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È ancora il tempo di Ribery e Robben
25 apr 2018
Dopo i problemi con Guardiola e Ancelotti, le eterne ali del Bayern Monaco sono tornate al centro del progetto tattico di Jupp Heynckes e saranno fondamentali nella doppia sfida con il Real Madrid.
(articolo)
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Nel calcio contemporaneo in cui la finestra temporale in cui molti talenti riescono a esprimersi al loro meglio è molto stretta, e giocatori incredibili dal punto di visto tecnico, o atletico, calano di livello dopo poche stagioni appena, ci sono alcuni protagonisti che sembrano quasi eterni, con un talento intramontabile. Franck Ribery e Arjen Robben sono questo tipo di calciatori, sono da così tanto tempo sulla scena (tra alti e bassi, ovviamente) che li diamo quasi per scontati, ci sembrano indissolubilmente legati tra loro dalla maglia del Bayern Monaco.

Ribery e Robben sono diventati quasi una cosa sola (la crasi "Robbery" dà forma a questa nostra sensazione) e in un certo senso ci sembra siano vecchi da sempre: dipende dal fatto che siano sulla bocca di tutti sin da quando erano ventenni, dalle stempiature che abbiamo visto allargarsi, dalle cicatrici, dai frequenti infortuni, ma anche dal loro carismatica e dall'esperienza che portano al Bayern da ormai 9 stagioni. Eppure, come si dice, il tempo passa per tutti e se Ribery ha da poco compiuto 35 anni, Robben ne ha 34 dallo scorso gennaio.

È dalla stagione 2009/2010 che dominano l’immaginario collettivo quando si parla di ali a piede invertito, e rappresentano forse ancora oggi l'élite del ruolo. Nonostante ciò, e nonostante i diversi allenatori che si sono alternati in Baviera negli ultimi anni, solo Jupp Heynckes è stato capace di fargli vincere una Champions League; ed è sempre con lui, per una serie di ricorsi storici poco prevedibili ad inizio stagione (incluse le dimissioni dello stesso Heynckes alla fine di questa stagione preannunciate) che i due proveranno a vincerla di nuovo. A cominciare da stasera nella semifinale con il Real Madrid.

Il primo, impressionante impatto statistico della coppia Robbery sulla Bundesliga.

Quest’anno, Robben e Ribery hanno giocato quasi sempre da titolari, ritardando quel processo di rinnovamento generazionale che sembrava inevitabile dopo l’era Guardiola. Nel corso della stagione, Robben ha collezionato 33 presenze (6 da subentrato) segnando 7 gol e 12 assist; Ribery invece ha uno score di 30 presenze (7 da subentrato) con 6 reti e 2 assist.

Dal punto di vista statistico il rendimento dei due è stato pressoché uniforme, ed è anche possibile cogliere alcune informazioni in termini di compiti assegnati e caratteristiche già dal alcune statistiche grezze. Ad esempio, andando ad analizzare il numero di passaggi sui 90 minuti (solo Bundesliga) si nota come Robben effettui meno passaggi (44.8) rispetto al francese (55.9), leggermente meno precisi (85%-87%) e praticamente della stessa lunghezza (16.9 m-16.6 m). Il francese non è solo più coinvolto, ma è anche un assistman più costante per i compagni, che manda al tiro 2.5 volte (sempre in media ogni 90'), contro le 1.6 di Robben. Ovviamente l'olandese domina nelle statistiche sui tiri: 3 tiri totali, il doppio di Ribery, 1.5; di cui 1.2 è da fuori area, mentre 0.3 sono i tentativi dalla distanza di Ribery. Se si sommano le occasioni create in un modo o nell'altro, però torna visibile la maggiore influenza di Ribery, con 2.54 occasioni contro le quasi 2 (1.97) del compagno, e insieme fanno più di 4 occasioni da gol create ogni 90' di gioco. Niente male.

Insomma, i numeri di questa stagione confermano alcune impressioni che abbiamo sempre avuto: (1) né Robben né Ribery hanno perso la loro efficacia in fase di definizione nel gioco corto, segno della loro qualità tecnica ma anche della densità in zona palla portata dal Bayern; (2) Ribery ha una migliore predisposizione alla rifinitura; (3) Robben possiede delle migliori abilità finalizzative: (4) In termini di occasioni create sono ancora tra i migliori della squadra, nonostante la presenza di due catalizzatori assoluti del possesso come Thiago Alcantara ed James Rodriguez (che comunque sono davanti a loro in quella particolare classifica).

L’insofferenza verso Ancelotti

Anche se adesso ci sembra che Robben e Ribery occupino i loro posti naturali, va ricordato che l’inizio di questa stagione, la seconda di Carlo Ancelotti, è stato abbastanza complicato per entrambi. Inizialmente nel 4231 del mister reggiano la titolarità sulle ali non era garantita a nessuno e le rotazioni con Coman, Müller e a tratti persino James Rodriguez avevano creato qualche malumore.

Ribery ha mostrato tutta la sua insofferenza in occasione della sostituzione al 78’ contro l’Anderlecht, in Champions League (immediatamente successiva ai soli 12 minuti giocati nella partita precedente, una pesante sconfitta per 2-0 in casa dell’Hoffenheim), scagliando violentemente la maglia contro la panchina in quella che pare essere una reazione totalmente smisurata rispetto al contesto, e che verrà stigmatizzata dallo stesso club. Il presidente del Bayern Monaco, Hoeness, poco tempo prima aveva dichiarato: «Ogni volta che viene sostituito la sera mi chiama e dice di volersene andare».

Quella reazione è stata la prima avvisaglia visibile di una vera e propria faida interna tra alcuni dei giocatori più rappresentativi del Bayern e Carlo Ancelotti, culminata con l’esclusione di massa nel 3-0 subìto dal PSG il 27 settembre, che ha poi portato all’esonero dell’allenatore italiano.

L’inedito 4-3-3 scelto da Ancelotti pur di non schierare i sovversivi Robben, Ribery, Hummels e Boateng. L’olandese subentrerà solo al 69esimo.

I guai atletici e la titolarità

Ma le noie per Ribery non sono finite con l'esonero di Ancelotti: nel corso della partita contro l’Hertha Berlino, giocata sotto la guida del coach ad interim Sagnol, il francese si è rotto il legamento collaterale laterale. Si pensava, considerato l'infortunio e la sua età, che fosse a rischio il proseguimento della sua stagione, e invece Ribery è tornato in campo dopo appena 10 partite, saltando poco più di un mese, tra il 14 ottobre ed il 29 novembre. Dopo il ritorno definitivo tra i titolari, a partire dal 9 dicembre, sono state solo 4 le partite in cui Ribery non ha visto il campo (una di queste per via di una gastroenterite), con 14 da titolare e 3 da subentrato.

Fortunatamente più brutto che grave.

Come due gemelli che si ammalano negli stessi periodi dell’anno, il 25 novembre si è infortunato anche Robben, a causa di uno dei suoi “soliti” strappi muscolari. Anche lui, però, ha ripreso in maniera relativamente veloce il suo posto tra i titolari.

Il ritorno di Heynckes, invece, ha rigenerato Robben e Ribery da un punto di vista tattico. L’allenatore tedesco torna nel bunker del suo storico 4-2-3-1, alternandolo con un 4-1-4-1 flessibile. In ogni configurazione, comunque, Robben e Ribery coprono il ruolo di ali invertite e sono la scelta principale soprattutto nelle gare di vertice. C’è da dire che il loro ritorno in pianta stabile è stato facilitato anche dal brutto infortunio a inizio marzo di Kingsley Coman (rottura del legamento della caviglia), che rappresentava la prima alternativa al duo per caratteristiche tecniche. Senza Coman, Robben e Ribery non hanno praticamente più competizione al di fuori degli adattati Müller o James.

Il ritorno alla comfort-zone

Heynckes è stato anche bravo a creare il contesto giusto affinché le loro caratteristiche potessero esprimersi al meglio. Innanzitutto abbassando il baricentro e creando quindi spazio alle spalle della squadra avversaria da far attaccare dalle due ali, sempre temibili in conduzione. Con la palla alla difesa avversaria in costruzione, il Bayern Monaco si dispone su un 4-5-1 attendista, con il solo Lewandowski a tentare di disturbare attivamente. La linea di centrocampo inizia a pressare frontalmente solo con la palla nei pressi del centrocampo, accompagnata dall’avanzata dei terzini in zona palla.

Questo atteggiamento consente anche a Robben e Ribery di risparmiare energie preziose, puntando solo sulla prima fase di pressione, esclusivamente per ostruire le linee di passaggio avversarie. Ma va detto che quando c’è da rincorrere l’avversario all’indietro, entrambi si applicano con costanza, permettendo al Bayern Monaco di avere sempre molti uomini in zona palla per facilitare la riconquista del possesso.

Per il resto, l’impiego tattico di Ribery e Robben è rimasto sostanzialmente invariato rispetto alla precedente esperienza con Heynckes. Forse è anche per questo ritorno nella loro comfort-zone che i due hanno alzato di molto i propri rendimenti individuali, trascinando verso l’alto anche quello collettivo della squadra.

Sui campi della Bundesliga sono tornati a vedersi le loro signature move, provocando in chi li ha visti all’apice della propria forma psico-fisica la stessa gioia di chi ritrova un fiore che si pensava ormai estinto. Ma al di là dell’appagamento estetico, il ritorno in auge delle due ali porta anche a notevoli vantaggi tattici. Il rientro palla al piede verso l’interno del campo di rigore di Robben, ormai iconico all'altezza dell'area di rigore, ad esempio costringe le difese avversarie a scalare repentinamente verso di lui, timorose di lasciarlo in situazioni di isolamento contro il terzino di riferimento, andandolo a raddoppiare anche con il centrale di riferimento. A quel punto tutta la linea deve seguire, e sul lato opposto, inevitabilmente, si aprono spazi per i letali inserimenti di Vidal o Müller da dietro.

L’apporto di Ribery è anch’esso abbastanza incentrato sul rientro verso l’interno del campo, ma rispetto all’olandese può variare più spesso il tema del possesso grazie ad una più spiccata dote associativa, che sfrutta soprattutto con James Rodriguez, un altro totalmente rinato grazie ad Heynckes (ne scrivevamo qualche mese fa). Il Bayern, grazie anche al dominio tecnico e fisico di Lewandowski quando contribuisce al possesso, tende a creare una grande densità sul centrosinistra, con un triangolo molto fluido che non permette alle difese avversarie di capire chi andrà al cross, chi rimarrà sull’esterno, o se invece verrà effettuato un cambio campo verso il lato debole. Grazie a questa maggiore associatività, è inoltre possibile vedere Ribery più frequentemente rispetto a Robben in zone centrali, quando la squadra sta sviluppando il gioco partendo da dietro.

Tipica situazione di sviluppo di gioco del Bayern. Ribery in zona centrale, a dialogare con Alaba e Lewandowski, e Robben che chiama la ricezione in isolamento per sfruttare la superiorità nell’1 vs 1.

James gode di parecchia libertà di scelta per quanto riguarda le zone ottimali di ricezione, e lo si trova quindi a svariare su tutto il fronte offensivo per dare supporto alla rifinitura, o a finalizzare l’azione in area dopo un inserimento. Il colombiano il vero catalizzatore del possesso offensivo del Bayern, con Ribery e Robben a fungere da appoggi tecnici o da rifinitori.

La "Robbery" contro il Real Madrid

Diciamo subito che le qualità che Robben e Ribery portano in dote al Bayern Monaco sembrano incastrarsi quasi alla perfezione con i difetti strutturali del Real Madrid.

Uno dei problemi più evidenti della squadra di Zidane è la copertura dello spazio alle spalle dei terzini, quell’area diagonale che va dai centrali difensivi a Carvajal e Marcelo, spesso troppo ampia persino per giocatori dinamici e tecnici negli interventi come Sergio Ramos e Varane, che risulta quindi facilmente attaccabile dai loro avversari, come dimostrato dalla Juventus nella gara di ritorno al Bernabeu. A volte il Real Madrid ha la stessa difficoltà anche sul lato debole, quando il terzino non riesce a chiudere la diagonale con puntualità.

In questo senso, ci sono delle analogie tra il modo di accentrarsi di Douglas Costa, che tante sofferenze ha causato a Marcelo nella partita di ritorno, e quello di Robben. Se il brasiliano dovesse seguirlo internamente in maniera profonda, o mancare l’anticipo, si aprirebbero spazi veramente pericolosi per le sovrapposizioni di Kimmich o gli slittamenti laterali di James, che potrebbero chiamare a loro volta la difesa del Madrid ad uno slittamento veloce e difficile, che con i tempi di esecuzione dell’ala olandese può sempre risultare fatale.

Sul versante opposto, Modric potrebbe essere chiamato ad un logorante lavoro di raddoppio nella zona di Ribery, che ha una tensione verticale che pungola costantemente il senso dell’attenzione difensiva avversaria ai tempi di anticipo e attesa.

Per questi motivi, sarà interessante vedere se Zidane opterà per un 4-4-2 che possa aiutare i suoi terzini nella difesa dell’ampiezza o se invece cercherà di lasciare il pallone al suo avversario il meno possibile lasciando il rombo di centrocampo, un abito in cui il Real Madrid sembra essere più a suo agio.

In ogni caso, a 5 anni dall’ultima finale di Champions League giocata, Robben e Ribery sono tornati contro ogni previsione ad essere decisivi, tatticamente e tecnicamente, in Champions League. Quella volta fu proprio un gol di Robben su assist di Ribery a regalare la Champions League al Bayern Monaco contro il Borussia Dortmund.

Chissà che i due non si ritrovino di nuovo in finale, a sfidare magari un'altra squadra allenata da Jurgen Klopp.

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