Il 15 agosto del 1989 Giorgio Lamberti vince i 200 stile libero ai Campionati Europei di Bonn con il tempo di 1:46.69: è un giorno storico per il nuoto, non solo per la medaglia ma soprattutto perché Lamberti ha migliorato, primo uomo nella storia italiana, un record del mondo in vasca lunga. In precedenza, solo Novella Calligaris era riuscita nell’impresa. Dopo di lui solo Federica Pellegrini (9 volte) e Benedetta Pilato si sono spinte a tanto, ma nessun altro uomo ha scritto il suo nome nell’albo dei record del mondo delle piscine.
Quel record di Lamberti è passato alla storia perché rimasto imbattuto per quasi dieci anni - fino all’avvento degli australiani Hackett e Thorpe - e ce ne sono voluti quasi trentatré perché un uomo italiano riuscisse a mettere a segno il tempo più veloce di sempre in un’altra gara. Per rendere l’idea, nella Nazionale che in questi giorni sta partecipando ai Mondiali di Budapest ci sono Michele Lamberti, figlio di Giorgio e nato nel 2000, e Benedetta Pilato, che ieri ha vinto i 100 rana e che è del 2005.
È nato il 27 gennaio del 2001, Thomas Ceccon, l’uomo che ha sfatato il tabù italiano dei record del mondo vincendo i 100 dorso Mondiali con il tempo di 51.60, migliorando il limite che apparteneva all’americano Murphy (ieri secondo) con 51.85. Ceccon è riuscito là dove avevano fallito Fioravanti, Magnini e Paltrineri, campioni che hanno vinto Mondiali e Olimpiadi, ma che i record li hanno solamente sfiorati.
In una finale dei 100 dorso mai così veloce - in tre sono andati sotto i 52 secondi - Ceccon è diventato anche il primo oro italiano ai Mondiali nella specialità che si nuota a pancia in su, dopo che il giorno precedente Nicolò Martinenghi aveva vinto il primo oro per l’Italia nella rana.
Una giornata storica
«Questa medaglia e questo record li dedico solo a me. Ringrazio il mio staff e la mia famiglia, ma la dedica è solo per me, perché me la merito». Con queste parole e l’oro al collo, Thomas Ceccon ha esposto i suoi pensieri alla Rai, dopo aver ascoltato l’inno di Mameli sul gradino più alto del podio di Budapest 2022.
Le parole escono fluide e veloci dalla sua bocca, oltre l’ordine dei suoi pensieri. Ceccon è stordito come un pugile alla decima ripresa. Prima dice: «Un tempo così era impensabile, devo ancora rendermi conto di quello che ho fatto», e poi «in allenamento avevamo provato un frazionato [un esercizio che spezzetta la gara in due parti con una pausa minima tra le due metà, nda] e sapevo di valere 51.6 / 51.7». Forse la sue espressione di sorpresa appena toccata la piastra d’arrivo è la definizione perfetta del suo stato d’animo alla vista della scritta World Record: in mezzo a tante buone prestazioni e a un livello generale molto alto, Ceccon per ora è l’unico ad aver migliorato un primato del mondo in tutto il Campionato Mondiale.
Non importa che all’appello dei 100 dorso mancassero oro e argento di Tokyo 2020, i russi Rylov e Kolesnikov esclusi per i noti motivi politici: quel tempo, presumibilmente, non l’avrebbe nuotato nessun altro. Va detto, però, che la prestazione di Ceccon non è uscita dal cilindro di un prestigiatore: nelle batterie e soprattutto nelle semifinali del giorno precedente aveva rallentato vistosamente negli ultimi 20 metri, lasciando intravedere la possibilità di migliorarsi rispetto al 52.12 ottenuto, che già era record italiano. «Non dico niente per scaramanzia, ma ne ho ancora» aveva detto dopo essersi qualificato per la finale con il secondo tempo generale, e le sue sensazioni erano veritiere.
La finale ha ricalcato quanto ci si poteva aspettare, con Murphy subito all’attacco - 12 centesimi di vantaggio su Ceccon alla virata dei 50 metri - e l’italiano più forte nella progressione finale, quando ha incrementato la frequenza della bracciata e la potenza delle gambe, fino a resistere alla fatica degli ultimi dieci metri. Con un arrivo perfetto in allungo, Ceccon ha scritto il suo nome nella storia del nuoto, migliorando un record che resisteva dalla finale di Rio 2016.
Poliedricità
«Il suo essere un po' pazzo lo abbiamo sempre preso come un punto di forza, assecondando il suo carattere e le sue attitudini. Ancora oggi, approcciarsi alla gara con il piglio giusto, leggero ma consapevole, è un fattore che fa la differenza nelle sue prestazioni». Così ha parlato dopo l’oro di Budapest Alberto Burlina, il coach che segue Ceccon da sempre. Thomas lo chiama “maestro”, come si fa con gli insegnanti della scuola nuoto. Si allenano al centro Federale di Verona, la piscina che per anni è stata la casa di Federica Pellegrini, dove si sono trasferiti insieme alla famiglia di Thomas da Schio, proprio per puntare tutto sulla sua preparazione.
Non è stata una scelta semplice, perché in passato di Thomas Ceccon si parlava in modo ambiguo. È sempre stato riconosciuto come uno dei più grandi talenti che il nuoto italiano abbia mai avuto, capace di nuotare tempi di valore mondiale in tre stili - dorso, farfalla e stile libero - e di vincere venti medaglie nelle manifestazioni internazionali giovanili. Si diceva però che fosse un po' incontrollabile, tanto che lui stesso riconosce, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, di «aver a volte esagerato, in Nazionale con gli scherzi e i ritardi, ho subito molti rimproveri». La maturità però era già arrivata lo scorso anno, quando a Tokyo aveva contribuito alle due medaglie in staffetta, argento nella 4x100 stile e bronzo nella 4x100 mista, con frazioni interne determinanti. Alle Olimpiadi giapponesi, nei 100 dorso era finito al quarto posto, un piazzamento amaro, soprattutto perché si intravedeva nelle sue braccia un tempo già inferiore di quello fatto lì registrare. Era quindi arrivato il momento di confermare con i fatti quanto si poteva immaginare per lui, che un oro Mondiale lo aveva visualizzato già prima che iniziasse la manifestazione: «Ora mi sento di essere al mio posto».
Ricambio generazionale
Thomas Ceccon è quindi l’alfiere del ricambio generazionale che è in corso nella Nazionale italiana di nuoto. Nel primo grande evento che l’Italia sta affrontando senza Federica Pellegrini, gli azzurri hanno già vinto tre ori, lo stesso numero di trionfi ottenuti nel 2019. A Gwangju erano stati Pellegrini (1988), Paltrineiri (1994) e Quadarella (1998) a vincere, a Budapest sono Ceccon (2001), Pilato (2005) e Martinenghi (1999): una tendenza al ringiovanimento netta, che fa ben sperare per il futuro.
L’importanza di avere un elemento come Ceccon in squadra si allarga anche al discorso staffette: la sua frazione a dorso è determinante per una 4x100 mista che punta al podio come obiettivo minimo, ed è già stato solido partecipante anche del bronzo ottenuto nel primo giorno di gare nella 4x100 stile libero, che ha mancato di poco l’argento a causa di una prima frazione di Alessandro Miressi non entusiasmante. Proprio a stile libero il suo allenatore vede le potenzialità maggiori di miglioramento, che a questo punto e visti i risultati che sta ottenendo (a Budapest nei 50 farfalla è arrivato quinto ed ha migliorato per due volte il record italiano) sono tutte da scoprire.
Giorgio Lamberti, che ha definito un’era del nuoto italiano, aveva 20 anni ai tempi del record di Bonn; Thomas Ceccon ne ha compiuti 21 a gennaio e sembra avere tutto per definirne un’altra. Nel clamore dell’intervista post gara, una cosa lucida è riuscito a dirla: «L’obiettivo principale è Parigi 2024».