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Testa e cuore
07 feb 2016
Grazie soprattutto alla chiarezza delle proprie idee il Leicester batte nettamente il Manchester City, staccandolo di 6 punti in classifica.
(articolo)
9 min
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«Claudio Ranieri? Davvero? È una scelta banale: è incredibile come i soliti vecchi riescano ancora a trovare posto nella giostra delle panchine».

Gary Lineker, ex idolo del Leicester, commentava così sul suo profilo Twitter l’ingaggio di Claudio Ranieri come nuovo allenatore del Leicester, facendosi portavoce del pensiero di gran parte dei tifosi del club. In sei mesi Lineker ha avuto tutto il tempo di rimangiarsi e rimpiangere quelle parole. Ma la diffidenza dell’ex centravanti della Nazionale inglese era quella di un intero Paese che dava le Foxes già per retrocesse in Championship.

Ecco perché nessuno, ma veramente nessuno, si sarebbe aspettato che, a febbraio, Manchester City-Leicester sarebbe stata decisiva per la lotta al titolo, tantomeno che la squadra di Ranieri si sarebbe presentata all’Etihad da prima in classifica, con tre punti di vantaggio proprio sui Citizens. In molti, compresi i bookmakers, pronosticavano i tre punti per i padroni di casa e il conseguente scoppio della bolla in cui il Leicester galleggia da agosto, che avrebbe derubricato la squadra a sorpresa bella e anche un po’ romantica del campionato, ma senza concrete possibilità di titolo. Ma per l’ennesima volta in questa stagione, Ranieri e i suoi sono andati oltre ogni pronostico, ogni aspettativa e anche oltre ogni modello statistico-matematico, che ancora al momento del fischio finale gli assegnavano probabilità di vittoria finale relativamente esigue.

Squilibri di formazione

Pellegrini, il cui destino è già segnato indipendentemente da come si concluderà questa incredibile stagione di Premier, visto l’annuncio già ufficiale dell’insediamento di Guardiola come nuovo tecnico a partire dalla prossima estate, ha dovuto fare i conti con le assenze dei due centrali Kompany e Mangala. Per questo si è affidato a Martin Demichelis per affiancare Otamendi al centro della difesa. Hart in porta e i terzini Zabaleta e Kolarov, preferito all’ultimo momento a Clichy, hanno completato il reparto arretrato. Touré e Fernandinho hanno formato il solito duo di centrocampo, con Silva a destra e Delph curiosamente schierato a sinistra, per sopperire alle assenze di Navas, De Bruyne e Nasri. Sterling ha agito più avanti del solito, facendo di fatto coppia con Agüero nel 4-4-2/4-2-2-2 proposto dal Manchester City.

Ranieri dovrà attendere perlomeno fino alla fine della stagione per scrollarsi di dosso l’etichetta di eterno secondo, ma finora si è senz’altro liberato di quella di Tinkerman, visto che si è praticamente sempre affidato al 4-4-2 e agli stessi uomini: sono appena 17 i giocatori diversi ad aver cominciato una gara dal primo minuto. Anche per la fondamentale gara contro i rivali del City, Ranieri si è affidato al suo undici tipo. Prima linea da quattro formata da Simpson, Morgan, Huth e Fuchs a difendere la porta di Schmeichel. Centrocampo con Drinkwater e Kanté al centro e Mahrez ed Albrighton sugli esterni. Anche in avanti solita coppia d’attacco con il giapponese Okazaki ed il capocannoniere Jamie Vardy.

La presenza di Kolarov nell’undici iniziale era abbastanza sorprendente, soprattutto visto e considerato, che sulla sua corsia di competenza avrebbe agito Mahrez, di gran lunga il giocatore più pericoloso del Leicester. Kolarov è generalmente ritenuto un terzino che offre il proprio meglio in fase offensiva, seppur nella gara in questione, si sia fatto notare più che altro per qualche scelta abbastanza discutibile, come in occasione dei 4 tiri. Ma sicuramente il terzino serbo non è particolarmente abile in fase difensiva, tantomeno negli uno contro uno ed era prevedibile che avrebbe sofferto contro il funambolico Mahrez. Talmente prevedibile che sono bastati meno di 120 secondi perché l’algerino si liberasse di Delph, costringendo il serbo ad un fallo abbastanza goffo, di fatto costato al City il primo dei tre gol subiti.

Con la punizione che ne è scaturita ha avuto inizio “l’horror show” del Manchester City, a cominciare dall’inspiegabile posizionamento della barriera con Delph sulla sinistra staccato da Sterling e Silva con tutto lo spazio necessario per far passare il pallone calciato da Mahrez verso la testa di Huth, liberatosi con troppa facilità di Demichelis, distratto dalla mezza finta sulla palla di Albrighton.

La punizione con cui il Leicester è passato in vantaggio. La barriera del City lascia incredibilmente spazio per far passare il pallone calciato da Mahrez, che giunge ad Huth, lasciato libero da Demichelis nelle marcature a uomo dei Citizens.

Il vantaggio, arrivato così velocemente, ha costretto il City a rincorrere fin da subito il risultato, concedendo spazio da attaccare in contropiede al Leicester con l’inerzia del match spostatasi nettamente a favore degli uomini di Ranieri.

Suicidio tattico

Il sistema di gioco del City era abbastanza inusuale. Fernandinho e Touré partivano spesso bassi e sulla stessa linea (nonché presi in consegna da Vardy e Okazaki), ma una volta superata la metà-campo era come al solito l’ivoriano ad avere più libertà di sganciarsi in avanti.

Vardy e Okazaki si occupano dei due centrocampisti del City, come hanno fatto contro tutte le coppie di mediani incontrate finora, attuando sia vere e proprie marcature che schermi.

Delph non è stato impiegato nel suo solito ruolo da mediano, ma sulla fascia sinistra, sempre molto largo, in una posizione dove spesso si trovava anche Kolarov. Probabilmente Pellegrini aveva deciso di schierare Delph largo per contrastare Mahrez e per avere un giocatore veloce e abile in progressione palla al piede, qualità che l’inglese ha pur non essendo un esterno di ruolo. Silva a destra aveva un ruolo completamente diverso rispetto al compagno, giocando molto più stretto, spesso quasi in posizione centrale (in questo caso era Sterling o più raramente Agüero ad allargarsi) per cucire il gioco e cercare di scardinare lo schieramento difensivo del Leicester con uno dei suoi lampi di creatività. Senza un riferimento largo a destra era Zabaleta a dover accompagnare la manovra e garantire uno sfogo in ampiezza.

Ampiezza necessaria, visto che con il pallone al centro, il Leicester concedeva spazio solo sulle corsie, come prevede la difesa a zona con scorrimenti laterali in relazione alla posizione della palla implementata da Ranieri.

Il Leicester è compatto al centro, i giocatori sono ben allineati e anche gli attaccanti partecipano alla fase difensiva. La densità in zona centrale fa sì che le Foxes concedano spazio sulle fasce, verso le quali la difesa dei scorre appena il pallone giunge ad un giocatore largo. Nel’immagine si vedono Zabaleta e Kolarov che accompagnano l’attacco in contemporanea.

Quando il Leicester riusciva a costringere il City lungo le corsie, tentava di soffocare la manovra degli Sky Blues, costringendoli all’errore o applicando pressione sul portatore di palla isolato, che aveva quindi spesso bisogno della collaborazione del terzino di competenza.

Proprio il supporto dei terzini, che accompagnavano la manovra offensiva sempre in contemporanea, si è rivolto contro i Citizens, tra l’altro mai praticamente compatti in fase offensiva. Con il Leicester che ha avuto diverse possibilità di ripartire in velocità grazie all’insistente pressione sul portatore di palla che di frequente sfociava in un recupero, Zabaleta e Kolarov erano spesso così avanzati da essere impossibilitati a rientrare e di fatto tagliati fuori dalla transizione difensiva del City. Transizioni che sono dall’insediamento di Pellegrini il più grande tallone d’Achille della squadra di Manchester e che in questo caso determinavano costantemente un 2 contro 2, con Okazaki e Vardy contro Otamendi e Demichelis in contropiede. Un vero e proprio suicidio tattico per il City, visto che il Leicester ha trovato il gol del raddoppio proprio su una situazione di questo tipo, dopo che già nel primo tempo aveva rischiato di capitolare.

Già dal primo tempo le transizioni difensive dei Citizens sono state molto complicate, coi terzini sempre alti che lasciavano Demichelis e Otamendi in costante inferiorità numerica. Solo l’imprecisione delle Foxes ha fatto sì che la partita non fosse già chiusa al termine della prima frazione.

Ma la capitolazione dei Citizens era imminente, tanto che all’inizio della ripresa, sull’ennesimo contropiede dl Leicester, Delph si è addormentato lasciandosi passare alle spalle Mahrez, puntualmente servito da Kanté ed autore del secondo gol.

Su un contropiede portato da Kanté sia Zabaleta che Kolarov si sono ritrovati sbilanciati in avanti. Il francese ha pescato Mahrez completamente lasciato libero di ricevere il passaggio da un passivo Delph, che dopo aver superato Otamendi, ha disorientato Demichelis con un doppio passo e depositato il pallone alle spalle di Hart per il 2-0. Incredibile come un allenatore dell’esperienza di Manuel Pellegrini non sia riuscito ad apportare gli adeguati correttivi al più evidente tra gli scompensi nella struttura difensiva dei Citizens, che così rischia di aver compromesso le ambizioni di titolo.

Pellegrini ha provato a dare una scossa ai suoi inserendo Ihenacho e Fernando per Delph e Touré (vera e propria ombra di sé stesso, letteralmente trascinatosi per il campo per 52 minuti), ma i padroni di casa hanno trovato il gol solo a tre minuti dallo scadere dei regolamentari, grazie a un colpo di testa di Aguero sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Nel frattempo però il Leicester aveva segnato anche il gol del game-over, con Huth che aveva fatto fare la seconda brutta figura della partita a Demichelis, che lo aveva lasciato libero di colpire di testa sul corner di Fuchs.

A tredici giornate dal termine, il Leicester comanda la Premier con cinque punti di vantaggio sulla seconda. Il loro sistema di gioco non è particolarmente complesso ed ovviamente i giocatori presi singolarmente (salvo eccezioni come Mahrez e Vardy) non hanno qualità superiori rispetto al resto del campionato. Nel 4-4-2 di Ranieri trovano spazio due difensori esperti e forti fisicamente ma non particolarmente tecnici (Huth e Morgan); due terzini in grado di fare le due fasi con discreta continuità (Simpson e Fuchs); due incontristi con ottimo senso tattico a centrocampo (Drinkwater e Kanté); un’ala abilissima nell’uno contro uno (Mahrez) ed un'altra non particolarmente veloce, ma che eccelle nei cross, soprattutto quelli anticipati (Albrighton); un “attaccante difensivo” utilissimo nel pressing anche all’interno della propria metà-campo (Okazaki) ed un letale contropiedista (Vardy).

Senza voler sminuire l’impresa del Leicester, il livello tattico della Premier ha raggiunto un livello talmente basso, che basta una squadra mediamente organizzata rispetto al panorama europeo,con giocatori volenterosi e che remano tutti dalla stessa parte, per dominarla. In questo senso una vittoria finale del Leicester sarebbe una salutare scossa al calcio inglese, oltre che una delle imprese sportive più grandi del secolo in Gran Bretagna.

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