Theo Hernández, che per via del cognome molto comune in Spagna viene spesso chiamato solo Theo, è spuntato fuori quasi dal nulla tre anni fa, quando appena diciottenne passa una stagione in prestito al Deportivo Alavés dall’Atlético Madrid in cui era cresciuto senza aver ancora debuttato.
Pur giocando terzino sinistro, è praticamente l’argomento offensivo principale della sua squadra. L’Alavés si aggrappa alle sue cavalcate sulla fascia per chiudere il campionato a metà classifica e arrivare fino alla finale della Coppa del Re. La Federazione Spagnola prova a fargli avere la cittadinanza per convocarlo prima che lo faccia la Francia (con cui aveva giocato nelle under) e addirittura il Real Madrid decide l’estate successiva di rompere il patto di non aggressione con l’Atlético e pagare la clausola di 30 milioni per strapparlo ai cugini prima che possa firmare un nuovo contratto.
Il passaggio al Real Madrid di Zidane si rivela però una brutta scelta, la prima stagione gioca poco (1000 minuti totali) e quando lo fa sembra un corpo estraneo alla squadra. La seconda la passa in prestito alla Real Sociedad dove gioca tanto, ma senza mostrare la continuità della stagione del debutto e soprattutto senza mostrare miglioramenti evidenti nel suo gioco. Paradossalmente il fratello Lucas vince da titolare il Mondiale 2018 proprio nel suo ruolo pur essendo difensore centrale di formazione, lui invece non viene convocato né dalla Francia né dalla Spagna per il Mondiale, e un anno dopo deve ancora debuttare con una Nazionale maggiore.
Che giocatore è oggi Theo Hernández
Nell’ultima stagione Hernandez, quando ha trovato il giusto contesto, ha fatto bene, soprattutto in termini di dribbling riusciti e passaggi chiave. Altre volte non ha portato nulla alla causa, sembrando quasi indolente. Con Theo la scorsa stagione si poteva tirare una monetina prima di ogni partita per vedere che tipo di prestazione sarebbe poi uscita in campo. Certo la manovra spezzata e la poca precisione degli attaccanti della Real Sociedad non lo hanno aiutato, ma alla fine Theo ha portato pochi assist (solo 2) e pochi passaggi chiave (solo 0.8 per 90’) rispetto alle sue potenzialità. Per un giocatore che sembra sempre in grado di arrivare sul fondo la sua produzione offensiva non ha rispecchiato le aspettative del suo prestito dal Real Madrid che doveva ripristinarne l’hype. Va ricordato comunque che ha ancora solo 21 anni.
Theo ha una struttura fisica solida (184 cm per 82 kg) e gambe da duecentometrista: sia nell'accelerazione che nell’allungo siamo ad altissimi livelli di prestazioni atletiche. I suoi punti di forza sono legati quindi ad ogni aspetto atletico: come la velocità di punta, la reattività e la resistenza. Ma anche alla conduzione del pallone, perché ha un ottimo controllo in rapporto alla velocità di corsa. Il suo dribbling nello stretto funziona e lo rende in grado di saltare l’uomo anche non a piena velocità, ma quando può muovere il pallone davanti a sé dà il meglio.
Quando arriva sul fondo con spazio è in grado sia di crossare con precisione sia palloni calibrati, che provare passaggi smarcanti. Non è insomma un giocatore che arriva sul fondo solo per crossare alla cieca.
La principale lacuna del suo gioco è nelle letture senza palla. Al momento Theo è un difensore istintivo che si affida troppo al suo atletismo. Fa molti più falli del dovuto e se deve arretrare per fronteggiare l’1 contro 1 contro un dribblatore è un problema. Può essere efficace in copertura, ma anche perdere la concentrazione e non eseguire la diagonale difensiva. Tutti aspetti da considerare visto che arriva nel campionato che fa della capacità di eseguire una buona diagonale difensiva l’unica vera discriminante per giudicare un terzino.
Theo nel Milan di Giampaolo
Giampaolo sia all’Empoli che alla Sampdoria non ha chiesto ai suoi terzini di arrivare sul fondo per il cross (la Sampdoria ha chiuso come quartultima per cross la scorsa stagione), li utilizza più alternandone la salita per dare ampiezza alla manovra: partendo bassi, avanza quello sul lato forte quando la palla arriva al rombo, con l’altro sul lato debole che rimane più bloccato. Il tecnico vuole terzini atleticamente solidissimi per sovrapporsi con continuità e dare sempre ampiezza alla manovra, più che per arrivare sul fondo.
Theo può essere adatto al compito: è un esterno che fa a ripetizione tutta la fascia senza perdere brillantezza. Immaginando almeno inizialmente l’impostazione del Milan con un rombo a centrocampo, le doti atletiche di Theo Hernández possono essere una sicurezza per coprire la fascia. La questione ovviamente rimane dal punto di vista delle letture senza palla e difensive.
C’è da dire che Giampaolo potrebbe anche scegliere un approccio diverso rispetto ai terzini del passato, permettendo quindi a Theo di sfruttare le sue caratteristiche con la palla chiedendogli di arrivare sul fondo per il cross o forzare la conduzione palla al piede invece che appoggiarsi ai centrocampisti.
Theo deve svolgere un percorso di crescita dal punto di vista tattico, ma la speranza è che questo non pregiudichi le caratteristiche più evidenti del suo talento. Il Milan ha scommesso sul talento Theo soprattutto in ottica futura. In questo senso provare ad assecondarne il talento con la palla, smussandone le lacune senza, può essere la migliore scelta per il Milan. Quello che arriva in Serie A è un progetto di grande terzino di spinta, su cui Giampaolo dovrà però lavorare difensivamente per adattarlo del tutto al nostro calcio.