacco. La Nazionale di Roberto Mancini invece in fase di possesso passa dal 4-3-3 al 3-2-5 lasciando un terzino accanto ai centrali e occupando l’ampiezza con l’altro terzino e uno dei due esterni offensivi e gli half-spaces con il movimento verso l’interno dell’altro esterno offensivo e con quello in avanti di una mezzala.
Un’ulteriore evoluzione dei possibili modi di occupare i 5 corridoi è arrivata con Guardiola al Bayern Monaco, con i cosiddetti “falsi terzini” che, con un’originalissima rotazione dello schieramento, trasformava la squadra in una sorta di 3-2-5 offensivo. Partendo solitamente da un 4-2-3-1, la tipica salida lavolpiana - l’arretramento del mediano tra i due centrali - non era accompagnata, come di consueto, dall’avanzata in ampiezza dei terzini che, invece, stringevano internamente occupando la linea mediana davanti al terzetto arretrato, mentre il centrocampista si alzava sulla linea dei trequartisti e i due esterni d’attacco, Robben e Ribery rimanevano aperti per sfruttare le loro doti di dribbling in isolamento. Il 3-2-5 poteva però facilmente tramutarsi in un 2-3-5, in particolare dopo il consolidamento del possesso palla. Infatti, se una linea arretrata di 3 uomini agevolava la costruzione dal basso, una volta schiacciata la squadra avversaria nella propria metà campo il mediano poteva abbandonare la propria posizione al fianco dei centrali e alzarsi nuovamente sulla linea di centrocampo, disegnando di fatto un 2-3-5.
Il 2-3-5 in fase d’attacco del Bayern contro la Juventus nella gara d’andata degli ottavi di finale di Champions League 2015/16. Il terzino sinistro Bernat si alza in ampiezza, Douglas Costa si stringe nell’half-space di sinistra, Thiago Alcantara si abbassa al fianco del mediano Vidal. Per Guardiola è fondamentale occupare le posizioni e in questo caso Bernat non si muove come “falso terzino”, ma il 2-3-5 è ugualmente costituito. In attacco tutti i corridoi verticali sono occupati.
Trasferitosi al Manchester City, Guardiola ha continuato ad utilizzare all’occorrenza il meccanismo dei falsi terzini e a disegnare, in talune fasi di gioco offensive, un 2-3-5. Tale schieramento non è comunque necessariamente legato ai tagli interni dei terzini verso la zona di centrocampo. Parecchi sono gli esempi di squadre che, partendo dal classico schieramento 4-3-3 passano al 2-3-5 stringendo gli esterni offensivi e alzando contemporaneamente i due terzini. Il Liverpool di Jurgen Klopp, il Barcellona di Ernesto Valverde sono due degli esempi più famosi e recenti.
Il 4-3-3 del Barcellona transita fluidamente al 2-3-5 col movimento verso gli half-spaces di Messi e Griezmann e l’avanzata sulle fasce dei terzini Sergi Roberto e Jordi Alba.
Vantaggi del 2-3-5
Se l’occupazione di tutti i corridoi verticali alle spalle del centrocampo avversario in fase di costruzione della manovra ha la funzione di agevolare le ricezioni alle spalle della linea di pressione, privilegiando la ricerca di quella nei corridoi intermedi, quali vantaggi comporta uno schieramento arretrato 2-3, rispetto, ad esempio, a quello 3-2 associabile per semplicità a una sorta di WM offensivo? Lo schieramento con 3 giocatori sulla linea mediana può riuscire a consolidare il possesso palla, schierando una sorta di pentagono in zona centrale, che ha un giocatore in più rispetto al quadrilatero disegnato dal WM. Ciò comporta un significativo aumento della possibilità di avere superiorità numerica, da tramutare in superiorità posizionale nella cruciale zona interna del campo. Più in generale, una linea di centrocampo a 3 può consentire una gestione del pallone più sicura, potendo disegnare più linee di passaggio, sfalsando a piacimento le altezze dei tre giocatori. In più consente di occupare, anche in zona più arretrata, i corridoi intermedi, destabilizzando le linee di centrocampo avversarie schierate con 4 uomini o attirando fuori le mezzali delle linee a 5.
I terzini Walker e Zinchennko stringono ai fianchi del mediano Rodri per costruire una linea mediana a 3 alle spalle dei 5 giocatori offensivi distribuiti su tutta l’ampiezza del campo
Una linea mediana a 3 può garantire inoltre una maggiore varietà di movimenti offensivi. In particolare uno dei due giocatori posizionati ai fianchi del mediano può inserirsi sulla linea d’attacco, sia sovrapponendosi esternamente, come più frequentemente accade nel caso dei terzini, o inserendosi centralmente alle spalle del centrocampo avversario. Nel caso dello schieramento con due centrocampisti, invece, il movimento in avanti di uno dei due giocatori finirebbe per sguarnire eccessivamente la linea mediana. Più comunemente, infatti, negli schieramenti offensivi 3-2 è uno dei due braccetti della difesa a 3 a muoversi in avanti per dare imprevedibilità all’azione d’attacco, sovrapponendosi internamente o esternamente. Tuttavia, con 3 giocatori in linea mediana le opzioni sono maggiori e, soprattutto, più varie.
Infine una linea di centrocampo a 3 può avere effetti positivi anche sulla riconquista immediata del pallone, consentendo di avere costantemente 5 giocatori dietro la linea mediana avversaria e sopra la linea del pallone. Questo perché la densità di uomini è maggiore vicino alla posizione di perdita del possesso, generalmente nella zona delle trequarti, rispetto allo schieramento 3-2.
La fluidità del 2-3-5
Deve tuttavia essere chiaro che il 2-3-5 è figlio della fluidità della posizione dei calciatori in fase di possesso palla e che non può essere immaginato come uno schieramento rigido adottato meccanicamente dalle squadre per attaccare più efficacemente. Più correttamente, se la fluidità posizionale è la chiave per agevolare la circolazione del pallone e con essa disordinare la struttura difensiva avversaria, ragionare in termini di rigidità è di certo controproducente.
Il 2-3-5 può infatti rappresentare un’ottima base di partenza per organizzare una manovra d’attacco quando il possesso è consolidato e la squadra avversaria è schierata nella propria metà campo. Provare ad iniziare la manovra dal basso con soli due uomini disposti in linea, contro il pressing avversario, è sicuramente complesso. Per questo, come già visto nel caso del Bayern di Guardiola, in molti casi la base di partenza è il 3-2-5 che, solo dopo avere superato la prima pressione e avere abbassato lo schieramento avversario, si tramuta in 2-3-5 con l’avanzamento di uno dei tre giocatori della linea arretrata. Nel caso di salida lavolpiana è il mediano che dopo essersi inserito tra i due centrali può rialzarsi a centrocampo; in altre circostanze è uno dei terzini che rimane al fianco dei centrali nelle fasi iniziali della manovra, per avanzare in un momento successivo. O, ancora, negli schieramenti che occupano i corridoi esterni in fase offensiva con l’avanzata dei due terzini, nelle fasi iniziali della manovra, per agevolare la circolazione del pallone e la risalita del campo contro il pressing avversario, i due esterni bassi possono inizialmente rimanere in posizione più arretrata, mantenendo una linea arretrata di 4 uomini e fornendo uno sbocco laterale sicuro al palleggio dei due centrali.
La fase iniziale dell’azione che porta il Barcellona a schierarsi con il 2-3-5 visto nella precedente immagine. I terzini Sergi Roberto e Jordi Alba rimangono più bassi per aiutare nella circolazione bassa del pallone.
L’evoluzione del 2-3-5
Le difficoltà della costruzione bassa con due soli centrali in linea è superata nelle versioni più avanzate del 2-3-5 offensivo, dalla partecipazione attiva del portiere in zone anche particolarmente avanzate di campo.
Nella prima partita dopo la lunga pausa dovuta alla pandemia di Covid-19, il portiere del Barcellona Marc-André Ter Stegen ha battuto il record di passaggi effettuati da un numero 1 da quando, 15 anni fa, è cominciata la raccolta di dati delle partite della Liga. Ter Stegen ha effettuato 64 passaggi, di cui più della metà originati fuori dalla propria area di rigore.
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Di fatto Ter Stegen ha giocato da terzo centrale tra Piqué e Araújo, alzandosi talvolta fin quasi a ridosso della linea di centrocampo, fluidificando così la circolazione della palla e consentendo al Barcellona di avere superiorità numerica e, grazie alla sua sensibilità tattica, anche posizionale nei momenti in cui la squadra avversaria alzava i due attaccanti in pressing contro i due centrali blaugrana. Se davvero coi numeri immaginiamo di potere descrivere lo schieramento di una squadra, si può affermare senza errore che il Barcellona di Quique Setien visto a Maiorca ha giocato con il 3-3-5.
I due attaccanti del Maiorca si alzano in pressing su Piqué e Araujo, Ter Stegen, posizionato tra i due centrali, garantisce superiorità numerica e posizionale.
L’evoluzione del 2-3-5, con il profondo coinvolgimento del portiere nella fase di impostazione della manovra e in zone piuttosto avanzate di campo, mostra plasticamente come l’interazione spaziale di 22 giocatori e un pallone in un rettangolo di più di 7000 mq offra sempre possibilità nuove e diverse, pur senza dimenticare la storia passata. Se la piramide ha rappresentato il primo tentativo di organizzare l’ordine spaziale dei giocatori in campo, donando una certa rigidità agli schieramenti in campo, gli odierni 2-3-5, figli della fluidità posizionale che sempre più caratterizza il calcio di alto livello, provano a disinnescare l’ordine difensivo delle squadre avversarie grazie alla loro mutevolezza.
Nel calcio non si tratta mai di ripercorre strade già battute, quanto piuttosto di non dimenticarle ed utilizzarle per trovare soluzioni diverse, più efficaci e persino opposte a quelle per cui originariamente erano state pensate.