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07 lug 2015
Ovvero, guardare risse di strada su YouTube con una campionessa di MMA.
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Vergognarsi

Da semi-appassionato di sport di combattimento mi sono dovuto giustificare in più di un'occasione con chi pensa che quelli sul ring sono solo due (uomini o donne) che fanno a botte. È vero che anche chi non capisce il calcio vede solo persone che corrono dietro a un pallone, la differenza è che il calcio è uno degli sport più di successo del pianeta. Quella per gli sport di combattimento è una passione di cui non si può parlare a tavola, o a lavoro.

Di solito, quando sento che per la persona che ho davanti è come se stessi dicendo che in effetti mi piace guardare le persone fare a botte, cerco di elevare l'arte del combattimento paragonandola a sport non violenti, la retorica secondo cui la boxe in realtà sia una specie di scherma, o di scacchi. L'esempio più nobile (e facile) è Muhammad Ali, un'icona cristallizzata nello slogan più elegante che esista per descrivere uno stile di combattimento: «Float like a butterfly, sting like a bee», svolazza come una farfalla, pungi come un'ape. Cioè, il contrario della brutalità.

Ma questo metodo non funziona veramente per due ragioni: la prima è che la realtà non è mai così uniforme, e ad esempio devo mordermi la lingua per non citare quella volta in cui Ali non ha avuto pietà di Ernie Terrell (colpevole di averlo chiamato con il suo nome "da schiavo": Cassius Clay); la seconda è che Ali è un caso troppo eccezionale, sarebbe come usare l'esempio di Messi per spiegare il calcetto tra colleghi.

Se al massimo della loro espressione tecnica e atletica tutti gli sport somigliano alla danza, diventano cioè una questione di controllo del proprio corpo nello spazio e nel tempo, tutti gli sport vengono da qualcosa di più semplice. Come Messi, in fondo, è uno che corre dietro a un pallone, anche due lottatori sono due che fanno a botte, perché l'origine degli sport di combattimento sta nell'istinto alla lotta. E non c'è niente di male in questo (se poi vi piacciono la boxe e gli scacchi c'è una disciplina a parte).

L'idea di questo pezzo

Per questo ho deciso di fare il contrario di quello che faccio di solito: ho guardato dei video di risse su YouTube con Maria Vittoria Colonna, lottatrice di MMA e campionessa nazionale dei 52 chili, che scrive anche sulla Gazzetta dello Sport e sul sito mma-europa.com, chiedendole di analizzare quegli spettacoli tristi in cerca di un minimo di tecnica.

Abbiamo guardato una ventina di video, ne ho scelti sei: non sono i più violenti che ho trovato, ce ne sono un paio comici, uno è quasi eroico. Maria Vittoria si è fidata della mia idea, ma per evitare possibili fraintendimenti ci ha tenuto subito a chiarire una cosa:

«Una cosa ovviamente sono le risse da strada, seppur tecniche, un'altra qualsiasi combattimento regolamentato. Non è solo quello che non puoi fare certe cose. Tu accetti un match equo, perché l'avversario accetta di combattere con te, a una determinata categoria di peso, regolamentato e giudicato da tre persone sotto e un arbitro sopra. Accetti di poter perdere. Chi fa carriera vera nel pugilato, nella kickboxing o in MMA, non fa queste cose per strada. Ci sono brutti esempi, ma pochi. Il combattimento sul ring è un evento sportivo, non ha nulla a che vedere con l'acredine».

Parlando con gli amici di questo pezzo e di MMA mi sono accorto che non tutti sanno cos`è o come funziona, per questo in fondo trovate un post scriptum. Secondo me è solo una questione di tempo prima che diventi il più seguito tra gli sport di combattimento.

Video #1: coatto in tuta VS tipo buffo (livello della violenza: basso; comicità: alta)

Qui non ho capito bene cosa ha fatto il tipo buffo con la giacca grigia e il maglione a rombi azzurri per far arrabbiare il coatto in tuta grigia. C'è di mezzo un'auto che però non ha nessun segno. Il tipo in tuta gli va sotto minaccioso, si tira su le maniche e si toglie il cappuccio; quando il tipo buffo si gira a guardare di la macchina, il coatto prova a colpirlo con il destro, ma lo liscia clamorosamente e il tipo che registra con il telefono scoppia a ridere, poi lo prende, però piano, con un gancio sinistro. A quel punto il tipo buffo reagisce ribaltando i pronostici.

Questo è il video più ridicolo di tutti e non so perché l'ho scelto per cominciare. Maria Vittoria dice: «Però vedi, quello con la giacca lo porta a terra con una presa da judo. Il primo colpisce a casaccio, lo liscia perché è incapace, cambia guardia per colpire, poi lo liscia di nuovo; e quell'altro gli fa la presa alla testa e lo porta a terra. Poi si rialzano e lo butta a terra di nuovo, sempre con una presa alla testa da judo. Quando gli sale sopra, quella posizione si chiama monta. Poi scarica il ground and pound. Però qui non si vede i pugni che prende realmente. È un gran casino. Ne prende due, forse... o uno».

Il tipo buffo vince, l'amico del coatto con il telefono in mano sempre registrando lo rimprovera: «Ti avevo detto di non cominciare», ma quello barcollante chiede i soldi dei danni al tipo buffo che, senza una scarpa, che ha perso nella lotta e non ha ancora recuperato, risponde: «Perché mi hai messo le mani addosso?».

Video #2: coatto senza maglietta VS coatto con la canottiera bianca (attenzione: questo è il video più violento che ho scelto, volendo potete non avviarlo per niente).

Devo confessare che una delle ragioni che mi ha spinto a scrivere questo pezzo è che in passato quando ho visto più o meno per sbaglio video del genere mi è sempre venuta l'ansia. In questo video ci sono due uomini sulla trentina che probabilmente si stanno picchiando già da un po', intorno c'è gente che grida come se fosse a un concerto. Quello con la canotta bianca prende a pugni in testa il suo avversario a terra (senza troppa forza a dire il vero, in Games of Thrones sembra molto più facile far esplodere le teste).

Qui Maria Vittoria sembra disgustata. Ma fa uno sforzo: «In realtà ha fatto una cosa bella. Vedi che quello senza maglietta lo prende per la testa, lui sfrutta la cinetica del braccio e rivolta a terra l'avversario. Cioè, il primo porta un gancio largo e finisce con una presa alla testa, gli aggancia la testa, ma il ciccione, per capirci, sfrutta questo movimento, gira, e lo porta a terra. Non è facile, non è una cosa semplice. In genere quando uno ti spinge l'istinto è quello di opporre la forza alla forza. In questo caso ha avuto l'istinto inverso».

L'analisi di Maria Vittoria alleggerisce il video di parte della sua brutalità, riesco a guardarlo di nuovo e a capire cosa intende. In questo caso è lo sport, la tecnica, anche se istintiva, a nobilitare la realtà. È l'ora dell'aperitivo e il locale in cui siamo è pieno, uno dei proprietari ci passa vicino e mi guarda in un modo che ho voglia di dirgli che stiamo lavorando.

Video #3: ragazza VS ragazzo (livello di violenza prossimo allo zero; livello tecnico alto, per questi video)

L'incontro avviene in un salotto, c'è gente che guarda e una tv accesa, la ragazza fa la coatta allargando le braccia e sporgendosi in avanti. Sono vestiti entrambi come se fossero in casa propria. Non capisco bene cosa succede, lei sembra abbracciarlo di lato, lui le prende una gamba.

«Lei infila il braccio sotto il suo per avere controllo del corpo, si chiama underhook, e con la gamba sinistra lo blocca dietro e gli fa uno sgambetto esterno, questo è un outside trip, uno sgambetto. Lui le prende la gamba perché lei prende gli la schiena, che è una delle posizioni più vantaggiose della lotta. Lui ci va di sola forza, mentre lei sta cercando di prendere la monta, solo che cade in mezza guardia. Quando le mie gambe sono frapposte fra me e te si chiama guardia. Schiena a terra con le gambe in mezzo è una posizione neutra, non è vantaggiosa per nessuno. Quando tu riesci a scavallare una gamba e portarne una dentro è una mezza guardia

Ok, quindi la situazione dovrebbe essere questa: la ragazza è una lottatrice e il tipo un maschilista pensa di essere comunque più forte di lei in combattimento. Serata con amici, il ragazzo dice qualcosa di troppo, la ragazza gli dice che se vuole gli dà una lezione pratica. Sarebbe stupendo se fossero fratello e sorella.

Finisce con la ragazza che riesce ad aggrapparsi alla schiena del ragazzo: «Mette i ganci, vedi? Gli infila i piedi sotto la schiena. E poi lo strangola. Mata leao. Lei è una lottatrice. Fa tutte le transizioni giuste: prova a portarlo a terra, non ci riesce, scala le posizioni, mezza guardia, monta, lui si gira per non prendere i pugni, lei gli prende la schiena».

Video #4: due tizi fuori scuola (livello di violenza basso; comicità media)

Qui io tifavo per quello con la canottiera. L'altro gli va contro convintissimo e lui corre all'indietro con le braccia lungo il corpo come se stesse giocando con un cane. Non ha la grazia di un torero, ma trasforma il suo avversario in un animale scemo che scivola per troppa foga. Se proprio devi fare a botte fuori scuola non c'è modo migliore per vincere, no?

«Qui c'è poca tecnica, mette solo un colpo di rimessa. Evita i colpi, ha un buon...». Maria Vittoria sta cercando di non farmi rimanere male, dato che pensavo che il tipo fosse un genio della lotta. «Lui schiva, ma non nel modo giusto, perché sul ring vai indietro, vai indietro, ma a un certo punto hai le corde. E poi non a mento alto così. Però, insomma, ha un buon tempismo...».

Video #5: lite di strada 1 VS 3 (livello di violenza: medio; livello di tecnica medio; livello di epicità: superiore agli altri video)

Questo è il mio video preferito. Anzitutto perché non si capisce dove siamo, potremmo essere in Iran come in Sud Italia, sembrano gli anni '90. Sembra un litigio stradale, è bello che ci siano i momenti precedenti alla rissa, sono quelli che in realtà la gente si ferma a guardare per strada, per mettersi in mezzo, dire qualcosa, prendere parte. Le botte di solito sono una delusione. Qui la gente sta cercano di far ragionare un tizio con un girocollo nero.

Poi c'è uno stacco e le immagini riprendono con tre persone, tra cui un tizio con la felpa bianca che prima era sceso da una macchina sbattendo lo sportello, e quello pelato con la giacca marrone che parlava a quello con il girocollo nero mettendogli la mano dietro al collo. Che prende il primo pugno. Poi il tipo con il girocollo li abbatte uno a uno indietreggiando e colpendoli prima che gli arrivino a distanza.

Maria Vittoria non è entusiasta quanto lo sono io: «Se tu vedi che ti attaccano e riesci a mettere i colpi indietreggiando allora è normale che continui con quella strategia. Vedi, qui gli dà un low kick fatto male, un calcio alla coscia». Qui è il tipo bianco cade per il destro d'incontro? «No è inciampato. Qui gli dà un montante sinistro. Non c'è moltissimo, in realtà: c'è la tecnica contro l'arrembaggio di tre scemi che puntavano a intimorirlo».

Poi aggiunge: «Non vorrei che passasse l'idea che con la tecnica te la cavi per strada, però. L'aggressione in strada è imprevedibile, pericolosa, non puoi sapere come reagisci tu, anche se pugile o lottatore. Io avrei paura di bloccarmi, non c'è la stessa motivazione di un combattimento. Per venirne fuori non serve la voglia di vincere».

Video #6: due ragazzini senza maglietta non riescono a litigare, si intromette uno spettatore (livello di violenza: alto; livello di comicità: ancora più alto)

La parte iniziale del video è ridicola. La scena si svolge in un quartiere di un città americana, forse del sud, che non sembrerebbe neanche brutto se non ci fossero due post-adolescenti a torso nudo che provano a fare a botte in mezzo alla strada circondati da altre persone a torse nudo. Il nero ha una guardia che sembra la parodia delle guardie di Gangs of New York. «Queste non sono guardie, non sono niente. Uno è mancino, ma con il sinistro scopre tutto il mento».

Uno prova un calcio, l'altro gli prende la scarpa. Si fermano, fanno una pausa, ricominciano, ma non riescono a darsi neanche un pugno. Uno tenta una double leg, una presa alle gambe da wrestling, l'altro uno sgambetto, ma non gli riesce niente e finiscono abbracciati sul cofano di una macchina.

Tornano in guardia, la ragazza che registra ride: «È troppo divertente!». Quando si fermano di nuovo il tipo con il cappello che dall'inizio sta facendo da allenatore a quello bianco dice qualcosa di troppo all'avversario, che nel frattempo si è tolto i pantaloni e le scarpe e gli va contro in boxer. La tecnica del tipo con il cappello consiste nell'applaudire come se stesse combattendo contro un branco di pecore. Forse anche lui cerca di far sentire l'altro come un animale per fargli compiere un errore. O forse è solo spaventato. E pazzo. Spaventato e pazzo.

L'interpretazione di Maria Vittoria è la migliore: «In realtà sembra una specie di guardia di uno che non ha alcuna intenzione di scambiare colpi di pugilato, che sta cercando di accorciare le distanze. Si oppone con il braccio quasi rigido, del tipo: ti tengo lì, ti tengo lì e poi tu a un certo punto entrerai. Perché non voglio fare a pugni ma fare lotta. Ah, però prende un calcione. E poi ground and pound. No, la strategia non gli è riuscita. Adesso dovrebbe o rialzarsi, o respingerlo, o chiudere la distanza abbracciandolo: cioè non dovrebbe restare a prendere i pugni... dovrebbe mettere la gambe per opporre un ostacolo... niente...».

Dopo essersi alzato ricomincia ad applaudire, prende un altro pugno e va a terra, ma stavolta si rialza subito. Ed è qui che ha il colpo di genio: indietreggiando si affianca a un'auto parcheggiata, e continuando ad applaudire apre lo sportello, sale in macchina, e se ne va.

Post scriptum: cosa sono le Mixed Martial Arts(MMA)

Poche settimane dopo aver analizzato insieme a Maria Vittoria i video qui sopra sono andato a vederla combattere alla nona edizione dello Storm, uno degli eventi più importanti a livello nazionale. Una serata con una decina di incontri, organizzata in una specie di discoteca quasi fuori Roma, con delle sedie a bordo ottagono, dei privé, una dj su un livello rialzato in fondo. Alla mia ragazza la serata è piaciuta, non l'ha trovata particolarmente violenta, a parte gli incontri di cartello in cui erano ammesse le gomitate in faccia. Abbiamo visto pochissimo sangue. Maria Vittoria si stava giocando un posto in Nazionale ai Mondiali IMMAF, la federazione internazionale di MMA, che si terranno in questi giorni a Las Vegas. Ha vinto.

Ho chiesto a Maria Vittoria di dirmi in poche parole cosa sono le Arti Marziali Miste: «Nell'MMA convergono le arti marziali tradizionali (karate, judo...) e gli sport da combattimento (pugilato, kickboxing...), ma volendo l'origine antica può essere rintracciata nel pancrazio greco, che de Coubertin ha tolto dalle Olimpiadi perché non rifletteva lo spirito delle Olimpiadi moderne. La domanda di base della versione moderna è: qual è l'arte marziale più efficace? Chi è più forte, il pugile o un judoka? Un kickboxer o un wrestler? All'inizio i combattenti salivano sull'ottagono con la divisa d'appartenenza della loro disciplina.

Adesso l'MMA ha una sua identità precisa e lontanissima dalle sue origini, un “artista marziale misto” deve saper fare tutto, pur mantenendo una predisposizione maggiore al combattimento in piedi o a quello a terra. La preparazione ormai è uguale e comprende le varie discipline (lezioni di pugilato, wrestling, brazilian jiu jitsu, grappling), ma il fatto che ognuno ha un suo stile o dei colpi preferiti fa dell'MMA una disciplina molto strategica».

Personalmente sono arrivato all'MMA seguendo la filiera di incontri vintage come quello qui sopra tra Ali e il wrestler giapponese Antonio Inoki. Un incontro che doveva essere solo un'esibizione, con restrizioni rigide per Inoki e una sceneggiatura che avrebbe salvato la faccia a entrambi. Ma che dopo 15 riprese ha lasciato entrambi i lottatori con danni seri: Inoki si è fratturato la gamba con cui ha dato la maggior parte dei calci, mentre le ferite sulle gambe di Alì, causate forse dagli stivali di Inoki, si sono infettate e gli sono quasi costate l'amputazione.

Da lì sono arrivato agli incontri degli anni '90, che somigliavano a una specie di wrestling in cui la gente si faceva male sul serio. La fama dell'MMA come disciplina iper-violenta, però, è almeno in parte immeritata, per questo qualcuno la confonde ancora con il Vale Tudo brasiliano, che la precede. Nelle Arti Marziali Miste non si può colpire la zona genitale, la nuca, non ci si può graffiare, mettere le dita negli occhi ecc. Sono vietati anche i “soccer kick”, i calci in faccia con l'avversario a terra... se l'avversario subisce tre pugni senza opporre una difesa attiva è KO.

Maria Vittoria aggiunge: «E se l'arbitro non interrompe per poca prontezza al terzo colpo, di solito ci si ferma. Il campione del mondo dei pesi medi UFC (l'organizzazione di MMA più importante, americana) è Chris Weidman, da questo punto di vista è un gentleman. Anche quella che comunemente viene chiamata “gabbia” in realtà è una rete elastica per non far finire i lottatori fuori dal perimetro. Serve a proteggere il combattente, non a farlo sentire un animale. Il regolamento professionistico è stabilito dalle Unified Rules, sono americane, e prevede gomitate e ginocchiate al volto. È un combattimento tosto, ma altamente regolamentato. Certo, non è un sport per tutti».

Le Arti Marziali Miste sono ancora vietate in alcuni stati americani (tipo New York) e anche in Europa non sono accettate in modo uniforme: in Francia ad esempio sono vietati i colpi a terra (il ground and pound). Ma è in grande crescita e nell'UFC ci sono già campioni interessanti anche fuori dall'ottagono, in grado di dare all'MMA un'immagine più complessa e sfaccettata (Ronda Rousey, la campionessa dei pesi gallo, non solo è un'atleta straordinaria, ma ha recitato in Expendables 3, Entourage e Fast & Furious 7, un anno fa il New Yorker le ha dedicato un profilo).

È uno sport molto spettacolare, senza tempi morti. La durata dell'incontro (3 round da 5 minuti) e il regolamento fanno in modo che la violenza sia magari più esplicita rispetto ad altri sport, ma comunque sotto controllo. E poi, chi ha detto che è meglio prendere pugni in testa per 15 riprese invece di tre consecutivi che ti fanno perdere l'incontro?

Dopo il deludente combattimento tra Mayweather e Pacquiao, il professionista UFC Cathal Pendred ha twittato: «Il vincitore dell'incontro... l'MMA»; mentre Sean Strickland ha riassunto bene la delusione di molti: «Ronda Rousey ucciderebbe Mayweather in un incontro vero, questo è il motivo per cui non guardo la boxe. Lol». Chissà, magari tra non molto l'incontro più ricco sarà quello tra due campioni di Arti Marziali Miste.

Quando Roland Barthes negli anni '50 scriveva del catch (che oggi chiamiamo wrestling) ne sottolineava la giustizia morale di fondo: il fatto che fosse finto, che fosse solo uno spettacolo, lo liberava da un po' della sua brutalità. Nell'MMA non c'è alcun simbolismo, nessuna giustizia. Non è manipolabile da nessuna ideologia, né di destra né di sinistra. Non ci sono pensieri se non la strategia e la narrazione dell'incontro non segue codici morali. Il coraggio può diventare stupidità e anche i migliori se la vedono brutta in alcuni momenti. È una rappresentazione darwiniana dell'uomo, magari nichilista, ma riscattata dall'abbraccio a fine incontro. Se per Barthes il wrestling serviva sopratutto a rappresentare “l'immagine della Sconfitta”, l'MMA è l'immagine della Sopravvivenza.

L'MMA spinge al limite la consapevolezza della nostra stessa pericolosità: ci costringe a considerare l'essere umano come un'arma. Ma ci costringe anche a fare i conti con la nostra mortalità, quanto poco ci vuole perché un altro uomo possa costringerci alla resa. L'abbraccio tra i due lottatori alla fine è al tempo stesso quello tra due armi e tra due sopravvissuti.

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